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“un’ordinanza equilibrata e innovativa”: il Medioevo ci sta mangiando.
Certe notizie non riescono a rosicchiare nessun spazio nemmeno online.
Perchè, d’altronde, è solo la notizia di un arresto di tre anarchici, accusati di aver resistito ad uno sgombero di uno stabile occupato nella periferia bolognese: peccato che dietro questa notizia si celi ben altro,
cela il potere totale sui nostri corpi, cela un codice penale che permette ad un procuratore di scrivere nero su bianco certe cose.
Ricominciamo: c’è uno sgombero, a questo sgombero c’è chi oppone resistenza lanciando oggetti ed escrementi contro i vigili del fuoco (beati i tempi in cui il corpo dei Vigili del Fuoco si rifiutava di compiere sfratti e sgomberi!) intenti ad aiutare le forze dell’ordine nello smantellamento di alcune barricate per impedire l’accesso all’edificio. Le accuse sono: invasione di edificio, danneggiamento aggravato, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.
Il tutto avviene in Via Beverara, a Bologna, all’interno di proprietà dello stesso comune.
Qual’è la conclusione?
Gli arrestati hanno il divieto di dimora a Bologna, dove son stati arrestati e dove probabilmente risiedono… e già qui sembra il confino di altri tempi.
La cosa surreale è che questo divieto viene esteso anche a Chiomonte, a qualche centinaio di kilometri di distanza, sede dei cantieri dell’alta velocità.
Secondo il procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, è “un’ordinanza equilibrata e innovativa”.
A me fate schifo.
E tutti i millantatori difensori della Costituzione ora li vorrei veder sbraitare davanti allo schifo di questa ordinanza,
a tutti i blateratori della legalità, venitemi a raccontare cosa c’è di “legale” in un foglio di via da un comune che magari i tre fermati non hanno mai visto in vita loro. Dove siete, urlatori della democrazia?
Ah no scusate, so’ 3 anarchici, che ve frega.
Solidarietà ai NoTav: Roma scende in piazza il 14 dicembre
9 dicembre 2013, una nuova operazione repressiva a firma dei PM Padalino e Rinaudo, con varie perquisizioni e l’arresto a Torino di Chiara, Claudio, Niccolò (che era già detenuto alle Vallette) e a Milano di Mattia.
Le accuse, condite con l’aggravante di terrorismo (art. 280) riguardano un’azione contro il cantiere TAV in Clarea svoltasi nella notte tra il 13 e il 14 maggio.
Un attacco e un sabotaggio che avevano fatto infuriare il Partito del Tav e della Polizia, una possibilità concreta di inceppare la macchina del Terrorismo ad Alta Velocità che vogliono imporre in Val di Susa ed ovunque.
I No Tav hanno saputo rispondere bene, rifiutando ogni distinzione tra buoni e cattivi, assumendo la pratica del sabotaggio come storico strumento di lotta nella tradizione degli oppressi.
Le dichiarazioni del Ministro dell’interno sono esplicative: “Lo Stato c’è, ascolta e poi decide, lo Stato non si fa fermare”.
Sentiamo l’esigenza di dare una risposta forte e far vivere la solidarietà della Roma No Tav che ci ha fatto scendere in strada con determinazione e rabbia, intonando “si parte e si torna insieme”.
I No Tav ci sono, ascoltano e poi decidono, I No Tav non si fanno fermare.
Appuntamento Sabato 14 Dicembre ore 16 piazzale Tiburtino (San Lorenzo)
APPUNTAMENTO
FACCIAMO SENTIRE LA NOSTRA RABBIA
CHIARA CLAUDIO NICCOLO’ MATTIA LIBERI!
Roma NoTav
Per scrivere alla compagna e ai compagni in carcere:
Chiara Zenobi
Niccolò Blasi
Claudio Alberto
Mattia Zanotti
c/o Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”
Via Maria Adelaide Aglietta n. 35
10149 Torino
Giobbe è libero da ieri!
Finalmente una buona notizia e un’immagine che apre il cuore…
(ovviamente io continuo ad avere almeno 24 ore di fuso su tutto, scopro cose con sommo ritardo -soprattutto quelle belle-)… ma questa foto, questo sorriso, su questo blog affaticato e silenzioso non posso non metterle!
W la LIBERTA’,
w la libertà alla faccia della vostra repressione,

GIOBBE LIBERO!
dei vostri complotti, della mostrificazione delle lotte.
Per aderire all’appello per l’AMNISTIA SOCIALE: qui
Da NOTAV.INFO
Dopo la ridicola (se non fosse per la limitazione delle libertà per molti notav) e fantasiosa operazione di stamattina che dà riprova dell’ assurdità del procedimento che vede sei Notav inquisiti è l’inattendibilità delle dichiarazioni fatte dall’autista, arriva una buona notizia: Giobbe è libero!Uscito qualche ora fa dal carcere delle vallette, Giobbe ha l’obbligo di dimora nel comune di residenza e rientro notturno (domiciliari serali). Ancora una volta il castello di carta cade dopo il primo riesame, ancora una volta le indagini fantasiose dei pm Padalino e Rinaudo, diretti da Caselli, finiscono per non avere nessuna credibilità di fronte a un gip al di sopra delle parti.
L’accanimento giudiziario, la criminalizzazione continua del movimento notav da parte della magistratura diventano notizia per i quotidiani della lobby sitav e per i pennivendoli di turno (che in mancanza di notizie scrivono su piccioni e riti satanici…) nella speranza di screditare davanti l’opinione pubblica il movimento notav e la sua resistenza contro un opera inutile che quella stessa opinione pubblica, tanto cara a magistrati, “giornalisti” e politicanti, paga già oggi con l’aumento delle tasse, con i tagli ai servizi pubblici importanti (scuole, ospedali, assistenza domiciliare ecc), con ‘impoverimento generale della popolazione.
