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LISTA DI PACIFISTI DA AMMAZZARE!


Incredibile quello che si trova su questo sito: http://stoptheism.com/
Un sito con una lista di persone da uccidere, di europei, americani e australiani che dedicano la loro vita alla popolazione di Gaza, persone che fanno parte dell’International Solidarity Movement, le sole che in questo periodo ci stanno dando quotidiane informazioni su quello che accade nella Striscia di Gaza. C’è il volto di Vittorio Arrigoni e di chi è con lui.
Su questo sito potete leggere i loro nomi, vedere i loro volti su diverse fotografie affiancate ad un vero e proprio incitamento all’assassinio.
E’ chiaramente scritto che queste persone devono diventare “A TARGET OF IDF FORCES ”

 

Un articolo a riguardo preso da Megachip,  a firma di Pino Cabras:

L’incitazione è esplicita: uccidere un gruppo di persone, con nome e cognome, abitudini e idee, appartenenze politiche e immagini facilmente identificabili. Chiedono la collaborazione di delatori per completare le liste con gli indirizzi. La schedatura è esplicitamente rivolta ai militari, quelli israeliani, se non ci pensano altri killer, per facilitarli nell’eliminazione fisica di “pericolosi” bersagli: i nemici da colpire sono gli attivisti occidentali – infermieri e altri volontari – che lavorano e sono testimoni di quanto succede nei Territori occupati.

palpeaceflag Tutto questo lo potete leggere in un sito web, gestito da un gruppo di estremisti, una sorta di Ku Klux Klan ebraico americano: Stop the ISM. Può essere di interesse far notare che fra i bersagli c’è anche un cittadino italiano, Vittorio Arrigoni, di cui abbiamo letto i toccanti reportage da Gaza.

Il tenutario del sito è Lee Kaplan. È uno dei tanti agitatori fascisteggianti della pancia reazionaria americana, un coagulo che ultimamente ha preso piede sia nell’ambito dei movimenti cristianisti, sia nelle frange del fondamentalismo ebraico, ora uniti in un inedito oltranzismo anti-islamico. In USA la saldatura fra questi ambienti si è rafforzata, tanto che Kaplan talora ascende anche al salotto buono, si fa per dire, dei talk show con la bava alla bocca, su Fox News. Ma si rafforza soprattutto in Terrasanta. I fondamentalisti ebrei controllano gli insediamenti coloniali più estremisti dei territori (come già si leggeva in un libro di Israel Shahak e Norton Mezvinsky, Jewish fundamentalism in Israel, London, Pluto Press, 1999). I fondamentalisti cristiani li appoggiano per accelerare l’avvento dell’Armageddon, la lotta finale fra il Bene e il Male, che proprio da quelle parti dovrà svolgersi.
Forse per portarsi un po’ di lavoro avanti, il signor Kaplan lascia briglia sciolta al sito per sollecitare l’eliminazione di Arrigoni e altri. Non senza profetizzare che il governo italiano non si preoccuperà più di tanto se qualcuno provvederà all’auspicata «rimozione permanente» del nostro connazionale.
Lo ripetiamo: questi auspici criminali non appaiono in un forum semiclandestino, ma in un sito accessibile gestito da un noto personaggio pubblico.
Ora, dal momento che anche le forze armate israeliane non vogliono testimoni nello scempio di Gaza, e il nostro mainstream si è subito docilmente accodato rispettando il divieto, siccome l’unica voce ci giunge da Arrigoni, in tal caso facciamo due più due e fiutiamo un grosso pericolo. Abbiamo visto che lì non si va per il sottile, se già vengono bombardati ospedali, ambulanze, scuole, e se si prende di mira qualunque soccorso.
Mentre la conta dei morti ammazzati a Gaza si avvicina a quota mille, accade una cosa singolare. Il cumulo di cadaveri non si può più nascondere sotto un editoriale di Bernard-Henry Lévy, l’uso di armi orrende – che un domani vedrete proibire – nemmeno. I giornali nostrani cominciano timidamente a parlarne. Ma non in prima pagina e in apertura, come abbiamo fatto già diversi giorni fa su questi schermi, ma a pagina dieci e in taglio basso.

