Archivio
Occupi scuola? Una volta rischiavi lo sgombero, ora c’è la “vigilanza” che spara…
Il mazzo di chiavi della scuola, le urla col preside per cacciarlo da scuola: professori che sbraitano, altri sornioni e solidali, studenti fomentati, altri che voglion tornar a far lezione (esistono anche quelli, il peggior ricordo della mia vita scolastica)…
una scena vista un sacco di volte. Decibel elevati, magari pure mezza pizza che vola da qualche parte: poi scuola è occupata o no.
Decide la determinazione degli studenti, decidono tante piccole cose della politica che in quelle prime esperienze inizi a capire, a testare e valutare.
Tante volte il preside riesce a chiamare le guardie, arrivano sempre, non sempre sgomberano.

Il foro dello sparo, sempre sul sito “tinnapoli.net”
Una quasi normalità scolastica, una piccola palestra di vita che tutti (occupanti o no) ci siam trovati a vivere.
Senza piombo però, ecco.
Senza traccia di pistole o pistoleri.
Invece a Pomigliano d’Arco non è andata così ieri.
All’ istituto tecnico Barsanti di Pomigliano non è arrivata la polizia ma una vettura con due vigilantes a bordo.
Su questo sito, Tinnapoli.net, c’è un racconto in esclusiva di un ragazzo che potete leggere nel box qui sotto…
…Ora mi piacerebbe saper tutto su questi due uomini.
Son due vigilantes, due omini armati di pistola e anfibi: nemmeno due poliziotti, tronfi della divisa di Stato, ma dei pagliaccetti armati (spesso scarti delle forze armate) e mascherati da guardie.
Vi lascio al racconto perché non le voglio nemmeno cercare le parole per commentare:
meglio che non tiro fuori quelle che escono di getto, ancora con lo spirito di chi strappava quel mazzo di chiavi per il suo pezzo di libertà e autorganizzazione,
meglio poi che non tiro fuori quello che ormai da madre mi verrebbe voglia di dire, perchè ….
mejo che sto zitta va…
POMIGLIANO D’ARCO- Giornata shock quella di ieri all’Itis Barsanti di Pomigliano, che noi noi della Redazione di Tin Napoli, abbiamo provato a ricostruire IN ESCLUSIVA, raccogliendo le dichiarazioni degli studenti.Foto di Valentina Perniciaro _Licei romani_
”Ieri mattina-esordisce uno Studente mentre svolgevamo il corso aereodinamico, alcuni studenti hanno provato ad occupare la scuola, così la segreteria ha dato l’allarme”.
”Mentre cercavamo di dialogare con il nostro Preside -prosegue lo Studente, sopraggiunge una volante della VIGILANZA ITALIA, dalla quale scende un agente, il quale estrae dal fodero una pistola e provvede ad inserirvi al suo interno il caricatore”.
”Il Vigilante-continua lo Studente, mi intima subito con toni minacciosi di consegnargli le chiavi del portone della scuola che io non avevo e da subito un calcio alla porta e cosa assurda spara un primo colpo di pistola al catenaccio mancandolo, con me dietro la porta terrorizzato”.
”Non contento l’uomo – ribatte lo Studente, spara un secondo colpo di pistola; questa volta centrando in pieno il catenaccio del portone, con me che intanto ero scappato verso le scale”.
”Il vigilante riesce così ad entrare a scuola e mi obbliga a sdraiarmi a terra con le mani in alto e puntandomi la pistola dice:FERMATI O TI AMMAZZO, TI GIURO, TI FACCIO SPUTARE SANGUE, NON TI MUOVERE”, frase poi ripetuta di lì a poco da un suo collega: NU T MOVR”.
‘‘Intanto -aggiunge lo Studentel’altro agente, riesce a prendere due studenti, ai quali da uno schiaffo ed un cazzotto violento nello stomaco, facendoli sdraiare anche a loro a terra al mio fianco e inseguendo un’altro studente, che però riesce a scappare dalla finestra, spara ancora un’altro colpo”.
”VI STO SEGUENDO DA UNA SETTIMANA, FERMI O VI FACCIO SPUTARE SANGUE, 6 MESI DI GALERA NON VE LI TOGLIE NESSUNO, BRUTTI BASTARDI, MI AVETE FATTO SPRECARE 3 COLPI, IO VI AMMAZZO, sono le altre frasi minacciose del Vigilante; dopodichè estrae il caricatore dalla pistola e non appena arrivano i carabinieri, modifica completamente il suo atteggiamento” –conclude lo Studente.La Redazione di Tin Napoli ringrazia gli studenti dell’Itis Barsanti per aver scelto IN ANTEPRIMA la nostra redazione, per chiarire in maniera dettagliata il triste accaduto.
Un comunicato da Napoli sul 1° maggio: La rabbia proletaria è più forte delle mistificazioni di questura e Cgil-Cisl-Uil
questa la nostra stampa e il giornalismo in questo paese. Nessuno si è accorto e ha fatto finta di accorgersi dell’enorme piazza di Taranto, il concerto all’ombra dell’Ilva, la fabbrica assassina.
Intanto vi giro questo comunicato, che racconta la piazza napoletana e le solite chiacchiere dei sindacati.
La rabbia proletaria è più forte delle mistificazioni di questura e Cgil-Cisl-UilScriviamo queste precisazioni per rivolgerci – non solo alla stampa che ha dato voce ad una sola campana – ma anche e sopratutto a quei cittadini che erano presenti al concerto ai quali la nostra iniziativa di lotta è stata presentata dai sindacati confederali come una sorta di “agguato teppistico”.La contestazione di oggi al “concerto della concertazione” messo in piedi da Cgil-Cisl-Uil scesi a Bagnoli per sciacallare anche sul disastro di Città della Scienza, ha raggiunto dimensioni di partecipazione che sono andate oltre ogni nostra previsione. Evidentemente, il flop del concertone e il fatto che anche gran parte dei (pochi) presenti a Città della Scienza abbiano solidarizzato attivamente con le ragioni di chi manifestava, a Cgil-Cisl-Uil e questura gli ha dato alla testa!Abbiamo letto su tutti i principali quotidiani online una versione del tutto mistificatoria sui fatti di questo pomeriggio, per cui ci sentiamo in dovere di precisare quanto accaduto e i motivi per cui è accaduto:1) Il corteo di oggi pomeriggio, che la questura definisce “pacifico e senza tensioni”, è stato tale solo grazie al senso di responsabilità dei manifestanti. In più occasioni, infatti, le “forze dell’ordine” hanno provocato i manifestanti, cercando lo scontro: ciò sia all’inizio della manifestazione, quando un nutrito gruppo di agenti in assetto antisommossa è penetrato all’interno del corteo cercando di spaccarlo, sia all’altezza del mercatino rionale di Bagnoli, quando un cordone di poliziotti e di agenti della digos hanno prima costretto il corteo a fermarsi disponendosi davanti allo striscione di apertura, poi, una volta ripresa la manifestazione, un agente della digos ha manganellato a freddo un compagno che manteneva lo striscione solo perché il corteo aveva superato di pochi metri il punto in cui doveva svoltare come previsto da comunicazione.Dunque, se la giornata è iniziata in maniera “tesa”, la responsabilità di ciò è solo delle forze dell’ordine, le quali evidentemente vedono come fumo negli occhi la nascita di percorsi di lotta unitari tra operai, studenti, precari e disoccupati, e cercano di schiacciarli sul nascere.
2) Riguardo all'”inaudita violenza” denunciata da Anna Rea della Uil a Città della Scienza: come fatto rilevare anche da qualche testata online “non allineata”, gli scontri sono stati provocati deliberatamente dei vertici dei confederali ben prima degli episodi ripresi in diretta dal TG3, ovvero quando alle 17.30 circa tre compagni del comitato cassintegrati e licenziati Fiat si sono recati in maniera pacifica sotto al palco chiedendo agli organizzatori di intervenire per far luce sulla loro drammatica condizione e sull’imminente scadenza della cassa integrazione in deroga per migliaia di lavoratori della Fiat e dell’indotto. I tre operai licenziati sono stati prima etichettati come facinorosi da chi, come i vertici confederali, non sanno neanche cosa sia il lavoro di fabbrica e la catena di montaggio, e poi sono stati inspiegabilmente consegnati alla Digos che li ha in malo modo cacciati da Città della Scienza. Solo allora – a seguito di una tale provocazione perpetrata contro degli operai nel giorno che dovrebbe dar voce proprio ai lavoratori – i partecipanti alla manifestazione autorganizzata hanno deciso di recarsi in massa a Città della Scienza per rivendicare il sacrosanto diritto di parola per chi sta pagando il costo maggiore della crisi e delle politiche di massacro sociale – rese operative con l’avallo proprio di Cgil, Cisl e Uil. Per giunta mentre molti di noi si recavano nei pressi del concerto, altri compagni sono stati preventivamente fermati e invitati ad allontanarsi da Via Coroglio…come se lì si stesse tenendo un G8 e non un concerto “in nome dei diritti del lavoro”. Questa e non altra è stata la causa scatenante la rabbia materializzatasi sotto al palco quando era già del tutto evidente la volontà di Cgil, Cisl e Uil di sottrarsi a qualsiasi forma di dialogo.3) Dopo i primi momenti di tensione sembrava essere stato raggiunto un accordo secondo il quale un lavoratore dell’Irisbus e un licenziato Fiat avrebbero potuto brevemente prendere la parola durante il concerto e infatti due lavoratori in rappresentanza di queste vertenze insieme ad un portavoce del neonato “Comitato Bonifichiamo Bagnoli” erano stati già condotti oltre le transenne ai piedi del palco. In cambio ci è stato chiesto di arretrare di alcuni metri per facilitare un clima di distensione e come si può verificare anche da numerosi video i circa 200 manifestanti sono effettivamente arretrati creando uno spazio di alcuni metri tra essi e i cordoni delle forze dell’ordine.
