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Al carcere di Santo Stefano: per ribadire l’odio contro carceri, ergastoli e privazioni di libertà


Torno a te scoglio carcerato.
Torno a te come ormai da un mucchio anni che iniziano a sembrar molti.
Torno a te e chissà che tipo di rito blasfemo ma mistico è questo: un rito strano che annualmente mi porta a varcar la stessa soglia. Una soglia arrugginita, mangiata dal mare, dal sale, dal vento e per troppi decine d’anni dalle lacrime, dalle urla dei prigionieri, dei torturati, di quelli che vedevano la libertà nel canto dei gabbiani e nemmeno nel mare, Lo scoglio di Santo Stefano e il suo ergastolo!
che a loro anche guardarlo era vietato.

Non so che rito sia, ma ormai possiamo definirlo tale.
Non so come descrivervi la sensazione che mi avvolge quando attraverso quel tratto di mare, in quanto patrimonio umano mi rispecchio. Quando sono su quel piccolo tratto di mare che tanto mi spaventa (io so’ fifona a mare) sento di far parte ancora di più di questi dannati della terra: sento il peso del cimitero liquido che si specchia sotto i miei occhi,
sento il peso di quasi 150 anni in cui quel tratto di mare era attraversato solo da prigionieri,
da ergastolani, diretti verso uno scoglio di morte lenta,
di una morte uguale ogni giorno, così da apparire eterna.

Ogni anno arrivo su questo scoglio con un bagaglio sempre più enorme.
Ogni anno entro in quel carcere e in quel cimitero con un mio bagaglio di dolore enorme,
che anche in questo giugno andrò ad aprire con loro, con gli ultimi, abbracciata a fratelli cari.
Quest’anno voglio portare con me gli sguardi di coloro che guardano il Mediterrano per la prima volta sapendo che probabilmente invece del futuro ci troveranno la morte, loro e dei loro figli.
Quest’anno su quello scoglio, bello, maledetto e struggente, voglio portare anche lo sguardo di Mumia Abu Jamal,
che come i vecchi abitanti di Santo Stefano, sta trovando la morte nel suo ergastolo,
senza aver diritto a dormire a casa nemmeno le poche notti che sembrano rimanergli da vivere.

Quest’anno sullo scoglio porto il mio ergastolo che è il dolore eterno per la disabilità di mio figlio,
ma porterò anche la più grande arma possibile contro tutto ciò: un sorriso e un fiore rosso.

SABATO 13 GIUGNO,
LIBERI DALL’ERGASTOLO SARA’ NUOVAMENTE NEL CARCERE DI SANTO STEFANO,
DAVANTI ALL’ISOLA DI VENTOTENE, PER PORTARE UN FIORE DAI COLORI DELLA LIBERTA’E PER RIBADIRE CHE LA SOLA COSA CHE CI PIACE DEL CARCERE, DEI CIE E DEGLI OPG SON LE MACERIE.
Si salperà intorno alle 11 di mattina dal porticciolo di Ventotene, e speriamo di essere tanti, come sempre.

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Con gli occhi di Luigi Settembrini

Categorie:Uncategorized
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