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Ciao Fernanda, ciao bimba

18 agosto 2009 2 commenti

Fernanda, 1960

Fernanda, 1960

Un po’ è perchè l’emozione è tanta in questo momento, un po’ perchè in questa casa non ho portato ancora nemmeno una parte del mio tesoro. Il mio tesoro sono i miei libri, il mio tesoro è fatto interamente di carta stampata, ed è un tesoro che ho iniziato a collezionare gelosamente e morbosamente a circa 9 anni.
E avevo 9 anni quando li ho scoperti, entrambi. Cesare Pavese, il mio Cesare, e la “sua bimba” Fernanda Pivano. Da sempre mi accompagnano, dal primo giorno m’hanno cresciuto e si sono fatti scoprire passo passo, lasciandomi intaccare morso a morso tutta quella letteratura che solo grazie a loro è giunta alle nostre ignoranti ottuse coste.
Quindi per l’emozione e la lontananza dal mio tesoro non posso omaggiare Fernanda come vorrei, non posso mettermi a ribattere le mie sottolineature che, sbilenche, si sono accumulate negli anni, non posso donarle i versi che lei ha donato a me e un po’ mi dispiace.
Ma mi farò perdonare al più presto.
Intanto, per non lasciare sguarnite queste pagine, per non lasciare che la notizia della tua scomparsa non tocchi questi lidi che poi da te sono stati tirati su, dolce Fern, ti lascio alcune delle parole che ti scrisse il tuo maestro, che da subito capì che dietro al tuo sguardo si nascondeva una curiosità ed un’intelligenza rare, uniche si può dire.

Grazie Fernanda, non posso che dirti questo, grazie di tutto, grazie di essere arrivata fino a 92 anni, grazie del tuo sorriso…

A FERNANDA PIVANO               Roma, Domenica 9 maggio, 1943

Con Allen Ginsberg

Con Allen Ginsberg

Cara Fern,
[…]Ieri era molto scorbutica, e scommetto che era perfino brutta. Invece di escogitare scuse e complici a tutt’andare, studi ché sarà meglio.
[…] Il sesso è la rovina della vita. Ma anche una gran consolazione. Fernanda, apprezzi il sesso che è quello che suscita le lettere e le arti e fornisce di cittadini la patria. Lo apprezzi.
Mi scriva se lo apprezza. Suo
                                                             Pavese 

A FERNANDA PIVANO               Roma, 25 maggio, 1943 
Cara Fernanda,
che lei è cattiva ed egoista l’ho sempre saputo, ma neanche io non scherzo e quindi sono disposto a correre il rischio. Ma parliamo di cose più decenti, si è decisa o no a studiare?
Cara Fernanda, quando ci si rifiuta di sposarmi, almeno si ha il dovere di risarcirmi facendosi una cultura e imparandola più lunga di me.[…] O sposi subito il capostazione e smetta! 
[…]Fernanda, si mangia poco a casa nostra e, su cinque, tre hanno preso la tosse asinina. L’attendo anch’io, e in questa certezza La saluto caramente, non senza augurarmi che noi due siamo insieme, in una casetta di mare, entrambi con la tosse asinina, a darci i colpetti sulla schiena e confondere i nostri ruggiti.
Suo              Cesarino

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