Guagliardo sull’amnistia sociale…e una lunga notte NoTav
Una lunga notte NoTav, come siamo abituate a vederne e viverne molte: notti resistenti, tra i propri boschi,
dove nel buio ci si muove come animaletti tranquilli,
contro quei plotoni di anfibi e armamenti, trivelle e macchinari che vorrebbero portare lo scempio e la militarizzazione in ogni punto di quel sottobosco così importante da difendere.
Un’altra lunga notte e sarà una settimana di allarme, dove centinaia di “avvistatori” sono pronti a lanciar l’allarme qualora qualche mostro meccanico dovesse provare ad arrivare al cantiere.
Una lotta che va avanti da 20anni, che si è rinventata mille volte e con mille metodologie diverse,
finché Caselli non ha deciso di far piovere avvisi di garanzia dove si parla di finalità terroristiche, di articoli del codice penale che vengono puniti co il 41 bis, l’isolamento, il carcere speciale e condanne a più di una cifra.
La lotta NOTAV viene militarizzata più del suo sottobosco,
i militanti valsusini trattati come briganti aspiranti regicidi…
Questa notte, l’ennesima, è stata bloccata l’autostrada Torino Bardonecchia, all’altezza di Chianocco e della frazione Vernetto: il convoglio che ci si aspettava di bloccare non è mai passato, ma l’emergenza resta alta,
Come potete leggere anche su quest’appello pubblicato da Infoaut: QUI
E allora, visto che la militarizzazione avanza con la criminalizzazione, con il giustizialismo che tutto avvolge,
con una società basata ogni istante di più sul paradigma penale,
la battaglia sull’amnistia è ogni istante più importante e necessaria.Pubblico quindi con molto piacere l’articolo di Vincenzo Guagliardo, uscito oggi sulle pagine de Il Manifesto,
come contributo alla campagna per l’amnistia sociale, alla quale hanno già preso parte la maggior parte dei movimenti del paese (come ad esempio NoTav e NoMuos): leggetelo e diffondete l’appello che trovate QUI
Diritto di manifestare, fine dell’ergastolo e no alla tortura saranno necessariamente la nuova cornice, accanto alle lotte sul lavoro e per il reddito. Sarà l’inizio di un lungo, nuovo e difficile processo storico e non il sereno suggello di un passato. Sarà il mezzo con cui costruire una grande unità oggi ancora lontana
di Vincenzo Guagliardo
il manifesto 6 agosto 2013“la talpa” in cantiere
Decenni fa il movimento operaio lottava per pane, lavoro e minor fatica. Alla lotta poteva seguire o meno la repressione secondo i rapporti di forza esistenti. Oggi invece ogni lotta trova a priori un ostacolo di possibile rilievo penale (e di tipo inquisitoriale). Deve fare i conti con una nuova realtà sapientemente (o ciecamente?) costruita negli ultimi tre decenni passo dopo passo, di emergenza in emergenza, da quella contro il “terrorista” a quella contro il lavavetri dichiarata da qualche sindaco-sceriffo.
Le democrazie occidentali rivelano una tendenza “totalitaria” che non può più essere ignorata: da un lato c’è gente in galera da oltre trent’anni e dall’altro c’è gente che è “illegale” per il fatto stesso di esistere grazie a leggi che la privano del permesso di soggiorno. In mezzo a questi due poli, e fra mille gradazioni diverse, può ormai ritrovarsi ognuno.
E ora vediamo in quale cornice stanno questi due poli estremi: nella sua specificità, il caso italiano suscita attenzione persino a livello europeo. Segnali simbolicamente forti sono arrivati dal Vaticano che ha abolito l’ergastolo e riconosciuto la tortura come reato, e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che ha dichiarato incostituzionale l’ergastolo.
E’ importante sottolineare di nuovo che l’ondata repressiva al livello sociale non avviene come repressione “a valle” di episodi signicativi di lotta violenta, ma “a monte”, quale modello di controrivoluzione preventiva offerto come politica principale – per non dire unica – nei confronti del variegato e frammentatissimo proletariato attuale. (Il “resto” è espropriazione di reddito dei poveri a favore dei ricchissimi). Perciò se prima eravamo nell’epoca del “pane e lavoro”, ora siamo in quella di “pane, lavoro e libertà”, da subito, e non “dopo”.
Diritto di manifestare, fine dell’ergastolo e no alla tortura saranno necessariamente la nuova cornice, accanto alle lotte sul lavoro e per il reddito, entro cui dovrà resistere il proletariato attuale contro la propria frammentazione e le drammatiche corporativizzazioni che possono derivarne. Sarà l’inizio di un lungo, nuovo e difficile processo storico e non il sereno suggello di un passato. Sarà il mezzo con cui costruire una grande unità oggi ancora lontana.
E non potrà essere solo una piattaforma rivendicativa: richiede ovviamente un impegno personale che vada al di là del manifestare per chiedere il diritto di manifestare.
La tendenza “totalitaria” infatti è tale perché cancella la differenza tra diritto privato e diritto pubblico. Vuole attentare alla stessa volontà dell’individuo, la vuole sostituire con la norma dell’autorità in ogni piega. Il premio ha sostituito il diritto. L’individuo non è più un “cittadino” ma un suddito o, meglio, un malato da curare da se stesso. E’ così che le aule di giustizia sono diventate un mercato (delle coscienze) attraverso nuovi riti come il “patteggiamento” e il “rito abbreviato” dove alcuni avvocati si prestano ormai a rinunciare al loro ruolo classico di difensori dell’imputato per ridursi a portaborse del pm Difficilmente la resistenza qui indicata andrà avanti se non saprà sottrarsi a questi riti e difendere invece le proprie ragioni dalla logica di mercato applicata alle idee.
