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A zia cunnà
C’abbiamo provato, ma è andata male.
Ci abbiamo provato a rifare le orecchiette, sono venute anche buone, sono venute anche spesse, saporite, hanno mantenuto la cottura, si sono amalgamate bene col sugo, quello che ti piaceva a te. Ma mica erano quelle: non avevano quel sapore, quella consistenza solida e ricca di terra, di grano, di acqua e del tuo tocco. Erano diverse, gli mancava tutto a quelle orecchiette, malgrado prima della tua scomparsa nessuno era riuscito a farle mai.
E invece sono riuscite, sono venute naturali, come si qualche altra mano arricciava quel quadratino di farina e semola, di acqua e memoria.
C’hai dato una mano, ma non è stato per niente uguale.
Quando ti si chiamava per gli auguri la tua voce sembrava quella della più piccola e contenta delle bambine, una fanciulletta emozionata di scoprire giorno dopo giorno tutta quella gente intorno.
Nemmeno due mesi che c’hai lasciato e il vuoto è tangibile, appoggiato su ogni oggetto di questa casa nuova che ha più cose tue che mie.
Nemmeno due mesi, due mesi in cui è cambiato tanto dentro di me, ma senza la tua presenza sorridente e ferma. Non riesco a rassegnarmici: piango una foto che non vedrò mai. Piango un’immagine ancora che potevi regalarmi e invece non ce l’hai fatta.
Stanca com’eri, illusa com’eri che saresti tornata tra le sue braccia e che tutte quelle decine d’anni separati erano ormai più che sufficienti: più che sufficienti per aver costruito un mondo intorno a te che siamo stati noi. Un mondo che sono stata io, cresciuta su quel pavimento con gli occhi al Fontanone e l’orecchio al cannone, in attesa del rintocco che ci faceva metter su qualcosa da mangiare.
Le tue mani sulla mia pancia: il più bel regalo che potevi lasciarmi come saluto: ma il dolore di una vita senza di te non riesce a colmarlo nulla, mai.
Sento la tua risata, vedo il bianco/nero a scacchi di quel pavimento che mai ho più voluto vedere: sento lo scrocchio delle friselle, la forza di quel pecorino che sapevi che amavo quando ancora non arrivavo a prenderlo da sola sul tavolo.
Il tuo sorriso riempie ogni mia giornata, le tue parole riempiono il mio amore, la tua mano è ancora sulla mia pancia che cresce.
E ci sarai, come nessun altro, ci sarai sempre…pillu sangue se ci sarai!
Sei dentro di me zia, sei dentro di me come la più bella delle nonne, delle zie, delle mamme, delle sorelle, delle amiche.
La mia migliore amica, dal giorno che sono venuta al mondo…
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