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Quando muore un operaio…

13 aprile 2010 2 commenti

National Geographic _minatori in west Virginia_

Ogni morte sul lavoro è un assassinio.
Ogni assassinio sul lavoro è una morte ingiusta e terrificante.
La media al giorno di questo paese fa capire che parliamo di una vera e propria guerra, dove -alla spicciolata- mandiamo a morire uomini e donne, figlie e figli.
Oggi, il primo a far notizia è stato Sebastiano Storti, un operaio di 40 anni impiegato presso lo stabilimento chimico del gruppo Zambon, in una località della provincia di Vicenza.
E’ morto in un modo ancora da accertare: di certo è che la sua morte è stata orribile. E’ morto congelato dopo esser caduto in una vasca di liquido refrigerante mantenuto a 20 gradi sotto zero. La dinamica non è ancora chiara perchè nessuno ha assistito all’incidente: Sebastiano è stato trovato già morto da alcuni suoi colleghi che non riuscivano a trovarlo all’interno dell’azienda.
Era riverso all’interno di una vasca contenente 80 cm di liquido refrigerante.
Era un esperto addetto alla manutenzione, da sei anni dipendente dell’azienda.
Aveva tre bambini.
Lo stabilimento chimico è stato bloccato per l’intera giornata dallo sciopero di tutti i dipendenti.

Quando è precipitato il Tupolev con tutto il parlamento, i militari, vescovi e papponi vari del governo polacco ho scritto qualche sarcastica riga di giubilo: un “simpatico” lettore mi ha immediatamente scritto, altamente indignato, per chiedermi se quello era il mio modo di insegnare il valore della vita a mio figlio. Certamente!
Mio figlio imparerà che la vita dei padroni ha un valore decisamente diverso rispetto a quella degli sfruttati…e tu che mi scrivevi così velocemente per difendere quattro padroni nazisti (per una volta un po’ di più … ‘na volta tanto…!!)  e una carrellata di divise e medagliette, vorrei tanto sapere se ti indigni anche per Sebastiano, morto congelato.
Se ti indigni per un rumeno che cade da un ponteggio, o un fanciullo massacrato dalla polizia…

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