A Vik, tornato a casa dalla sua amata Palestina
Oggi pensavo che mi piacerebbe assaggiare la terra come la assaggiano i musulmani, quando muoiono.
Oggi pensavo che vorrei esser cremata, questo si, che vorrei diventare un nulla, ma che probabilmente in questo modo toglierei la “gioia” ai miei figli di potermi augurare una terra lieve, come sepoltura.
E allora ho pensato che i musulmani in questo son più fortunati: solo un lenzuolo e poi, faccia a terra, si lasciano abbracciare dalla grande mamma, riempire ogni buco, tappare ogni sospiro proprio dalla terra, filtrata solo da un po’ di stoffa.
Bello, mi mette un senso di relax pensarlo, un senso di totale appartenenza alla vita stessa.
Pensieri che facevo proprio oggi, pensando al tuo corpo che iniziava ad assaggiarla questa terra perenne.
E tu Vik? Chissà come volevi entrare nel suolo, chissà come immaginavi la tua morte che così tante volte hai sfiorato, andando a “ballare il rock ‘n roll” -come dicevi tu – quando salivi sulle ambulanze palestinesi, durante i bombardamenti della Striscia di Gaza.
Sei morto a casa tua, malgrado quella vera il tuo corpo l’ha rivista solo ora.
Sei morto a casa tua, tra la gente che avevi scelto come famiglia, questo è il solo pensiero che rende tutto ciò meno straziante.
Il peggiore dei pensieri è che la mano che ti ha ucciso, quella che ha stretto a morte il tuo respiro, è palestinese.
Io penso fermamente che il colpevole, il solo colpevole reale della tua morte sia l’occupazione militare e il sionismo;
penso fermamente che le responsabilità siano israeliane di quel che accade dentro quel carcere che è Gaza, ma non riesco a darmi pace un secondo nel pensare che i tuoi assassini parlavano la lingua che tanto amo.
Ciao Vik, che la terra ti sia lieve.
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“..parlavano la lingua che tanto amo.” e parlo
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La responsabilità israeliana in queste cose non è mai indiretta, anche se la mano è stata palestinese…
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lo penso anche io…ma quella mano, quella mano mi uccide due volte
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In ombra di cappello
fosforo in volute
di pipa vezzosa
occhi e voce di bimbi
di bomba
– quanti arti mancanti all’appello
di pesca rubata di sangue d’olivo
e sul muro battevi
sul muro non pianto
sul muro vergogna
col petto a petto
a petto a pallottola
casa casa a casa
eri e sei ora nell’ora
finale
diversamente umano
tra umani dispersi
resti.
ciao, Vittorio
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….quando parole diventano povere e fatti cominciano a contare,onore e pace a carissimo fratelo Vitorio……… QUANDO I DESIDERI DIVENTANO ASPIRAZIONI,PERCHE NON SI POSSONO RAGGIUNGERE NEL CIELO,E POI QUANDO LE ASPIRAZIONI DIVENTANO UNA FANTASIA,PERCHE SONO VELATE DELLA NEBBIA E VANO VIA CON LE NUVOLE PER VIVERE IN ALTO.POI UNA FANTASIA DIVENTA SOGNO,PERCHE E MORTA E NON BUSSA AL MURO DELL ANIMA SE NON QUANDO CADONO LE TENEBRE.
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