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Un comunicato da Napoli sul 1° maggio: La rabbia proletaria è più forte delle mistificazioni di questura e Cgil-Cisl-Uil

2 Maggio 2013 1 commento

Si parla solo del concertone di Piazza San Giovanni e dell’ “agguato teppistico” di Napoli…
questa la nostra stampa e il giornalismo in questo paese. Nessuno si è accorto e ha fatto finta di accorgersi dell’enorme piazza di Taranto, il concerto all’ombra dell’Ilva, la fabbrica assassina.
Intanto vi giro questo comunicato, che racconta la piazza napoletana e le solite chiacchiere dei sindacati.
La rabbia proletaria è più forte delle mistificazioni di questura e Cgil-Cisl-Uil
Scriviamo queste precisazioni per rivolgerci – non solo alla stampa che ha dato voce ad una sola campana – ma anche e sopratutto a quei cittadini che erano presenti al concerto ai quali la nostra iniziativa di lotta è stata presentata dai sindacati confederali come una sorta di “agguato teppistico”.
La contestazione di oggi al “concerto della concertazione” messo in  piedi da Cgil-Cisl-Uil scesi a Bagnoli per sciacallare anche sul disastro di Città della Scienza, ha raggiunto dimensioni di partecipazione che sono andate oltre ogni nostra previsione. Evidentemente, il flop del concertone e il fatto che anche gran parte dei (pochi) presenti a Città della Scienza abbiano solidarizzato attivamente con le ragioni di chi manifestava, a Cgil-Cisl-Uil e questura gli ha dato alla testa!
Abbiamo letto su tutti i principali quotidiani online una versione del tutto mistificatoria sui fatti di questo pomeriggio, per cui ci sentiamo in dovere di precisare quanto accaduto e i motivi per cui è accaduto:
1) Il corteo di oggi pomeriggio, che la questura definisce “pacifico e senza tensioni”, è stato tale solo grazie al senso di responsabilità dei manifestanti. In più occasioni, infatti, le “forze dell’ordine” hanno provocato i manifestanti, cercando lo scontro: ciò sia all’inizio della manifestazione, quando un nutrito gruppo di agenti in assetto antisommossa è penetrato all’interno del corteo cercando di spaccarlo, sia all’altezza del mercatino rionale di Bagnoli, quando un cordone di poliziotti e di agenti della digos hanno prima costretto il corteo a fermarsi disponendosi davanti allo striscione di apertura, poi, una volta ripresa la manifestazione, un agente della digos ha manganellato a freddo un compagno che manteneva lo striscione solo perché il corteo aveva superato di pochi metri il punto in cui doveva svoltare come previsto da comunicazione.
Dunque, se la giornata è iniziata in maniera “tesa”, la responsabilità di ciò è solo delle forze dell’ordine, le quali evidentemente vedono come fumo negli occhi la nascita di percorsi di lotta unitari tra operai, studenti, precari e disoccupati, e cercano di schiacciarli sul nascere.
2) Riguardo all'”inaudita violenza” denunciata da Anna Rea della Uil a Città della Scienza: come fatto rilevare anche da qualche testata online “non allineata”, gli scontri sono stati provocati deliberatamente dei vertici dei confederali ben prima degli episodi ripresi in diretta dal TG3, ovvero quando alle 17.30 circa tre compagni del comitato cassintegrati e licenziati Fiat si sono recati in maniera pacifica sotto al palco chiedendo agli organizzatori di intervenire per far luce sulla loro drammatica condizione e sull’imminente scadenza della cassa integrazione in deroga per migliaia di lavoratori della Fiat e dell’indotto. I tre operai licenziati sono stati prima etichettati come facinorosi da chi, come i vertici confederali, non sanno neanche cosa sia il lavoro di fabbrica e la catena di montaggio, e poi sono stati inspiegabilmente consegnati alla Digos che li ha in malo modo cacciati da Città della Scienza. Solo allora – a seguito di una tale provocazione perpetrata contro degli operai nel giorno che dovrebbe dar voce proprio ai lavoratori – i partecipanti alla manifestazione autorganizzata hanno deciso di recarsi in massa a Città della Scienza per rivendicare il sacrosanto diritto di parola per chi sta pagando il costo maggiore della crisi e delle politiche di massacro sociale – rese operative con l’avallo proprio di Cgil, Cisl e Uil. Per giunta mentre molti di noi si recavano nei pressi del concerto, altri compagni sono stati preventivamente fermati e invitati ad allontanarsi da Via Coroglio…come se lì si stesse tenendo un G8 e non un concerto “in nome dei diritti del lavoro”. Questa e non altra è stata la causa scatenante la rabbia materializzatasi sotto al palco quando era già del tutto evidente la volontà di Cgil, Cisl e Uil di sottrarsi a qualsiasi forma di dialogo.
