Rispunta il dossier Verbano!


Liberazione descrive le carte di Verbano riapparse da un archivio dei carabinieri. Si tratta di una parte del materiale sequestrato nell’abitazione di Valerio il 20 aprile di 31 anni fa. Prima scomparso dall’ufficio corpi di reato del tribunale di Roma, poi ritrasmesso in copia fotostatica dalla digos al giudice che indagava sul suo omicidio, infine definitivamente inviato al macero nel 1987. Quasi 400 pagine, tra cui l’agenda rossa del 1977 e la rubrica con i nomi dei militanti neofascisti. Il legale di Carla Verbano invoca trasparenza e chiede copia del dossier alla procura

di Giorgio Ferri e Nicola Macò , Liberazione 8 marzo 2011

Ci sono i voti del semestre appena concluso, l’orario delle lezioni, il testo della canzone di De André, Il bombarolo, e poi in stampatello sul frontespizio: «Portare l’attacco al cuore dello Stato», con una falce e martello e un mitra sovrapposti e sotto la sigla Ccr, collettivo comunista rivoluzionario quarta zona, composto dagli studenti del liceo scientifico Archimede. E’ la copia fotostatica dell’agenda rossa 1977, edita dalla Savelli, appartenente a Valerio Verbano, allora studente appena sedicenne, riemersa da un buio lungo 31 anni. Ai lati dei fogli la firma di Rina Zapelli, nome da ragazza di Carla Verbano, madre di Valerio, apposta al momento del sequestro la sera del 20 aprile 1979.

L’inchiesta sui fascisti
Tra le pagine che abbiamo potuto consultare, poco meno della metà dei 379 fogli che sembrano comporre quanto resta del “dossier Verbano”, ci sono anche 41 fogli di una rubrica nei quali sono riportati circa 900 nomi di attivisti di estrema destra corredati da indirizzi e in alcuni casi con numero di telefono. Redatti tutti con la grafia di Verbano. Altri 16 fogli, trascritti da più mani, riportano appunti, minute di schede, appartenenza politica, piantine e altre informazioni, come alcuni luoghi di ritrovo dell’estrema destra. Carla Verbano vi ha già riconosciuto quella di un amico di Valerio deceduto nel frattempo. Un accurato lavoro di mappatura delle diverse realtà del neofascismo romano dove lucide intuizioni e scoperte anzitempo si sommano anche ad imprecisioni e approssimazioni notevoli. Alcune schede collimano solo in parte con quelle riportate nel recente libro di Valerio Lazzaretti, Valerio Verbano, ucciso da chi, come e perché, Odradek 2011. Questa circostanza conferma quanto ricordato nei giorni scorsi da Carla Verbano sulla esistenza di più versioni del dossier, «realizzato da Valerio insieme ad altri sei o sette amici». La riprova sta proprio nel libro di Lazzaretti che riporta uno schedario con circa 1200 nomi aggiornato ad un periodo successivo alla morte di Verbano. Nel dossier “riapparso” in una scheda numerata “002” si legge che Pierluigi Bragaglia, ex militante del Fdg divenuto «gregario delle strutture collaterali dei Nar», ha 18 anni, mentre nel documento citato da Lazzaretti gli anni salgono a 20 e il testo della scheda, seppure quasi identico, vede l’ordine delle frasi spostato a conferma del fatto che le informazioni salienti contenute nel “dossier” erano patrimonio di un’area più larga che le ha conservate ed aggiornate nel tempo.
E’ azzardato trarre delle conclusioni sulla base di una visione troppo parziale della carte riemerse – secondo quanto sostenuto dal Corriere della sera – da un archivio dei carabinieri a cui la procura ha recentemente attribuito la delega per le nuove indagini sull’omicidio. L’avvocato Flavio Rossi Albertini, legale di Carla Verbano, si è già rivolto ai pm per avere copia del “dossier”. Le carte di Verbano rivestono ormai una valenza storica ancor prima che giudiziaria. Il buco nero che per lunghi decenni ha inghiottito le sue agende, rubriche e foto, consigliano oggi un dovere di trasparenza assoluta, tanto più che eventuali sviluppi dell’inchiesta si attendono dall’esame tecnico di altri reperti.