Questo c’è stato chiesto e questo abbiamo fatto, contrariamente alle dichiarazioni false e mistificanti rilasciate alla stampa da Anna Rea, la quale farnetica di un inesistente e mai richiestoci accordo secondo il quale gli interventi sarebbero stati possibili solo qualora avessimo lasciato Città della Scienza. Non ci è mai stato richiesto di dialogare a differenza di quanto afferma Anna Rea: l’unico dialogo è stato quello tra i confederali e le forze dell’ordine che essi hanno aizzato contro i manifestanti.4) Quando la situazione era del tutto normalizzata e attendevamo solo l’intervento dei lavoratori e del Comitato – così come ci era stato promesso – inspiegabilmente e senza motivo si è scatenata la violenza delle forze del disordine guidate dagli esponenti dei sindacati concertativi: Marco Cusano che era già nei pressi del palco per intervenire a nome dei casseintegrati Fiat è stato spintonato e scaraventato a terra da un agente della Digos senza alcun motivo; negli stessi istanti un media-attivista, mentre filmava gli episodi, notando che la polizia tentava di prelevare a freddo un compagno per portarlo in Questura, nel tentativo di dissuadere il fermo è stato brutalmente e ripetutamente colpito alla testa con manganellate e pugni.5) Per più di un’ora abbiamo assistito inermi allo spettacolo indecoroso dei delegati Fiat e Irisbus che venivamo sistematicamente fatti entrare per poi riuscire dalle file del cordone di polizia senza un motivo per poi – al termine di questa sceneneggiata – apprendere che non gli sarebbe stata data la parola. Abbiamo così deciso di improvvisare un assemblea a microfono aperto con l’unico strumento che avevamo a disposizione (un megafono) ed è stato durante quei frangenti che abbiamo appreso che gran parte degli spettatori del concerto si era resa perfettamente conto delle nostre ragioni e solidarizzava apertamente con la nostra iniziativa, condannando ripetutamente la blindatura autoritaria dei sindacati confederali – Cgil, Cisl e Uil.Abbiamo dimostrato con la lotta e la determinazione che è possibile una reale partecipazione ed un effettivo protagonismo dei lavoratori e di tutti coloro che pagano sulla propria pelle le politiche di austerity solo oltrepassando le regole della loro “democrazia”, che vorrebbe milioni di persone relegate al semplice ruolo di spettatori passivi di feste, festicciole e passerelle politico-istituzionali oppure depositatori di una qualche scheda elettorale in un urna ogni 5 anni.La lotta paga e la dimostrazione più evidente di ciò è stato il fatto che siamo entrati in 200 a Città della Scienza e siamo usciti più che raddoppiati, mentre il “concerto della concertazione” – promosso dai sindacati che hanno affossato negli ultimi 20 anni i diritti dei proletari -quando siamo entrati era già semi – vuoto (rispetto le loro oceaniche previsioni) ed era pressocché deserto quando ce ne siamo andati.A dispetto delle loro mistificazioni i fatti hanno la testa dura!Ci vogliono disperati e rabbiosi, ci avranno coscienti ed organizzati!Per tali motivi, invitiamo tutti alla conferenza stampa che si terrà Giovedi 2 Maggio alle ore 11:00 (Via Enea 19a – Bagnoli)Laboratorio Politico Iskralaboratoriopoliticoiskra@info.orgFacebook: Iskra Area Flegrea
Grazie signora ministra Severino!
Grazie signora ministra,
avevamo bisogno di lacrimogeni dall’alto, dalla stanza sopra a quella dove lei lavora.
Grazie signora ministra,
è ovvio che lei sia ignara del fatto che dalle finestre del suo ministero si sparava su qualche centinaio di studenti in fuga, gran parte minorenni.
Grazie signora ministra,
mancavano solo quelli, dopo i calci in faccia, dopo le manganellate tra capo e collo alle spalle..
Grazie signora ministra,
della dose cancerogena di armi da guerra usate contro civili (studenti poi), da un secondo piano “di Stato”.
Chi li ha lanciati?
I GOM? Il reparto creato, con somma commozione e soddisfazione, dall’ex ministro Diliberto per legalizzare le squadrette di picchiatori nei corridoi delle patrie galere?
Di chi erano quei lacrimogeni? I GOM non possono aver nessun compito di ordine pubblico, quindi non credo.
Erano CS, quindi o polizia o carabinieri…
li ha autorizzati lei ad entrare nel ministero e sparare al piano da sopra il suo ufficio?
E’ andato tutto secondo il programma?
O vuole raccontarci che non ne era al corrente?
[Link: je volemo fa’ ‘er narcotest?]
AGGIORNAMENTO DOVEROSO, che ci conferma che magari un narcotest eh! :
Ieri 3 piazze a Roma: la più partecipata? Il Flash Mob in stile coreano!

Piazza del Popolo, due anni fa
Bisogna prendere atto di quel che accade.
Bisogna prender atto sì, che non vuol dire rassegnarsi, però almeno contestualizzare la propria esistenza, i propri desideri di ribellione,
quella folle convinzione che una condizione sociale ed economica come quella che viviamo porti inevitabilmente ad uno scontro di classe,
ad un’alzata di testa.
E nella storia, anche quella del nostro buon vecchio Novecento, abbiamo visto che ad alzare la testa son le classi subalterne e sfruttate,
e sono i giovani, gli studenti, coloro che hanno tutto il desiderio e il diritto di vivere e costruire una società diversa,
adatta ai loro bisogni e ai loro desideri.
Ma a quanto pare bisogna mettere in conto altro.
A quanto pare abbiamo avuto, noi compagni, la superficialità e la spocchia di non prendere in considerazione una cosa come questa.
Che nasce spontanea e autorganizzata come dovrebbe esser la rabbia e il desiderio di altro,
Sono 30.000 persone, il doppio di quelle previste: a riempire Piazza del Popolo in una giornata in cui Roma era divisa tra due importanti appuntamenti.
Uno, da tempo organizzato, tutto loro: un imponente corteo in difesa della scuola, che aveva come obiettivo quello di assediare il Miur per avvertire che ulteriori tagli all’istruzione non potranno essere accettati.
Un altro appuntamento, un presidio antifascista, contro una pagliacciata tutta celtiche e saluti romani, che andrebbe estirpata con un po’ di derattizzante.
Nè il desiderio di partecipare ad una giornata di lotta in difesa dei propri diritti, per imparare a vivere collettivamente l’idea di cambiamento,
né un desiderio tutto comprensibile di ricacciare nelle fogne dei rigurgiti fascisti che si aggirano con sempre più insistenza nelle nostre strade.
Niente di tutto ciò: quel che ieri ha attratto 30.000 giovani è stato il flash mob,
“GangGnam Style”, il tormentone coreano che da mesi impazza in rete con qualche decina di milioni di condivisioni.
Surreale? Nemmeno tanto, realtà vera e propria.
Nessuno slogan, nessun pugno al cielo per chiedere e pretendere ALTRO:
ma solo cellulari sincronizzati a mandare la canzone all’unisono e un solo grande urlo
“Posizionatevi dove volete e ballate rivolti verso il Pincio!”
così è.
Famosele du’ domande
Il comunicato degli studenti medi, dopo le botte in tutta Italia
Pubblico il comunicato degli studenti romani, ieri scesi in piazza come in tutto il resto del paese per protestare contro le politiche di austerity. La sola risposta ricevuta, immediata e secca, son state le botte.
I manganelli al contrario.
L’esser trascinati per i capelli.
Gli insulti.
I robocop che circondano, caricano, pestano, tentano di arrestare.
Punto.
Nè un telegiornale, nè un giornale: lo spazio dato alle mobilitazioni studentesche è inesistente.
Ma ho come la sensazione che se lo prenderanno, si prenderanno tutto lo spazio che vogliono.
Oggi 5.10.12 la città di Roma è stata invasa dagli studenti dell’Assemblea Cittadina dei licei romani.
