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Posts Tagged ‘Stefano Frapporti’

Aldo Bianzino: comunicato stampa

19 dicembre 2009 Lascia un commento

“Arrestati e condotti nel carcere di Capanne – Aldo viene portato in isolamento e Roberta nel braccio femminile – al termine di una perquisizione, firmata dal pm Petrazzini, trovate solo alcune piante di marijuana e 30 euro in contanti”.

E’ l’assurdo inizio della fine di Aldo. Uomo libero, consumatore e coltivatore di canapa che per questo viene arrestato e muore in carcere, in una città che si preoccupa soltanto di reprimere i consumatori e la “manodopera di strada” mentre rimane una piazza centrale del narcotraffico. A più di due anni da questa “misteriosa” morte, si tenta ancora di insabbiare la verità. 
Infatti, mentre è stato rinviato a giudizio l’agente di polizia penitenziaria accusato di omissione di soccorso, viene archiviato il procedimento per omicidio, volendo farci credere che Aldo sia “stato ucciso” in carcere da un malore accidentale. L’ipotesi di morte naturale viene però formulata solo dopo la seconda autopsia sul corpo di Aldo.
Và ricordato che nella prima autopsia vengono riscontrate diverse lesioni “compatibili con l’ipotesi di omicidio” e i medici legali dichiarano probabile la sua morte per percosse. Nella seconda, con l’asportazione del fegato e del cervello, la sua morte viene fatta risalire a cause naturali, negando di fatto l’ipotesi delle percosse.
Una terza perizia viene richiesta dal giudice e affidata agi stessi medici legali! Il risultato? Il fegato di Aldo si sarebbe staccato in seguito ad un massaggio cardiaco (effettuato da medici competenti!). Dall’analisi dagli atti che giustificano l’archiviazione permangono diversi dubbi:

– Aldo viene ritrovato rannicchiato nel letto nudo con addosso una sola maglietta (che i familiari affermano non appartenergli) e con la finestra aperta, ad ottobre inoltrato.
– Al momento del ritrovamento del corpo di Aldo non è stata effettuata alcuna ispezione della cella numero 20 nella quale era stato rinchiuso.
– Nonostante viene affermato che dall’analisi delle riprese delle telecamere a circuito chiuso del carcere non risultino elementi rilevanti, non si parla del perché queste all’inizio vengono dichiarate non funzionanti mentre in seguito viene affermato che il loro funzionamento avviene con registrazioni ad intervalli regolari.

Inoltre come è possibile che lo stesso pm Petrazzini che ha ordinato l’arresto di Aldo sia anche quello che ha indagato sulle cause della sua morte? Non è corretto che uno stesso magistrato svolga contemporaneamente il ruolo dell’accusa e della tutela (ruolo della difesa) nei confronti della medesima persona. Al limite il magistrato che ha emesso l’ordinanza di perquisizione nei confronti di Aldo poteva essere sentito come parte in causa all’interno dell’inchiesta sull’omicidio, ormai archiviata.
Questa è la “storiella” alla quale vogliono farci credere, dandoci come “contentino” il capro espiatorio di turno. In risposta ad uno stato che vuole controllare i cittadini e reprimere qualsiasi comportamento che sia difforme dalla norma, e ad un comune che non si è mai esposto su questa vicenda continuando invece ad alimentare politiche securitarie attraverso la privatizzazione del controllo sui nostri corpi e le nostre vite, noi continueremo ad opporci a questa sicurezza che vuole limitare le nostre libertà individuali e che allo stesso tempo lascia impuniti casi molto simili a quello di Aldo come quelli di Stefano Cucchi, Marcello Lonzi e Stefano Frapporti, solo per citarne alcuni, ma che potrebbe capitare a tutti noi in qualsiasi momento.
Continueremo quindi a diffondere lotte dal basso e consapevolezza perché non si può finire in carcere per qualche pianta d’erba in nome di una sicurezza che è solo repressione e morte.

Comitato Verità e Giustizia per Aldo

Il proibizionismo fa un altro morto…

29 luglio 2009 Lascia un commento

Un’altra vittima innocente della stupidità proibizionista. Si chiamava Stefano Frapporti, cinquantenne, muratore con una mano persa dopo un brutto incidente sul lavoro. Pare che sia stato fermato dai carabinieri mentre andava in bicicletta. Lo avrebbero perquisito, gli avrebbero trovato dell’hashish. Hashish, non pistole, non mitra, non eroina. Secondo i carabinieri ne aveva in tasca circa un etto. Un etto di spinelli a loro è sembrato troppo. E’ così arrestato e condotto nel carcere di Rovereto. Dopo poche ore si ammazza. hashishEra stato ubicato nel reparto osservazione. Pare che Frapporti fosse un consumatore di hashish. Un innocente consumatore di hashish. Si è ammazzato dopo una notte passata in carcere. Ce la potremmo prendere con i carabinieri che hanno applicato una legge ingiusta. Ce la potremmo prendere con l’amministrazione penitenziaria che non ha prestato l’attenzione adeguata che necessitano i nuovi giunti in carcere. Ce la potremmo prendere con il destino. Invece ce la prendiamo con questo cocciuto e brutto Paese che criminalizza tutti, che criminalizza gli stili di vita e gli status individuali. Ce la prendiamo con chi mette sullo stesso piano consumatori di droghe leggere e spacciatori di droghe pesanti. Ce la prendiamo con chi non ha il coraggio del pragmatismo antiproibizionista. Ce la prendiamo con Gianfranco Fini e Carlo Giovanardi autori di una legge che – visto quanto successo a Rovereto – non esimiamo a definire assassina.
di Patrizio Gonnella
Tratto da Linkontro.info 

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