Vietnam : una poesia che non ha tempo e luogo.
Donna, come ti chiami? – Non lo so.
Quando sei nata, da dove vieni? – Non lo so.
Perchè ti sei scavata una tana sottoterra? – Non lo so.
Da quando ti nascondi qui? – Non lo so.
Perché mi hai morso la mano? – Non lo so.
Sai che non ti faremo del male? – Non lo so.
Da che parte stai? – Non lo so.
Ora c’è la guerra civile, devi scegliere. – Non lo so.
Il tuo villaggio esiste ancora? – Non lo so.
Questi sono i tuoi figli? – Sì.
Wislawa Szymborska
Ogni volta che leggo questi versi penso alle tante donne del medioriente che ho incontrato,
alle donne profughe, alle donne cacciate via,
alle donne esiliate che costruiscono il loro ritorno,
che allattano il loro ritorno,
alle donne che piangono i loro figli uccisi,
alle donne che orgogliose ti raccontano dei figli dati alla terra e di quelli che la solcano col sudore,
alle donne che mi hanno insegnato tanto della maternità,
della resistenza,
dell’amore,
delle armi.
Ancora e per sempre grazie, sorelle, mamme, amiche, compagne.
La poesia è …poesia, le note sottostanti un programma politico.
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Bhè, non esageriamo!
Sarebbe un po’ scarno!
;))
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Valenti’ potresti esser mia pronipote ed hai la capacita’ de famme strigne’ er core che dovrebbe esser un pezzo de pietra…Grazie Sorella e Compagna. Marco. CONDIVIDO.
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la gratitudine,che bel sentimento.
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