Questa data è nata dall’assemblea in Val di Susa, convocata dalla rete nazionale studaut, dove gli studenti di tutta l’Italia hanno sentito l’esigenza di scendere in piazza, per esprimere un’opposizione sociale reale al governo Monti e alle politiche di austerity che stanno sempre più strette a tutta la cittadinanza. Le istituzioni sottolineano continuamente la mancanza di fondi per l’istruzione mentre lo stato spende 500 milioni per cacciabombardieri e 2 cm di Tav corrispondono a una borsa di studio universitaria, legittimando queste scelte come tecniche e non politiche.
In un quadro di drammatica trasformazione politica, la scuola rimane ancora una volta un luogo di costruzione e progettazione, opposizione e conflitto.
Gli studenti infatti contrastano le politiche di questo sistema scolastico e se ne riappropriano dall’interno vivendo le proprie scuole e creando dal basso controcultura attraverso cineforum, mercatini di libri a prezzi popolari, ecc… per dare una risposta concreta alla crisi, producendo momenti di riflessione e conflitto.
Queste iniziative si oppongono al progetto di scuola-azienda che questo governo, come il precendente, vuole realizzare attraverso il DDL Aprea e i test Invalsi, che mirano esclusivamente ad un’appiattimento culturale generale e alla costruzione di una scuola che premi il merito e ignori i problemi.
Il tentativo della questura di Roma, oggi,è stato quello di impedire che gli studenti raggiungessero il centro storico per manifestare la loro rabbia davanti ai palazzi del potere, opponendosi fisicamente, con uno sproporzionato impiego delle forze “dell’ordine”, al regolare svolgimento del corteo.
Nonostante ciò, gli studenti non si sono arresi e fino all’ultimo hanno portato in piazza la loro determinazione. I manifestanti infatti, estenuati da una pessima gestione della piazza da parte della questura, che aveva il palese intento di emarginare e minimizzare la protesta, hanno tentato di riappropriarsi ancora una volta delle proprie strade. Nei pressi di Porta Portese, i soggetti che giorno dopo giorno militarizzano la nostra città hanno risposto all’iniziativa degli studenti non con semplici cariche di alleggerimento, inadeguate soprattutto contro un corteo costituito prevalentemente da minorenni, ma peggio, con una vera e propria esplosione di violenza verso gli studenti, minacciando, picchiando, manganellando, arrivando addirittura ad arrestare un quindicenne estraneo ai fatti, trascinandolo per terra.
Dopo lo scontro e dopo essersi assicurati dell’imminente rilascio del ragazzo, il corteo non si è comunque arrestato ed ha ripreso il percorso fino a Piramide, dove al momento dello scioglimento ha pubblicamente denunciato la gravità dei fatti avvenuti in precedenza.
Gli studenti oggi non si sono fatti intimorire dalla gestione tirannica, del sindaco Alemanno, della città, ma anzi hanno avuto la dimostrazione del fatto che l’unica risposta che il governo e le istituzioni sanno dare è di tipo poliziesco e militare.
LA VOSTRA REPRESSIONE NON FERMERA’ LA NOSTRA VOGLIA DI LOTTARE, QUESTO NON E’ CHE L’INIZIO
Studenti Medi in Mobilitazione
Marx e una lezione sui “cosiddetti eccessi” popolari
“Ben lungi dall’opporsi ai cosiddetti eccessi, casi di vendetta popolare su persone odiate o su edifici pubblici cui non si connettono altro che ricordi odiosi, non soltanto si devono tollerare quegli esempi, ma se ne deve prendere in mano la direzione”.
Karl Marx, 1850. Indirizzo al Comitato Centrale della lega dei Comunisti
Grazie a Contromaelstrom
Roma: sono i più giovani a sfidare le ordinanze di Alemanno e i divieti stile ventennio
La Questura sta vagliando le posizioni di 300 persone..questo lanciano le agenzie poco dopo cena.
Trecento persone identificate oggi in quella pagliacciata a cui la questura di Roma ha costretto centinaia di ragazzi che manifestavano, la maggiorparte studenti medi, quindi minorenni.
Manifestazione non preavvisata, danneggiamento, invasione di terreni ed edifici, inadempimento delle autorità: questi sarebbero i reati che si profilano.
Ma ricominciamo da capo, senza troppi dettagli che questa giornata è stata eterna.
Alemanno dopo il 15 ottobre e gli scontri in Piazza San Giovanni decide per un delirante divieto di manifestare per un mese: i primi a sfidare questo divieto son proprio loro, coloro che hanno invaso la manifestazione del 15 ottobre e anche la piazza degli scontri, gli studenti.
Giovanissimi, tanti, incazzati, determinati, poco impauriti.
Oggi si son trovati davanti alle scuole volanti e blindati: il divieto di manifestare doveva esser garantito, il Sindaco non voleva che gli studenti muovessero un passo.
Al Mamiani fanno 50 identificati prima delle 8.30 di mattina e la risposta degli studenti è immediata: corteo per Prati, traffico bloccato.
Poi il tutto si sposta a Tiburtina: migliaia di ragazzi arrivano nei dintorni della stazione, che dopo un po’ viene chiusa. Mentre i treni son costretti a proseguire, facendo finta di non vedere la stazione Tiburtina, le migliaia di studenti vengono prima caricati, poi chiusi letteralmente in una tonnara senza via d’uscita, nella quale son rimasti intrappolati per ore.
Non c’è stato verso, non c’è stato modo di contrattare un’uscita dalla piazza se non attraverso l’identificazione di tutti: il tira e molla è durato un bel po’, gli studenti con i documenti in mano urlavano “TANTO NON VE LI DIAMO”…
Così è stato, nessun documento: ma peggio.
La tonnara è stata aperta solo in un punto.
L’ordine della Questura è: si esce a gruppi di 30 in fila indiana, con 7 secondi tra un gruppo ad un altro:
Non sto delirando, è precisamente quello che è successo: tutti in fila indiana (anche a tempo) davanti alle telecamere della polizia.
L’Apartheid israeliano oggi sembrava arrivato al tiburtino: checkpoint per minorenni, identificazioni di massa, qualche pestaggio che ci sta sempre bene, 10 arresti.
Una volta usciti tutti, gli studenti si son recati al Verano, davanti al commissariato di Polizia di San Lorenzo per chiedere il rilascio di tutti i fermati, ottenuto abbastanza rapidamente.
Una grande assemblea alla Sapienza e la promessa al sindaco che ci si rivedrà presto per le strade romane.
Nel frattempo, mentre gli studenti erano in piazza, la Digos entrava nelle scuole chiedendo ai presidi i registri per segnarsi i nomi degli assenti; qualcosa di estremamente vergognoso.
Che fate gli schedari di chi manifesta? Anche se hanno 15 anni?
Una pagina buia, che contribuirà a far alzare la testa a questi giovanissimi manifestanti.
Pagina buia anche leggere l’infinita solidarietà in rete da quelle stesse persone che invocavano la polizia o la aiutavano impacchettando persone e consegnandole alle camionette il 15 ottobre: oggi erano indignati nel vedere le scuole di Roma presidiate dai blindati.
Eppure, cari miei indignati pacifisti col vizio della delazione, gli studenti che oggi sono stati identificati son gli stessi che volevate in galera meno di tre settimane fa: siete un po’ ridicoli.
Ma lo sapete già
SUL SITO DI RADIONDAROSSA ci son delle corrispondenze effettuate dalla piazza.
Per quanto riguarda gli arrestati del 15 ottobre oggi è finalmente arrivata la prima buona notizia.
Il Riesame ha scarcerato praticamente tutti: alcuni ai domiciliari, altri con obblighi di firma.
Niente carcere però, niente blindati, sbarre, casanza, secondini, domandine, colloqui..
e non c’è cosa che mi rende più felice.
In carcere resta chi è stato arrestato successivamente al 15, come Chucky che continua a protestare contro il suo arresto con lo sciopero della fame.
Grecia: inizia l’anno scolastico tra tagli e occupazioni

Atene, facoltà d'economia. Lo striscione urla OCCUPAZIONE mentre in alto c'è scritto "dove non arriva la mano dello stato arrivano le lame del para-stato, Solidarietà ai migranti"
La Grecia, sventrata da crisi e austerity non molla la piazza e la contestazione, in ogni sua forma.
Questi giorni è stata Salonicco al centro della cronaca vista l’apertura della 76° Mostra Commerciale Internazionale, alla quale ha partecipato anche il primo ministro Papandreou.
Oltre due milioni di euro è ciò che è stato speso dal ministero dell’Interno solo per lo spostamento dei reparti celere dalla capitale a Thessaloniki per contrastare le proteste.
Tre giornate di scontri, ferro e fuoco: più di 40.000 persone si sono riversate per le strade con una determinazione che non smette di caratterizzare le piazze greche. Una città dove a 48 ore di distanza dall’ultimo lancio di lacrimogeni e altri tipi di gas urticanti, i parchetti pubblici antistanti le facoltà universitarie erano ancora ricoperti dall’odore irrespirabile.
