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In Cina a colazione mangiano il padrone…

27 luglio 2009 1 commento

Cavolo…l’Asia è in fermento. O meglio la sua classe operaia, super sfruttata e in corsa verso una crescita economica mostruosa.
Dopo le notizie degli operai in sciopero/occupazione in Corea del Sud, ormai sotto costante minaccia di più di 6000 celerini fuori i cancelli,
ci arriva la notizia dalla Cina di un linciaggio avvenuto per mano di centinaia di operai che hanno bastonato a morte, non permettendo i soccorsi, un uomo molto importante per il capitalismo cinese.
Per ora incollo la notizia così come è apparsa sul Corriere della Sera, in attesa di aggiornamenti

PECHINO (CINA) — Migliaia di ope­rai urlanti hanno inseguito il direttore generale di una socie­tà dell’acciaio e lo hanno mas­sacrato a colpi di pietre e ba­stoni. È successo a Tonghua, nella provincia di Jilin, nel Nor­dest della Cina. La vittima, Chen Guojun, un quarantenne dirigente del­la Jianlong Steel Holding Com­pany, azienda statale dell’accia­io, si è presentato a Tonghua, dove è attiva una società loca­le che opera anch’essa nel cam­po dell’acciaio, la Tonghua Iron and Steel group.

Il compi­to di Guojun era quello di ope­rare una fusione tra la sua azienda e la Tonghua Iron and Steel group. In pratica la com­pagnia Jianlong avrebbe assor­bito l’acciaieria di Tonghua. Gli operai si oppongono al­la fusione dei due gruppi per­ché avrebbe come conseguen­za il licenziamento di migliaia di persone. Sembra che dei 30 mila operai di Tonghua, circa 10 mila avrebbero perso il la­voro. Di qui la reazione furi­bonda. Quando Guojun è arri­vato da Pechino ha trovato mi­gliaia di uomini minacciosi che hanno circondato la sua auto. Il dirigente è riuscito a sgusciare fuori dalla vettura e ha cercato scampo lungo le scale dell’edificio in cui si tro­vano gli uffici aziendali. Non è andato lontano. Torme di operai inferociti lo hanno inseguito colpendo­lo alla testa con randelli e sca­gliandogli addosso mattoni e pietre. Nel frattempo migliaia di lavoratori facevano muro per impedire alla polizia di in­tervenire. Gli agenti che han­no cercato di forzare il blocco sono stati aggrediti e si sono visti incendiare tre auto.

Gli operai non si sono mossi nem­meno quando la sirena di un’ambulanza, chiamata per soccorrere il dirigente, cerca­va di convincerli a lasciare un varco libero. Chen Guojun, secondo il Centro informazione per i di­ritti umani di Hong Kong, è stato lasciato morire sulle sca­le. Come ha confermato un uf­ficiale della polizia al giornale South China Morning Post . «È vero. L’aggressione c’è stata. La gente ha impedito all’ambu­lanza e ai medici di portare soccorso». All’origine della ri­volta pare che ci fosse anche il risentimento nei confronti del manager Guojun per i suoi alti guadagni. L’anno scorso ha in­cassato 3 milioni di yuan, una cifra enorme per la Cina, che corrisponde a poco più di 300 mila euro. Secondo una tv loca­le, dopo la violenta reazione degli operai, il governo ha de­ciso di «accantonare in via per­manente » la fusione delle due aziende. E questo ha riportato la calma. La fusione tra azien­de dell’acciaio risponde a un progetto che l’amministrazio­ne di Hu Jintao ha varato da tempo. La Cina è il più grande produttore al mondo di accia­io, ed è anche il maggior con­sumatore di questo metallo. La politica di Hu Jintao, molto statalista, mira a creare, attra­verso fusioni aziendali, dei co­lossi in grado di sfidare qua­lunque holding sul piano mon­diale. Decine di aziende sono state accorpate e oggi nel cam­po dell’acciaio operano tredici grandi gruppi cinesi. Ma il pia­no di fusione si scontra con la reazione degli operai timorosi di perdere il lavoro. A parte l’episodio di Tonghua, si sono già verificate rivolte anche in altre località.

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