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Posts Tagged ‘ipocrisia’

Facebook e il Safety Check “pe’ cchi ce pare a noi”

16 novembre 2015 1 commento

E’ un’idea grandiosa per chi come me ha amici sparpagliati in ogni latitudine del pianeta, Medioriente in primis.
Un semplice click su un messaggino permette in un istante di dire a tutti i tuoi contatti che stai bene, che il disastro avvenute nelle tue vicinanze non ti ha toccato.
Non ti costringe a prender parola, a commentare, a trovare il tempo di scrivere uno status nel trambusto del momento: un semplice click e anche il parente americano di sei generazioni fa sa che stai bene.
Una semplce notifica che arriva a tutti i cellulari presenti nella zona del disastro, un semplice OK da cliccare: quanta genialità.

In quella lunga serata di parigi, che si è trasformata in una notte in bianco per molti e soprattutto per chi come noi in quella città ha vissuto tanto, è stato utile: non c’era bisogno di chiamare e cercare tutti, qualcuno appariva da solo, con un “sto bene”.

Peccato che io ho un sacco di amici a Beirut, a Damasco, al Cairo: TANTI.
E mai questi social network mi son stati utili per cercare qualche amico: eppure anche a Beirut ci son teatri e caffè, anche e soprattutto a Beirut si muore per la strada perché salta in aria una macchina, un pacco o uomo bomba, arriva un missile.
Il Safety Check Botton sarebbe proprio interessante in quelle latitudine, ma niente.

L’ipocrisia che ci avvolge ogni tanto è talmente ridicola che si fa fatica a commentarla.
Chissà quanto poco ci vuole per i programmatori per inserire anche la zona mediorientale, o keniota, o nigeriana in questo simpatico programmino. Pensate agli studenti universitari kenioti, falciati a centinaia in una sola mattinata quanto sarebbe stato utile per ritrovare amici, fratelli, figli.
Non mancano le risorse nè probabilmente tempo e voglia. Manca proprio il pensiero, manca completamente l’empatia e la solidarietà, lo sgomento e l’indignazione quando i morti sono al di là del mare,
o dentro, nel suo profondo ventre.

Un paese di questurini, che fa finta di occuparsi di lapidazioni (solo iraniane ovviamente)

11 settembre 2010 1 commento

Ne parlavamo l’altro giorno a quattr’occhi: non si evade più.
I numeri parlano da soli: nel 2010 ci sono stati 9 tentativi d’evasione dalle carceri italiane.
Nulla, se contiamo che mai come ora c’è stato un numero così alto di detenuti.

E non si evade…ti credo!
E dove vai? Esci per andare dove? Chi ti protegge? Chi ti nasconde? Chi batterà le mani al fatto che ti sei riappropriato della tua libertà?
Un paese di questurini, di ammiratori travaglisti dei tribunali e dei giudici, di lettori di Saviano e dei suoi amici Carabinieri, un paese che col suo popolo viola (l’avanguardia sinistrorsa no? mamma mia che schifo!) sa chiedere solo manette.
Un paese che si indigna per la lapidazione di Sakineh ma parallelamente espelle in Nigeria le prostitute fermate senza regolare permesso di soggiorno: faranno la stessa sorte di Sakineh, ma non è Iran, quindi non ce ne frega un cazzo!! Ipocrisia da P.D., ipocrisia da personaggi “di sinistra”, da non violenti, da pacifisti, da burattini manovrati quali sono!
E così anche i medici diventano guardie: i medici denunciano, i medici con il filo diretto con la Questura.
Ecco qui l’articolo da Macerie:

Trappole e vendette questurine

Mentre la Prefettura di Gorizia annuncia che sono stati autorizzati i lavori di ristrutturazionedel Cie – come ricorderete, già la settimana passata la polizia ha cominciato ad “alleggerire” le gabbie trasferendo gruppi di prigionieri in altri Centri – la caccia all’uomo dopo le evasioni di questa estate continua. E continua ben oltre i confini della provincia di Gorizia…

«Treviso. Il 15 agosto scorso, a Gradisca, in provincia di Gorizia, aveva architettato un’evasione di massa dal Cie, il Centro per l’identificazione e l’espulsione degli stranieri irregolari. Lui, E. T., 29enne dell’Honduras, lì in seguito a tre anni di carcere per rapina, era la mente: avevano appiccato degli incendi ed in una ventina avevano approfittato della baraonda per scappare. Una cosa organizzata anche con altri Cie sparsi per la Penisola. Durante la fuga, però, si era ferito in maniera seria ad un braccio con il filo spinato. Il giorno dopo si era presentato all’ospedale di Gorizia per essere medicato. I sanitari avevano avvertito le forze dell’ordine, ma lui era riuscito a scappare nuovamente. Da lì si era spostato in provincia di Treviso, dove ha dei parenti. La polizia l’ha atteso per gironi al Ca’ Foncello, dove si sapeva prima o poi sarebbe arrivato per farsi medicare la profonda ferita al braccio. E così è andata stamattina. Lui è rimasto di stucco quando si è trovato i poliziotti ad aspettarlo: non ha neppure provato a scappare. Immediata l’attuazione della procedura per l’espatrio.» (Da Oggitreviso.it)