Mario libero, tutti liberi
Mario libero, tutti liberi
Durante la prima udienza per il Processo contro 5 delle 26 persone rinviate a giudizio tra i fermati del 14 dicembre a Roma, il Tribunale di Roma ha confermato le misure di restrizione della libertà per tutti gli imputati.
Mario continua ad essere costretto agli arresti domiciliari senza poter vedere nessuno, se non i genitori, né comunicare con l’esterno. Lo studente di 16 anni (giudicato l’altro giorno al tribunale minorile) rimarrà ai domiciliari fino a giugno e l’unica concessione è stata il poter andare a scuola la mattina. Agli altri è rimasto l’obbligo di firma 2 volte al giorno.
Non è stata concessa nessuna attenuante alle restrizioni, adducendo come motivazione il “clima di tensione sociale”: una chiara scelta politica da parte dei magistrati nei confronti di chi si ribella alla crisi che i padroni vogliono imporre e all’offensiva del governo Berlusconi.
Il comune di Roma si costituisce parte civile contro tutte quelle persone che hanno nei capi di imputazione il “danneggiamento”. Una decisione chiaramente intimidatoria del fascista Alemanno, che è tanto bravo nel dare i numeri, quanto incapace nel considerare le questioni sociali della città, ormai ridotta ad una discarica dopo di due anni di sua amministrazione.
I magistrati hanno dimostrato di essere rimasti fortemente intimoriti dalle sparate dei vari Alemanno, La Russa e Gasparri e dagli atti intimidatori del governo tramite il Ministro Alfano che, dopo le udienze di convalida degli arresti, ha inviato gli ispettori del ministero, per far capire che aria tirava per chi non seguisse il volere del capo.
Il 14 Dicembre c’è stata una sacrosanta esplosione di rabbia popolare, un tumulto contro uno stato e una classe politica marcia e corrotta, che ha continuato a mostrare il suo vero volto dentro al parlamento tramite la compravendita dei parlamentari a vantaggio della maggioranza per superare la mozione di sfiducia al governo.
Quel giorno a Roma è scesa in piazza una parte di quell’Italia vessata e offesa da anni di Berlusconi e di politiche neoliberiste sottomesse agli interessi degli industriali e degli speculatori; quell’Italia con cui il governo non parla, non tratta, non media: esperienze di lotta che il governo non ascolta, ma che gestisce esclusivamente attraverso la repressione.
I terremotati dell’Aquila, i dannati della monnezza di Terzigno, le tante altre lotte del territorio contro le nocività e le speculazioni, gli studenti e i ricercatori dell’Università e i lavoratori di tutto il mondo della scuola da anni in lotta contro i tagli, i senza casa e senza lavoro, gli occupanti di casa e dei centri sociali, le persone migranti che non cedono al ricatto dello sfruttamento e si ribellano fuori e dentro i CIE per non essere internate e deportate, i metalmeccanici a cui Marchionne e confindustria stanno imponendo il ricatto del lavorare come schiavi o la chiusura degli stabilimenti, un’intera generazione precaria a cui è negata qualsiasi prospettiva di presente e di futuro: nei loro confronti, nei giorni e nei mesi scorsi, l’unica risposta è stata quella dei manganelli e delle denunce giudiziarie.
Il 14 Dicembre è stato un giorno di rivolta popolare e malgrado i tentativi di criminalizzazione, le sparate dei giornalisti e le becere analisi sociologiche, i movimenti e tutti quei singoli che vogliono lottare non hanno ceduto alla logica “buoni e cattivi”, ma hanno rivendicato quella forza espressa nelle strade come loro rabbia e loro dignità, come rabbia e dignità di ciascuno di noi. Quella rivolta ha fatto scrollare di dosso la paura che stato e capitale vogliono imporre e restituisce la consapevolezza che l’unica fiducia che si può avere è quella nei propri mezzi.
Sosteniamo e solidarizziamo con tutti gli arrestati, tutti i rastrellati, tutti i denunciati di quella giornata e delle lotte sociali di questi mesi.
Mario Libero tutti Liberi
L38 Squat / Laurentinokkupato – Roma
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Ma adesso non bisogna fermarsi, altrimenti sarà stato tutto inutile. I tagli della Gelmini sono stati approvati, com’era ovvio, Marchionne è andato fino in fondo con i suoi accordi con i sindacati asserviti… adesso è il momento di unire, ma sul serio, tutte le lotte per la vita di tutte queste categorie… Se passa troppo tempo tra una manifestazione e l’altra il tutto risulterà sempre annacquato e poco incisivo. Il conflitto sociale, che è una lotta per la sopravvivenza, deve essere un fuoco che ognuno deve mantenere vivo… adesso bisogna che gli studenti entrino nelle fabbriche e gli operai nell’università… adesso c’è bisogno di una rete…
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Ciao Baruda,
ogni tanto passo per questo blog a leggere i tuoi pensieri. Questa volta mi sento di intervenire perché tratti un argomento che mi ha toccato molto da vicino, e volevo conoscere il tuo punto di vista su una questione.
