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RADIO BLACKOUT E’ SOTTO ATTACCO!
E’ un blog in maternità, lo sapete, quindi arriva alle cose con i suoi tempi, con sommo ritardo ormai su tutto.
Spesso salto proprio intere giornate in cui vorrei parlare di tante cose o segnalare notizie, ma in questi giorni è praticamente impossibile.
Ma questa cosa è gravissima e mi scuote l’anima.
Mi scuote l’anima come compagna, come militante, come redattrice di una radio libera.
I nostri compagni torinesi sono sotto costante attacco da tempo, ma in questi giorni la situazione è pesantemente degenerata.
Arresti, perquisizioni, censura totale con una radio perquisita e quindi in silenzio per ore (per un’ora è stato staccato il segnale e si è riuscito a trasmettere solo dopo cinque lunghe ore) : la Digos torinese festeggia.
Tra gli arrestati tre redattori, computer della redazione, otto hard disk , cellulari e le agende telefoniche della radio.
Con i contatti di tutti, soprattutto dei migranti detenuti in Corso Brunelleschi!
La Digos festeggia: a sentirli hanno preso quelli delle azioni contro la Lega Nord, hanno preso i lanciatori di merda nei ristoranti, hanno preso gli “anarco-insurrezionalisti”!
Nel pieno della campagna “spegni la censura, accendi blackout!”, ad un mese dalla scadenza prevista del contratto d’affitto con cui Chiamparino cerca di mettere a tacere una storica voce libera e indipendente della città, Radio Blackout subisce questa mattina un nuovo attacco censorio e intimidatorio.
Con la scusa di un’operazione di polizia inconsistente, volta a criminalizzare l’Assemblea Antirazzista Torinese, che da mesi organizza appuntamenti pubblici di protesta contro l’orrore dei centri di identificazione ed espulsione, la radio viene di fatto sequestrata per più di 6 ore, impedendoci di andare in onda con il nostro consueto palinsesto di quotidiana contro-informazione. Per più di un’ora è stato anche staccato il segnale radio. Messi sotto sequestro apparecchiature informatiche fondamentali per la quotidiana attività della radio.
La nuova “grande operazione”, fatta di 23 perquisizioni, 3 arresti “cautelari” in carcere e altre 3 custodie ai domiciliari è costruita, ancora una volta, su reati di scarsissima rilevanza penale: insulti, reati contro il patrimonio, resistenza e violenza a pubblico ufficiale e una generica associazione a delinquere. Tre dei colpiti da questi provvedimenti sono nostri redattori. A ordire la trama contro i “nemici pubblici”, il sostituto Pm Andrea Padalino, già salito agli onori delle cronache per la proposta razzista di rendere obbligatorie le impronte digitali per gli/le immigrati/e.
Radio Blackout non si è mai sottratta dal denunciare pubblicamente con la propria attività informativa le ossessioni xenofobe di questo pubblico ministero. Non ci stupisce che con la dilatata perquisizione mattutina della nostra sede (e con l’operazione tutta) il Pm in odore di carriera cerchi anche una personale vendetta.
L’indagine si sgonfierà presto, il tutto si risolverà ancora una volta in un nulla di fatto. Ma intanto, attraverso la scusa di misure “cautelari”, s’imprigionano e zittiscono le voci scomode. Per parte nostra diamo tutta la nostra solidarietà agli arresati e denunciati. Come mezzo di comunicazione libero e indipendente denunciamo la pretestuosità di un attacco che giudichiamo censorio e intimidatorio. Un attacco che, guarda caso, cade in un momento particolare della vita di Radio blackout e della stessa città di Torino. Mentre si preparano le elezioni regionali e l’ostensione della sindone, le contraddizioni che attraversano la città e il territorio circostante restano tutte aperte: crisi, disoccupazione,casse integrazione che volgono al termine, l’opposizione popolare all’Alta Velocità, le ribellioni dentro i Cie, il massacro della scuola pubblica. Si cerca insomma di normalizzare una delle poche voci libere della città.