3) Dopo i primi momenti di tensione sembrava essere stato raggiunto un accordo secondo il quale un lavoratore dell’Irisbus e un licenziato Fiat avrebbero potuto brevemente prendere la parola durante il concerto e infatti due lavoratori in rappresentanza di queste vertenze insieme ad un portavoce del neonato “Comitato Bonifichiamo Bagnoli” erano stati già condotti oltre le transenne ai piedi del palco. In cambio ci è stato chiesto di arretrare di alcuni metri per facilitare un clima di distensione e come si può verificare anche da numerosi video i circa 200 manifestanti sono effettivamente arretrati creando uno spazio di alcuni metri tra essi e i cordoni delle forze dell’ordine.
Questo c’è stato chiesto e questo abbiamo fatto, contrariamente alle dichiarazioni false e mistificanti rilasciate alla stampa da Anna Rea, la quale farnetica di un inesistente e mai richiestoci accordo secondo il quale gli interventi sarebbero stati possibili solo qualora avessimo lasciato Città della Scienza. Non ci è mai stato richiesto di dialogare a differenza di quanto afferma Anna Rea: l’unico dialogo è stato quello tra i confederali e le forze dell’ordine che essi hanno aizzato contro i manifestanti.
4) Quando la situazione era del tutto normalizzata e attendevamo solo l’intervento dei lavoratori e del Comitato – così come ci era stato promesso – inspiegabilmente e senza motivo si è scatenata la violenza delle forze del disordine guidate dagli esponenti dei sindacati concertativi: Marco Cusano che era già nei pressi del palco per intervenire a nome dei casseintegrati Fiat è stato spintonato e scaraventato a terra da un agente della Digos senza alcun motivo; negli stessi istanti un media-attivista, mentre filmava gli episodi, notando che la polizia tentava di prelevare a freddo un compagno per portarlo in Questura, nel tentativo di dissuadere il fermo è stato brutalmente e ripetutamente colpito alla testa con manganellate e pugni.
5) Per più di un’ora abbiamo assistito inermi allo spettacolo indecoroso dei delegati Fiat e Irisbus che venivamo sistematicamente fatti entrare per poi riuscire dalle file del cordone di polizia senza un motivo per poi – al termine di questa sceneneggiata – apprendere che non gli sarebbe stata data la parola. Abbiamo così deciso di improvvisare un assemblea a microfono aperto con l’unico strumento che avevamo a disposizione (un megafono) ed è stato durante quei frangenti che abbiamo appreso che gran parte degli spettatori del concerto si era resa perfettamente conto delle nostre ragioni e solidarizzava apertamente con la nostra iniziativa, condannando ripetutamente la blindatura autoritaria dei sindacati confederali – Cgil, Cisl e Uil.
Abbiamo dimostrato con la lotta e la determinazione che è possibile una reale partecipazione ed un effettivo protagonismo dei lavoratori e di tutti coloro che pagano sulla propria pelle le politiche di austerity solo oltrepassando le regole della loro “democrazia”, che vorrebbe milioni di persone relegate al semplice ruolo di spettatori passivi di feste, festicciole e passerelle politico-istituzionali oppure depositatori di una qualche scheda elettorale in un urna ogni 5 anni.
La lotta paga e la dimostrazione più evidente di ciò è stato il fatto che siamo entrati in 200 a Città della Scienza e siamo usciti più che raddoppiati, mentre il “concerto della concertazione” – promosso dai sindacati che hanno affossato negli ultimi 20 anni i diritti dei proletari -quando siamo entrati era già semi – vuoto (rispetto le loro oceaniche previsioni) ed era pressocché deserto quando ce ne siamo andati.
A dispetto delle loro mistificazioni i fatti hanno la testa dura!
Ci vogliono disperati e rabbiosi, ci avranno coscienti ed organizzati!
Per tali motivi, invitiamo tutti alla conferenza stampa che si terrà Giovedi 2 Maggio alle ore 11:00 (Via Enea 19a – Bagnoli)
Laboratorio Politico Iskra
laboratoriopoliticoiskra@info.org
Facebook: Iskra Area Flegrea