Condivido buona parte di quello che hai scritto, ma non mi spiego perché chiedi libertà per chi ha messo a ferro e fuoco una città.
Io sono un precario dell’Università, condannato da questa riforma Gelmini a lasciare il lavoro. Sono sceso in piazza, ho occupato stazioni e bloccato una città insieme ai miei colleghi. Ma mai, MAI mi sarei sognato di devastare e distruggere tutto quello che mi capitava a tiro, mettendo a rischio l’incolumità di altre persone, generando danni ingiustificati. Non ho ritenuto necessario incendiare le automobili parcheggiate per far sentire il mio pensiero.
Pensi davvero che sia giusto giustificare tali atti di violenza? E allora perché non legalizziamo la violenza? Perché non condoniamo ad esempio i reati di chi devasta gli stadi durante le partite di calcio?
Pensi che il buon fine e le buone idee necessitino della violenza? Io credo che siano proprio queste le cose che a noi precari dell’Università hanno fatto perdere un po’ di credibilità agli occhi della spesso ignorante opinione pubblica…
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per prima cosa, se passi spesso da queste parti, caro Davide, dovresti sapere benissime perchè da queste pagine “chiedo libertà per chi…”
Questo blog ha sempre chiesto la libertà di tutti e tutte, e spesso racconta e segue quei movimenti che, come dici tu, “mettono a ferro e fuoco”…
tu non ti saresti mai sognato di rompere niente, ma questo è accaduto.
fatto da mani giovanissime e da una rabbia esplosa spontaneamente e inaspettatamente, e se c’eri puoi confermarlo.
fatto da mani incazzatissime, da mani di chi la violenza la subisce tutti i giorni sulla propria pelle come a Terzigno o a L’aquila, in territori massacrati e completamente militarizzati,
con sommarie e improvvise sospensioni delle più elementari libertà fondamentali, in nome dell’ “emergenza”.
Io non condanno nessun tipo di violenza, soprattutto se è quella di qualche sampietrino, di qualche camionetta e tantomeno qualche casco di agente.
Condanno quella che viviamo tutti i giorni, quella che fanno sulla pelle nostra, dei lavoratori, dei migranti, delle donne, di tutt@ noi.
Chiedo la libertà di Mario, chiedo la libertà di tutt@ come ho sempre fatto.
Non amo la gente con “il mito” della violenza, ma ho il terrore vero di quelli affetti dal misticismo della non violenza,
che ha cancellato qualunque dibattito sul conflitto, oltre che tanto altro.
tutto qui
🙂
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Sono d’accordo con te sul mito della non violenza. Talvolta è inevitabile sfociare nella violenza, e se guardiamo alla storia spesso è stata necessaria.
Ma stavolta… era davvero necessaria? Non abbiamo ottenuto invece l’effetto opposto, perdendo un po’ di credibilità?
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Se permettete, partecipo al dibattito in questo modo modo qui:
La Democrazia è manipolazione dell’Opinione Pubblica,
quindi Bullismo istituzionalizzato.
Il Bullo non è sempre il più forte,
ma è sempre il più sollecito
a ottenere complicità dall’Opinione Pubblica,
sempre pronta ad avallare
il vittimismo pretestuoso del Bullo,
a colpevolizzare le vittime del Bullo,
ad accusarle di esagerare, di prendersela troppo,
di non saper stare allo scherzo,
di aver cominciato per prime.
Il fondamento della strategia antibullismo
consiste quindi nello smascherare
la falsa neutralità dell’Opinione Pubblica.
Comidad
L’ingiustizia non si può tollerare. Bisogna opporvi resistenza ad ogni costo. La non violenza non diventerà mai una scusa per disertare la lotta contro l’ingiustizia.
(Arundhati Roy)
La non-violenza è il disarmo unilaterale insegnato dagli “amici del giaguaro” agli utili idioti.
(Anonimo)
La condanna morale della violenza è sempre imposta in modo ambiguo, tale da suggerire che l’immoralità della violenza costituisca una garanzia della sua assoluta necessità pratica.
(Comidad)
Per la propaganda del Dominio, nulla può giustificare il terrorismo; in compenso la lotta al terrorismo può giustificare tutto.
(Comidad)
Un’idea che non sia pericolosa non merita affatto di essere chiamata idea.
(Oscar Wilde)
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