La polizia è avanzata con le solite metodologie viste in questi ultimi tre anni di scontri in Grecia: la celere che fa pesantissimo uso di lacrimogeni e raramente arriva al contatto fisico, poi i M.A.T. (reparti speciali) invece si infiltrano a piccoli gruppi nei cortei con un massiccio uso di gas e granate assordanti, per tramortire e cercar di arrestare quanta più gente possibile. Poi ci sono i motociclisti, il reparto maledetto che carosella intorno ai cortei … che però di sassi e molotov ne prendono a tonnellate.
Scontri per giorni e notti intere, con una media di un centinaio di arresti al giorno.
A Salonicco, come ad Atene: dove lunedì sera anche il reparto di scorta del ministro della cultura è stato attaccato con un improvviso lancio di molotov che hanno completamente bruciato i mezzi e una parte della sede del ministero.
La protesta dilaga, la sua violenza non si placa, ma le misure di sventramento dell’economia del paese avanzano, sulla pelle di tutti. Ruota intorno ai 300 il numero dei dipartimenti universitari occupati dagli studenti che protestano contro la riforma e i tagli che ovviamente andranno a sventrare definitivamente scuola pubblica, università e ricerca con un’ondata allarmante di privatizzazioni, l’ingresso di agenzie che gestiranno le università come delle imprese, la cancellazione dell’asilo accademico e così via. Il primo giorno di scuola i cancelli dei licei sono stati presidiati dagli universitari, con un fitto volantinaggio sulla riforma e diverse assemblee spontanee: tanto che la notizia di oggi è che ci sarà il divieto di parlare di politica negli istituti scolastici.
Oltre che l’assenza di libri di testo; eh si, non è uno scherzo. Le scuole hanno riaperto lunedì ma non c’è speranza di una riga d’inchiostro prima di metà novembre:in Grecia i libri scolastici (ehhhhh, quando lottare permette le conquiste!) sono gratuiti e distribuiti dall’Organizzazione per i libri scolastici, ma dati i tagli, nulla comparirà prima di due mesi.
I taxisti sono in protesta da 48 ore davanti al parlamento.
Pochi minuti fa il governo ha annunciato 20.000 licenziamenti di dipendenti pubblici, come “ulteriore sforzo per frenare la crescita del debito”…
solo tutti insieme possiamo fermare questa maledetta europa della crisi, solo tutti insieme possiamo fare in modo che “i mercati” non mangino il nostro presente tentando di annullare il futuro.
Italia: 150 anni di “ragion di stato”
Questo spot geniale è stato fatto da Radio Onda Rossa, per “festeggiare” i 150 anni di unità d’Italia.
Una volta ascoltato non si può fare a meno di innamorarsene! Complimenti alle voci che l’hanno fatto…
Richiesta autorizzazione corteo al sindaco Alemanno, prefetto e questore. ;-)
Alla c.a. Sindaco di Roma Gianni Alemanno
Alla c.a. Questore di Roma Francesco Tagliente
Alla c.a. del Prefetto di Roma Giovanni Pecoraro
Oggetto:
La nostra richiesta di autorizzazione
Con la presente gli studenti e le studentesse della Sapienza comunicano alle autorità che il giorno 22 dicembre sfileranno per le strade di Roma.
Apprezziamo davvero la vostra apertura al dialogo che in queste settimane si è manifestata ripetutamente e in vari modi: dalle centinaia di denuncie per manifestazione non autorizzata, agli arresti immotivati, alla costruzione di una “zona rossa” permanente e in continua espansione.
Siamo molto lieti di tanta premura nel volerci proteggere, tenendoci lontani dai patetici teatrini e compravendite di parlamentari, che avvengono ormai come consuetudine dentro Montecitorio e Palazzo Madama.
Potete stare tranquilli: la politica istituzionale si è già allontanata dai noi e dal resto della società molto tempo fa. Sono proprio i nostri cortei e i nostri blocchi stradali ad aver riportato la politica vera nelle strade e nelle piazze, dall’università a tutta la città.
Per il movimento studentesco il corteo spontaneo è da anni la vera pratica con la quale far vivere e rendere visibile il diritto di manifestare, la voglia di partecipare e prendere parola sul nostro futuro.
Proprio per questo motivo il 22 lasceremo i palazzi del potere nella solitudine della loro miseria e andremo nella altre zone della città, per parlare con chi come noi è inascoltato da quelli stessi palazzi.
Vogliamo però interloquire con chi ha detto, in questi giorni, che bisogna ascoltare il nostro disagio, perciò domani una nostra delegazione porterà una lettera al Presidente Napolitano.
Vi inviamo questa richiesta di autorizzazione e vi chiediamo: siete disposti a garantire il diritto di manifestare?
Gli studenti e le studentesse della Sapienza in mobilitazione
Vauro e il Manifesto si autocensurano: E FANNO BENE!
Il giorno dopo gli scontri di Piazza del Popolo, quel giornale ormai da molto illeggibile e reazionario qual è il Manifesto,
ha pubblicato in prima pagina una vignetta di Vauro sconcertante per la sua infamia.
Malgrado già da molte ore girassero notizie che il “ragazzo con la pala” era un manifestante, un giovanissimo compagno mandato al linciaggio mediatico,
il vignettista tanto caro alla sinistra salottiera confermava la teoria complottarda dell’infiltrato con la sua vignetta.
GIovanni Santone con la faccia di Kossiga e , l’ “infiltrato” di Piazza del popolo con quella di Maroni.
UNA VERGOGNA!
Una vergogna che Vauro poteva almeno smentire: innegabile la sua genialità e capacità ironica, quindi poteva avere il buon gusto di scusarsi.
In più, cosa ancora più comica, sul sito del Manifesto la vignetta non compare…
di solito dopo 48 ore vengono archiviate tutte in rete, mentre quella manca.
Menomale che hanno inventato gli scanner, perchè almeno quest’infamata di Vauro in rete ce la mettiamo uguale.
E magari la prossima volta che lo incontriamo in piazza ci ricordiamo di ricordarglielo!
Ed ora anche sul blog di Insorgenze un articolo a riguardo!
Notizie sui fermati! AGGIORNAMENTI!
Che giornata ieri per questa città!
E che mattinata oggi, dietro quel mixer, con i telefoni impazziti e la voglia di parlare che prendeva un po’ tutti.
Roma ieri, come ha scritto un blog che adoro, ha vissuto un po’ di Novecento.
Una piazza Statuto degli studenti, dei precari, dei giovani rabbiosi spesso giovanissimi!
Che dire.
Io, sono contenta.
Tra poco verrà pubblicato sul sito il lungo filo diretto di questa mattina dai microfoni di radio onda rossa.
ORE 15.35_ altra notizia che ribalta tutto. “Cambio di strategia della procura di Roma per la maggior parte degli arrestati per gli scontri avvenuti ieri nel centro storico. La procura ha deciso di farli giudicare per direttissima e domani mattina compariranno dinanzi al giudice. Tutti i fermati sono accusati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Il primo atto sarà, comunque, l’esame della legittimità dei fermi. Al termine dell’udienza, per gli indagati, tutti incensurati, potrebbe prospettarsi, a seconda delle singole posizioni, la custodia in carcere, gli arresti presso il domicilio, l’obbligo di firma, la rimessione in libertà. Il procuratore aggiunto Pietro Saviotti ha spiegato i motivi del cambio di rotta della procura: «Inizialmente avevamo deciso di non procedere in modo sommario con la direttissima del giorno dopo – ha dichiarato – optando per l’acquisizione di informative e dei verbali di arresto e chiedendo approfondimenti agli investigatori». «Successivamente la procura – ha aggiunto – valutate l’incensuratezza di tutti gli arrestati e la loro età, ha proceduto a circoscrivere le condotte di cui ciascuno deve rispondere. La mancanza dell’esigenza di ulteriori approfondimenti, salvo nuove risultanze, ha indotto la Procura a chiedere il giudizio direttissimo per la maggior parte degli arrestati. Nei prossimi giorni si valuteranno eventuali ulteriori fatti che dovessero emergere dagli approfondimenti investigativi»
PER QUALCHE ORA E’ STATO DETTO IN DIRETTA E SCRITTO ANCHE QUI CHE TUTTI I FERMATI ERANO STATI TRADOTTI A REGINA COELI: LA NOTIZIA E’ STATA SMENTITA POCO FA (ORE 17) DAGLI AVVOCATI. SONO ANCORA TUTTI IN QUESTURA. ANDRANNO DIRETTAMENTE DOMANI A PIAZZALE CLODIO!
Presumibilmente sarà convocato un presidio a Piazzale Clodio per domani dalle 9.00 in poi.
SOLIDARIETA’ A TUTTI I COMPAGNI FERMATI.
per i continui aggiornamenti ascoltate Radio Onda Rossa.
Intanto da un paio d’ore il centro d’Atene è scosso dagli scontri esplosi durante l’ennesimo sciopero generale di 24 ore, proprio nel giorno del voto in parlamento della manovra di austerity che prevede una radicale rivoluzione nel mercato lavorativo.
La media dei tagli sugli stupendi sarà del 26%.
Bruciasse quest’Europa, bruciasse pure. Sarebbe ora!