Leggi anche:
L’abolizionismo: sempre di Guagliardo
Forlì, la città dei fogli di via
e tutti i link contro il FINEPENAMAI: QUI
NoTav: solidarietà dalla Francia contro il “teorema terrorismo”
La campagna mediatica di criminalizzazione del movimento No Tav ha preso una nuova piega lunedì mattina con l’uso da parte della magistratura dell’articolo 280. Una decina di compagn* del Comitato di Lotta Popolare di Bussoleno e del csoa Askatasuna sono indagati per “attentato con finalità terroristica e di eversione”. Vecchi fantasmi che tornano a galla dagli anni settanta.
In un paese dove le scelte politiche di austerità hanno portato scuole, ospedali e servizi pubblici allo sfacelo, resistere contro lo spreco di denaro pubblico a vantaggi di interessi privati, contro la distruzione del territorio e per l’autodeterminazione dei popoli è reato di terrorismo.
Questo atto intimidatorio è il nuovo passo dei Sitav e della procura di Torino che con i suoi impressionanti mezzi militari, mediatici e giudiziari non è mai riuscito a fermare la lotta. Conosciamo tutt* bene la ragione di questo accanimento. Se vince il movimento No Tav, i Sitav e chi condivide gli stessi interessi si troveranno sotto attacco e vedranno un fiorire di movimenti di resistenza in tutto il paese. La risposta al “teorema terrorismo” contro i nostri compagn* deve essere collettiva, non solo solidarietà da parte del movimento No Tav ma da tutte le altre lotte.
Siamo tutt* terrorist*, siamo tutt* partigian*!
Comité No Tav Paris
30 luglio 2013
Dal sito Comité No Tav Paris: Link
Visita anche il sito NoTavFrance: QUI
Aderisci alla campagna per l’amnistia sociale: QUI il manifesto
Le molotov dei monaci del Monte Athos piacciono: i NoTav invece so’ terroristi…
Proprio mentre nel nostro paese si svolgevano diverse perquisizioni in appartamenti di militanti NoTav, nonchè all’interno di un’osteria di Bussoleno, comune della Val Susa, per la contestazione NIENTEPOPODIMENOCHE dell’articolo 280, “attentato per finalità terroristiche o di eversione”…
(una cosa da carcere speciale insomma, da 41 bis)
anche le nostre agenzie lanciavano una notizia, come se nulla fosse.
La notizia è la resistenza ad uno sfratto: resistenza portata avanti anche con il lancio di alcune molotov, oltre che con una fitta sassaiola-
L’ AdnKronos però non commenta con toni da antiterrorismo, così come gli altri articoli che si riescono a trovare a riguardo: nessun tono da guerra, da carceri speciali, da vetri separatori ai colloqui.
Nessuna richiesta di “pene esemplari”, di “isolare i violenti”,
perché questa volta a difendersi con sassi e lancio di molotov contro gli ufficiali giudiziari sono stati dei monaci ieratici ultraortodossi che abitano il Monte Athos (dove son presenti venti differenti luoghi di preghiera) e che da anni sono in rivolta contro il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. I monaci di Esphigmenou sono stati dichiarati illegali dal patriarca Bartolomeo nel 2002 (dopo una lunga frattura religiosa nata nel 1964 di cui ci interessa anche poco), il quale ha anche vinto l’ordine esecutivo di sfratto dal monastero, che però i monaci difenderanno con ogni mezzo,
come già oggi hanno dimostrato.
Non ho un grande amore per gli ultraortodossi di qualunque latitudine del mondo:
il Monte Athos è precluso a chiunque non sia ortodosso e soprattutto a qualunque donna,
in quanto donna.
Insomma, queste righe solo per commentare, proprio oggi, come per la nostra stampa una molotov possa essere folcloristica se fuori dai nostri confini, e come invece qui,
passi per attentato con finalità terroristiche una delle lotte più belle, genuine e solide che siam riusciti a metter su in questi anni, gomito a gomito, malgrado la repressione mostruosa che l’ha sempre attanagliata.
SOLIDARIETA’ A TUTT@ I MILITANTI NOTAV INQUISITI
LA PAURA NON E’ DI CASA!
A SARA’ DURA!
[Leggi l’appello per l’AMNISTIA SOCIALE e spammaloooo]
Quando i senatori PD “siTav” prendono l’insolazione … ( e storia di una denuncia per “calunnia”)
Giustamente @zeropregi stamattina lo salutava come il Saviano della Val Susa, ma il tono di questo personaggio è forse più indisponente che quello di Saviano, che almeno quando viene preso in fallo scompare misteriosamente.
M’è bastato assentarmi un po’ per perdermi (sto cercando di recuperare) questo Stefano Esposito, senatore del Pd di Torino, che vive (ma sto caldo è così torrido e dannoso?) nel terrore delle “br” e che parla della lotta NoTav, come “movimento è stato appaltato all’esterno, in outsourcing, all’ala anarco-insurrezionalista”.
Uno che l’altro giorno in risposta al racconto di Marta, che ha denunciato (con un braccio rotto) le molestie e i palpeggiamenti della polizia dopo la manifestazione in Valle, ha scritto sulla sua pagina twitter: “Parte da Pisa per andare a fare la guerra allo Stato, prende giustamente qualche manganellata e si inventa di essere molestata #bugia”… invocando poi che fosse immediatamente denunciata per CALUNNIA.
Mi piacerebbe sapere se Stefano Esposito è a conoscenza della storia di Enrico Triaca: ma gliela riassumo, non c’è problema.
Enrico Triaca, “tipografo delle Brigate Rosse” fu torturato da Nicola Ciocia e gli uomini del suo apparato, a Roma, nei giorni del sequestro Moro, con studiate e ben preparate tecniche di tortura tra cui il noto “waterboarding”.
Una volta arrivato in tribunale, molti giorni dopo la sua cattura, denunciò le torture subite e fu rapidamente denunciato e poi condannato per CALUNNIA.
