A Mario Salvi, ucciso da un agente della polizia penitenziaria
7 Aprile 1976 __Via degli Specchi, Roma__
Mario Salvi viene ucciso con un colpo di pistola alla nuca, dopo aver lanciato alcune molotov contro un portone laterale del Ministero di Grazia e Giustizia, dall’agente carcerario in borghese Domenico Velluto. L’8 aprile, i Comitati Autonomi Operai di Roma, nel corso di una manifestazione di protesta, diffondono un documento sulla morte di Mario in cui, tra l’altro si legge : “L’agente Velluto con la pistola in pugno ha percorso centinaia di metri lungo le strade che portano a Campo de’ Fiori, alla ricerca di una vittima a cui sparare a freddo con tutta calma. Infatti quando ha sparato, nessuno stava scappando: il nostro compagno è stato freddato mentre camminava…”
Il 15 aprile 1976 l’agente Velluto viene arrestato per omicidio preterintenzionale. Il 7 luglio il tribunale lo assolve ” per aver fatto uso legittimo delle armi”.
In via degli Specchi, nel quartiere di Campo de’ Fiori, all’altezza del numero civico 15 è affissa una lapide di commemorazione: “Qui è caduto Mario Salvi comunista rivoluzionario di 21 anni ucciso dal piombo di stato mentre manifestava il suo odio di classe contro la giustizia borghese. Il suo ricordo vive nelle lotte degli sfruttati. 7 settembre 1977.”
Testimonianza al Progetto Memoria. Roma, 1955 :
“Il mio ricordo di Mario Salvi è legato alla nostra comune militanza nel Comitato Proletario di Primavalle. […] Il “battesimo di fuoco” per lui, fu veramente di fuoco! La Sip staccava il telefono a chi praticava l’autoriduzione, si organizzarono come risposta una serie di sabotaggi alle cabine di derivazionei telefoniche nei quartieri borghesi, lascinado così per un po’ di tempo senza telefono gli abitanti dei Parioli e degli altri quartieri-bene della città. Io e Mario ci recammo con una vespetta all’ora stabilita al nostro obiettivo, dovevamo aprire l’armadietto metallico e sistemarvi un ordigno incendiario. Un congegno chimico doveva ritardare l’esplosione; l’acido solforico entrando in contatto con la miscela di clorato di potassio e zucchero avrebbe innescato l’incendio della tanica di benzina; ma la qualità del profilattico che separava le fiale dell’acido dalla miscela era evidentemente scarsa, così la sua corrosione non avvenne, come preventivato, dopo qualche minuto, ma fu immediata. La fiammata illuminò la strada, saltammo sulla nostra vespetta modificata e schizzammo via a tutto gas nella notte. Le nostre capacità di artificieri ci lasciarono perplessi, ma la nostra ‘guida veloce’ ci confortò. […]”
Mario era un giovane che, come altre migliaia di giovani e meno giovani, in quegli anni aveva fatto della militanza politica e dell’ impegno sociale una scelta di vita. Militanza ed impegno che fondamentalmente significavano solidarietà ( in quegli anni veniva definita solidarietà di classe) con gli sfruttati e con i più deboli.
mario,era mio cugino,stimo,il suo modo di ribellarsi alla sua maniera.non credo esistano piu queste persone,non credo sia giusto ora ribellarsi cosi,ma il modo di farci vivere non è giusto anche di piu. ciao mario.
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ciao franco…!
ti ringrazio di aver salutato mario da questa pagina.
No che non è giusto farci vivere in questo modo…
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ciao Mario:-(
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oggi, crollati gli orpelli e cadute le maschere della menzogna che ha abbacinato generazioni di proletari nell’attesa di un mondo che non sarebbe mai arrivato, sarebbe giusto ribellarsi ancora più di ieri. Oggi dove una classe padronale allo sfruttamento ha aggiunto l’arroganza di perpetrare le ingiustizie con il diritto della forza, senza peraltro ricorrere all’inganno e alle menzogne di ieri, bisognerebbe avere ancora quel coraggio lì. Purtroppo se “lorsignori” fanno così, se i burocrati revisionisti hanno calato definitivamente la maschera, è anche perchè nono esiste più quello spirito !
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…Penso che la metodologia di lotta faccia parte di quel periodo storico e ritengo piu’ che giusto che ci si sia comportati cosi’, altresi’ aggiungo che ogni epoca storica ha i suoi ribelli e le sue metodologie di lotta spinti dal “BISOGNO”.
Se ancora non ci siamo e’ perche’ evidentemente
“Bisogno e cultura” rivoluzionari non sono poi cosi’ uniti e proprio perche’ questa disunione e’ la causa dell’immobilismo delle masse…cioe’ il bisogno e’ la molla che scatena atti rivoluzionari messi in pratica… la cultura e’ l’altro elemento che fa’ “gestire” la rabbia incanalandola verso fasi si scontro cruento…un abbraccio compagni miei cari.
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Mario abitrava nel mio palazzo, via dei bruno 10 scala D. Mi aggiustava la bicicletta, comprava le sigarette a mio padre che gli tirava i soldi dal balcone. Era un bravissimo ragazzo ucciso ingiustamente nel 1976. Io lo ricordo piegato sulla ruota della mia bicicletta per ripararla con una tip top in mano. Riconrdo i suoi fratelli e la sua famiglia per quello che erano………una famiglia normale e per bene!
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L’ha ribloggato su Danslarue1312.
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L’ha ribloggato su O capitano! Mio capitano!….
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