Archivio
17 APRILE : LA GIORNATA DEL PRIGIONIERO POLITICO in PALESTINA
La prima volta che venne commemorata la giornata del prigioniero politico in Palestina fu il 17 aprile del 1974, giornata in cui fu rilasciato, con uno scambio di prigionieri con Israele, Mahmoud Hijazi Baker. Nella “società” palestinese il carcere è pane quotidiano per tutta la popolazione: non esistono famiglie che non hanno detenuti, oltre al fatto che la loro vita -di chi è libero- è vissuta in stato di cattività perenne.
Il 40% della popolazione maschile è passata per le carceri israeliane: dati incredibili ci dicono che dal settembre 2000 (quando è scoppiata la seconda Intifada) al 2008 sono stati arrestati 65.000 uomini, 750 donne e 7500 bambini.
Le autorità israeliane e i loro scagnozzi in divisa possono arrestare tutti, sempre e ovunque senza alcuna ragione. Arresti sono costantemente compiuti dentro case, scuole, aule universitarie, ospedali e checkpoint spesso in forma di arresti di massa punitivi o rastrellamenti, altre volte per le violazioni dei continui coprifuoco che flagellano la società, lo studio, il lavoro e lo scorrimento della vita.
Spesso, troppo spesso, lo Tsahal compie retate di massa nei villaggi, costringendo tutta la popolazione maschile compresa tra i 16 e i 45 anni ad uscire dalle proprie abitazioni per rimanere ore e notti fuori, nudi,con le mani legate dietro la schiena e incappucciati, in attesa di una decisione che molto spesso si trasforma in carcere. Preventivo.
Ogni arresto che viene compiuto all’interno delle case prevede la devastazione delle abitazioni e di tutti gli oggetti che i soldati si trovano davanti: ogni volta si trovano le scorte di cibo (riso, latte, grano, olive) rovesciate o calpestate: DISTRUGGERE, TERRORIZZARE, ARRESTARE questo è quello che viene compiuto quotidianamente da 60 anni nei Territori Occupati. E le carceri scoppiano.
Attualmente si contano circa 1600 detenuti, di cui 17 malati terminali per problemi oncologici, che necessitano di cure urgenti e speriamo non si aggiungano ai 196 decessi che si sono verificati a partire dal 1967 per negligenze igienico-sanitarie. Durante i mesi della seconda Intifada i decessi in carcere sono stati 72.I dati di settembre 2008 parlano di 69 prigioniere politiche detenute nelle carceri femminile in Israele (sono solamente due Hasharon-Telmond e Neve Tertza famose per la frequenza di abusi e umiliazioni soprattutto a sfondo sessuale) , di cui 6 bimbe.
400 sono i detenuti che hanno un’ età tra i 13 e i 18 anni, la maggiorparte delle volte detenuti in carceri per adulti e nelle stesse celle, con gli stessi trattamenti durante gli interrogatori e senza alcuna assistenza psicologica e medica. La percentuale di questi piccoli detenuti è in continuo aumento: spesso i ragazzini confessano immediatamente cose mai commesse pur di interrompere determinati trattamenti che vengono compiuti in luoghi lontani e a loro sconosciuti, senza alcuna possibilità di avere un’assistenza legale o di comunicare con un familiare.
Commenti recenti