Grecia: domani è l’anniversario della rivolta del ’73. Un comunicato da Salonicco
Questa mattina Atene e Salonicco si sono svegliate con diverse esplosioni di piccoli ordigni di fattura artigianale. Sedi di partiti, veicoli comunali ed alcuni edifici sono stati colpiti e nel quartiere di Exarchia risultano date alle fiamme alcune macchine.A Salonicco è il partito di centrodestra ND NuovaDemocrazia ad aver subito un attacco alla sua sede, che ha causato solamente la rottura delle finiestre. Domani sarà l’anniversario della rivolta degli studenti del Politecnico, che nel 1973 porterà all’inizio della caduta dei Colonnelli. Atene è ovviamente blindata: più di 7000 uomini (quasi un migliaio più dello scorso anno) dei reparti speciali sono stati fatti arrivare per una manifestazione che è stata già marchiata col bollino rosso: il primo anniversario della rivolta in piena austerity, con un paese piegato ed esausto.
Staremo a vedere, fianco fianco coi compagni greci!
TO DROMOS!
Nel frattempo posto la traduzione di un comunicato che gira dalla scorsa settimana in rete, a firma della radio anarchica Radio Revolt, data alle fiamme dai fascisti il 9 di questo mese!
Comunicato di Radio Revolt, Salonicco, Grecia
Martedì 9 novembre intorno alle 11 di sera e mentre nel vagone di radio Revolt c’erano 5 compagni, una squadra di 20-25 fascisti, ha compiuto un
attacco. Armati di manganelli , martelli, legni e coltelli, hanno buttato tre molotov all’interno del vagone e hanno provato a chiudere la porta.
La reazione dei compagni è stata immediata, hanno preso i travetti, si sono liberati e sono usciti fuori rispondendo all’attacco. Si sono sentiti i
loro soliti, affatto fantasiosi slogan, sono state lanciate pietre, ma nonostante ciò, i compagni sono riusciti a reprimerli rincorrendoli fino
alle moto.
Intanto il fuoco era già fuori controllo e anche se l’intervento di tutti quelli che sono accorsi, ha limitato i danni nel vagone, è stato distrutto il suo interno. Nella più ampia zona delle università sono arrivati 6 camion dei pompieri, che sono stati bloccati dalla polizia, che ha preteso di accompagnare i camion dentro l’università, cosa che non accettiamo affatto. Allo stesso tempo, e mentre la corrente restava collegata, minacciando con un ulteriore pericolo la gente che spegneva il fuoco, il rifornimento d’acqua è stato tagliato (2 volte) dal servizio idrico. Ovviamente non aspettavamo che si immischiasse il sistema statale per salvarci perché l’azione è stata realizzata proprio grazie a questo sistema statale.
In particolare dalle 3 di pomeriggio, tutto intorno alle università pulsava di poliziotti: almeno tre squadre nella (chiusa) ΔΕΘ (Fiera internazionale di Salonicco), moto a gruppi di quattro che si muovevano nella piazza fino a via A. Dimitriou, e sicura presenza (di caschi) davanti al palazzo dello sport, poco dopo l’attacco.
Come è già stato dimostrato i fascisti non sono in grado di realizzare una simile azione senza aiuto: i loro motorini hanno rotto indisturbati il
cerchio dei motori dei poliziotti intorno alle università. (Capiamo facilmente che abbiamo un’altra azione sotto l’attacco generale a parti radicali della società. Un attacco che si può aspettare sotto il socio-economico accordo che governa l’Ellade.)
Passiamo un periodo in cui il governo cerca con le unghie e con i denti di far stare a galla il paese, condanna alla disperazione la maggior parte della popolazione, col risultato che vengono fuori nuovi, e si aggiornano i poli già esistenti di azione radicale. In questo periodo, il sistema di terrore, sceglie di intensificare la repressione usando ogni mezzo a sua disposizione. Il suo scopo è prevenire che ogni singola persona, la collettività, i gruppi, vadano contro le nuove misure, lo stato, il sistema. Cerca di difendersi in questa generale effervescenza che prevale nell’Ellade.
Tutto questo rende complesso l’intero quadro di martedì. Fascisti si sono mossi (criminalmente) in una radio anarchica autorganizzata, avendo alle
spalle la polizia, la quale con un doppio ruolo nasconde la loro fuga e intralcia l’intervento dei pompieri. I princìpi universitari “alzano le
mani in alto”, mentre i mass media di regime parlano di episodi ad AΠΘ (Aristotelica università di Salonicco), di incidenti di bande, nascondendo
e deformando l’evento.
Il vagone è bruciato, ma radio Revolt continua. 20 minuti dopo l’interruzione della trasmissione, la stazione è tornata, in FM e su internet e naturalmente il flusso continua normalmente e aggressivamente.Il vagone tornerà a funzionare per portare avanti il progetto della stazione. Ogni autore dell’attacco di martedì ci troverà davanti, pronti a rispondere ad ogni tentativo di chiudere la bocca all’anti informazione, di sostenere azioni sovversive e di far avanzare idee sovversive. In più, ogni attacco del genere, oltre ad aggregare altri intorno a noi, come ci è stato dimostrato dalla pratica solidarietà che abbiamo immediatamente ricevuto, non solo non ci fa paura, ma ci provoca rabbia.
Polizia, tv, neonazi, tutti i mostri lavorano insieme.
Ci troverete davanti a voi.
Libertà per i precari BROS arrestati!
NESSUNO OSI RIBELLARSI!?
Libertà per i precari Bros arrestati!
13 precari del progetto Bros arrestati dopo un autentico pestaggio, otto reclusi nel carcere di Poggioreale e cinque attualmente ai domiciliari, sono l’ennesimo bilancio allucinante di chi pensa di gestire la crisi sociale con la repressione e il manganello. E’ francamente inaccettabile! Di chi è la responsabilità se non uno straccio di progettualità e di futuro si intravede per le migliaia di precari formati in questo progetto: è delle istituzioni locali e nazionali o di chi protesta e lotta per i suoi diritti!? Di chi è la responsabilità se la regione Campania sa parlare solo di tagli ai beni essenziali? Se l’avviamento pubblico al lavoro è diventata una barzelletta, se la disoccupazione in città raggiunge cifre astronomiche e viviamo in un paese dove il welfare è ormai inesistente!?
“Briganti o Emigranti”, sembra questa, ancora una volta, l’unica possibilità prevista da chi detiene le leve del potere. Mentre la speculazione divora centinaia di milioni di euro con la cosiddetta “emergenza rifiuti”, mentre la raccolta differenziata che produrrebbe
tanti posti di lavoro è sistematicamente boicottata. In questa situazione è semplicemente vergognoso il comportamento di Questura e Prefettura che cercano di offrire uno sfogo alla crescente insicurezza sociale muovendo guerra ai ceti subalterni, a chi non accetta l’umiliazione della marginalità e si batte per i propri diritti.
E’ indecoroso il facile populismo securitario che ritroviamo spesso sui media, incapaci invece di incalzare una classe dirigente che gestisce la crisi economica contro i più deboli. E’ preoccupante il tentativo di affermare teoremi giudiziari che affrontano le lotte popolari come un fenomeno criminale!
A tutti i precari e i disoccupati, agli studenti che non hanno più una scuola pubblica, ai lavoratori senza diritti, alle famiglie senza alcuna
protezione, ai cittadini che vedono il proprio territorio avvelenato,
a chi non riesce ad arrivare alla fine del mese: usciamo dal silenzio, ribelliamoci! E’ la sola possibilità che abbiamo!!
Ai sinceri democratici chiediamo di prendere finalmente parola contro l’ennesima svolta autoritaria.
Giovedi le realtà dell’autorganizzazione sociale, dei sindacati di base, degli studenti, dei comitati civici per i beni comuni, del mondo del lavoro, dei precari saranno in piazza in occasione dell’udienza di Riesame degli arresti per rivendicare la libertà dei 13 precari, la fine della repressione contro le lotte sociali, la liberta di Tonino, altro compagno colpito da un’autentica persecuzione repressiva e giudiziaria.
Giovedì 11 novembre ore 9.30 piazza Mancini
Corteo contro la criminalizzazione delle lotte sociali
Movimenti napoletani
FRANCIA: lo sciopero infinito!