Gli elenchi distrutti

Quello che si legge nel verbale di sequestro del materiale trovato dalla digos nella stanza di Valerio Verbano è un lungo elenco: l’agenda rossa che fu il suo diario personale nel 1977, quaderni, decine di fogli sparsi, fotocopie, ritagli di giornali, fotografie e una pistola. In tutto, ben diciotto schedari pieni di documenti e altri sei di foto. Dopo il sequestro, cominciano le ‘stranezze’. Tutto il materiale – spiega Marco Capoccetti Boccia nel suo, Valerio Verbano, una ferita ancora aperta, Castelvecchi 2011 – sarà tenuto in custodia dalla digos per una settimana prima di essere consegnato all’ufficio corpi di reato del tribunale di Roma per essere repertato e messo a disposizione del fascicolo processuale «Verbano + 4». Pochi giorni dopo la morte di Valerio i legali della famiglia ne chiedono la restituzione. Si scopre così che l’originale del cosiddetto “dossier” non è più al suo posto; è praticamente sparito. Il 27 febbraio 1980 il giudice istruttore Claudio D’Angelo, che si occupa dell’omicidio di Valerio, constatata la scomparsa del dossier dall’ufficio corpi di reato riceve dalla digos una «copia fotostatica della documentazione sequestrata nell’abitazione di Verbano Valerio». Se ne evince che si tratta ancora di una copia integrale ma Carla Verbano, che all’epoca poté visionare le carte, sostiene che il materiale inviato dalla digos era «dimezzato» rispetto all’originale. Nell’ottobre 1980, il giudice istruttore nega alla famiglia la restituzione delle carte sequestrate, ormai presenti solo in copia, perché ancora sottoposte a segreto istruttorio. Quattro anni dopo, l’11 aprile 1984, la corte d’appello che aveva giudicato Valerio ordina la distruzione dei reperti, comprese le carte e le foto, nonostante queste fossero state nuovamente repertate nell’inchiesta aperta per il suo omicidio. In realtà, come documenta Capoccetti, l’effettiva distruzione della copia fotostatica inviata dalla digos avverrà solo il 7 luglio 1987. Da quel momento non c’è più traccia del dossier negli atti giudiziari. Per ritrovarne copia Capoccetti ha scritto anche alla digos, ricevendo lo scorso luglio un’evasiva risposta che tra le righe non smentisce affatto l’attuale possesso di copia del «materiale oggetto di sequestro». Documentazione che all’improvviso è riapparsa in mano ai carabinieri dopo la recente riapertura dell’inchiesta. Si è detto anche che il dossier sarebbe passato nelle mani del giudice Amato, ucciso mentre conduceva un’inchiesta contro Nar e Terza posizione, ma sempre secondo quanto accertato da Capoccetti non c’è alcuna traccia di protocollo che ne dia conferma. Questo trasmigrare, sparire e ricomparire, dimagrire, per infine esser distrutto e poi riapparire in copia fotostatica dove nessuno se lo aspetta, è senza dubbio una delle circostanze più sconcertanti di tutta la vicenda.

L’agenda rossa del 1977
Siamo entrati nelle pagine del diario di Valerio del 1977 con un sentimento di pudore. Ci sembrava di violare la sua intimità, i suoi segreti, quelli di un adolescente cresciuto in fretta. In quegli anni si diventava adulti presto travolti dalla forza di una corrente che insegnava come fosse possibile cambiare il mondo. Valerio surfava veloce su quell’onda di rivolta che non conosceva rassegnazione. Il suo era un coinvolgimento totale: almeno quattro riunioni politiche a settimana, tra collettivi, comitato e assemblee, non solo all’Archimede ma anche all’università. Annotava le manifestazioni e gli scontri del periodo, le ricorrenze, l’uccisione dei militanti di sinistra, da Francesco Lorusso ad Antonio Lo Muscio e Walter Rossi, insieme ai compiti in classe, i pomeriggi al muretto con gli amici, gli incontri con le ragazze e anche un  «abbiamo giocato a nascondino» che fa sorridere. Tanti gli slogan, roventi come la temperatura al suolo dell’epoca, ma anche una battuta del tipo: «Atac: associazione telline aspiranti cozze». Meglio non prendersi troppo sul serio. Il 4 marzo annota: «Mancia ripassa a scuola». Angelo Mancia, conosciuto come Manciokan, fattorino del Secolo d’Italia, era un noto picchiatore del quartiere. Venne ucciso per rappresaglia dalla Volante rossa poche settimane dopo la morte di Valerio, anche se con il suo assassinio non c’entrava nulla. Il 12 marzo sono appuntati gli scontri durante la manifestazione nazionale per l’uccisione da parte di un carabiniere di Francesco Lorusso e, qualche giorno dopo, il 15, la discussione nel collettivo «sui fatti di sabato e le baiaffe». Facevano discutere le pistole apparse durante il corteo e l’armeria presa d’assalto il sabato precedente. Il 22 settembre Valerio annota la partenza per Bologna dove partecipa, fino al 25, al convegno nazionale contro la repressione. Dormirà a casa di una zia accompagnato dalla madre, ci racconta Capoccetti. Il 15 novembre si legge «Vado all’Archimede, vengo aggredito». Quasi un presagio.

