Anche gli ergastolani ora hanno un nome … piccoli splendidi passi nel carcere dell’isola di Santo Stefano

Foto di Valentina Perniciaro _ridiamo un nome agli ultimi della terra: cimitero degli ergastolani, Isola di Santo Stefano_
Un’emozione che non riesco a descrivere.
Quando lo scorso anno misi piede per la prima volta su quello scoglio meraviglioso le emozioni furono immense,
piene di gioia e di quella addolorata rabbiosa sensazione di prigionia.
Visitare l’isola di Santo Stefano e il suo ergastolo è un’esperienza incredibile, se la si affronta con la libertà nel sangue.
In quattro navigammo quel tratto di mare, quattro persone, una macchinetta fotografica, una super8, pala, piccone, acqua e fiori: non era accettabile che quel cimitero di ergastolani fosse avvolto dall’oblio,
non era accettabile che quei corpi e quelle 47 croci vivessero abbandonate così,
tra i canti dei gabbiani e quel vento di mare che sa di libertà, e la cura di Salvatore, da solo.
Tra quei corpi tanti fratelli, tra quei corpi anche il caro “uccisore di re” Gaetano Bresci,
anche lui abbandonato lì, senza nome, senza ricordo, senza quel minimo di dignità che dovrebbe esser garantita sulla tomba di tutti, figuriamoci la sua.
Ora di quelle 47 croci solo pochissime sono senza nome: ora quei corpi privati della propria libertà, quei corpi seppelliti dai propri stessi compagni di prigionia, hanno un giaciglio che ricorda il loro nome, e la data della loro dipartita.
E’ stata un’emozione forte, per quello queste mie parole non riescono ad uscire.
Perchè ancora devo metabolizzare l’immagine di quel cimitero tutto pulito, di quelle tombe quasi belle come non erano da chissà quanti decenni, e tutte con un nome, come non erano praticamente mai state.
E quindi scrivo qui, confusamente, senza riuscire probabilmente a trasmettervi la storia di questo gruppo,
che lo scorso anno era composto da 4 persone, e che invece ha visto aggiungere uno zero a quel numero.
Un gruppo che s’è creato in autonomia approdando su quell’isola da sconosciuti, un gruppo mosso dalla volontà di abolire l’ergastolo, di liberarsene completamente.
Quest’anno eravamo in tanti a navigare quel tratto di mare,
in tanti a girare quella curva in salita, sotto al sole, in passato dominata dal cartello “Questo è un luogo di dolore”.
Lo è ancora un luogo di dolore, lo sarà sempre, come qualunque carcere e forse più di molti altri per la portata storica e violenta che ha con sè;

Foto di Valentina Perniciaro _La campagna 10×100 Genova non è finita, approda nel carcere di Santo Stefano: NON LASCIAMO CHE CHIUDANO QUEI LUCCHETTI!
un carcere dove le storie di evasioni son purtroppo poche mentre abbondano i dettagli delle fustigazioni, della segregazione, dell’impazzimento.
Ma è anche un carcere che ha vissuto anche un periodo diverso, dove i detenuti erano molto liberi, dove si potevano fare colloqui con i propri familiari di 24 ore, in apposite case, cosa che ora a dirla pare un film.
Insomma, queste confuse righe non sono nulla se non un appuntamento a prestissimo, con un po’ di storie di quegli uomini,
con un po’ di racconti di ogni tempo,
con la vicinanza totale che sento, dal primo momento, con tutti coloro che da lì son passati, ultimi della terra, rinchiusi il più lontano possibile dalla società.
A presto con quelle storie,
con il blu di quel mare che urla libertà,
con la ruggine di quei blindi che ancora grida la violenza della prigionia.
A Gaetano Bresci,
a tutti i suoi compagni di prigionia
di ieri, di oggi e di sempre.
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Reblogged this on Vincenza63's Blog and commented:
Restiamo umani. Sempre.
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Grandissima Valentina! 🙂
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La vostra azione vi fà onore
e rende onore a delle persone,
persone come noi,
persone che forse hanno sbagliato,
persone che forse hanno pagato,
persone che noi abbiamo chiuso fuori dai nostri cuori,
in modo che la loro vista
non potesse turbare i nostri occhi
persone
Carlo
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Vale, sembri un sogno, invece ti ho conosciuta, sei vera!
Ciao
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Cè sempre un cuore che batte da qualche parte…
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CONSAPEVOLI DEL FATTO CHE PER APRIRE UNA DISCUSSIONE SUL”FINE PENA MAI” SIA DETERMINANTE LA TRASFORMAZIONE DELLE NOSTRE SOGGETTIVITA IN MOLTITUDINE… (Giacomo Mattia Letizia, con Valentina e trenta altri sullo scoglio)…. Io facevo parte e faccio parte dell'”ala ignorante” del Movimento, quelli Anarchici che leggono e si nutrono di contro-informazioni e che poi cercano di renderle Azioni di Rivolta autorganizzate e di moltitudini…..allora vi scrivo una cosa di Roversi che credo i nostri figli avrebbero scritto allo scoglio di santo Stefano. NON CI SONO NE CI SARANNO MAI IN QUESTO MONDO NE IN NESSUN ALTRO ABBASTANZA PLOTONI DI ESEQUZIONE PER FUCILARE TUTTE LE BOLLE DI SAPONE. Che la Vita ci sia leggera. marco pacifici.
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…esecuzione…
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ehm… una croce (simbolo cattolico-cristiano) per un anarchico… non per essere pignolo… 😦
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Le croci c’erano già e son 47.. Di toglierne una non ci è proprio venuto in mente
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…toglierne una…Grazie Valentina, c’è da aggiungere …da diventare miliardi di Umani di Terra Madre : ripeto insistemente: UNA MULTITUDINE.
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Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
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Scusate ma i nomi sono stati messi in modo arbitrario? Oppure in qualche archivio c’era la disposizione delle tombe?
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è stata seguita la mappa di Veronelli, ed ora stiamo cercando di ottenere le mappe catastali
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