Nascondere non si può. Ma diluire, questo sì. E questo i nostri grandi organi di informazione lo fanno benissimo. In attesa di chissà cosa, un successo politico militare, una chimera, la fine di Hamas. A che prezzo? È in atto la censura più sottile, ma questa sottigliezza non la salva dall’essere accostata alla censura più violenta e più minacciosa, quella che vuole colpire chi vuole salvare il popolo palestinese dalla sua distruzione. 
Tanti intellettuali italiani indicano inorriditi il dito insanguinato del Movimento di Resistenza Islamico (Hamas), ma non vedono la luna desolata degli altri fondamentalismi che egemonizzano sempre di più la classe dirigente israeliana. L’idea che le forze armate israeliane difendano i Lumi contro la barbarie è un ideologismo foriero di tragedie, dal quale è bene liberarsi con un’operazione onesta di ricognizione storica e politica della memoria mediorientale. Il racconto di quel che accade ora è un passo fondamentale, con tutti i testimoni da rispettare.

  1. Nicola Fortunato Poli
    13 gennaio 2009 alle 08:30

    Facciamo diventare la lista così lunga da non poter più identificare gli obiettivi!!!

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  2. 13 gennaio 2009 alle 08:57

    Conìme a Varsavia, o alle Fosse Ardeatine…

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  3. 27 gennaio 2009 alle 12:33

    L’estremismo é un cacro che bisogna curare con tutti i mezzi.

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  4. Vincenzo de Romita
    15 aprile 2011 alle 19:52

    Ma dove? Ho guardato dappertutto sul sito stoptheism.com ma l’invito ad uccidere proprio non lo vedo.
    C’é una lista, si ma si tratta di una lista di persone sospettate di essere o comprovati membri dell’ISM. L’invito é a denunciarli pubblicamente come membri dell’ISM.
    Ho visto anche il video sulla home page ma non c’é nessun invito ad uccidere nessuno. Lee Kaplan é una figura molto pubblica, essendo leader del DAFKA. Che si sia o meno d’accordo con la sua posizione pro-Israele, penso che sarebbe molto difficile per lui continuare la sua attività senza essere arrestato, se avesse davvero incitato all’omicidio.

    Il linguaggio del sito é crudo, certo, perché si tratta di una guerra e ovviamente entrambe le parti fanno propaganda. La cosa peggiore che ho trovato sono svariati commenti dove i redattori del sito sostengono che gli omicidi di Angelo Frammartino e Vittorio Arrigoni sono molto più comprensibili e meno folli di quanto sia stato mostrato sui media in quanto entrambi i ragazzi non fossero (cito) semplici “pacifisti” ma in realtà attivisti occulti dell’ISM. Il sito si spinge perfino a suggerire che fossero (tra tanti altri) addestrati e indottrinati dall’ISM verso l’estremo sacrificio: una sorta di via di mezzo tra il kamikaze e lo scudo umano volontario. Si sarebbero volontariamente esposti praticamente, per farsi uccidere e ricoprire Israele di colpa.
    La tesi é pazzesca ma non sto qui a discuterla, non mi interessa.
    L’unica cosa che dico é che ad un primo esame del sito mi sembra che non ci sia proprio nessun invito ad uccidere. C’é un invito a denunciare ed esporre queste persone che (a loro dire) sarebbero dei kamikaze travestiti da pacifisti….
    Se ho ragione, il sig. (o sig.ra) “baruda” dovrebbe
    1) fare attenzione ai fraintendimenti (potrebbero apparire intenzionali)
    2) studiare un po’ d’inglese
    Se ho torto e salta fuori la pagina del sito con l’invito ad uccidere saro’ ben felice di ammettere l’errore.

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  5. Vincenzo de Romita
    15 aprile 2011 alle 20:07

    AH! Devo ammettere che l’errore é mio.
    Sul sito originale non ho effetivamente trovato nessun invito ad uccidere.
    L’ho trovato pero’ (dalla penna dello stesso Lee Kaplan) su questa pagina: http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/8501
    alla fine dell’articolo il Kaplan lo dice chiaramente:
    “Bisogna lavorare per identificare tutti gli attivisti dell’ISM presenti a gaza cosicché le forze militari israeliane possano eliminarli”.
    Non potrebbe essere più chiaro di cosi’.
    Porgo le mie scuse.

