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Non si abortisce più al Policlinico Umberto I: gli assassini siete VOI!

29 novembre 2014 1 commento

Quando ero bambina sognavo la macchina del tempo, la stessa che non ho smesso di sognare e che ora sogna mio figlio.
La immaginavo in grado di portarmi nel passato per capire e vedere,
per imparare, osservare, viaggiare liberamente, incontrare chi non avrei mai potuto incontrare.

Un sogno che sembra ribaltarsi nel trasformarsi in realtà,
perché in realtà ci viviamo dentro: siamo dentro una arrabbattata macchina del tempo,
che funziona male, a scatti repentini e fastidiosi, senza possibilità alcuna di controllo,
e che ora si è bloccata.
Eh già, siamo bloccati nel Medioevo, lo siamo tutti ma soprattutto tutte.
Siamo incastrati in un paesello della Vandea, siamo al centro della caccia alle streghe, e noi donne,
il nostro corpo, siamo come sempre il primo luogo di conquista, dove impiantare nella carne la bandierina di proprietà.

Bhè,
Al Policlinico dal 17 novembre, e sono già 12 giorni, il Medioevo dilaga,
corre nelle corsie, sale su per il collo dell’utero, si impianta nelle placente e lì sale come un virus,
fino a mangiarci la testa.
Al Policlinico Umberto I della capitale del nostro triste paese non si eseguono più aborti:
c’era un solo medico ormai, il dottor Minnozzi, e il suo andare in pensione lascia abbandonate molte donne.
Non conosco i numeri del Policlinico ma qualunque donna che è passata per un corridoio qualunque di un ospedale d’Italia per cercare di abortire sa di che numeri si parla: numeri che ora hanno un’altra porta in faccia spiaccicata con violenza.

ABORTIAMO GLI OBIETTORI

Abortire anche per urgenti e gravi problemi terapeutici, è un incubo.
Un incubo che può diventare senza uscita grazie agli obiettori,
alla loro assassina, violenta, inaccettabile presenza nei reparti di ginecologia di un paese laico,
che dovrebbe garantire la salute della donna e che invece la mina.
Nella giornata contro la violenza sulle donne gli obiettori dovrebbero star zitti,
perché la loro violenza sui nostri corpi ha fatto male quanto gli stupri e continua a farlo,
alla luce del sole e con un lindo camice bianco addosso.
Che è invece sporco di sangue, loro che si riempiono la bocca di vita,
di vita non sanno proprio niente, perché son portatori di sofferenza, dolore, tanto e tanto sangue…
maledetti, dal primo all’ultimo.

Il Policlinico “dice” che cercheranno di rimediare il prima possibile con l’assunzione di due medici non obiettori per garantire l’apertura del “repartino”: intanto son 11 giorni che già la porta è chiusa.
E le settimane vanno avanti…e quando la pancia cresce, ogni tanto anche malata, le settimane corrono.

Scrivevo pochi giorni fa che ora la pillola del giorno dopo (che altrove funziona per 5 giorni dopo il rapporto e non per 3 come qui) si vende liberamente senza ricetta medica in 23 paesi europei, tra i quali ovviamente non siamo inclusi:
si vede che la loro macchina del tempo funziona meglio della nostra.

LEGGI:
Libera vendita della pillola del giorno dopo in Europa ma non da noi
La pillola del giorno dopo a Roma
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Abortire in un cesso
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Pillola del giorno dopo senza prescrizione medica in 23 paesi europei: e noi? ahahaha

26 novembre 2014 2 commenti

Esistono due tipi di pillola contraccettiva meglio conosciuta come pillola del giorno dopo:
– quella a base del principio attivo levonorgestrel, efficace fino a 72 ore dopo il rapporto
– quella a base del principio attivo ulipristal ,efficace fino a 120 ore dopo il rapporto (5 giorni pieni).

La notizia è una e non dovrebbe lasciarci basiti, invece sì:
L’EMA (Agenzia europea dei farmaci) ha ufficialmente dichiarato che questo secondo farmaco, più potente e già provato negli ultimi 5 anni è stato usato in più di 70 paesi da un numero di donne che supera i 3 milioni. E’ quindi un farmaco che si può utilizzare in modo sicuro ed efficace “senza prescrizione medica”: questa è la notizia.
In Europa questo farmaco sarà venduto senza prescrizione medica perché, come dichiara esplicitamente l’agenzia e tutti gli esperti di salute della donna e di salute riproduttiva, ”le donne hanno la necessita’ di poter accedere alla contraccezione d’emergenza il prima possibile in modo da avere la migliore opportunita’ di evitare una gravidanza indesiderata; è una questione di salute pubblica”.
Il prima possibile: è una questione di salute pubblica, una questione di civiltà.
Di fuoriuscita dal medioevo: riuscire a prendere la pillola del giorno dopo vuol dire evitare un aborto, ,
vuol dire muovere i propri passi all’interno di una scelta consapevole prima, PRIMA, che ogni possibile formazione cellulare all’interno del nostro corpo possa definirsi già microscopico embrione. Prima.

Ulipristal

Ma noi abitiamo in Italia, quindi il discorso che fa l’Ema non ci appartiene proprio,
perchè per noi è già impossibile accedere alla pillola descritta all’inizio, quella a base del principio attivo levonorgestrel, dall’efficacia temporale molto più corta: un farmaco che da anni si acquista senza alcuna prescrizione medica già da molti anni in ben 23 paesi europei.
Noi no: a braccetto con Croazia, Grecia, Ungheria, Polonia e Liechtestein non possiamo acquistarla.

La prescrizione medica qui non è impresa facile: per il continuo attacco ai consultori, per l’infame epidemia di obiettori di coscienza nei reparti di ospedale.
Gli obiettori sì, quelli che io non farei entrare nemmeno come portantini all’interno di un ospedale pubblico: personaggi in camice pericolosi, che mettono a rischio la salute e la vita di molte donne ogni giorno,
con il sorrisetto sulle labbra e l’aria di chi si sente nel giusto e rimarrà impunito.
Speriamo che così non sia.
Impuniti non dovrebbero restare: per gli obiettori nessuna pietà, nessun rispetto e fosse per me, nessun posto di lavoro nel pubblico. Nessuno.

Vi lascio un po’ di link su cosa vuol dire ottenere una pillola in Italia,
su cosa vuol dire abortire per scelta,
su cosa vuol dire abortire per necessità con un aborto terapeutico:
Abortire in un cesso di un ospedale, sole
La pillola del giorno dopo a Roma
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