Prospero Gallinari, uomo del ‘900
Una giornata faticosa, visto che è iniziata che questo blog era citato sull’articolo di Benedetta Tobagi, che partiva in prima pagina di repubblica.
Un articolo dove viene riportata una lunga citazione delle mie righe scritte per Prospero, appena saputa la sua morte,
un articolo stizzito, perché c’è chi saluta Prospero Gallinari, con affetto, perché c’è chi a lui si sente legato, indissolubilmente.
Io comprendo il suo dolore, l’ho sempre compreso, ho ammirato le migliaia di volte che è stata a sottolineare che no, suo padre non è vittima delle Brigate Rosse come da vulgata, insomma, avrei compreso un articolo sul dolore, sull’impossibilità di perdonare per alcuni parenti delle vittime e bla bla bla,
la solita storia che conosciamo da anni,
quella, del “perdono alle vittime” che non ha permesso di uscire a molti che avevano scontato già decenni e decenni di pena. Molti che ancora ogni giorno rientrano in carcere per “non aver scritto una lettera“.
Prospero chiese la liberazione condizionale, ma nessuno la discusse mai,
caduta nel vuoto, fino alla sua morte.
Quindi quello sconcerto stizzito m’ha lasciato un po’ senza parole, ma vabbè, non mi interessa parlarne.
Non era certo un bell’articolo, ma mai quanto l’altro sempre su Repubblica, sempre così solerte nel nominarmi, CHE PALLE!
Invece vorrei leggeste un articolo di Davide Steccanella, avvocato milanese, che da ieri cerco il tempo di pubblicare sul sito, senza un attimo di respiro: ha fatto prima Paolo, quindi vi rimando su Insorgenze per leggerlo.
Prospero Gallinari: un uomo del ‘900
oltre ogni considerazione sull’opportunismo di una certa (tutta?) stampa italiana, sempre pronta a cercare il facile consenso populista della pubblica opinione, ed al netto della grande rimozione collettiva operata su un pezzo fondamentale della nostra storia, le scelte editoriali di repubblica in questione sono soprattutto un pallido, quasi pavloviano riflesso dell’atteggiamento tipicamente italiano per cui si è forti coi deboli e deboli con i forti. secoli e secoli di servitù interiorizzata cancellano perfino quella eco di classicissima pietas che dovrebbe provarsi di fronte alla morte, fosse anche del peggior fellone. con fare delatorio e sbirresco, riportando stralci di commenti fuori contesto e negando il diritto di replica più elementare, cosa si rimproverebbe a chi sulla morte di prospero gallinari ha levato un pugno chiuso, versato una lacrima, spezzato un fiore? si rimprovera un’opinione? si rimprovera la commozione? o si rimprovera forse la stessa morte a chi è morto libero, né servo né traditore?
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Si io sono uno di quelli che ha lasciato un saluto al Combattente Prospero Gallinari.
E non mi stupisce l’intervento stizzito di qualche familiare, era inevitabile dopo che uno “stato di diritto” incapace di fare i conti con la propria Storia consegna a loro le “chiavi del paradiso”, e che loro ben volentieri si son calati nella parte del San Pietro.
Questi signori che sono sempre pronti ad intervenire sulle vicende che riguardano il periodo della Lotta Armata, contro i Brigatisti “violenti” e “assassini”, ci ricordano con una certa banalità, per aggiudicarsi la ragione tout court, che le masse ci hanno isolato; urca!! Non ce ne siamo accorti!!!
Con una semplicità disarmante, si mette l’accento sulla “violenza altrui” come se solo le Brigate Rosse o i movimenti in generale lo sono state o lo siano.
A questi familiari che sono stati messi come Santi Protettori a celebrare “la giornata della memoria”; una memoria falsa, incompleta e di parte, chiedo se non si sentono un po a disagio quando si schierano tutti allineati davanti al capo dello stato, sapendo, perché non possono non saperlo, che altre migliaia di familiari vittime però dello Stato non hanno questo privilegio, ed anzi ogni giorno devono combattere, per non essere scaraventati nell’oblio, contro uno Stato tutto, schierato a nascondere le proprie responsabilità.
Enrico Triaca ex Brigatista (torturato nel 1978 dallo Stato Italiano in attesa di giustizia)
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