Le responsabilità delle briciole di Dacca

Tra le macerie di Dacca, il marchio Benetton

“Il Gruppo Benetton intende chiarire che nessuna delle società coinvolte è fornitrice di Benetton Group o uno qualsiasi dei suoi marchi. Oltre a ciò, un ordine è stato completato e spedito da uno dei produttori coinvolti diverse settimane prima dell’incidente. Da allora, questo subappaltatore è stato rimosso dalla nostra lista dei fornitori“: una prima mezza ammissione.
Stiamo solo parlando della morte di “almeno” 381 operai: nell’articolo di Marco Quarantelli, uscito sul Fatto Quotidiano (e che potete leggere qui) c’è una lunga lista di aziende italiane che hanno molto a che fare con lo sbriciolamento di un palazzo di otto piano, in Bangladesh, posto di lavoro di centinaia di persone.
Ovviamente c’è la gara di smentite e mani di padroni che provano a lavarsi il sangue da dosso:
“Riguardo alle tragiche notizie che provengono dal Bangladesh Benetton Group si trova costretta a precisare che (…) i laboratori coinvolti nel crollo del palazzo di Dacca non collaborano in alcun modo con i marchi del gruppo Benetton”. (24 aprile 2013)
E’ notorio che i padroni si assolvono sempre, e trovano sempre giornalisti e “opinionisti” che fanno delle assurde e illogiche sparate (su giornali e reti televisivie) per distogliere l’attenzione su questo plurimo omicidio di massa.
I balbettii di Benetton poi sono ridicoli: trovano sue etichette nelle macerie,….e “qualcheduno” dice che questa fabbrica “falsificava” le magliette Benetton. Vogliono farci credere che questa forse era una fabbrica che faceva magliette pirata?
Tutta la moda a basso prezzo italiana è fatta in queste povere zone.
All’Oviesse, basta guardare le etichette degli stessi jeans.
Bangladesh, Malesia,l India.
Il padrone però si dice ingannato dai suoi fornitori:
Il padrone paga chi lo inganna? Niente di tutto ciò: è il padrone che controlla tutta la filiera.
Complevole che si autoassolve come sempre.
Si crede forse un benefattore?
Leggetevi la parte del Capitale, in cui Marx ben descrive come erano trattati i bambini lavoratori nelle fabbriche tessili inglesi del 1800.
Mi pare che il capitalismo ha spostato la sua zona di brutalissimo sfruttamento, tutto qui.
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