Ora a più di 30 anni dai fatti la storia si ribalta: in tribunale ci torna Enrico Triaca ma non da imputato, proprio perché la Corte d’appello di Perugia ha accolto la revisione del processo. Ora i suoi stessi torturatori hanno ammesso, quasi divertiti, tutto quel che hanno fatto sul corpo di Enrico e di molti altri, e lui giustamente vuole che quella assurda e infame condanna per calunnia sia cancellata.
Come la mettiamo Esposito? Prima di parlare azioniamo anche il cervello?
Proprio oggi sono incappata, proprio mentre pubblicavo sul blog le righe di inevitabile presa in giro all’Anpi che ha creduto al comunicato delle “Nuove BR Curcio Internazionali” (scritte probabilmente da PeppaPig) in un’intervista a Stefano Esposito che potete leggere qui e che è titolata “Io minacciato dalle BR, sempre più solo anche nel Pd”.
Io rimango basita eh!
Comunque lui è un grande eroe, perché malgrado sogni organizzazioni armate sotto casa malgrado non esistano più da quella venticinquina d’anni, continua imperterrito ad inveire ed insultare le migliaia di persone che da anni lottano in difesa della Val Susa, contro il Treno ad Alta Velocità che vuol passare sulla salute di un’intera valle e soprattutto sulla determinazione di chi la abita.
La sua terminologia minima è “teppisti”; basta l’accenno di un’alzata di voce da parte dei manifestanti che inizia a scrivere deliri sul suo blog in cui invoca “pugno duro” senza mai proferir parola sulle migliaia di lacrimogeni (4357 solo il 3 luglio dello scorso anno) e l’inaudita violenza usata dalle forze di polizia (da decenni) su chiunque manifesti, con qualunque modalità, in quel territorio.
“Dopo la conferenza stampa #notav scopriamo che lamentano 73feriti refertati all’ospedale di Susa. Ora i magistrati sanno chi c’era stanotte”: descrivi da solo chi puoi essere con le tue parole.
Non credo che nessuno possa realmente muovere minaccia contro un personaggio simile, penso che possa dormire sonni tranquillissimi:
gli artropodi non richiedono l’attenzione di alcuno, manco delle varie brigate PeppaPig che vanno di moda quest’estate tra le redazioni dei giornali ( e le sedi Anpi)
Su Enrico Triaca: QUI
Sul movimento NoTav: QUI
Per aderire al MANIFESTO PER L’AMNISTIA SOCIALE: QUI
Se invece non vi basta e oltre ad Esposito volete leggere anche i deliri di Numa: QUI
Luca Abbà, un anno dopo quel traliccio
Ad un anno di distanza dallo sgombero della Baita Clarea e dall’incidente che mi ha visto coinvolto con la caduta dal traliccio, mi rivolgo a tutti coloro che mi hanno seguito e sostenuto in questo anno, dicendo che il mio stato di salute è in lento ma continuo miglioramento, anche se, di fatto, questo episodio ha segnato per sempre il corso della mia vita. 
Di ciò posso “ringraziare” le forze dell’ordine presenti quella mattina in Val Clarea, i veri responsabili della mia attuale invalidità che spero sia solo una condizione temporanea.
Ripercorrendo quei momenti grazie ai ricordi e alle diverse testimonianze che mi sono giunte in seguito, ho potuto ricostruire i fatti ed accertare alcune verità che è importante consegnare alla storia perché restino nella memoria collettiva.
Il video girato dalla questura è stato palesemente tagliato e non mostra il momento della folgorazione, con il poliziotto ormai arrivato a pochi metri da me.
Questo agente di Polizia, che grazie agli attivisti di Anonymous ha un nome (Zampieri Andrea, II reparto mobile di Padova), ha avuto la brillante idea di inseguirmi su quel traliccio dove stazionavo tranquillamente a pochi metri d’altezza, costringendomi a salire sempre più in alto per evitare un contatto corpo a corpo.
Dai documenti resi pubblici dagli hacker si scopre che il verbale compilato dal comandante delle truppe quel giorno, Vincenzo Di Gaetano, è pieno di bugie e falsità.
I lavori NON sono stati interrotti neppure di fronte a un momento tragico come quello, in cui nessuno sapeva se io sarei sopravvissuto.
Nonostante un esposto presentato dal mio avvocato, la procura torinese nella persona del PM Ferrando non ha mai indagato per chiarire l’operato della Polizia di Stato in quell’occasione.
Di tutto ciò non mi stupisco, perché è sempre più evidente, a chi lo vuole capire, qual’è la vera natura del potere politico ed economico, che qui a Chiomonte vuole imporre quest’opera e che dovunque devasta i territori e sfrutta le popolazioni.
Sta a noi continuare a resistere, lottando per il nostro presente e per il futuro delle prossime generazioni, auspicando una vita in armonia con la terra nel segno della libertà.
Un esempio di come si possa fare si è visto nei giorni seguiti a quel terribile 27 febbraio, dove tanta passione e ardore hanno unito migliaia di persone sulle barricate in un’unica forza.
Con quella forza e determinazione sono certo vinceremo anche questa battaglia.
Val Clarea, Chiomonte 27 febbraio 2013
Luca Abbà
Tornano a casa Emanuele e Cristian: GUAI A CHI CI TOCCA
Da quelle valli e quei picchi spesso innevati c’è sempre molto da imparare.
Si impara per i vicoletti dei villaggi arroccati con i tetti in lavagna,
si impara dal loro dialetto chiuso ma stranamente accogliente:
si impara cos’è la lotta, quella senza orari nè imposizioni metodologiche,
ma si impara soprattutto cos’è la collettività, la solidarietà,
il calore dell’abbraccio di chi ti aspetta fuori,
fuori dalla cella.
