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Tortura in carcere: è il turno di Asti


Avete i capelli lunghi al punto di poterli legare per un codino?
Provate a immaginarvelo, il vostro amato codino, mentre rimane in mano ad un agente della polizia penitenziaria perché ve lo tira talmente forte da strapparvelo di netto, tutto in un colpo.
Provate ad immaginare il freddo che può fare in pieno inverno a 5 km dal centro di Asti: e allora immaginatevi nudi, in una cella sporca, con una rete priva di materasso ed un finestrone con sbarre ma senza finestre, aperto.
Immaginatevi PER GIORNI, completamente nudi, senza un posto dove poggiarvi perché avete solo delle coperte lerce da stendere a terra, e se provate ad accostarvi all’unica fonte di calore presente, un termosifone, venite immediatamente pestati, da una squadretta di sette otto ceffi, anfibi ai piedi e frustrazioni da sfogare.
Ovviamente non c’è solo quello; c’è mancanza di acqua corrente e di un bagno agibile, c’è il pestaggio almeno tre  volte al giorno, c’è il freddo cane che rosicchia le ossa nude, c’è la privazione del sonno, perché appena le palpebre crollano lo spioncino si apre e se ti dice bene sono urla e insulti, altrimenti si ricominciano le danze…e riparte il pestaggio, i calci, le posizioni che ti inventi per salvarti il viso, e i coglioni.

Però non stiamo parlando dell’Asinara o di Palmi negli anni più bui della storia d’Italia.
Parliamo di ieri, di oggi, di questo momento, di sempre.
In questo caso sappiamo qualcosa in più, in questo caso le vittime sono due italiani che hanno un nome e un cognome: Andrea Cirino ha 33 anni e le sue parole non sono facili da ascoltare.
«Non mi facevano dormire.Faceva così freddo che ero costretto a stare tutta la notte per terra, attaccato a un piccolo termosifone. Non appena mi addormentavo, alzano lo spioncino e gridavano: “Stai sveglio, bastardo!”. Poi arrivavano i passi con gli anfibi e allora capivo: mi rannicchiavo. Loro entravano in sette od otto nella stanza e partivano calci, pugni, schiaffi. Speravo solo che la raffica finisse, ma non finiva mai».
Claudio Renne di anni ne ha 37 e non ha più il suo codino oltre ad avere su di se e dentro di se i chiari segni di una tortura. Perché le celle lisce dove sono stati chiusi, affamati, pestati, ghiacciati questi due detenuti (pare avessero aggredito un agente giorni prima) sono un palese simbolo di quello che è la gestione in Italia dei corpi prigionieri.

Sono fatti del 2004, usciti fuori a pochi mesi dalla prescrizioni attraverso l’indagine di due sostituti procuratori che hanno ottenuto il processo contro 5 agenti, mentre setti sono stati prosciolti lo scorso luglio.
L’articolo uscito su La Stampa ci dice di incontrovertibili prove: dalle testimonianze dei detenuti a quelle di ex agenti della Polizia penitenziaria, oltre ad alcune intercettazioni telefoniche.

IN QUESTO PAESE LA TORTURA E’ SEMPRE ESISTITA,
E CONTINUA AD ESSER PRESENTE NELLE NOSTRE CASERME, CARCERI, LAGER DI STATO.
TUTTI COLORO CHE RIEMPIONO LA PROPRIA BOCCA DI GRANDI DISCORSI SULLA NON VIOLENZA DAVANTI ALLA RABBIA DI CHI FRONTEGGIA LA POLIZIA PRENDESSE PAROLA A RIGUARDO,
RIEMPISSE FIUMI E FIUMI DI PAROLE CONTRO LA VIOLENZA DELLO STATO CHE OGNI GIORNO SI COMPIE SUI CORPI DEI PIU’ DEBOLI E DEGLI SFRUTTATI.

L’articolo sul Manifesto con l’intervista ad uno dei due detenuti: LEGGI

  1. ginodicostanzo
    26 ottobre 2011 alle 14:33

    che torture atroci … sono uomini questi? ‘sti frustrati psicopatici, sono uomini? domanda retorica la mia…

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  2. 26 ottobre 2011 alle 15:36

    Ma porca miseria! Come si può arrivare a tanta violenza contro altri esseri umani? Se facessero a me solo una piccola parte di queste cose impazzirei come minimo. E mi vengono i brividi!

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  3. gianni landi
    28 ottobre 2011 alle 09:32

    Commento con un aneddoto cinico ma eloquente, perchè ogni altra considerazione sarebbe superflua: a Napoli per saggiare il carattere di un mastino napoletano, lo mettono dentro un sacco di iuta, lo chiudono e poi battono il cane con un legno.. se quando aprono il sacco, il cane si gira intorno per vedere chi è stato ed attaccarlo, l’eventuale aquirente dice: “chisto è u’cane”!! Abbiamo tanto da imparare dagli animali.Gianni

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  4. rossana
    28 ottobre 2011 alle 13:37

    La cosa che mi fà più rabbia e sentire certe conduttrici di certi programmi che guai a toccare certe divise…se li difendono con molta enfasi…se poi gli racconti che certe divise fanno delle violenze sulle persone …embhè!!! allora bisogna accertarsi che sia vero…perchè loro si dissociano da certe denununcie !…..Mi sà che prima o poi

    chiederò la cittadinanza a qualche altro stato più civile perchè questa Italia mi fà schifo!!!!!!!!!!!!!!!!

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