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  6. 15 aprile 2011 alle 22:03

    Scusa se ti rispondo solo ora…
    questa pagina è stata scritta due anni fa.
    La pagina del sito che ho riportato, riguardante gli attivisti dell’ISM fu rimossa dopo un paio di mesi di polemiche.
    Cmq in alcuni blog ( mi sembra anche quello di gennarocarotenuto) puoi trovarla pubblicata.
    E’ agghiacciante.

    La signora Baruda, che sarei io, l’ha capito anche senza aver nessun master in inglese.

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  7. Vincenzo de Romita
    15 aprile 2011 alle 22:12

    E’ vero, me ne sono reso conto poi.
    Ci sono atrocità di questo tipo su entrambi i versanti della cosiddetta “questione palestinese”, comunque.
    Varrebbe forse a dirimere la questione cercare di ricordare chi abbia cominciato? Probabilmente no, ne convengo. Rimane necessario pero’ ricordare che la barbarie resta barbarie e che bisogna ugualmente condannare la barbarie palestinese (Settembre Nero? Achille Lauro?).
    Non sono un partigiano occulto né di una parte né dell’altra. Rimango sempre seccato pero’ dal giornalismo di parte, che in Italia troppo spesso sembra sposare cause apparentemente nobili e disinteressate, quando invece supportano nient’altro che un lato solo di quelle che non sono altro che guerre, guerre, guerre.
    Come mai alcune guerre sono più attraenti di altre per attivisti, giornalisti, politici, presidenti e agitatori vari?
    Questa é la domanda più interessante di tutte.

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  8. ginodicostanzo
    16 aprile 2011 alle 07:29

    CARO SIG. DE ROMITA, se vuole una risposta alla sua domanda cominci a leggersi qualcosa, a studiare un po’ di storia contemporanea. Per es. le consiglio qualche intellettuale non palestinese (giammai!) ma ebreo: Ilan Pappe, “La pulizia etnica della Palestina”, oppure altri ebrei come Noam Chomsky, persino il nobel Albert Einstein, naturalmente ebreo… ma ce ne sono una infinità di israeliani ed ebrei non israeliani che sanno qualcosa sull’argomento, nessuno tacciabile di essere antisemita, spero. Nel frattempo si faccia la bocca con le citazioni che seguono, messe espressamente per lei, così in futuro non commetterà più l’errore di mettere sullo stesso piano invasori e invasi, aggressori e aggrediti, criminali e vittime, poiché sarebbe cosa scorretta assai. Adesso legga, legga pure, e buone letture.

    Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle loro terre, per ripulire la Galilea dalla sua popolazione araba. C’è bisogno di una reazione brutale. Se accusiamo una famiglia, dobbiamo straziarli senza pietà, donne e bambini inclusi. Durante l’operazione non c’è da distinguere tra colpevoli e innocenti.
    (Ben Gurion, 1967)

    I palestinesi sono bestie con due zampe
    (Iitzahk Shamir, premier, discorso ai coloni ebraici, New York, 1. aprile 1988).

    Noi dichiariamo apertamente che gli arabi non hanno alcun diritto di abitare anche in un solo centimetro di Eretz Israel… Capiscono solo la forza. Noi useremo una forza senza limiti finchè i palestinesi non vengano strisciando a noi.
    (Rafael Eitan, capo di Stato Maggiore, in Yedioth Ahronot, 13 aprile 1983)

    Non esiste qualcosa come un popolo palestinese. Non è che siamo venuti, li abbiamo buttati fuori e abbiamo preso il loro paese. Essi non esistevano.
    (Golda Meir, Primo Ministro di Israele, Sunday Times, 15/6/1969)

    Dobbiamo espellere gli arabi e prendere il loro posto.
    (David Ben Gurion, 1937, “Ben Gurion and the Palestinian Arabs”, Oxford University Press)

    I palestinesi saranno schiacciati come cavallette…le teste spaccate contro le rocce e i muri.
    (Yitzahak Shamir, Primo Ministro, “New York Times”, 1/4/1988)

    Non c’è sionismo, colonizzazione o Stato ebraico senza l’espulsione degli arabi e la confisca delle loro terre.
    (Ariel Sharon, ministro degli esteri, “Agence France Press”, 15/11/1998)

    Israele ha il diritto di processare gli altri, ma nessuno ha il diritto di mettere sotto processo il popolo ebraico e lo Stato di Israele.
    (Ariel Sharon, Primo Ministro, “BBC Online”, 25/3/2001)