Ieri notte son finalmente tornati a casa Emanuele e Cristian: LIBERI, senza alcun tipo di restrizione (cosa che palesa senza necessità di giri di parole l’ennesima pantomima costruita dalla Questura e dalla Procura, l’ennesimo ridicolo “a lupo a lupo” frutto solo di una repressione ormai dai tratti bellici.
Alle 23.15 sono arrivati a casa, nella stazione di Bussoleno,
dove in tanti, tantissimi, erano ad aspettarli, sventolando bandiere e voglia di libertà!
BENTORNATI A CASA!
A SARA’ DURA!
LEGGI : Santa Barbara made in Clarea
Francia: cariche e lacrimogeni dentro i bus NoTAV. Il comunicato.
Cosa è successo oggi a Lyon? Ve lo raccontiamo noi
Da un lato c’erano i governi delle crisi economiche dall’altro lato l’europa dei popoli, dei cittadini e delle lotte. I primi hanno firmato l’ennesimo protocollo privo di contenuti e inutile che non smuove un euro verso alcuna opera. I secondi hanno provato a manifestare il loro pensiero, la loro contrarietà verso queste scelte.

La polizia francese accoglie i NoTav, mortacciloro
Partiti alle 6 del mattino giunti a Lyon alle 3 del pomeriggio. Poi la sorpresa, in piazza le libertà finiscono sulla scaletta del pulman. Qui, a Lyon comanda la polizia del governo Hollande ed ogni tipo di corteo è vietato come lo è allontanarsi dalla piazza anche solo per andare ai servizi. Vietato abbandonare la piazza! Questo l’ordine perentorio, poi però alle 18 si fa buio e per la Police è ora di far rientrare i no tav a casa e così uomini donne anziani e bambini vengono caricati a freddo con manganelli, spray urticanti e lacrimogeni verso i pulman. Quindi i pulman vengono poi sequestrati dagli agenti che salgono e menano chiunque si alzi dal seggiolino. In un caso l’autista viene anche brutalmente sostituito da un agente di polizia che guida lui il pulman verso il confine. In un altro caso gli agenti saliti sul pulman spruzzano lo spray al peperoncino provocando il malore della quasi la totalità dei passeggeri. Ogni pulman viene quindi scortato sotto minaccia sull’autostrada e dopo il casello vengono ancora bloccati (alle 20:30 sono ancora lì). Queste le notizie che ci giungono da oltre confine. Due facce dello stesso problema? No assolutamente no. Da un lato, dentro i palazzi carnefici burocrati che in nome delle banche e della crisi sono disposti a passare sui corpi delle persone anche a costo di vedere scorrere del sangue. Dall’altro l’Europa dei popoli, della gente semplice, dei cittadini che nonostante le violenze, i soprusi e in questo caso anche i furti che da anni subisce, continua e continuerà a lottare. Non è un problema che presuppone una mediazione è semplicemente una parte quella sana che deve vincere sull’altra, quella malata.
MOVIMENTO NO TAV
Il comunicato degli studenti medi, dopo le botte in tutta Italia
Pubblico il comunicato degli studenti romani, ieri scesi in piazza come in tutto il resto del paese per protestare contro le politiche di austerity. La sola risposta ricevuta, immediata e secca, son state le botte.
I manganelli al contrario.
L’esser trascinati per i capelli.
Gli insulti.
I robocop che circondano, caricano, pestano, tentano di arrestare.
Punto.
Nè un telegiornale, nè un giornale: lo spazio dato alle mobilitazioni studentesche è inesistente.
Ma ho come la sensazione che se lo prenderanno, si prenderanno tutto lo spazio che vogliono.
Oggi 5.10.12 la città di Roma è stata invasa dagli studenti dell’Assemblea Cittadina dei licei romani.
Questa data è nata dall’assemblea in Val di Susa, convocata dalla rete nazionale studaut, dove gli studenti di tutta l’Italia hanno sentito l’esigenza di scendere in piazza, per esprimere un’opposizione sociale reale al governo Monti e alle politiche di austerity che stanno sempre più strette a tutta la cittadinanza. Le istituzioni sottolineano continuamente la mancanza di fondi per l’istruzione mentre lo stato spende 500 milioni per cacciabombardieri e 2 cm di Tav corrispondono a una borsa di studio universitaria, legittimando queste scelte come tecniche e non politiche.
In un quadro di drammatica trasformazione politica, la scuola rimane ancora una volta un luogo di costruzione e progettazione, opposizione e conflitto.
Gli studenti infatti contrastano le politiche di questo sistema scolastico e se ne riappropriano dall’interno vivendo le proprie scuole e creando dal basso controcultura attraverso cineforum, mercatini di libri a prezzi popolari, ecc… per dare una risposta concreta alla crisi, producendo momenti di riflessione e conflitto.
Queste iniziative si oppongono al progetto di scuola-azienda che questo governo, come il precendente, vuole realizzare attraverso il DDL Aprea e i test Invalsi, che mirano esclusivamente ad un’appiattimento culturale generale e alla costruzione di una scuola che premi il merito e ignori i problemi.
Il tentativo della questura di Roma, oggi,è stato quello di impedire che gli studenti raggiungessero il centro storico per manifestare la loro rabbia davanti ai palazzi del potere, opponendosi fisicamente, con uno sproporzionato impiego delle forze “dell’ordine”, al regolare svolgimento del corteo.
Nonostante ciò, gli studenti non si sono arresi e fino all’ultimo hanno portato in piazza la loro determinazione. I manifestanti infatti, estenuati da una pessima gestione della piazza da parte della questura, che aveva il palese intento di emarginare e minimizzare la protesta, hanno tentato di riappropriarsi ancora una volta delle proprie strade. Nei pressi di Porta Portese, i soggetti che giorno dopo giorno militarizzano la nostra città hanno risposto all’iniziativa degli studenti non con semplici cariche di alleggerimento, inadeguate soprattutto contro un corteo costituito prevalentemente da minorenni, ma peggio, con una vera e propria esplosione di violenza verso gli studenti, minacciando, picchiando, manganellando, arrivando addirittura ad arrestare un quindicenne estraneo ai fatti, trascinandolo per terra.