LO SCIOPERO INFINITO
originale in francese http://nantes.indymedia.org/article/22087
traduzione da http://www.urgence.splinder.com/
TRADUZIONE DI ANUBI D’AVOSSA LUSSURGIU (mooooolte grazie)
E’ qualcosa di scontato. Il Partito dell’Ordine spera, con tutte le sue forze, di farci tornare a casa. Sindacati e governo riusciranno ad accordarsi. Lassù, almeno. Essi contano senza dubbio sull’attrazione fatale che avrebbe per noi l’insidiosa percezione del vuoto nel quale abbiamo così perfettamente disimparato a vivere e a lottare. In questo si sbagliano. Noi non torneremo a casa; noi che non ci sentiamo a casa da nessuna parte. Se c’è un solo spazio che abbiamo sentito come abitabile, è all’interno dell’evento grazie al quale viviamo, nelle intensità che si disegnano. In funzione, soprattutto, dei mezzi che ci sapremo dare. È qualcosa di scontato. Un processo insurrezionale si rinforza a misura che le evidenze le quali, ai suoi occhi, compongono la realtà, divengono impercettibilmente delle verità lampanti agli occhi di tutti. Se il capitalismo è una menzogna universale, la forma della sua negazione, inversamente, sarà quella di una pluralità di mondi, mescolati solidarmente alle verità che vi si legano. Le parole attraverso le quali una situazione si rende leggibile a sé stessa ne determinano direttamente le forme e lo spirito. Le oggettivazioni forzate non possono arrivare a conoscerne che, al massimo, i suoi contorni indecisi. La diversità delle analisi, provengano esse dal lessico sociologico o da quello del radicalismo militante, propagano di concerto un’identica confusione: quella dell’apologia asmatica o del pessimismo interessato. A tutti loro manca quel minimo di senso tattico attraverso il quale un discorso trova una reale leggibilità, un vero Comune, il solo che possa liberare i possibili aperti dalla situazione. E anche di scartare come altrettanti fantasmi gli scoraggiamenti programmati. La lama di questa voce risiede nella scelta delle parole come nella positività del loro orientamento. Per elevare l’intelligenza strategica degli avvenimenti in corso un primo gesto si rivela necessario. Quello di situarsi, di orientarsi. Parlare da qualche parte: non da un semplice punto di vista, ma da un partito.
1. Fin dall’inizio, ed è uno dei suoi meriti, il movimento ha preso le cose alla radice. Blocco economico generalizzato, organizzazione deliberata di una paralisi totale, rifiuto dei compromessi e delle negoziazioni. Così ha reso semplicemente effettive delle parole d’ordine abitualmente condannate all’attesa angosciata o al simulacro. Lo sciopero si è materializzato dentro dei corpi, delle determinazioni. Ed è per questo che è potuto apparire come una vera minaccia. In questo il movimento, dal punto di vista delle pratiche sociali messe in campo, si situa al di là di un semplice movimento sociale. In questo esso partecipa già di un processo insurrezionale. Ecco il nostro punto di partenza.
2. Facciamo una constatazione: non resta niente, oggi, dell’antico movimento rivoluzionario. E mentre questa rivelazione sembra conficcarsi sempre più nei meandri di un cittadinismo soddisfatto, noi possiamo avere, in certi momenti, la sensazione di un vuoto. Questo vuoto, bisognerà abitarlo. E farne una possibilità.
3. Una singolare supersitizione affetta, in Francia, una grande maggiornaza di corpi per altro così rigidamente laici: la credenza, tanto tenue come apparentemente incrollabile, nella realtà del “movimento sociale”. La sua debolezza consiste in questo: è una credenza nella quale nessuno ha più fede. Essa non fa che logorarsi, di “vittoria” in “sconfitta”, di ripresa sporadica in rinuncia finale, per infine consumarsi del tutto. L’oggetto di questa credenza non è altro che l’eredità di un naufragio: quella del movimento operaio classico. Questo non è stato sconfitto dal Capitale, come ha sottilineato Mario Tronti, bensì dalla Democrazia. Non è stato vinto sotto la forma di un pericoloso oggetto esterno: la democrazia lo combatteva dall’interno. Questa illusione pesa in modo ancora più forte perchè non è riconosciuta, da noi che combattiamo.
4. Un movimento si definisce negativamente in funzione dei suoi limiti. Il suo terreno d’azione è infatti circoscritto da ciò al di là del quale non vuole andare. La sua finitezza programmata lo condanna a non essere altro che l’isterico scongiuramento di una fine prevista. La sua vita stessa è guidata da un’unica idea, quella di una fuga in avanti sempre più disperata per ritardarne la conclusione, che ne era il suo motore. La sua fine è spaventosa perché non è null’altro che la sua morte. Una temporalità separata dal corso della Storia. Non ha vocazione a durare. È sempre da riprendere, laboriosamente, dall’inizio, a partire dal nulla stesso. Partendo da qui, non potremo far altro che ricominciare sempre di nuovo e non apprendere mai niente. Poiché non resta che niente. Chiusa la parentesi.
5. Ma la vera azione non resta sospesa alla tristezza di questo canovaccio, non vi è nessun “ritorno alla normalità”. Vi è, in compenso, la persistenza di un processo rivoluzionario, con le sue fasi di accelerazione e i suoi rallentamenti sotterranei. Agli occhi di tale processo non esiste che un solo tempo. Un tempo nel quale non si dimentica nulla di ciò che non è successo. Vi sono, dunque, due campi: da un lato, quello di coloro che hanno intenzione di mettere in atto uno sciopero totale, un blocco irreversibile della circolazione dei flussi, dall’altro, quello dei crumiri e degli sbirri. La totalità dello spazio sociale è sottoposta a questa crudele divisione. 6.È nella misura in cui uno sciopero riconosce di partecipare a tale processo che esso resta uno di quei rari momenti in cui persiste una trasmissione di esperienze. Non si vuole affatto commemorare delle lotte passate, bensì rammentarle: ovvero ricordarle di nuovo. E questo, non solo per la memoria stessa, ma per la noncuranza di un mondo indaffarato a organizzarne l’oblio.
7. Occorre prestare attenzione al fatto che il campo in cui si esprime una situazione non sia esso stesso minato. E questo è il nostro caso. Gesto preliminare: disertare quello spazio preparato in modo che una cosa, un evento, venga considerato in quanto cosa. Una cosa non è mai per sé. Poiché nulla esiste al di fuori dalla comprensione che ne abbiamo. Potrebbe accadere che, a forza di usarlo, il vocabolo stesso di “movimento sociale” non cerchi di designare nient’altro che una impotenza. Operazione semantica operata da un certo tipo di sociologia. Accettare ciò significa paralizzare ogni elaborazione strategica e ogni intelligenza collettiva. Il fatto è che la stessa sociologia è stata interamente socializzata. Questa inquina ogni discorso con la sua ossessione per il calcolo statistico. Permettendo così solo una laboriosa oggettivazione del reale in categorie deprimenti. Ma ciò che forma i nostri mondi resta irrimediabilmente fuori dalla sua portata. Le nostre amicizie, per la sociologia, non sono altro che valori aberranti. L’ignoto non verificabile delle loro equazioni. L’infinito di uno sciopero.
8. Saint-Nazaire. Dei cortei sindacali sfociano sistematicamente in scontri che durano molte ore. Delle sassaiole eroiche e delle barricate erette con estrema rapidità. “Sarkozy, te lo mettiamo in culo” intonano in coro. Allo stesso tempo un tribunale viene preso a sassate da gruppi di rivoltosi. Un amico allora disse: “È bello vedere una città sollevarsi contro la sua polizia.”
9.Il senso della vera lotta non è tra le classi, tra il Capitale e il Lavoro, ma tra partigiani raggruppati in funzione del loro culto patologico del lavoro o del loro semplice disgusto. Da ora in poi non vi sono che quelli che vogliono ancora lavorare e quelli che non lo vogliono più.
10. Un’inquietante omertà regna all’interno del movimento. Questa consiste in un disconoscimento di ciò che gli eventi in corso non smettono di mostrare: l’espressione di un doloroso rifiuto del lavoro. Occorre comprendere che la posta in gioco non è solo una protesta localizzata contro un prolungamento del tempo di lavoro ma una piena condanna di come, ovunque, viene vissuto il lavoro. Come una calamità. E quest’ultima getta sul lavoro un discredito senza equivoci. É l’ombra della morte quella che vediamo profilarsi. È questo “furto di energie” che ammalia coloro che ne sono vittima. Assistiamo all’agonia del mondo classico del Lavoro, un’agonia che trascina con sé la figura che vi si collegava, quella del Lavoratore. Rovinando così la confortevole intimità che questi era riuscito a stabilire con il suo stesso male. Nel momento in cui il lavoro è vissuto sempre più come un prolungato supplizio, degli specialisti ufficiosi cercano ancora di determinare la soglia oltre cui diventerebbe intollerabile.
11. La politica classica si è costruita su molteplici assiomi presentati, da lei stessa, come insuperabili. Il principio di governamentalità, ovvero l’organizzazione di un bisogno sociale in virtù del quale «occorre che le cose siano governate», senza il quale tutto ricadrebbe inevitabilmente nel caos. E poi c’è quello del lavoro che, come un ricatto, non afferma niente di più che «occorre vivere bene», senza condizioni e in qualsiasi modo. Riguardo a ciò, una stretta solidarietà unisce l’apparente diversità delle concezioni politiche e delle paure paniche che a queste si collegano. E che derivano, in fin dei conti, da una stessa antropologia anemica. Da un lato, il progetto cibernetico di una governance generalizzata, e dall’altro, l’ideale anarchico di un auto-governo paradisiaco. Mito del pieno impiego a favore di uno sviluppo durevole e favola autogestita di un lavoro libero, suddiviso in modo egualitario. Da una parte e dall’altra troviamo la stessa disposizione alla gestione manageriale di ciò che costituisce la vita, un identico accanimento nel reprimere la parte migliore dei nostri istinti. Un eguale obiettivo di regolazione disperata. Mobilitazione e Precettazione Totale designano, con uno stesso movimento, l’ideale etico e pratico della militanza più contestataria e del potere che questa finge di combattere.
