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A Pietro Vanzi


Foto di Stefano Montesi

In un paragrafo di “perchè io perchè non tu” (ed. DeriveApprodi) Barbara Balzerani racconta lo sconfortato dolore provato in carcere alla notizia della prematura scomparsa di”Piero” un compagno che ricorda come  “leale e generoso”, ennesimo pedaggio sacrificale da pagare a quella stagione di tumulti sociali che si chiuse nelle tante carceri speciali della “emergenza democratica”.

Pietro Vanzi (Piero), nato a Roma il 18 giugno del 1956, aveva frequentato  il Liceo ginnasio statale Terenzio Mamiani di Roma nei primi anni settanta senza conseguire il diploma per poi aderìre quasi subito al gruppo extraparlamentare “Viva il comunismo”(Co.co.ro.- Comitato comunista marxista leninista).
Quando verso la fine del 1975 Mario Moretti (BR) dette inizio al reclutamento romano in vista della costituzione della colonna con cui organizzare la futura “campagna di primavera”  Viva il Comunismo fu uno dei gruppi che contribuì all’ampliamento della nuova colonna con Luigi Novelli, Marina Petrella, Stefano Petrella, Francesco Piccioni, Maurizio Iannelli e Marcello Capuano. Nel 1978 dopo la operazione Moro numerosi giovani andarono ad ingrossare i quadri del movimento e tra costoro anche Pietro Vanzi.

Durante le fasi del Processo Moro, i brigatisti “pentiti” Antonio Savasta ed Emilia Libera indicarono Vanzi come partecipante alle rapine nelle autorimesse di Via Magnaghi e Via Chisimaio (insieme a Bruno Seghetti e Piccioni), alla rapina in danno della Banca Nazionale delle Comunicazioni (insieme a Seghetti, Arreni, Piccioni, Pancelli, ed altri) e al ferimento (insieme a Iannelli e Padula) di Pericle Pirri, direttore dell’Ufficio Regionale del Lavoro, il 7 maggio 1980.

Ciò fu sufficiente, nei vari gradi di giudizio, a considerare Vanzi colpevole di “concorso morale” nell’omicidio Moro e della sua scorta, facendo parte tale evento “di un più ampio e complessivo disegno eversivo, mirante al cuore dello Stato” e questo comportò la condanna del Vanzi ad un primo ergastolo, confermato in tutti e tre i gradi di giudizio.

Alla fine del 1980 contribuisce alla ricostituzione della colonna romana che aveva subito molti arresti a seguito del pentimento di Peci, insieme a Luigi Novelli, Marina Petrella, Remo Pancelli, Emilia Libera ed altri, la cui azione più clamorosa fu l’omicidio (31 dicembre 1980) del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, vice comandante dell’Ufficio per il coordinamento dei servizi di sicurezza nelle carceri, braccio destro del generale Dalla Chiesa prima e del Generale Risi, che aveva avuto un ruolo di primo piano durante la repressione della rivolta nel carcere di Trani.

In seguito Vanzi  partecipò (Mestre 21 maggio 1981), insieme a Savasta Francescutti e Lo Bianco al sequestro di Taliercio, direttore dello stabilimento petrolchimico della Montedison, che venne poi uccisio da Savasta il 5 luglio 1981, fatto per il quale a Savasta, esecutore materiale e leader della colonna BR venne inflitta una condanna a dieci anni di reclusione “per l’eccezionale contributo” dato alle indagini grazie alla sua confessione, mentre a Vanzi ed altri 8 brigatisti fu comminato l’ergastolo.

 Nell’ottobre 1981, a Padova, si riunì la Direzione strategica delle Brigate rosse, deliberando la trasformazione del movimento in “Brigate rosse-Partito comunista combattente”; ad esso aderirono, tra gli altri, Barbara Balzerani, Antonio Savasta, Francesco Lo Bianco, Luigi Novelli, Remo Pancelli, Marina Petrella, e Pietro Vanzi. Dal carcere fecero pervenire la loro adesione anche i detenuti Iannelli, Piccioni, Seghetti e Gallinari. In una successiva riunione dell’esecutivo, in via Verga 22, a Milano, venne pianificato il rapimento del generale statunitense James Lee Dozier, in servizio nella base NATO di Verona che avvenne in Lungadige Catena il 17 dicembre 1981.

42 giorni dopo, il 28 gennaio 1982, gli uomini dei NOCS fecero irruzione in un condominio di Padova in Via Ippolito Pindemonte, nel quartiere Guizza, e riuscirono a liberare il prigioniero e ad arrestare Savasta, la Libera, Di Leonardo, Ciucci e Manuela Frascella mentre Vanzi riuscì miracolosamente a sfuggire alla cattura e per il delitto connesso sarà condannato ad altri 26 anni e mezzo di reclusione.