Dopo lo scontro e dopo essersi assicurati dell’imminente rilascio del ragazzo, il corteo non si è comunque arrestato ed ha ripreso il percorso fino a Piramide, dove al momento dello scioglimento ha pubblicamente denunciato la gravità dei fatti avvenuti in precedenza.
Gli studenti oggi non si sono fatti intimorire dalla gestione tirannica, del sindaco Alemanno, della città, ma anzi hanno avuto la dimostrazione del fatto che l’unica risposta che il governo e le istituzioni sanno dare è di tipo poliziesco e militare.
LA VOSTRA REPRESSIONE NON FERMERA’ LA NOSTRA VOGLIA DI LOTTARE, QUESTO NON E’ CHE L’INIZIO
Studenti Medi in Mobilitazione
Inizia il processo ai NOTAV: hanno inserito il turbo
Caselli atto primo:
a due giorni dalla riconferma a capo del palagiustizia di Torino nonostante lo sformanento di età ecco la prima sorpresa (poi neanche troppo sorpresa) del programmino punitivo del noto magistrato.
46 rinvii a giudizio su 46,
questa la allarmante verità che emerge dagli atti presentati questa mattina ai legali del movimento no tav.
Le accuse sono tutte confermate e così i no tav indagati si dovranno presentare, dalle loro dimore di restrizione e per quattro ancora dal carcere in aula ad inizio luglio per l’udienza preliminare. Ma le sorprese non finiscono qui ed ecco allora spuntare il calendario delle udienze vere e proprie, palagiustizia blindato e prenotato per tutte le settimane centrali del mese di luglio escluse le domeniche e i sabati.
Si chiama procedura d’urgenza ed è stata adottata in pochi casi di estrema importanza, ultimo quello del processo minotauro per le infiltrazioni mafiose nel nord Italia (ovviamente dopo aver messo al sicuro e fuori inchiesta i politici istituzionali piemontesi che spuntavano nei primi incartamenti). Ma di quale urgenza stiamo parlando in questo caso?
Urgenza movimento no tav, sì perchè il 26 luglio scadono i termini per la custodia cautelare, passati i sei mesi finalmente gli imputati in attesa di giudizio sarebbero tornati liberi. E invece no, pur di mantenere vivo un procedimento che cadeva da solo facendo acqua da tutte le parti nelle motivazioni di carcerazione e nelle prove si procede con urgenza. I commenti in questo caso li lasciamo tutti per i lettori, per il movimento questo processo diventa inevitabilmente come nel caso di nina e marianna e nel caso degli altri processi no tav un momento di lotta contro una giustizia di parte, pericolosa e inaffidabile.
11 aprile: APPELLO NOTAV
Appello dal movimento No Tav
Questo appello è rivolto a tutti gli uomini e donne che, in questi lunghi mesi di occupazione militare, in questi mesi di lotta e resistenza NoTav, si sono schierati al nostro fianco in ogni dove d’Italia.
Grazie a voi è stato chiaro a chi ha cuore e intelligenza che la lotta dei No Tav di quest’angolo di Piemonte è la lotta di tutti coloro che si battono contro lo sperpero di denaro pubblico a fini privatissimi, contro la devastazione del territorio, contro la definitiva trasformazione in merce delle nostre vite e delle nostre relazioni sociali.
Difendere la propria terra e la propria vita è difendere il futuro nostro e di tutti. Il futuro dei giovani condannati alla precarietà a vita, degli anziani cui è negata una vecchiaia dignitosa, di tutti quelli che pensano che il bene comune non è il profitto di pochi ma una migliore qualità della vita per ciascun uomo, donna, bambino e bambina. Qui e ovunque. In ogni ospedale che chiude, in ogni scuola che va a pezzi, in ogni piccola stazione abbandonata, in ogni famiglia che perde la casa, in ogni fabbrica dove Monti regala ai padroni la libertà di licenziare chi lotta, ci sono le nostre ragioni.
Dopo la terribile giornata del 27 febbraio, quando uno di noi ha rischiato di morire per aver tentato di intralciare l’allargamento del fortino della Maddalena, il moltiplicarsi dei cortei, dei blocchi di strade, autostrade, porti e ferrovie, in decine e decine di grandi e piccole città italiane ci ha dato forza nella nostra resistenza sull’autostrada.
In quell’occasione abbiamo capito che, nonostante le migliaia di uomini in armi, il governo e tutti i partiti Si Tav erano in difficoltà. Si sono aperte delle falle nella propaganda di criminalizzazione, si sono aperte possibilità di lotta accessibili a tutti ovunque.
Il 27 febbraio non si sono limitati a mettere a repentaglio la vita di uno dei noi, hanno occupato un altro pezzo di terra, l’hanno cintata con reti, jersey, filo spinato.
Il prossimo mercoledì 11 aprile vogliono che l’occupazione diventi legale.
Quel giorno hanno convocato i proprietari per la procedura di occupazione “temporanea” dei terreni. Potranno entrare nel fortino fortificato come guerra solo uno alla volta: se qualcuno non si presenta procederanno comunque. L’importante è dare una patina di legalità all’imposizione violenta di una grande opera inutile. Da quel giorno le ditte potranno cominciare davvero i lavori.
I No Tav anche questa volta ci saranno. Saremo lì e saremo ovunque sia possibile inceppare la macchina dell’occupazione militare.
Facciamo appello perché quel giorno e per tutta la settimana, che promoviamo come settimana di lotta popolare No Tav, ci diate appoggio.
Abbiamo bisogno che la rete di solidarietà spontanea che ci ha sostenuto in febbraio, diventi ancora più fitta e più forte.