    RIPETO PER CHI NON AVESSE INTESO:

    Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle loro terre, per ripulire la Galilea dalla sua popolazione araba. C’è bisogno di una reazione brutale. Se accusiamo una famiglia, dobbiamo straziarli senza pietà, donne e bambini inclusi. Durante l’operazione non c’è da distinguere tra colpevoli e innocenti.
    (Ben Gurion, 1967)

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  9. Vincenzo de Romita
    16 aprile 2011 alle 10:11

    Sig. Di Costanzo,
    la ringrazio per il contributo ma non posso fare a meno
    di notare che il suo post sembra essere alquanto “gridato” e alquanto irritato dal fatto che possano esistere opinioni diverse.
    Lei cita al riguardo una lista di avvenimenti storici che io non mi sono mai sognato di negare.
    Lei si spinge addirittura ad insinuare che io abbia bisogno di maggiore familiarità con quell’occupazione civile chiamata lettura. La ringrazio per l’interessamento ma le assicuro che non corro il rischio di leggere poco.
    Voglio farle notare (se mi riesce, in un contesto che percepisco già molto animoso) che gli orrori da lei citati esistono, in una qualche misura, da entrambe le parti della cosiddetta questione palestinese.
    In una maniera che, credo, non puo’ che definirsi onesta, intellettualmente parlando, io mi sono semplicemente chiesto, allora, perché ci sia chi si schiera con una parte e chi con l’altra in questa questione, quando ci sono tanti altri massacri e guerre che non ci “attraggono” in ugual misura. Per di più, mi sono chiesto come mai lo schieramento e la polarizzazione siano in Italia cosi’ forti e nette da chiudere gli occhi ad entrambi gli schieramenti sul fatto che sia Israeliani che Palestinesi hanno le loro colpe e orrendi scheletri nell’armadio.
    Dato che parliamo di fonti, mi voglio limitare a citare l’ONU con il Piano di Spartizione della Palestina (1947) che é all’origine degli eventi da noi discussi, ovviamente:

    “l’UNSCOP (United Nations Special Committee on Palestine, la commissione dell’ONU sulla questione, formata da Canada, Cecoslovacchia, Guatemala, Olanda, Peru, Svezia, Uruguay, India, Iran, Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, Australia) si pose il problema di come accontentare entrambe le fazioni, giungendo alla conclusione che era “manifestamente impossibile”, ma che era anche “indifendibile” accettare di appoggiare solo una delle due posizioni”

    e ancora:

    “Ma la commissione ha anche realizzato che il punto cruciale della questione palestinese deve essere individuato nel fatto che due considerevoli gruppi, una popolazione araba con oltre 1.200.000 abitanti e una popolazione ebraica con oltre 600.000 abitanti con un’intensa aspirazione nazionale, sono diffusi attraverso un in territorio che è arido, limitato, e povero di tutte le risorse essenziali. È stato pertanto relativamente facile concludere che finché entrambi i gruppi mantengono costanti le loro richieste è manifestamente impossibile in queste circostanze soddisfare interamente le richieste di entrambi i gruppi, mentre è indifendibile una scelta che accettasse la totalità delle richieste di un gruppo a spese dell’altro.”

    Fonti:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Palestina

    http://it.wikipedia.org/wiki/Piano_di_partizione_della_Palestina

    Nel caso in cui non sia ancora chiaro, cio’ che intendo dire non é molto dissimile dal “restiamo umani” auspicato dal povero VIttorio Arrigoni:
    non troppo diversamente da come lo aveva inteso lui, credo, io auspico che ci sia maggior attenzione in cosa decidiamo di difendere, perché nessuna parte é completamente innocente e vittima e l’unica “fazione” che alla fine dovrebbe prendere nei nostri cuori la priorità su tutto é la “fazione” umana, della quale facciamo tutti indistintamente parte.
    Difficile da vedere, se insistiamo nel parteggiare per una parte o per l’altra.
    Come sopra riportato, era già chiaro nel 1947 quanto non sia possibile difendere una parte sola.
    La violenza come risposta alla violenza puo’ essere comprensibile all’inizio ma alla fine, non é fino in fondo difendibile… e non porta soluzioni.