12. Ritorno di questo paradosso: la contestazione di una riforma resta la prerogativa dei riformisti più avanzati. Muoversi nel calcolo di un avvenire al punto di perdere ogni presente, ogni presenza. Schizofrenia, per esempio, dell’anarco-sindacalista che codifica, a partire dal presente, la posterità della rivoluzione, legiferando sul dopo. Ora, legiferare sul doposignifica già dimenticare il tempo dell’adesso. Vuol dire perdere l’invincibile necessità di un presente che ci manca e per il quale siamo in sciopero. Lo spessore di un tempo che non potrà essere ridotto alla banalità di una tabella cronologica. La prevedibilità di un avvenire sarà sempre in guerra con la destinazione invisibile di un presente. La programmazione di un futuro farà sempre rima con l’impossibilità di un qui ed ora. «Produrre del tempo libero» in favore di una migliore gestione del tempo di lavoro, ecco ciò che offre il più sospetto degli utopismi. Opporre una certa quantità di lavoro morto all’apertura di un possibile operarevivente non fa che gettare un po’ più di discredito sui fautori di questo ottimismo. Non esiste un lavoro qualitativamente diminuito da una sottrazione quantitativa della sua durata. Non esiste una durata del lavoro, poiché il lavoro è la durata, il tempo subìto.
13. Il discorso mediatico s’ingegna ormai a parlare dello sciopero come se si trattasse di una branchia della scienza metereologica. Ci s’inquieta della scarsità di benzina come dell’imminenza di una canicola; si evocano le sommosse dei liceali alla maniera di improvvise nevicate; si chiacchiera a proposito dello sciopero come si farebbe di precipitazioni problematiche. Così, come fanno tutti dopo la pioggia, ognuno impreca su queste previsioni. «Che ricada su chi fa i blocchi la furia popolare». Ma, ovviamente, non funziona. Presentare ogni sera, oltre l’instancabile bollettino d’informazione, tutto il “malcontento”, le “prese in ostaggio”, i “disperati della pompa di benzina”, come si trattasse di turisti prigionieri delle inondazioni in India o di minatori cileni persi nel fondo della miniera, si rivela essere una strategia molto precaria da parte del potere.
14. In un mondo in cui la circolazione dei flussi si estende a livello globale, il partito del blocco, che è del resto quello dell’insurrezione, non può logicamente sperare di vincere se non tesse, anche a livello globale, le solidarietà necessarie alla sua durata. Il suo campo d’azione non conosce limiti. Così come l’estensione e la portata delle sue pretese.
15. Barcellona, 29 settembre 2010. Una giornata di sciopero generale. Una giornata per dieci anni di rumoroso silenzio. Ciò che si pensava di aver accuratamente rinchiuso nel ghetto di un milieu «anti-sistema», al limite osservabile da una periferia sotto controllo, si risveglia, di nuovo si illumina, e finalmente si infiamma. Dieci anni di democrazia socialista alla fine non sono stati all’altezza di quarant’anni di fascismo. L’ordine che quel giorno è stato sabotato aveva in effetti l’aspetto irreale di un falangista impaurito. Tutti si sono ritrovati in strada, a forza di getti di pietre e di vetrine infrante. E quando la polizia è stata messa in fuga le risate e gli applausi la hanno quasi inseguita.
16. Di nuovo il risorgere dei casseurs. Non c’è nessuno, tuttavia, che potrà essere ancora ingannato da questa figura retorica. Tutto questo clamore non commuove più molta gente. Solo l’UNEF ( Unione nazionale dei sindacati degli studenti francesi) e l’Unione Francese dei Vecchi Combattenti gli si mostrano ancora sensibili. Di che si tratta, allora, oggi? Si potrebbe parlare di un certo ritorno, del nostro ritorno: ritorno della violenza operaia, ritorno della violenza dei ragazzi nelle strade, ritorno della violenza degli “anziani”, che tirano le pietre fuori dalle loro tasche per offrirle ai giovani come fosse un omaggio a quello che non hanno smesso di desiderare. Questa frase, di un vecchio uomo di Lione ai giovani rivoltosi che incontra: «vi diamo le pietre che non possiamo più lanciare». Tutto ciò che è stato così perfettamente dimenticato riappare oggi con la violenza del rimosso. La magia legata alla figura del casseur non sembra più molto efficace dal momento che il banlieusard, l’immigrato, l’anarchico, in breve colui che è al-di-fuori,non vuol dire più granché. Poiché di quale esteriorità, di quale margine si potrebbe seriamente discutere, in un mondo che non conosce più alcun fuori? La questione della violenza non si pone più: essa s’impone a tutti.
17. Infatti, le pratiche di rivolta che continuano a disseminare il movimento meriterebbero di essere riconosciute come un’altra forma, più specifica e più sorprendente, di blocco economico. Una paralisi completa dei centri delle città attraverso il susseguirsi incontrollabile di molteplici giornate di scontri e di saccheggi. I Groupes d’Intervention de la Police Nationale (GIPN) in armi, di fronte a folle disarmate. Da tutto ciò occorre imparare una lezione: la strategia del blocco economico non può dissociarsi in alcun modo dall’imperiosa necessità di annientare e/o di sconfiggere la totalità delle forze di polizia.
18. Non ci si pone mai solo all’interno di un movimento, ma anche in rapporto, di fronte e forse anche contro di esso. Contro quello che, al suo interno, mantiene un’inconsistenza. Il riflusso del suo vuoto e della sua disperazione. Si tratta di mettersi in contatto con le condizioni materiali e affettive che ci legano a questo mondo. Di rendere non solo impossibile ma anche indesiderabile ogni ritorno alla normalità. Per questo occorre costruire una cartografia di ciò che ci lega: flussi, poteri, affetti, logistica e approvvigionamento. Acquisire, sul filo delle amicizie cospirative, i saperi insurrezionali attraverso cui sconfiggeremo questo mondo. Abbiamo appena appreso le prime lettere dell’abecedario della sedizione. Sappiamo come paralizzare le raffinerie, i depositi petroliferi, le autostrade, i porti. Lasciar riempire le strade di rifiuti per farne delle barricate. Rompere le vetrine che riflettono la nostra assenza. Le domande che si impongono potrebbero dunque essere: come bloccare, definitivamente, le centrali nucleari? Come convertire lo sciopero in diserzione? Come nutrirsi, curarsi, amarsi, senza lasciare questo mondo in pace.
“La sola salvezza per i vinti è quella di non aspettarsi nessuna salvezza”
Francia, 27 ottobre 2010
Exarchia tartassata dai raid della polizia
Non ci sono parole.
Ecco quello che accade per le strade di Atene da quando le strade sono state invase dall’ennesimo sciopero generale. Uno sciopero imponente che ha portato migliaia di persone ad assediare per ore ed ore il parlamento, con continui attacchi contro la polizia e i reparti speciali: una giornata macchiata da un evento drammatico di cui in molti sono responsabili.
Un attacco con bottiglie incendiarie contro la filiale di una banca ha provocato un vasto incendio che ha rapidamente preso l’intero palazzo: 3 persone, tra cui una donna incinta, hanno perso la vita per asfissia.
Un fatto gravissimo.
Un fatto che non sarebbe mai dovuto accadere e di cui abbiamo riportato la testimonianza di uno degli impiegati: una testimonianza importante per capire la situazione.
Da quel giorno la situazione non è minimamente tornata alla calma, ma proprio perchè sono praticamente due anni che la calma non trova terreno fertile tra le strade di Atene.
Exarchia è il quartiere dove la polizia sfoga la sua voglia di distruggere e spazzare via un movimento in continua crescita: un movimento che da anni urla al mondo la situazione socio-economica della Grecia, un movimento di studenti, precari, migranti e lavoratori che ora non hanno nessuna voglia di pagare sulla propria pelle la crisi dei padroni.
La crisi di un sistema che vorrebbero sovvertire: perchè questo è quello di cui si parla tra le aule di quelle università, tra i moli dei porti bloccati da giorni di sciopero, tra le strade di quei quartieri e delle periferie della città e del paese.
L’aria di insurrezione c’è da tempo… e la polizia e i M.A.T. non sanno far altro che caricare e fare raid come quello che si vede nel video: cercando di distruggere negozi e spazi sociali, punti di ritrovo, locali e occupazioni.
Sembra di stare in pieno regime dei Colonnelli: i raid polizieschi diventano sempre più brutali.
Parla chiaro uno dei fatti più recenti tra le vie del noto quartiere ateniese: Ioanna Manoushaka era fuori il cancello del palazzo occupato dove abita, urlando contro la polizia che si abbatteva su tutto quello che trovava sulla sua strada…vedendosi rincorrere è corsa verso il suo appartamento e s’è chiusa dentro.