Sciopero della fame nel lager di Ponte Galeria

2 Maggio 2013 1 commento

I reclusi del CIE di Ponte Galeria entrano in sciopero della fame, con questo programma di richieste.
Prima di iniziare a leggere, ricordate, tenete a mente, non dimenticate MAI, che i CIE non sono diversi dai lager, dai campi di concentramento:
vengono recluse persone, uomini e donne, fino a 18 mesi, SENZA AVER COMMESSO ALCUN REATO, sottoposto anche ad un controllo chimico con farmaci.
Così, solo per il fatto di esistere, di aver mosso piede in un’Europa che deve rimanere fortezza inespugnabile,
luogo di sfruttamento a numero chiuso.

LIBERTA’ PER TUTTI E TUTTE.
CHIUDIAMO I LAGER NELLE NOSTRE CITTA’!
Ecco il comunicato dei prigionieri di Ponte Galeria, un campo di concentramento a pochi passi da Roma

Noi tutti di questo centro abbiamo deciso di dare inizio ad una protesta pacifica iniziando il rifiuto del cibo che ci viene consegnato per tutto il tempo necessario finchè non vengano esaudite le nostre richieste sotto indicate:

1. Chiediamo che le procedure siano molto più rapide

2. Che il servizio sanitario sia molto più efficiente

3. Che non venga più usata violenza, fisica o psichica, contro di noi (giorni fa è stata somministrata una puntura di psicofarmaci ad un ospite, contro la sua volontà, che ha avuto una reazione dannosa alla salute provocandogli gravi danni. Ancora oggi non può parlare e ha la faccia gonfia)

4. Che venga accolta la richiesta di chi chiede l’espatrio il prima possibile senza trattenimenti di lungo periodo

5. Che le notifiche vengano tradotte nella lingua di origine

6. Che le visite dall’esterno vengano facilitate senza tanta burocrazia

7. Che i tossicodipendenti vengano accolti in un’altra struttura adatta alle loro esigenze di recupero

8. Che chiunque abbia uno o più carichi pendenti possa presenziare al suo processo in modo che non venga condannato in contumacia

9. Per queste e molte altre motivazioni i centri come questo di Ponte Galeria schiacciano la dignità delle persone e andrebbero chiusi per sempre

Noi motiviamo il nostro sciopero della fame,
ora voi motivateci il perchè dobbiamo espiare una pena senza aver commesso un reato.

Sui tetti di Ponte Galeria

 

Heracleion: dalle acque del Mediterraneo la scoperta che asciuga un po’ di lacrime siriane

2 Maggio 2013 Lascia un commento

Bronze statuette of pharaoh of the 26th dynasty, found at the temple of Amon area at Heracleion. The sovereign wears the “blue crown” (probably the crown of the accession). His dress is extremely simple and classical: the bare-chested king wears the traditional shendjyt kilt or loincloth. ©Franck Goddio/Hilti Foundation, photo: Christoph Gerigk

Ieri chiacchieravo sulla genialità di chi ha provato a costruire una lingua comune a tutti,
che era il mio sogno di bambina, da aspirante viaggiatrice nomade qual’ero.

A colossal statue of red granite (5.4 m) representing the god Hapi, which decorated the temple of Heracleion. The god of the flooding of the Nile, symbol of abundance and fertility, has never before been discovered at such a large scale, which points to his importance for the Canopic region. ©Franck Goddio/Hilti Foundation, photo: Christoph Gerigk