    Restiamo davvero umani.
    In fede.

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  10. 16 aprile 2011 alle 10:24

    Diciamo, signor Di Romita, che se lei leggesse Ilan Pappe non le farebbe poi così male,
    tutto qui

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  11. Vincenzo de Romita
    16 aprile 2011 alle 10:53

    Sono sicuro che lei abbia ragione.
    Il punto é un altro pero’.
    Confesso di non aver letto il libro del Sig. Pappe
    ma sono sicuro che dopo aver finito di leggerlo ed averne apprezzato la qualità, esso non potrebbe mai comunque spingermi a prendere le parti di una fazione o di un’altra in quella maniera “accecante” che ho cercato di descrivere.
    Sia in ogni caso di nuovo ribadito che non sono un supporter occulto di uno schieramento o di un altro.

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  12. 16 aprile 2011 alle 10:54

    la Nakba…
    parliamo di Nakba, che la storia dello stato d’Israele parte da lì

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  13. Vincenzo de Romita
    16 aprile 2011 alle 11:04

    E’ chiaro che sarebbe ingenuo pensare che noi, per quanto ben documentati, si possa qui risolvere la questione palestinese… dibattendone.
    Non voglio quindi neanche dire perché io creda che la stessa al-Nakba sia stata causata dalla risoluzione ONU e non direttamente da Israele.
    Non voglio perché non ho mai voluto discutere questo, con i miei contributi. Volevo discutere della “polarizzazione” violenta sulla questione che in Italia sembra essere argomento taboo, quasi come se uno non potesse farsi domande.
    Rimango convinto del fatto che la spiegazione sovente addotta (che tutta la ragione sia dalla parte dei palestinesi) non ha senso.
    Su una cosa posso essere d’accordo: il popolo palestinese (la gente della strada) e anche il popolo israeliano sono certo innocenti vittime se paragonati alle autorità palestinesi e alle autorità israeliane.
    Ricordiamocelo perché é cosi’ che i poteri occulti strumentalizzano le masse e dirigono l’odio ammaestrato: convincendoci che le posizioni di un governo siano le posizioni di tutto il suo popolo.
    Gli USA hanno commesso atrocità pazzesche ma non per questo io odio gli americani della strada. Posso esecrare il loro governo ma non mi faccio strumentalizzare verso odio e faziosità.
    Questo perché voglio davvero “restare umano”.

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  14. 16 aprile 2011 alle 11:20

    scrivi cose che comprende solo una parte di me…
    l’altra, quella che ha assaggiato il piombo israeliano, quella che ha visto i cecchini, quella che sa quali sono LE STRADE di palestina e LE STRADE di israele….quella parte prova un odio infinito.

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  15. Vincenzo de Romita
    16 aprile 2011 alle 11:39

    Finalmente una risposta che riesco a comprendere.
    Si, quest’ultimo post risuona vero e sincero e la ringrazio per questo.
    Ha tutta la mia comprensione per quanto ha conosciuto e che, in vita, non mi é stato dato di sperimentare (forse per fortuna).
    Tuttavia, quello che lei dice é cosi’ interessante perché mi sembra spostare l’argomento su un registro ancora più alto, toccare un soggetto ancora più universale:
    “Puo’ un livello inumano di sofferenza giustificare appieno una reazione violenta, commisurata alla sofferenza subita?”.
    La questione etica é antichissima e davvero difficile da risolvere, forse impossibile.
    Facciamo un esempio.
    Non ho figli ma sono sicuro che se avessi una figlia
    e questa mia figlia fosse, Dio mi scampi, violentata e uccisa, probabilmente cercherei l’autore e lo ucciderei a mani nude, nel mio dolore.
    In uno stato civile, avrei ragione a fare cio’?
    Da un punto di vista strettamente etico,
    la risposta é no.
    Per quanto enorme il mio dolore, se questa fosse effettivamente la mia reazione, dovrei essere senz’altro imprigionato a mia volta.
    Questo perché non si possono creare precedenti di giustizia privata, per quanto la mia posizione sarebbe umanamente comprensibile.
    Per questo quando un paese intero aggredisce e violenta un altro paese intero, abbiamo la cessazione di ogni stato di diritto: in una guerra, il diritto scompare, rimane solo quella parodia del diritto rappresentata dalla giustizia militare.
    E’ chiaro che l’origine dell’accecamento sia la sofferenza enorme e sono contento che siamo arrivati a discuterne.
    Nella sofferenza non abbiamo colpa ma diventa evidente la nostra debolezza umana:
    la giustizia é un concetto molto più grande delle nostre debolezze ed é per questo, che per quanto importante esso sia, é spesso per noi difficile ricordarci che una volta, tanto tempo fa, qualcuno cerco’ di insegnarci a “porgere l’altra guancia”.
    Non mi considero più né cattolico né cristiano (ho letto troppo, credo…) ma quel personaggio storico che cerco’ di insegnarci due o tre cose l’ho sempre ammirato.

