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Sciopera, lotta, blocca, riprenditi TUTTO! #14Nit
A Roma per ora una sola cosa è più che palese: le piazze gentilmente richieste alla Questura sono mezze vuote…i cortei spontanei, non autorizzati e molto determinati stanno bloccando la città in più punti.
Mobilitazioni e focolai di desiderio di rivolta spuntano come funghi,
a Piazza Esedra un po’ de bandierine che attendono che gli studenti arrivino.
Il desiderio è palesato: le strade son nostre, non le chiediamo a nessuno,
E andiamo dove vogliamo !
Daje! To dromos! Tutti per la strada! Toma la calle!
Riprendiamoci quel che c’hanno tolto, con gli interessi!
Categorie:L'Italia e il movimento, Lavoro e assassinii
Tag:Acab, corteo, manifestazione, Movimento, N17, Roma, sciopero, Sciopero generale
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Sta nel sogno realizzato,
sta nel mitra lucidato.
Nella gioia e nella rabbia,
nel distruggere la gabbia
Nella morte della scuola, nel rifiuto del lavoro
Nella fabbrica deserta, nella casa senza porta
Sta nell’immaginazione, nella musica sull’erba,
sta nella provocazione, nel lavoro della talpa,
nella storia del futuro , nel presente senza storia,
nei momenti di ubriachezza, negli istanti di memoria.
Sta nel nero della pelle, nella festa collettiva,
sta nel prendersi la merce,
sta nel prendersi la mano, nel tirare i sampietrini,
nell’incendio di Milano,
nelle spranghe sui fascisti nelle pietre sui gipponi
Sta nei sogni dei teppisti
e nei giochi dei bambini,
nel conoscersi del corpo,
nell’orgasmo della mente,
nella voglia piu’ totale,
nel discorso trasparente.
Ma chi ha detto che non c’e’.
Sta nel fondo dei tuoi occhi
Sulla punta delle labbra
Ma chi ha detto che non c’e’.
Sta nel mitra lucidato
Nella fine dello Stato
C’e’, si c’e’
Ma chi ha detto che non c’e’.
Sono d’accordo con le manifestazioni di protesta, gli scioperi, i picchetti, ma penso che non basteranno mai, se non accompagnate da gesti eclatanti o estremi.
E mi spiego.
Prendiamo coloro che stanno protestando in questi giorni, dai 19 della FIAT, ai 107 licenziati delle coperative all’Ikea di Piacenza, dallo studente scontento, al precario poco specializzato o presente in abbondante surplus, come l’insegnante elementare o materno, il professore medio e medio superiore, il ricercatore senza un ritorno economico nel brevissimo periodo, ovviamente non immischiato in spinoff o startup clientelari, o nei falsi rientri dei cervelli in fuga: ebbene, questi non hanno un peso politico, e questo era abbastanza chiaro, ma men che meno un peso importante nella generazione di capitale.
Per movimentare merci basta chiunque e un muletto, studiando non si produce attualmente lavoro, l’operaio poco specializzato può essere facilmente rimpiazzato con uno più crumiro, di insegnanti è piena l’Italia umanistica, di ricercatori senza rientro economico anche. Tacendo del ricercatore, spesso umanistico, che agendo in effetti da segretario del barone di turno, salvo poi mangiarne la carogna alla sua morte, ha il solo scopo di produrre studi inutili, che pubblicherà a nostre spese e che leggerà solo lui, finalizzati ad un’inutile carriera accademica che autoalimenterà il circolo dei clientelismi, per ricominciare sempre uguale a se stessa. E l’università piange.
In questa società edonico-capitalista-stupida, la protesta assume valore solo se toglie denaro al padrone – concetto antico ma attuale, solo oggi più esteso – sia direttamente che indirettamente, come se scioperassero nodi indispensabili alla sopravvivenza del tiranno oltre-borghese.
Visto che oramai il padrone sa, come lo ha sempre saputo peraltro, di aver bisogno di chi è indispensabile alla sua sopravvivenza, per evitare che quello scenda in protesta per solidarietà sociale con il meno indispensabile, in un’ottica di “perfetta società”, ha furbamente risemantizzato – visto che non può coartarlo come Napoleone e le corvee dei contadini – il lavoratore indispensabile, dandogli lo status di pari (finto padrone, ovviamente, del vapore, ma non importa), e quest ultimo, investito da tale carica, non sciopererà, tutelando una categoria della quale immagina di far parte.
Divide et impera. La lezione l’hanno capita solo loro.
E in quest ottica, l’unica protesta, purtroppo, è quella violenta.
Ossia colpire al corpo e non alle estensioni brunovespizzate il mastodonte tirannico.
Ma questa è un’altra storia.
Bellissimo blog
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