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Le file all’alba per andare a lavoro: sfruttamento ai tempi del Covid

13 Maggio 2020 1 commento

Il video pubblicato ieri da Fanpage racconta una Roma diversa da quella che conoscevamo fino a qualche mese fa, e sicuramente ancora diversa da quella che realmente vivremo tra qualche settimana, quando ricominceremo tutti a lavorare con le distanze di sicurezza, necessarie ancora per mesi.
p670-2Ingressi contingentati nelle metropolitane: quando lo leggevamo chiusi dentro le nostre case già avevamo una vaga idea di quello che sarebbe stato, vista la condizione drammatica in cui si trova il trasporto pubblico cittadino; ed ora eccoci qui.
Con file silenziose nel buio dell’alba delle periferie davanti ai capolinea della linea della metropolitana, di centinaia di lavoratori, di sfruttati, di subalterni, di precari, che ora per recarsi a lavorare devono anche subire tutto ciò, come fosse normale: alzarsi molto prima che sorga il sole e attendere il proprio turno per chissà quanto, solo per dare inizio alla lunga giornata lavorativa che li aspetta.
Perché sono centinaia di migliaia le persone che non possono permettersi un’alternativa al mezzo pubblico, perché Roma è Roma e le distanze da coprire sono immense e con loro i costi. Perché le persone che sono lì in fila, con silenziosa rabbia, sono facchini, badanti, addetti alle pulizie, i tanti che mandano avanti anche gli ospedali pubblici di cui tanto si riempiono la bocca.
Gli ultimi, i paria, gli esclusi.

E se fosse questo il momento giusto per ricostruire un movimento di lotta, di massa, capace di sognare nuovamente l’abbattimento del capitalismo, di ridettare i tempi, i ritmi, di strappare una ridistribuzione equa e necessaria dei beni, delle risorse, delle terre? Se fosse questo il momento per sovvertire l’ordine, per pretendere una vita altra, condizioni altre, futuro altro,
per crescere una generazione che sia in grado di sognarlo come fecero ormai quasi mezzo secolo fa? Se fosse il Coronavirus e la forzata detenzione del pianeta, il controllo totale ormai interiorizzato, il capitalismo della sorveglianza a farci capire che è giunto il momento di dire basta??
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L’Italia del Covid: il paese dei “congiunti”

27 aprile 2020 7 commenti

Stupidamente ieri sera abbiamo atteso il discorso di Conte, sperando che potesse minimamente cambiare la condizioni di noi tutt*,
invece è stato uno strano cortometraggio di un monologo pieno di parole che rigiravano costantemente una frittata priva di contenuti, priva di comunicazioni su come realmente si contrasta e si contrasterà questo fottuto virus nei prossimi mesi ma soprattutto priva totalmente di minime linee guida per capire di che morte secondo loro dovremmo silenziosamente perire.images
Che da ieri si può anche avere un funerale con 15 partecipanti eh ( o forse 14 se si conta il defunto, non c’è un comma che specifichi!), morire si può!
Tra le tante cose che vorrei dire e che per buon gusto non dirò, soprattutto per quanto riguarda l’assassinio quotidiano perpetrato da Confindustria in questi mesi o i bambini e i minorenni tutti, ancora una volta esclusi ed innominati, costretti al nulla, la cosa che più ha stonato alle mie orecchie ieri sera era una parola che costantemente rimbombava nelle parole del Presidente del Consiglio e con orrore ho ritrovato sul Decreto: I CONGIUNTI.
Ma chi sono i congiunti? Parenti di primo grado? Parenti tutti?
Questo decreto ci dà la possibilità di uscire perché riconosce come “necessari gli spostamenti per incontrare congiunti”: ma chi sono?
Perché io ad esempio ho un solo congiunto di primo grado nel pianeta, fuori dal nucleo familiare con cui vivo. Ma ho delle relazioni sociali che vorrei mantenere, con tutte le necessarie distanze e sicurezze: il congiunto può essere la mia amica?
Il congiunto è una fidanzata che abita dall’altra parte della città e che non incontro già da mesi? Si può scopare in questo paese o possiamo solo incontrare nonno, mamma, sorella e fratello? O esiste solo la famiglia tradizionale, riconosciuta?
Non è dato sapere.
O forse basta andare sul dizionario e scoprire alla lettera che cosa vuol dir “congiunto”, l’avranno fatto cazzarola prima di scrivere il decreto no?
Me sa di no perché ecco quel che dice il dizionario Zanichelli:
congiunto
/con·giùn·to/
aggettivo e sostantivo maschile Legato da parentela, amicizia, ecc.
????
Qualcuno ci spieghi meglio eh!!
Qui uno dei punti del decreto: Sull’intero territorio nazionale sono consentiti solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o per motivi di salute, e si considerano necessari gli spostamenti per incontrare congiunti purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno un metro e vengano utilizzate protezioni delle vie respiratorie; in ogni caso, è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in una regione diversa rispetto a quella in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute; è in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza.
immagini.quotidiano.net

Brutali violenze poliziesche a Milano, il 25 aprile

25 aprile 2020 1 commento

Il video che potete vedere andando su questo link, QUI, non lascia poi senza parole e non ci stupisce nemmeno così tanto ma certo non va taciuto. E’ stato girato poco prima di mezzogiorno da una finestra di una via milanese, proprio oggi, 25 aprile 2020, 75° anniversario della liberazione dal nazifascismo.
Un 25 aprile diverso da sempre, vista l’impossibilità di muoversi a causa dei decreti emergenziali per il Coronavirus, un 25 aprile che ci toglie via dalle piazze, dalla collettività, dal calpestare insieme le strade e riempirle del rosso delle bandiere e degli ideali di libertà. Sempre e comunque.

Appello-per-il-25-aprile1-scaledMa anche un 25 aprile dove si era deciso di iniziare a violare le misure, di farlo insieme, con tutte le cautele del caso, ma farlo, per commemorare i partigiani ma anche per riprendersi una prima boccata di vita.
Perché se è ovvio che dovevamo tutelare la comunità e rimanere a casa, se è ovvio che non c’era probabilmente altro modo per frenare una crescita esponenziale dei contagi … non è certo ovvio ritrovarsi con le strade svuotate dalla vita e riempite solo da pattuglie, repressione, controllo totale.
Quello a cui abbiamo assistito in questi giorni, il costante abuso di potere perpetrato in ogni strada ed in ogni contesto non può certo continuare a proseguire.
Bisogna rimetterli al loro posto,
bisogna riprendersi le strade per vivere, per stare insieme, e non solo per gli interessi di Confindustria che invece ci manda sereni sereni a morire ammazzati sui posti di lavoro.

Le immagini di Milano di questa mattina si susseguono a quelle di Torino di qualche giorno fa : dobbiamo fare in modo che questo non riaccada. Imparare a riprenderci le strade in massima sicurezza, tentare di riappropriarsi della vita malgrado i prossimi mesi complicati con l’inevitabile “distanziamento sociale”.

Bisogna fargli capire che non si è disposti a vivere così,
mandati al macello per gli interessi dei padroni,
detenuti in casa con i droni a controllarci
e in fila silenziosi davanti ai supermercati.

Qui i link : VEDI IL VIDEO
poi  Milano Via Padova

QUI invece potete ascoltare da Radio Cane il racconto della giornata : ASCOLTA

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