Il 24 giugno 1983, a Roma, in Via Silla, Pietro Vanzi fu riconosciuto e arrestato.

 Dal momento della sua cattura e per tutti gli anni ’80 e i primissimi anni ’90, Vanzi prese parte a tutti i processi che hanno coinvolto le Brigate Rosse, sedendo nel settore degli “irriducibili” e in molti casi, fu incaricato dai compagni di fare da “portavoce” per la lettura dei comunicati.

In carcere Pietro Vanzi si avvicinerà molto alla pratica sportiva che divenne progressivamente l’esperienza centrale della sua giornatae così quando dopo 12 anni (grazie ad un irreprensibile comportamento), gli fu concesso il regime di semilibertà egli si dedicò all’arrampicata sportiva.

Nel 1997, insieme a Marcello Capuano (un altro ergastolano in regime di semilibertà) curò la pubblicazione di un volume concernente il valore umano della pratica sportiva per i soggetti condannati a lunghe pene detentive, ed in particolare sulla capacità dello sport di insegnare la disciplina interiore nel detenuto e contemporaneamente di valorizzarne la socializzazione anche all’esterno del carcere.

Pietro Vanzi è morto a Roma, a soli 47 anni, il 5 agosto 2003, dopo mesi di malattia, e le sue ossa si trovano in un ossario comune presso il cimitero di Campo Verano.

TESTO DI DAVIDE STECCANELLA, che ringrazio infinitamente

  1. ginodicostanzo
    6 agosto 2011 alle 11:06

    un uomo

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  2. giovanna Moro
    8 agosto 2011 alle 09:24

    Quanto un antagonista muore mi dispiace sempre, ma i politici quando creperanno?

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  3. 10 febbraio 2015 alle 12:14

    state sbagliando completamente persona, il Pietro Vanzi detto il “Boss” in arrampicata a Fosso Raibano e Badolo NON ha NULLA a che fare con quello di cui parlate . Non è morto affatto nel 2003

    http://www.fossoraibano.it/storie/pietro.html

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  4. elisabetta
    10 febbraio 2015 alle 16:44

    Ma che cazzo scrivi?????

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  5. 10 febbraio 2015 alle 16:53

    se qualcuno legge avvisi urgentemente Davide Steccanella (è l’Avvocato ?), perchè il Pietro Vanzi a cui si riferisce sarà incazzato nero, e a ragione !!

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  6. davide steccanella
    10 febbraio 2015 alle 18:27

    Io ai tempi presi la notizia da quanto riportato sul web, non mi ricordo bene a distanza di anni le fonti, ma, tanto per dire, a questo link si legge questo : http://nlp.ilsp.gr/panacea/D4.3/data/201109//LAB_IT_pars_dedup_txt/3271.xml.txt
    se c’è stato un o scambio di persona è stato ovviamente in totale buona fede e mi scuso con gli interessati anche perchè le notizie erano del tutto compatibili visto che l’omonimo Pietro Vanzi di cui parlo io era uno sportivo che ha pure scritto un libro sullo sport

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  7. davide steccanella
    10 febbraio 2015 alle 18:49

    no quel link in realtà riprende il mio pezzo quindi non è quella la mia fonte di allora. Evidentemente comunque è un errore visto che il vero boss è vivo e quindi chiedo scusa ancora agli interessati e chiedo a vale di rimuovere la parte del mio pezzo relativa a fosso rabaino

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  8. davide steccanella
    10 febbraio 2015 alle 18:50

    quel link è non c’entra perchè riprende il mio scritto, comunque essendo come scrivono vivo evidentemente è stato un errore mi scuso e chiedo venga rimossa la parte su fosso

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  9. 11 febbraio 2015 alle 08:40

    Caro Davide… Prima di togliere quella parte farò delle ricerche. Si parla di un omonimo vivo ma tanti compagni mi avevano parlato della sua passione per l’arrampicata. Persone a cui ora chiederò notizie a riguardo. Inviterei a toni più tranquilli,e questa Elisabetta a fornirci informazioni invece che insulti.

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  10. 11 febbraio 2015 alle 11:13

    Baruda, le informazioni sono chiare e inequivoche.
    Cosa le serve oltre la richiesta di rettifica da parte dell’Autore ?

    Siamo un gruppo di arrampicatori bolognesi (io personalmente mi chiamo Federico Bernardi, ho trovato questo articolo, qua firmo col nome della band in cui milito soltanto perchè sono su wordpress) ho trovato questo articolo dove è stata presa una cantonata incredibile), conosciamo perfettamente Pietro Vanzi e la sua Storia personale è certificata da circa 500 scalatori bolognesi che salgono le vie da lui tracciate.