 

  1. Marco Pacifici
    9 marzo 2011 alle 11:07

    Leggete il libro controinchiesta Valerio Verbano ucciso da chi come perchè di Valerio Lazzaretti ed Odradek,un lavoro di sei anni che dice tutto,nomi e cognomi e mandanti(servizi segreti tutt’altro che deviati)Hasta il monello

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  2. 19 marzo 2011 alle 19:34

    vorrei sapere come ha fatto il giornale liberazione ad avere questo diario e altro, sono appunti di un’adolescente di 16 anni,tutti scrivevono certe cose nei loro diari,chissà quanti di voi avranno scritto certe frasi,liberazione poteva fare a meno di pubblicarlo, Carla Verbano

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  3. Marco Pacifici
    19 marzo 2011 alle 21:10

    Anche io insieme a Carla Rina Zappelli Verbano e Flavio il suo avvocato vorrei sapere come mai liberazione è in possesso di questi diari ,che avrebbe fatto bene prima di tutto a consegnarli alla madre di Valerio Verbano,se non altro,visto che si definiscono compagni, per correttezza e chiedere a Lei cosa farne. Marco Pacifici,controinformazione,uno degli autori del libro”La strage di stato”

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  4. Angelina
    20 marzo 2011 alle 12:14

    Sbaglio o queste carte sono state tirate fuori per la prima volta dal Corriere della sera? Dunque, a rigor di logica, la domanda andrebbe rivolta a quel giornale innazitutto.

    Nell’articolo si legge che l’avvocato della famiglia ha già inoltrato istanza alla procura per avere copia del dossier. Cosa ha risposto la procura? Le ha tirate fuori oppure no? Sui giornali non ho letto nulla. Forse qualche domanda andrebbe rivolta ai signori della procura, non credete? Oppure riponete tanta fiducia negli inquirenti da pensare di non doverli disturbare?

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  5. Marco Pacifici
    20 marzo 2011 alle 12:48

    lCredo che la madre di Valerio Verbano abbia il diritto di chiedere quello che vuole a chi vuole,e se c’è qualcuno che si crede cosi tanto grande “compagno” da non dovere almeno per correttezza informare Carla Rina Verbano che ci sono novita,allora capisco perchè nessuno tranne Odradek ha avuto il coraggio di ripubblicare il libro scritto da noi “La strage di stato”.Ne tantomeno come facciamo noi di metterci la faccia ed il nome e cognome. Marco Pacifici

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  6. Marco Pacifici
    20 marzo 2011 alle 12:51

    Mi riferisco alla signora Angelina naturalmente.

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  7. Marco Pacifici
    20 marzo 2011 alle 22:58

    Angelina noto con grande,grandissimo dolore(Walter Rossi Valerio Verbano…e non voglio assordarmi di miei Compagni strappatimi dagli assassini fascisti e di stato…)che non hai non avete almeno la Dignita di rispondere…buon per voi,dormite sogni tranquilli,non siete coinvolti,siete solamente e miseramente complici. Marco Pacifici

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  8. 20 marzo 2011 alle 23:08

    dai Marco, stiamo calmi. I tempi telematici sono diversi in tutt@, in più magari la domenica c’è chi va pure a farsi ‘na scampagnata no?
    Questo solo per smorzare i toni, perché non mi sembra ci sia tutto questo motivo di alzarli tirando fuori il dolore, Valerio, Walter e così via.
    Stiamo parlando di un’agenda a quanto pare, di cui ha parlato prima il Corriere e poi Liberazione.
    Ora Angelina (se lo leggi, ti prego, rispondi!) non mi sembra così arrogante e dice solo che forse bisognerebbe andare in procura a capirci qualcosa di quell’agenda!
    L’avvocato ha chiesto le carte per intero, dovremmo sapere cosa gli hanno risposto…
    per quanto riguarda Liberazione e se ha avuto, diciamo, “buon gusto” o no nel pubblicare una cosa per altro già pubblicata….bhé…
    anche sti cazzi, o meglio, non è una cosa di “storica” importanza. Quindi rispetto il messaggio di Carla, perché è la mamma e nessuno di noi può nemmeno immaginare cosa ha provato nel leggere quell’articolo, ma non tutta questa polemica piena di livore..
    😉
    calmiamoci, non fate a botte sul blog mio pleaaaaaaaaaaaaaaaaaaase!

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  9. Marco Pacifici
    20 marzo 2011 alle 23:26

    Baruda ti adoro,e se leggi D B lo sai…Io magari oggi me la sarei fatta eccome una scampagnata…ma in campagna ci vivo,sono l’enologo della cantina coop 690 soci dell’est est est…ma avevo un sogno che si(ho) è avverato:una libreria indipendente che puo esistere solo per il mio altro lavoro, è a Tuscania,al centro facile da trovare è l’unica libreria,sarà gioia continuare dal vivo questa querelle…natural ci sono solo la domenica tutto il giorno,gli altri lavoro per tenerla aperta. Daniele con cui il 12/12/69 ABBIAMO PERSO L’INNOCENZA,HA TUTTI I MIEI RECAPITI..NON SONO ESPERTO DI BLOG,SENNO’ TE LI INVIEREI SUBITO. CHIEDO PERDONO.Anche per le maiuscole che non mi ero accorto.. Emozioni…

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