Non vi chiediamo di venire qui, anche se tutti sono come sempre benvenuti,
vi chiediamo di lottare nelle vostre città e paesi.
Vi chiediamo di diffondere la resistenza.
Movimento No Tav
Luca Abbà ci scrive dal letto d’ospedale
A poco più di tre settimane dai fatti accorsi in Clarea il lunedì 27 febbraio scorso, mi sembra opportuno comunicare a tutti gli amici e compagni che mi sono vicini alcune notizie più precise sul mio stato di salute.
Come già si sa da qualche giorno sono fuori pericolo di vita, ma seppur la situazione vada migliorando le mie condizioni risultano ancora abbastanza serie.
Le ferite maggiori che mi trovo a dover guarire sono la conseguenza delle ustioni provocate dal folgoramento da corrente elettrica, i danni da caduta sono ormai in via di miglioramento definitivo.
Nei prossimi giorni subirò ulteriori interventi di chirurgia plastica per sistemare le aree del corpo ancora soggette a ustioni.
Mi trovo tuttora ad essere inchiodato a letto e non auto sufficiente nei movimenti degli arti e quindi dipendente da infermieri e familiari per le mansioni quotidiane.
Desidero comunque ringraziare tutti coloro che finora mi sono stati vicini e che mi hanno fatto sentire la loro presenza e solidarietà.
Chiedo a tutti ancora un po’ di pazienza (il primo ad averne dovrò essere io), per potervi riabbracciare e salutare in piena forma.
Un ringraziamento particolare va ai miei familiari e alla mia compagna Emanuela che hanno dovuto superare un momento non facile, anche per questo chiedo a tutti di allentare la pressione nei suoi confronti visto che si trova già a gestire molteplici ruoli di questa vicenda.
Sarà mia cura contattarvi personalmente nel momento in cui le cose si fossero messe al meglio per potervi incontrare e abbracciare con più calma.
In questo momento sono giustamente sottoposto alle severe disposizioni dei “reparti speciali” del CTO di Torino e quindi con forti limitazioni alle visite, riservate a parenti ed amici stretti.
Chiedo che questo scritto possa girare tra tutte le varie situazioni che hanno seguito l’evolversi della mia vicenda sperando però che non diventi oggetto di speculazione giornalistica. Sono ben contento di ricevere notizie e contatti vostri ma non garantisco di rispondere a tutti entro breve.
L’indirizzo cui scrivere è: Frazione Cels Ruinas 27 – 10050 Exilles (TO)
Da un letto di ospedale, 21.03.2012
Forza e gioia a tutti. Luca Abbà
La libertà non si arresta: presidio al carcere di Velletri
Questo che vedete linkato qui sotto è un sito nuovo, che stanno costruendo compagni e compagne intenzionati ad iniziare un percorso nuovo di solidarietà attiva con tutti coloro che vengono colpiti dalla repressione dello Stato durante un percorso di lotta,
o in giornate dove la rabbia generale si scatena contro il potere, che avanza idranti e blindati sui corpi di chi manifesta o dissente.
Una rete che possa aiutare chi si trova in carcere,
una rete che possa aiutare chi è fuori e si trova a dover combattere con il carcere,
una rete che ha voglia di urlare tutto il suo amore per la libertà
e il suo odio per qualunque forma di restrizione e privazione.
E ALLORA DOMANI INCONTRIAMOCI, SOTTO IL MURO DEL CARCERE DI VELLETRI,
ANCHE PER RACCOGLIERE L’APPELLO DEL MOVIMENTO NOTAV CHE DOMENICA ANDRA’ A SALUTARE TUTTI I COMPAGNI SPARSI NELLE CARCERI DEL NORD ITALIA E QUELLI AI DOMICILIARI.
PERCHE’ LA LOTTA NON SI ARRESTA,
PERCHE’ LA LIBERTA’ NON CE LA TOGLIERETE CERTO.
per dirla come i compagni valsusini
“LE UNICHE CATENE CHE AMIAMO SON QUELLE MONTUOSE”
http://www.inventati.org/rete_evasioni/
Quanta rabbia abbiamo provato alla notizia della condanna di Lorenzo e Giuseppe?
Quanta altra sapendo che Giovanni doveva ancora rimanere in carcere?
Oggi come oggi, ribadire, gridare e far sentire concretamente che nessuno/a è solo/a è indispensabile.
Per Sabato 10 marzo alcuni/e compagni/e si sono fatti/e promotori e promotrici di un presidio sotto il carcere di Velletri, per portare un saluto a Giovanni, che in una delle sue lettere, ci ha detto chiaramente: “Se venite nel piazzale e vi mettete vicino ai due alberi, riesco anche a vedervi…”
Tocca fare un piccolo sforzo, che in fondo è una cazzata per chi lotta per le proprie libertà e quelle di tutti/e.
Sveglia un po’ prima e tutti/e a Velletri.
Per chi vuole c’è un appuntamento per andare insieme da Termini alle 9.30 e prendere il treno regionale delle 10.07.
Durante il presidio allestiremo un gazebo dove raccoglieremo libri, materiali, messaggi, lettere, riviste, disegni, poster, manifesti, magliette, insomma qualsiasi cosa tu voglia far arrivare ai ragazzi che sono al momento privati della loro libertà, per far sentire vicinanza e solidarietà…
Se ne colpiscono alcuni/e, per mettere paura a tanti/e ed è in tanti/e che bisogna rispondere.
Perchè nessuno/a rimanga solo/a, ci vediamo sotto il carcere di Velletri alle ore 11.
TUTTE LIBERE ! TUTTI LIBERI !
Del movimento notav e del PD: senza parole per commentare
Mai mi son sentita offesa per dichiarazioni o comportamenti di persone facenti parte del PD o partiti simili, raramente ho badato alle loro parole, MAI li ho sentiti parte di me, di quel che io penso sia esser compagni e così via…non serve nemmeno sprecare parole a riguardo.