Dopo pochi secondi diversi poliziotti hanno provato a buttar giù la porta a calci urlando ripetutamente “stanotte ti scopiamo”… ci sono ovviamente riusciti poco dopo distruggendo tutto e picchiando lei e suo marito. Hanno occupato l’intero stabile distruggendo il centro per migranti e le sedi del Network dei diritti civili e sociali.
Quasi contemporaneamente e a pochi passi da lì, in via Zaimi è stato circondato, occupato e poi evacuato pistole alla mano, uno squat di anarchici. Tutti quelli che sono stati trovati all’interno sono stati arrestati: ci sono racconti che parlano di diversi spari in aria.
Ad Exarchia si respira aria di regime.
La Questura vieta il corteo dell’11 dicembre da P.le Aldo Moro
IL COMUNICATO DELLA SAPIENZA:
E’ di oggi la notizia che la Questura di Roma ha revocato l’autorizzazione del corteo indetto da tutto il mondo della formazione per l’11 dicembre. Partendo da piazzale Aldo Moro, passando per piazzale della Repubblica saremmo dovuti arrivare fin sotto il Ministero dell’Istruzione. Un corteo che in continuità con le mobilitazioni autunnali e con l’assemblea del 20 novembre, vuole rinnovare l’opposizione ai processi di trasformazione di scuola e università, dal D.D.L. Gelmini al D.D.L. Aprea, rivendicando un nuovo welfare per i soggetti precari e in formazione.
Ancora una volta, in tempo di crisi, si vuole limitare la libertà d’espressione e il diritto al dissenso, attraverso l’imposizione di un protocollo amministrativo, valido, quindi, solo per le parti contraenti. Ancora una volta viene agito il tentativo di limitare il protagonismo dei soggetti della formazione, studenti, ricercatori, insegnanti e genitori, che rifiutano di pagare una crisi che non hanno prodotto.
In un paese a democrazia bloccata crediamo invece sia fondamentale rivendicare il nostro diritto a manifestare, contro i processi di dismissione di scuola e università, contro ogni forma di precarizzazione del nostro lavoro e delle nostre vite. Per questo venerdì, in occasione dello sciopero dei lavoratori della conoscenza attraverseremo le strade della città riprendendoci la libertà d’espressione e il diritto a manifestare.
STUDENTI, PRECARI E LAVORATORI DELLA CONOSCENZA
Comunicato stampa dalla nuova occupazione di Roma; Via del Policlinico 137
Ecco il comunicato stampa dell’occupazione / presidio permanente avvenuta questa mattina in Via del Policlinico, a Roma.
GIORNATA CONTRO GLI SFRATTI E GLI SGOMBERI. A ROMA I MOVIMENTI PRESIDIANO UNO STABILE IN VIA DEL POLICLINICO 137
Questa mattina, nella giornata nazionale contro gli sfratti e gli sgomberi, a Roma i movimenti per il diritto all’abitare hanno stabilito un presidio permanente in uno stabile pubblico vuoto in via del Policlinico 137.
Si tratta di uno delle migliaia di luoghi abbandonati al degrado e alla rendita, mentre oltre 40mila persone attendono risposte che non arriveranno dal Piano casa del comune di Roma. All’orizzonte, nei prossimi mesi, il dramma dell’insolvenza e degli sfratti, con migliaia di nuclei familiari e di singoli inquilini stressati dalla rata del mutuo o dal canone aumentato e dall’incombente arrivo dell’ufficiale giudiziario pronto ad eseguire pignoramenti e sfratti.
La risposta del governo delle regioni e del Comune di Roma consiste nella vendita del patrimonio residenziale pubblico, nell’avvio di un piano di “housing sociale” all’insegna anche stavolta degli interessi privati con case che non arriveranno mai e comunque troppo costose, e nella liberalizzazione delle procedure edilizie. A fine dicembre scade la copertura per le categorie protette che ormai riguarda pochissimi casi e così come il bonus per l’affitto, sta diventando uno strumento parziale, quasi inutile. Per opporci a tutto questo, iniziamo un presidio permanente all’interno dello stabile in Viale del Policlinico 137 per chiedere il blocco generalizzato degli sfratti e degli sgomberi, un vero piano abitativo con case popolari e il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica.
Oggi pomeriggio, alle ore 17, ci concentreremo a piazza Vittorio, per dire ad Alemanno che Roma è di chi la abita, mentre altre città, da Napoli a Firenze, da Bologna a Milano e a Torino vedranno iniziative di lotta per chiedere il blocco degli sfratti per morosità che oggi rappresentano nella nostra città più del novanta per cento delle esecuzioni.
Roma, 4 dicembre 2009
Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa
Blocchi Precari Metropolitani
http://abitarenellacrisi.noblogs.org
Approfondimenti sulla Grecia
Questa mattina è andato in onda su Radio Onda Rossa un primo spazio redazionale sulla situazione greca dopo la rivolta dello scorso dicembre e il cambio di governo di pochi mesi fa. Tra la scadenza del 17 Novembre, anniversario della rivolta studentesca del 1973 scoppiata dal Politecnico d’Atene e “spenta” con carri armati e diverso piombo dai colonnelli, e il primo anniversario della morte di Alexis Gregoropoulous che sarà il 6 dicembre, per 3 mercoledì apriremo i microfoni con una serie di approfondimenti sulle mutazioni del movimento studentesco e anarchico avvenute in questo anno, sulle lotte sociali, sulla situazione dei migranti e dei detenuti (che come lo scorso anno hanno ripreso la mobilitazione contro le loro condizioni di detenzione) e sulle notizie che in queste “calde” settimane arriveranno da Atene e dalle altre città greche.
Questo il LINK per ascoltare il primo spazio andato in onda questa mattina.
Intanto un’Ansa di questa mattina, a proposito di Pasok: “Un ordigno esplosivo è scoppiato, ad Atene, davanti all’ufficio del deputato del Pasok e attore Yiannis Vouros, che si trova al quarto piano di un palazzo del centro della capitale greca. L’esplosione e l’incendio che ne è seguito hanno provocato lievi danni.”
Nell’anniversario della rivolta studentesca sedata dai carri armati dei Colonnelli greci
Atene è un grande carcere a cielo aperto oggi.
Totalmente blindata, con il meglio dei suoi reparti speciali schierati nelle strade della capitale: il nuovo governo socialista ne ha mobilitati 6500 solo dei normali agenti, poi ci sono tutti i reparti antiterrorismo. E’ il modo con cui l’amministrazione del paese (dei boia del Pasok) ha deciso di festeggiare l’anniversario della rivolta studentesca (degli studenti del Politecnico) “sedata” con i carri armati dei Colonnelli proprio il 17 novembre del 1973.
Tutto ciò che minaccerà l’ordine pubblico, sarà trattato con “tolleranza zero”, questo ha tenuto a dichiarare Michalis Chrisochoidis, ministro per la Protezione del Cittadino (ministro degli Interni): lui porterà una corona di fiori davanti al monumento dedicato alle vittime del Politecnico.
Perchè anche lì i carri armati camminarono sugli studenti: buttarono giù il cancello barricato del politecnico, travolgendo gli studenti che vi erano sopra ed intorno. Fortunatamente, malgrado molti feriti, tra cui ragazz@ che rimasero invalidi a vita, non ci furono morti… ma negli scontri che ne seguirono ci furono 24 morti. Ventiquattro civili caduti sotto i colpi delle divise greche..alcuni giustiziati a freddo.
Così, mentre la città si prepara ad una giornata di memoria e di lotta, ad una giornata che riporti la rabbia di allora a quella di oggi: che commemora i morti di allora e inizia un percorso di iniziative per ricordare Alexandros Grigouropoulous, ucciso a 15 anni da un agente dei M.A.T. (reparti speciali), lo scorso 6 dicembre. I compagni, gli studenti, i lavoratori in sciopero scenderanno in piazza come allora… come allora troveranno davanti a loro l’esercito e le loro nuove tecnologie. Meno cingoli, stessi metodi.
Gli studenti e gli organizzatori delle manifestazioni hanno detto di aver fatto proprie le rivendicazioni dei detenuti in lotta nelle 20 prigioni del paese che hanno aderito allo sciopero della fame di massa contro le condizioni di internamento. Lo sciopero è momentaneamente parziale ( c’è il rifiuto della casanza, il cibo che passa l’amministrazione penitenziaria ) ma i reclusi hanno minacciato di renderlo totale se le richieste non verranno accolte. Lo scorso anno, per un’analoga protesta, morì un detenuto.
Per Alexis, per la libertà dei prigionieri e di tutt@ ma anche per la giovane Antigone oggi si riempiranno le strade di Atene.
Antigone ha 22 anni ed è stata arrestata 4 giorni fa, durante gli scontri nel quartiere di Exarksia: la stanno accusando di far parte del gruppo clandestino d’azione Cospirazione dei nuclei di fuoco, malgrado la smentita ufficiale recapitata ieri dalla stessa organizzazione. Lei per ora rimane in carcere: le piazze urleranno anche il suo nome!
Con un occhio puntato sull’Ellade, proverò ad aggiornare costantemente.
Commenti recenti