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  16. 16 aprile 2011 alle 11:49

    infatti fu ucciso a Gerusalemme…

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  17. Vincenzo de Romita
    16 aprile 2011 alle 12:09

    Concludo qui, per restare umano e per non insistere troppo con il rigirare il coltello in piaghe aperte, il che non é mai stato la mia intenzione.
    Discussione interessante, devo ammettere. Mi sembra si vada ora in una direzione che non mi piace, pero’.
    La vecchia teoria degli ebrei assassini di Cristo.
    Vogliamo discutere della responsabilità dell’impero romano? Come si fa?
    No, non si puo’ spostare la discussione cosi’, su eventi ancora più difficili da dirimere (impossibili direi).
    Mi considero soddisfatto dello scambio intellettuale e non essendo mai stato per me necessario convincere nessuno (per me é sufficiente discutere), considero più che assolto il mio compito.
    Le auguro un buon fine settimana e abbia pazienza se queste ultime mie affermazioni le risultano inaccettabili.
    In fede.

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  18. 16 aprile 2011 alle 12:48

    Guarda…stavo solo scherzando su Gerusalemme, voleva essere una battuta non su gli “ebrei” (sono atea, non riconosco facilmente le religioni) ma sul “porgere l’altra guancia”…che nella storia non ha portato così bene.
    Era per alleggerire il dibattito, non volevo provocarti…,
    puoi darmi del tuo però!

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  19. Vincenzo de Romita
    16 aprile 2011 alle 12:56

    Ok, ho frainteso, mi spiace.
    Il fatto é che l’ho sentita tante volte quella storia…

    Che dire, alla fine?

    Credo in tante cose ma se una sola di queste significa che io debba odiare e rispondere all’odio con ancora più odio… io la abbandono. Io la abbandono perché nulla puo’ essere esaltato al punto da giustificare la violenza. Nulla, neanche la ragione più sacrosanta.

    Per questo credo che il parteggiare per la parte più debole sarà anche comprensibile ma non puo’ travestirsi da pacifismo. Siamo onesti. Un pacifista vuole la pace. Parteggiare significa voler continuare a combattere.
    Le ragioni non le discuto, discuto cio’ di cui le rivestiamo.

    Ora devo proprio allontanarmi, ti prego di non interpretarlo in altro modo.
    A più tardi.

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  20. 16 aprile 2011 alle 13:00

    ah! ma ci deve essere stato un fraintendimento iniziale.
    Io non sono una pacifista.
    Sono una compagna, sono una che crede che le cose e soprattutto la libertà si conquistano solo ed esclusivamente con la lotta.
    Non mi sono mai dichiarata pacifista e quando sono stata in Palestina ci sono stata non per la “pace”,
    ma per la costruzione di una PALESTINA LIBERA, priva di occupazione militare e segregazione.
    la pace è altro, un altro che non credo esista e in cui non credo.

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  21. Vincenzo de Romita
    16 aprile 2011 alle 18:43

    Capisco. Si, c’é stato senz’altro un fraintendimento.
    L’unica cosa in cui io credo é la pace.