    Elisabetta, lo scrivo io, è personale amica di Pietro Vanzi e stimata arrampicatrice.

    Pietro Vanzi non è su Facebook e speravamo in una benevole composizione dei fatti, ho contattato Davide Steccanella che come autore si è reso conto del clamoroso errore (eppure sarebbe bastato approfondire la ricerca su Google, è tutto lì).
    Tra parentesi state coinvolgendo anche indirettamente, quale supposto “coautore del libro” della Guida , anche Benito Modoni.

    Siamo senza parole.

    La invito caldamente a rimuovere senza ulteriori indugi la parte incriminata, che offende gravemente una persona vivente, ben voluta e che NON HA NULLA A CHE FARE CON UN TERRORISTA MORTO, col quale disgraziatamente condivide esclusivamente nome e passione per l’arrampicata.

    Federico Bernardi

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  11. 11 febbraio 2015 alle 11:20

    Dispiace dividere le vie con chi usa certi toni e parole. Con Davide si è amici e ieri se ne è parlato. La signora Elisabetta ha solo insultato senza nemmeno dare elementi per capire a cosa si riferiva.
    l’errore è stato fatto in buona fede e anche diverso tempo fa senza che nessuno rettificasse nulla mai.
    Il primo post ricevuto a riguardo era un generico “che cazzo scrivi?” che poteva esser riferito a duemila cose riportate nell’articolo di ricordo.
    “offende gravemente una persona vivente, ben voluta e che NON HA NULLA CHE FARE CON UN TERRORISTA MORTO, col quale disgraziatamente condivide esclusivamente nome e passione”… siete pregati, visto che il pezzo è stato modificato, di sparire dal mio blog.
    Che mi offende gravemente la presenza di persone come voi.

    Ciao eh.

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  12. 11 febbraio 2015 alle 12:29

    1) le ho esposto fatti e link
    2) non ho insultato nessuno
    3) non rispondo dei commenti di altri, Le ho solo chiarito chi era la persona che aveva scritto
    4) la mia frase non contiene politica. Non mi interessa minimamente. Il dato di fatto, nudo e crudo, è che si parla di un terrorista romano, condannato, che ha scontato la sua condanna, è morto ed è stato associato con una clamorosa cantonata a una persona vivente. Se a Lei ciò non sembra un’offesa nessun problema ma che Lei la prenda sul personale denota una scarsa tolleranza al riconoscere i propri torti (hint: controllare meglio le fonti, prima di pubblicare qualsiasi cosa, ed evitare di insistere quando le sbattono in faccia le prove provate)
    5) Lei ha voluto a tutti i costi la coda velenosa ( non contenta della rettifica dell’Avv. Steccanella, gentilissimo e che ha riconosciuto immediatamente l’errore in buona fede) scrivendo che non avrebbe modificato il pezzo “prima di aver sentito i compagni che ne avevano parlato”
    6) Sono abituato alla sincerità e a espormi senza problemi, mi sono firmato con nome e cognome. Non avendo fatto alcuna considerazione personale su di Lei è alquanto sgradevole
    7) per quanto mi riguarda, può anche cancellare tutti i commenti, visto che qua è casa sua, o può lasciarli a futura memoria di chi leggerà, tenga pure l’ultima parola . Interessava solo la rettifica, zero politica

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  13. 11 febbraio 2015 alle 12:39

    la politica la usa eccome, così come l’insulto, utilizzando certi termini invece che altri (la gravissima offesa, il “ben voluta” o il “disgraziatamente”, senza entrare nel dibattito sul “terrorista” che potrebbe poi farla entrare in politica e poi doversi sbilanciare. sa, semantica e politica volano insieme a volte). Si rilegga.
    che Davide sia persona gentilissima è assodato e risaputo anche tra chi non è suo stretto amico, cosa che non sembra sia possibile dir di voi.
    L’errore è stato tolto, cosa che nessuno ha mai detto di non voler fare. I toni da voi usati li lasciamo eccome a futura memoria.

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  14. federica novelli
    5 agosto 2016 alle 20:19

    Pietro Vanzi compagno militante comunista è morto, appunto, e purtroppo, nel 2003

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  15. stefano
    11 agosto 2016 alle 15:43

    Pietro, arco di volta, alla Feltrinelli……..un compagno

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  16. 1 aprile 2017 alle 16:46

    ricordo Piero quando dal Mamiani veniva da noi al Bernini succ.via Silvio Pellico per le riunione del coord zona nord bassa. Un compagno senza indugi. Pochi sono rimasti. Forse nessuno

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  1. 8 luglio 2012 alle 11:26

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