Mi pare scontato.
Però questa volta mi pare che si stia cercando di esagerare, mi pare (questo il mio umile e nervoso parere) che questi quattro ceffi dalla vita garantita dal primo vagito stiano provocando in modo becero, eccessivo, infame.
Perché nessuno gli chiede di solidarizzare con la lotta notav e la popolazione della Valle, ma almeno la chiudessero quella loro bocca, se la cucissero, se la riempissero delle loro belle ricche pietanze e basta.

L'ultimo bollettino medico di Luca è buono: è stato svegliato e ha mosso le parti del corpo che i medici hanno chiesto di muovere, le fratture vertebrali sono dunque recuperabili. Oggi pomeriggio la risonanza magnetica accerterà quanto la folgorazione sia riuscita ad intaccare i tessuti: FORZA LUCA!!
Stefano Esposito è un consigliere regionale del PD, di cui ormai mi incuriosisce anche il curriculum.
Le sue parole ve le riporto per intero perché bisogna leggerle ed anche ricordarle bene.
La sola risposta che meritano lui, come la Finocchiaro, Zanda e LaTorre dello stesso partito, che hanno chiesto al comando generale dell’arma dei carabinieri di “poter stringere la mano in segno di solidarietà e di ringraziamento al carabinieri che ieri in Val Susa è stato vigliaccamente insultato da un dimostrante privo d’onore.”
Parlano di onore, loro, che schifo…intanto leggetevi Stefnao Esposito, lui e lo spauracchio del “salto strategico” sbandierato peggio di come farebbero Libero o Il Giornale…eccolo qui:
“Di fronte alla scelta del movimento No Tav di alzare la tensione, bloccando l’autostrada, e alle preoccupanti minacce che stanno circolando sui siti antagonisti (alcuni dei quali pubblicano minacce di morte nei confronti dei poliziotti, come nel caso di Indymedia) o attraverso le dichiarazioni deliranti dei vari Perino e soci, occorre una risposta corale e netta da parte della politica. Tutti, il Governo, le istituzioni locali e i partiti devono dire, in modo forte e chiaro, che la legalità deve essere rispettata e che nessuna azione violenta e illegittima potrà essere minimamente tollerata.
Anche in occasione della conferenza stampa dei comitati No Tav abbiamo avuto un’ulteriore dimostrazione della natura di questi soggetti che, dietro l’ipocrita paravento gandhiano, adoperano un linguaggio allusivo e pericoloso e annunciano una risposta militare per rispondere alla legittima azione dello Stato. Purtroppo quasi tutti i media hanno scelto di ‘mitizzare’ il povero Luca Abbà descritto come un contadino attaccato alla terra, un luddista postmoderno con scarsa dimestichezza con l’elettricità e le altre conquiste della tecnologia. Quasi tutti si sono dimenticati di dire che il coltivatore diretto di Exilles ha un curriculum giudiziario alquanto lungo e interessante, che è un pregiudicato e un pluridenunciato per fatti violenti. Né il circo mediatico – tranne rare eccezioni – si prende il disturbo di ricordare ai vari Plano e Perino, che ogni giorno parlano di illegalità del cantiere, che il cosiddetto legal team dei No Tav in questi anni ha presentato più di 50 ricorsi a tutti i livelli giudiziari, ricorsi sempre e costantemente respinti.
Deve essere a tutti chiaro che in Valle di Susa si stanno ponendo le basi per uno scontro molto duro e pericoloso. Che tutta la galassia anarco-insurrezionalista e i vari gruppi sovversivi che fanno capo al centro sociale Askatasuna hanno trasformato la vicenda della Tav nella loro ‘battaglia di tutte le battaglie’ e stanno utilizzando la vicenda di Luca Abbà come pretesto per aggredire violentemente le forze dell’ordine e le istituzioni. Descrivere l’Italia bloccata dai No Tav senza vedere che stiamo parlando di alcune centinaia di persone che appartengono al network antagonista, significa accreditare qualcosa che non esiste. Le iniziative che sono state annunciate per il fine settimana potrebbero rappresentare l’occasione per tali gruppi di tentare un ‘salto strategico’ dagli imprevedibili esiti. In questa vicenda né la pietà umana verso le sorti di Luca Abbà né i comportamenti di pochi amministratori che hanno abdicato alle loro responsabilità istituzionali possono in alcun modo condizionare chi rappresenta lo Stato e la democrazia italiana.
Non è la Tav ad essere illegale, ma l’illegalità è di chi ha scelto la via della violenza e del teppismo per opporsi non a un’invasione nemica, ma alla costruzione di una ferrovia. Sento da più parti appelli al dialogo, ma qualcuno si è chiesto come si può dialogare con chi pretende l’annullamento del progetto Torino-Lione, oppure con chi cerca di accusare le forze dell’ordine dell’incidente avvenuto al militante No Tav? Nonostante le immagini siano chiare ed inequivocabili, nonostante la registrazione della telefonata dimostri il contrario, anche la tv pubblica tende a far passare una tesi inesistente.
Quello che sta succedendo e che succederà da qui a sabato segnerà uno spartiacque tra chi difende la legalità e lo Stato e chi li ritiene invece principi à la carte, buoni a seconda della giornata e del luogo.”
(si nota il color MERDA?)
Sabato 3 marzo, ore 15:00, corteo NO TAV, partenza da Piazzale Tiburtino, ROMA
GIOVEDI 1 MARZO : LA SEDE NAZIONALE DEL PD, DI ROMA, E’ STATA OCCUPATA DA UN GRUPPO DI SOLIDALI AI NOTAV.
DAJE! UN PO’ DI VITA IN QUELLA SEDE DALL’ODOR DI CIMITERO.
LA VAL SUSA E’ OVUNQUE! SIAMO TUTTI NOTAV!
TUTT@ LIBER@
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