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  22. 27 Maggio 2011 alle 23:06

    Non sono nè sionista nè antisionista e non mi considero filopalestinese. Sono per la pace ma anche per la denuncia. Considero tutti gli uomini miei fratelli. Per quanto riguarda gli israeliani sono per me fratelli maggiori ma non taccio i loro crimini. Da circa un mese ho deciso di riportarli sul mio blog. Auspico la pace tra i due popoli ma che sia vera, cioè che Israele smetta di uccidere i palestinesi, smetta di prendere possesso dei loro territori, si ritiri nei propri confini e garantisca ai palestinesi il diritto al ritorno. Credo che essere per la pace non significhi necessariamente non prendere posizione purchè lo si faccia senza odio. Solo così posso prendere posizione contro i crimini di Israele a favore dei diritti della Palestina, senza alcun odio nei confronti d’Israele. Come potrei odiare i fratelli israeliani? Come potrei essere indifferente alla straziante sofferenza dei fratelli palestinesi?
    Non riesco a trovare nelle librerie nè il libro di Pappè nè quello di Arrigoni e non ho il coraggio di ordinarli perchè poi non saprei come spiegare ai miei perchè mi interessino questi libri. Ho letto il libro “Sui muri di Jabalya” di un israeliano obiettore di coscienza che per questo motivo è stato in carcere e racconta una storia su questo campo di profughi palestinese. Oggi ho comprato un altro libro che si intitola “Non odierò”: è di un medico palestinese che presta il suo servizio sia per palestinesi sia per israeliani, crede che la pace sia possibile e non vuole odiare Israele nonostante gli israeliani gli abbiano ucciso le figlie.

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  23. 28 Maggio 2011 alle 21:50

    perché non sapresti spigare perché leggi Ilan Pappè? non capisco.
    Lì sta la storia, non nei racconti personali di qualcuno…nei dati, nelle date, nelle citazioni, nei diari di guerra, nei racconti orali, nella memoria storica…

    poi solo un appunto: come fai a dire, visto quel che scrivi e pubblichi solitamente che non sei antisionista?
    Se sai bene cos’è il sionismo non puoi non essere contro, come non credo sarai contro alle forme di totalitarismo…

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  24. 29 Maggio 2011 alle 23:09

    Cara Valentina, hai ragione. Magari in futuro – ora non sarebbe il caso perchè ho già accumulato alcuni libri che per il momento non ho tempo di leggere dato che devo cominciare il tirocinio in una casa editrice e quindi dovrò leggere parecchi libri solo per lavoro – ordinerò quei libri. Ai miei potrei dire che mi incuriosisce quell’argomento. Pensandoci bene è quello che ho fatto quando ho ordinato dei libri sulla pratica filosofica per approfondire subito dopo aver terminato un master su questa materia. I miei non erano entusiasti di questa cosa ma all’epoca i libri erano diversi e messi insieme costavano molto , questi sono solo 2.
    In realtà sono contro le forme di totalitarismo. Considero ogni ismo come qualcosa che potrebbe divenire negativo. La parola antisionismo non è diversa da antifascismo e antinazismo. E’ solo che mi turba un pò perchè la parola Sion non mi fa pensare allo stato, nel senso civico del termine, di Israele ma al monte di Sion, alla Bibbia e io sono cattolica. E’ un discorso di fede che se non c’è l’hai è difficile da spiegare. Inoltre mi rendo conto che il sionismo è una forma di nazionalismo ma quando ci si definisce antisionisti automaticamente si viene chiamati filopalestinesi. E secondo me la pace non sta nel preferire un popolo a un altro ma nel porre fine al dominio di un popolo su un altro e siccome molti confondono la seconda cosa con la prima preferisco non usare questa parola. Magari dentro di me, monte di Sion a parte, sono antisionista ma non amo definirmi tale. Certo, nonostante il monte di Sion, odio la parola sionismo più di quella di antisionismo e se proprio dovesse capitarmi di esere fraintesa e che mi si attacchino definizioni nelle quali non mi riconoscessi, stimerei meno grave che mi si chiamasse antisionista piuttosto che sionista, nonostante non ami quella parola. La faccenda è complessa ma spero di essermi spiegata.
    Spero altresì di non averti delusa. Mi piace molto parlare con te e anche se la pensiamo diversamente ti stimo perchè rispetto il pensiero di tutti gli uomini. Qui di seguito trovi i miei pensieri, se ti va di leggerli:
    http://parolenude.splinder.com/post/24642124/perche-ho-deciso-di-chiamarmi-colpametafisica
    Spero che questo malinteso si sia chiarito e che ci scriveremo ancora. Mi dispiacerebbe del contrario perchè la tua personalità mi suscita stima e simpatia.

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  1. 16 aprile 2011 alle 17:44
  2. 26 Maggio 2011 alle 23:29

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