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A Vik, tornato a casa dalla sua amata Palestina


Operazione "piombo fuso"

Oggi pensavo che mi piacerebbe assaggiare la terra come la assaggiano i musulmani, quando muoiono.
Oggi pensavo che vorrei esser cremata, questo si, che vorrei diventare un nulla, ma che probabilmente in questo modo toglierei la “gioia” ai miei figli di potermi augurare una terra lieve, come sepoltura.
E allora ho pensato che i musulmani in questo son più fortunati: solo un lenzuolo e poi, faccia a terra, si lasciano abbracciare dalla grande mamma, riempire ogni buco, tappare ogni sospiro proprio dalla terra, filtrata solo da un po’ di stoffa.
Bello, mi mette un senso di relax pensarlo, un senso di totale appartenenza alla vita stessa.

Pensieri che facevo proprio oggi, pensando al tuo corpo che iniziava ad assaggiarla questa terra perenne.
E tu Vik? Chissà come volevi entrare nel suolo, chissà come immaginavi la tua morte che così tante volte hai sfiorato, andando a “ballare il rock ‘n roll” -come dicevi tu – quando salivi sulle ambulanze palestinesi, durante i bombardamenti della Striscia di Gaza.
Sei morto a casa tua, malgrado quella vera il tuo corpo l’ha rivista solo ora.
Sei morto a casa tua, tra la gente che avevi scelto come famiglia, questo è il solo pensiero che rende tutto ciò meno straziante.
Il peggiore dei pensieri è che la mano che ti ha ucciso, quella che ha stretto a morte il tuo respiro, è palestinese.
Io penso fermamente che il colpevole, il solo colpevole reale della tua morte sia l’occupazione militare e il sionismo;
penso fermamente che le responsabilità siano israeliane di quel che accade dentro quel carcere che è Gaza, ma non riesco a darmi pace un secondo nel pensare che i tuoi assassini parlavano la lingua che tanto amo.
Ciao Vik, che la terra ti sia lieve.

  1. 24 aprile 2011 alle 21:25

    “..parlavano la lingua che tanto amo.” e parlo

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  2. ginodicostanzo
    24 aprile 2011 alle 22:28

    La responsabilità israeliana in queste cose non è mai indiretta, anche se la mano è stata palestinese…

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  3. 24 aprile 2011 alle 22:29

    lo penso anche io…ma quella mano, quella mano mi uccide due volte

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  4. ginodicostanzo
    24 aprile 2011 alle 23:50

    In ombra di cappello
    fosforo in volute
    di pipa vezzosa
    occhi e voce di bimbi
    di bomba
    – quanti arti mancanti all’appello
    di pesca rubata di sangue d’olivo
    e sul muro battevi
    sul muro non pianto
    sul muro vergogna
    col petto a petto
    a petto a pallottola
    casa casa a casa
    eri e sei ora nell’ora
    finale
    diversamente umano
    tra umani dispersi
    resti.

    ciao, Vittorio

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  5. goran
    25 aprile 2011 alle 11:25

    ….quando parole diventano povere e fatti cominciano a contare,onore e pace a carissimo fratelo Vitorio……… QUANDO I DESIDERI DIVENTANO ASPIRAZIONI,PERCHE NON SI POSSONO RAGGIUNGERE NEL CIELO,E POI QUANDO LE ASPIRAZIONI DIVENTANO UNA FANTASIA,PERCHE SONO VELATE DELLA NEBBIA E VANO VIA CON LE NUVOLE PER VIVERE IN ALTO.POI UNA FANTASIA DIVENTA SOGNO,PERCHE E MORTA E NON BUSSA AL MURO DELL ANIMA SE NON QUANDO CADONO LE TENEBRE.

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  1. 19 febbraio 2013 alle 11:32
  2. 20 febbraio 2013 alle 20:49

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