Ma Radio Blackout non si fa intimidire e rilancia: la data di scadenza sul tappo continuiamo a non vederla… Spegni la censura, accendi Blackout!
23 febbraio 2010
La redazione di Radio Blackout
Radiolina si spegne
Una voce libera si spegne. E’ un brutto giorno, una stretta al cuore.
Sperando possa riaprire al più presto.
Radiolina scende dell’etere
Il nostro progetto di assalto all’etere si ferma qui. Dopo anni di costruzione di un futuro in cui la frequenza dei 104.9 FM a Napoli potesse essere liberata e riconsegnata a una comunità di produzione/ascolto, abbiamo deciso di fermarci.
Sarebbe troppo lunga da riproporre qui la lista delle iniziative ideate, delle difficoltà incontrate, della solidarietà ricevuta, degli attacchi respinti o degli errori commessi. L’occupazione di una frequenza ci ha visti impegnati tutte e tutti in un tentativo di riproporre a Napoli l’idea di radio, dell’ascolto e della trasmissione, della diffusione tra i soggetti potenzialmente interessati o tra la gente che oggi vive immersa in un mondo di decoder, connessioni e ricezioni da cellulari. Forse un compito improbo ma di certo molto interessante. Lungo il nostro percorso in più di un’occasione ci siamo sentiti vicini alla realizzazione della nostra idea di radio, per poi dopo pochi giorni dover affrontare difficoltà tecnico-economiche titaniche; e allora sotto con la riproposizione del progetto, con i concerti di autofinanziamento, con i cd da distribuire in città, con le dirette dai cortei e dai luoghi del conflitto sociale. A un certo punto però tutto ciò non è bastato più e di fatto il meccanismo si è inceppato. Quando si riesce a essere più importanti singolarmente all’interno di un progetto piuttosto che solo uno dei tanti pezzi del mosaico allora c’è qualcosa che non va. In questo facciamo autocritica e diciamo tra di noi e a tutti coloro che ci guardavano allora o osservano oggi, da vicino o lontano, che di errori ne abbiamo commessi e che partiamo da questi per decidere di fermarci. Le diverse forme di comunicazione, tutte le trasmissioni prodotte, le collaborazioni con le radio sorelle dell’allora circuito di radioGAP, il ponte con il progetto di comunicazione di indymedia, gli scambi di mail con radiomuda in Brasile, le dirette da gianturco, da pianura, da chiaiano e da bagnoli, le interviste semiserie e gli scherzi telefonici, i bambini del quartiere in regia, i gruppi musical/precari ospitati, le centinaia di ore di musica trasmessa, le serate organizzate con il CSOA Officina99, l’interazione con il TerzoPianoAutogestito della facoltà di Architettura e il LinaBOX mmiez ‘a via: questa è la nostra storia, insieme a tanto altro. Ne abbiamo coscienza e ne andiamo fieri, rispettiamo a fondo ciò che abbiamo costruito in 6 lunghi anni, lo riteniamo al contempo nostro e di tutti, locale e globale, un progetto allo stesso tempo andato in porto e bloccatosi. Viste le energie, viste le difficoltà suddete, e visto il bene che vogliamo a Lina preferiamo decisamente fermarci e chiudere qui il nostro arrampicarci al ripidissimo etere.
Il progetto così come lo abbiamo immaginato e portato avanti fino ad oggi finisce qui.
Per non disperdere le esperienze accumulate e il positivo lavoro di informazione fatto sul territorio napoletano, continueremo a comunicare attraverso il sito www.radiolina.info.
I modi e i tempi del nostro impegno sono le cose di cui discuteremo nei giorni a venire assieme a chi ritiene importante continuare a lavorare ad un progetto di radio Libera, Comunitaria e Indipendente.
La voglia e l’entusiasmo a noi non mancano: appiccia a radio!






























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