Una lingua comune a tutti, che ci avrebbe permesso di giocare con una contadina ucraina, così come con un bimbo malese o dell’Isola di Pasqua: poi col crescere, con gli studi, con l’amore sfiorato per la linguistica ho capito che “la lingua” era una delle poche cose in cui sentivo di far parte.
Io, lontana anni luce da identitarismi di ogni genere o da attaccamenti morbosi al “suolo natìo”, ho capito che l’unica terra che non avrei mai potuto lasciare era proprio lei, la mia lingua, i suoi accenti, la miscela di dialetti e stratificazioni di memoria collettiva.
Da vagabonda e studentessa di lingue orientali, dopo, ho compreso che forse avevo ragione: che la sola separazione presente era quella, la lingua, vera e unica terra natale che abbia mai amato e che so non potrò mai abbandonare, ovunque finirò.
Perché sono arrivata a dire questo non lo so: in realtà volevo parlare di tuttaltro ma ormai mi sono disabituata a scrivere qui, a seguire forzatamente il filo logico della comprensibilità, quindi pazienza, proseguo a ruota libera.
La poca capacità di scrivere, l’assenza di desiderio di coltivare queste pagine che per anni e anni sono state quotidianità, so da dove vengono.
Vengono da vicoli stretti e strade polverose, vengono dal basalto e dalla terra rossa,
dal dolore che avvolge ogni mio movimento da mesi che son diventati anni, due lunghi anni di ripetuti stupri e torture, di guerra porta a porta, di terre che mai torneranno a vivere come prima, con i sorrisi, la lentezza e l’umiltà di prima.
La devastazione tocca una terra che non è solo la “più cara” per me che non sono nulla,
questa devastazione tocca una terra unica al mondo, un crogiolo di popoli, lingue, religioni e millenni che altrove non ha mai avuto non solo la stessa intensità ma nemmeno la stessa secolare capacità di conservare e amare il proprio patrimonio archeologico.
La Siria è casa nostra:
è la Mesopotamia di ogni di noi, è i colonnati del nostro passato di schiavi o imperatori,
è quel fiume dalle acque calde e fertili, è giacigli romani, sotto ai nabatei, sotto ai bizantini, sotto agli omayyadi, sotto agli abbasidi, sotto ai miei amici: una stratificazione stupefacente di vita,

The stele of Heracleion (1.90m) had been ordered by Pharaoh Nectanebo I (378-362 BC) and is almost identical to the stele of Naukratis in the Egyptian Museum of Cairo. The place where it was supposed to be erected is explicitly mentioned: Thonis-Heracleion. ©Franck Goddio/Hilti Foundation, photo: Christoph Gerigk

anche di guerre, mai però capaci di devastare in questo modo la storia, i marmi, gli stucchi, i mosaici, i ciottolati.
Al contrario di ora.

E’ un lutto eterno, che capisco possiate non sentire dentro di voi, ma che attanaglia ogni respiro di chi sa di cosa stiamo parlando:
seguo costantemente la fila di cadaveri, o di stupri, o di sfollati,
e poi anche quella dei musei saccheggiati, delle tavolette cuneiformi, dei contratti d’affitto di quasi 6000 anni fa, di quelle donne dalle tante tette e dagli occhietti spalancati (5000 anni che quei seni nutrono la storia di ognuno di noi)… è un dolore senza fine,
senza numeri, senza ritorno.

Sono mesi di lacrime senza sosta e senza consolazione.
Poi stamattina apro gli occhi, e cado su questa notizia: Heracleion è tornata.
Eccola, eccola nel suo splendore, nelle sue statue, in più di 700 ancoraggi intatti, e barche, e lampade, e steli, e gioielli…
Dice Goddio, che da decenni la cercava, che ci sarà da cercare e scavare per altri 200 anni:
un regalo incredibile per chi sta perdendo brandelli di storia pezzo pezzo,
un regalo del nostro dolce mare, che ha conservato praticamente intatta, per 1200 anni una splendida città, di cui tutti noi abbiamo letto e studiato.
Heracleion per i greci, Thonis per gli egizi, sonnecchiava a meno di trenta metri di profondità, poco lontana da Alessandria, che a causa di un suolo meno argilloso è rimasta attaccata a terra, invece di sprofondare nell’abbraccio del mare nostrum.

Stamattina le lacrime davanti alla storia sono di gioia ed emozione.
Bentorata Heracleion, grazie di quest’emozione travolgente

Decine di link interessanti ma vi consiglio di andare direttamente sul sito di Goddio, ricco di foto e video stupefacenti: QUI

Bronze oil lamp (late Hellenistic period, about 2nd century BC) discovered in the temple of Amun. ©Franck Goddio/Hilti Foundation, photo: Christoph Gerigk

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