Comunicato sulla condanna a Giovanni Caputi: COLPIRNE UNO PER RI-EDUCARNE MIGLIAIA
Colpirne uno per…ri-educarne migliaia
E’ arrivata la prima condanna per le\gli arrestate\i del 15 ottobre. Una condanna pesante che ci sembra essere, ancora una volta, la vendetta della Legge nei confronti di chi ha poco o niente per difendersi.
Sembra che abbiano deciso di far pagare tutto a lui.
Dopo tutto l’insopportabile marasma mediatico creatosi subito dopo gli scontri del 15 ottobre, la repressione continua a colpire, sempre più seriamente.
Giovanni Caputi, l’unico che era ancora in stato di detenzione, dentro Regina Coeli, proprio perché senza alcuna dimora, è stato condannato con il rito abbreviato dal Tribunale di Roma a tre anni e 4 mesi di detenzione per resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale.
Ma la procura fa già sapere che forse non basta e, ora che ha ottenuto la trasmissione degli atti dal tribunale, vuole indagare anche per il reato di devastazione.
Vogliamo continuare a sostenere chi si è trovato prima colpito da accuse pesanti e poi da una condanna che trasforma una persona nel capro espiatorio delle migliaia che c’erano in piazza.
Ora che il governo dei banchieri si è insediato, crediamo che sia ancora più importante sottolineare contro chi continueremo a scagliare la nostra rabbia: i padroni, le banche, la classe politica tutta. Tutti pronti ad abbracciare il commissariamento de facto delle istituzioni europee, per un modello economico giunto al capolinea.
Noi, però, abbiamo un’arma che loro non hanno.
Quella solidarietà che si mette in moto quando sentiamo che uno spirito affine è in difficoltà. E allora il nostro impegno deve essere quello di far sentire a Giovanni tutta la nostra solidarietà.
Lanciamo un appello alla Roma solidale, se ancora esiste: cerchiamo collettivamente un domicilio per Giovanni, affinché almeno possa uscire da quell’infame luogo che è Regina Coeli, seppur in regime di arresti domiciliari.
Raccogliamo dei soldi, affinché possa fare un minimo di spesa.
Mandiamogli dei vestiti, al contrario di quello che credono i buoni cittadini, in carcere fa molto freddo.
Regaliamogli dei libri, senza di loro dentro il tempo può sembrare infinito.
Scriviamogli lettere, per far sentire a Giovanni che fuori ci sono delle persone che lottano anche per lui.
Facciamogli sentire la nostra voce fuori dal carcere di Regina Coeli, e facciamola risuonare nelle strade.
Partecipiamo in massa il prossimo 5 dicembre all’udienza del processo contro Ilaria, Robert, Stefano.
Continuiamo a sottoscrivere per le spese legali presso il c\c di Radio Onda Rossa: conto corrente postale CCP n. 61804001 intestato a: Cooperativa Culturale Laboratorio 2001, Via dei Volsci 56 – 00185 Roma. Causale: “15 ottobre”; effettuando un bonifico bancario intestato a: Cooperativa Culturale Laboratorio 2001 Codice IBAN: IT15 D076 0103 2000 0006 1804 001 Causale: “15 ottobre”.
Se il silenzio è il primo sintomo della loro vittoria, noi continueremo sempre a gridare.
Le nostre lotte camminano con Giovanni e per Giovanni.
Libere/i tutte/i
I compagni e le compagne
Invio a parte venti euro perchè di più non posso e come si suol dire basta il pensiero ed in questo caso la solidarietà; anche a me è capitato di uscire di carcere e dovermi pagare a rate le spese processuali, comprese le perizie sulle armi, perchè anche il Comitato Nazionale per le spese processuali (comitato anarchico!!) mi rifiutò un aiuto..non ero in “linea” ed anzi ero in odore di lottarmatismo! Bella gente eh?! comunque l’inportante è non piegarsi mai Un abbraccio a Giovanni. Gianni Landi
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porcoddio ho scritto che gli do la residenza il domicilio quello che serve a casa …mia… fra virgolette nel senso che tutti siamo in mano alle banche… Giovanni è mio figlio come tutti i cuccioli: Gli avvocati prendano contatto con me . Svejamose cocchi e cocche mie. Non sto a spara’ cazzate. Ho passato in carcere gli anni piu belli(???!!!???) della mia vita e non scriverei mai quello che scrivo se non potessi scriverlo. ariporcodddio!
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Aggiungo dal punto di vista “tecnico” che la condanna a 3 anni e 6 mesi in abbreviato per il delitto di resistenza (che significa 5 anni senza lo sconto di legge per il rito, ovvero il “tetto” massimo di pena previsto dal legislatore) risulta anche del tutto sperequata rispetto alla condanna complessiva a 4 anni inflitta qualche tempo fa ad alcuni manifestanti milanesi per il molto più grave delitto di “devastazione” (più altri reati in continuazione, tra cui appunto la ben meno grave resistenza, per cui fu applicato un aumento di pena, il che significa che per la devastazione fu comminato meno di 4 anni) per i fatti di Corso Buenos Aires, processo dove io assistevo, come avvocato, uno di loro. Non si comprende dunque dal punto di vista meramente giuridico come possa essere punita quasi alla stessa stregua, e dalla medesima A.G di uno Stato, la collettiva devastazione di una zona di Milano e la individuale reazione ad una pattuglia di Roma….
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Marco, non bestemmiare!
Voglio bene a te e a Valentina: siete due persone generose!
Mi sentivo in colpa a non fare nulla e così ho trovato il modo, mentre ero in città a fare altro, sia per spedire una lettera a Giovanni sia per entrare alla posta e inviare la cifra simbolica di venti euro.
Grazie per le informazioni!
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Grande Donatella!
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???? Beate voi che con Paolo P… avete discettato … L’unica cosa che posso dire è che quando ho saputo che era a mammagialla sono andato a strillare(la fisarmonica di Oreste non è il mio forte…) sotto al lager…stranamente non mi han bevuto…forse son troppo vecchio….eheheheh
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ha fatto un sorriso bello bello!
😉
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😉 pardon ma che c’entra piccipicci co’ noi? me sa che deve cambia’ fornitore de sostanze…
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