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Solidarietà al docente che rifiutò un controllo antidroga in classe, ora sospeso dal servizio


Magari averne avuti di docenti così.
Franco Coppoli, docente a Terni, già due anni fa era salito alle cronache perchè rifiutava di insegnare in una classe dove fosse appeso un crocifisso…
ma lo scorso marzo, durante le sue ore di insegnamento, aveva rifiutato l’ingresso della Polizia nelle classi, per un controllo antidroga.
Non aveva interrotto la sua lezione, opponendosi all’irruzione e oltretutto informando gli uomini di Stato che stavano interrompendo un pubblico servizio,
per perquisire ed intimidire una ventina di minorenni.

Cani antidroga tra i banchi di scuola

Porto la mia solidarietà totale a questo docente, che ha semplicemente continuato a fare il suo lavoro, proteggendo i suoi studenti da una violenza e un’umiliazione di Stato gratuita, che avranno modo di affrontare sull’asfalto delle loro città, ma almeno non nelle loro classi (crocifisso testimone).

La scuola giustamente deve insegnare a stare nella società, e qual miglior modo se non con una perquisizione priva di alcun mandato,
fatta a tappeto sugli studenti di un istituto pubblico durante la didattica:
trattamento solitamente riservato ai detenuti, che di routine (spesso la cadenza è settimanale) si trovano la cella sventrata da controlli stile Gestapo.

Quindi vi chiedo di diffondere questa notizia,
di non farla passare sotto silenzio,
di appenderla nelle bacheche insegnanti delle scuole, così come tra gli studenti….
12 giorni lontano dall’insegnamento, oltretutto anche senza salario, per aver fatto quel che era suo dovere fare: mandare avanti le lezioni davanti agli anfibi di Stato.

L’UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE SCEGLIE LA SCUOLA-RIFORMATORIO:
SOSPESO 12 GIORNI DALL’INSEGNAMENTO E DALLO STIPENDIO IL DOCENTE CHE HA SCELTO DI CONTINUARE AD INSEGNARE OPPONENDOSI AI CONTROLLI ANTIDROGA DURANTE L’ORARIO DI LEZIONE.
Sospendere un insegnante perché si rifiuta di interrompere la lezione sembra un paradosso degno di Lewis Carroll, l’autore di Alice nel paese delle meraviglie, ma a Terni succede proprio questo: il dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale, Domenico Petruzzo, irroga il provvedimento disciplinare della sospensione per 12 giorni dal servizio e dallo stipendio a un docente per essersi rifiutato di interrompere la lezione per controlli con cani antidroga in classe. L’insegnante è Franco Coppoli, referente provinciale della Confederazione Cobas. L’esecutivo nazionale dei Cobas della scuola ha deciso di patrocinare il ricorso davanti al giudice che verrà presentato al Tribunale di Terni al termine del periodo di sospensione. A fine marzo 2014 il docente, all’irruzione dei poliziotti in classe, senza alcun mandato del magistrato, si era rifiutato di interrompere la lezione minacciando gli agenti di denuncia per interruzione di pubblico servizio. L’U.S.R. a luglio ha formalizzato il provvedimento che decorre dall’inizio dell’a.s.. dal 15 al 27 settembre.
Quello di interrompere la normale attività didattica da parte della polizia (senza alcun mandato di magistrati) per controlli con cani antidroga è un atto grave, indice del clima sociale e politico nel nostro paese. Vengono alla mente gli stati di polizia, le irruzioni nelle scuole dopo il colpo di stato in Cile o in Argentina o in quei luoghi dove le forze di polizia si arrogano prassi autoritarie che ledono profondamente i diritti civili, la libertà di insegnamento, le prerogative democratiche, nonché la persona degli studenti. Infatti interrompere le lezioni per imporre umilianti controlli antidroga non porta risultati quantitativi tali che possano far pensare che l’operazione serva a debellare spaccio o consumi. In realtà queste sono operazioni repressive con connotazioni mediatico-intimidatorie: servono a “insegnare” agli studenti che sono tutti potenziali criminali, controllabili e perquisibili in ogni momento. Educare al controllo ed alla subalternità ecco l’intento, neppure troppo nascosto, di queste operazioni-spettacolo che attaccano profondamente l’essenza stessa del fare scuola: dell’educare in modo critico e non certamente reprimere, sorvegliare e punire. Se infatti ci fossero (e non c’erano in questo caso) comportamenti collegati all’uso di sostanze psicotrope, che fanno parte dei processi comportamentali dell’adolescenza, quale dovrebbe essere la risposta della scuola? Intervenire, anche tramite esperti, cercando di affrontare il problema in un’ottica educativa oppure riempire gli istituti di polizia e cani arrestando o prelevando adolescenti in possesso di qualche spinello? E’ quello che Susanna Ronconi di Forum Droghe chiama un suicidio educativo: la scuola ed i docenti così abdicano al proprio ruolo, alla propria professionalità per passare dall’educazione alla repressione. Che senso ha proporre la scuola-carcere, la scuola- riformatorio (come avviene già negli USA) in un momento in cui alcuni stati liberalizzano o legalizzano l’uso terapeutico o ricreativo delle droghe leggere, in cui alcune sentenze della Corte costituzionale attaccano la ormai ventennale e fallimentare “lotta alla droga” e hanno smantellato la legge Fini-Giovanardi che ha solo riempito le carceri di tossicodipendenti garantendo ampi profitti alle mafie. I COBAS si mobilitano a fianco di Franco Coppoli, patrocinano il ricorso in tribunale, organizzeranno iniziative di formazione dei docenti, auspicano la solidarietà dei colleghi, operatori del settore e genitori e la mobilitazione degli studenti per il rispetto dei loro diritti.
La scuola è un contesto educativo, non è un riformatorio dove si possono interrompere le attività didattiche per il triste ed inutile spettacolo delle repressione.

COBAS, COMITATI DI BASE DELLA SCUOLA UMBRIA

 

  1. postarello per tutti
    13 settembre 2014 alle 15:02

    Con il postarello statale che si ritrova e con lo stipendio garantito che gli piove dal cielo ogni fine mese,andarsi a cercare tutte ste’ rogne gratuitamente,soprattutto di questi tempi,mi sembra di una persona che non sa di aver fatto gia’ tredici con il suo agognato posto di lavoro.

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  2. 13 settembre 2014 alle 15:43

    Perdonami ma non ti ho capito.
    Pensi che il salario di un docente “piova dal cielo”? Anche fosse quindi doveva star zitto e farsi perquisire aula e studenti?
    Fare 13? Chittecapisce!

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  3. Vego
    13 settembre 2014 alle 21:17

    L’ ignorantone che pena che gli stipendi piovano dal cielo, se avesse conoscenza di una qualsiasi materia insanabile, dovrebbe farsi quindici giorni di supplenza in unbell’ITIS di periferia. Poi chiede asilo politico in Ucraina. Come avrebbe detto Ugo Tognazzzi, “coglionazzo!”

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  4. Danilo
    14 settembre 2014 alle 09:48

    Anche se la scuola è notoriamente sede di spacciatori senza mandato e senza intervento della presidenza, il maestro ha fatto il suo DOVERE di tutela dei minori. Ci sono gli estremi perché il maestro faccia ricorso. Nel frattempo, sono disponibile ad un contributo per sostenerlo dal danno economico.

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  5. paolo
    14 settembre 2014 alle 11:35

    beh io quel docente lo capisco visto che dove andavo io a scuola il preside si opponeva ai controlli, e quando non poteva (visto che la polizia di solito avverte il preside uno o due giorni prima) mandava una circolare in cui informava gli studenti che contro il suo volere veniva fatto un controllo anti droga. e io andavo in una scuola dove il 90% degli alunni erano gente di quartiere e se permetti alla polizia di fare controlli del genere lei ci guadagna una denuncia, i professori perderanno per sempre quell’alunno e quindi la possibilità di insegnargli qualcosa e di cambiare il suo futuro!!!! alcuni professori non guardano allo stipendio!

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  6. capitanio marco
    14 settembre 2014 alle 11:52

    niente in confronto a quello che è avvenuto nella mia scuola !i ragazzi individuati come sospetti sono stati condotti in una stanza dell’istituto stesso di “educazione “e invitati a spogliarsi completamente nudi e fare flessioni,con l’intento come quando si arrestano in fragrante grossi spacciatori,di poter trovare qualcosa in uscita dal sedere.VERGOGNA se questo non è uno stato di polizia autoritaria ! vergogna e sapete quanti sono intervenuti nessuno anzi io sono stato intimidito e minacciato di intralcio alle operazioni di investigazione(ad oggi non so se autorizzato o meno dal magistrato).

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  7. Marco
    14 settembre 2014 alle 23:28

    Entro solo per commentare con un parola quanto scritto da “postarello per tutti”: coglione!

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  8. enzo
    22 settembre 2014 alle 10:06

    per quanto scritto da “postarello per tutti” oltre che coglione, funge da utile… e inutile idiota.

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  1. 20 settembre 2014 alle 09:28

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