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Alla Comune di Parigi, Vladimir Majakovskij
Pochi vi sono
che ancora ricordano
quei giorni,
quelle battagli, quei nomi,
ma il cuore
operaio
serba
il ricordo di quella rossa giornata.
Il capitale
era ancora giovane,
le ciminiere
erano meno alte;
essi
alzarono la bandiera della lotta
nella
loro Parigi francese.
Balenando
come speranza
nel cuore ai miseri,
consumando
d’angoscia i ricchi,
le parole
del socialismo vivente
per la prima volta
si accesero sulla terra.
Il mondo borghese
tutto intero
appaludì
con le mani grasse
il passaggio
sul nastro della strada
dei suoi gendarmi,
i versagliesi.
Senza frugare
negli articoli della legge,
senza discussioni,
nè buchi nell’acqua,
Galliffet,
loro Kolcak francese,
mise al muro
la Comune.
Tacquero definitivamente le loro voci,
ma si riuscì a soffocarle per sempre?
Per esserne sicure,
le dame
nei loro occhi
ficcavano
punte d’ombrello.
Di buon appetito
il borghese
divorò la Comune,
e le labbra
si forbì con bandiere.
Ci è rimasta solo
la parola d’ordine:
”Vincere!
Vincere,
o morire!”
I versagliesi,
rovesciando su Parigi
sputi di piombo,
se ne andarono
in un tintinnio di speroni,
e la faccia borghese
si fece di nuovo raggiante,
ma durò solo fino al nostro Ottobre.
La classe operaia
ora ha più intelletto
e più uomini.
Non ci abbattono
nè parole,
nè fruste.
Essi
tennero duro
per una manciata di giorni,
noi
terremo duro
per secoli.
Mormorando
col fruscio delle bandiere di seta i loro nomi
sopra il rosso corteo
delle masse,
oggi
per la nona volta
noi portiamo
il nostro lutto
e il nostro orgoglio.”
1927
-Vladimir Valdimirovic Majakovskij-
Leggi anche la Canzone della Commune:QUI
18 marzo 1871, la canzone della Comune di Parigi
C’était le dix-huit mars dix-huit-cent-soixante-onze…
Ils s’étaient tus soudain tous ces monstres de bronze
Que la guerre avait fait serviteurs de la mort !
Ces canons qui, de poudre, étaient tous noirs encor
Trahi ! Livré ! Paris ne voulait plus de honte…
En vain les généraux Clément Thomas, Lecomte,
Commandent à Montmartre et ténébreusement,
L’assassinat du peuple et son désarmement
Mais, grâce à son courage, après tant d’infortune,
Ces lâches sont punis, ce jour de Liberté ;
Bientôt on va pouvoir proclamer la Commune,
A la face de tous, au cri d’Egalité
Soldat ! en ce grand jour tu comprends et t’arrêtes…
Dégoûté de carnage et lassé de conquêtes,
Tu comprends maintenant qu’on ne trompe que toi ;
Qu’il te la faut briser cette exécrable loi
Qui te fait l’assassin, – aveuglement extrême –
Du Peuple, et que c’est toi le Peuple, oui, toi-même
Quand viendra donc le jour où nul ne combattra
L’instant où sur nous tous la lumière luira
Qu’il ne faudra plus, ô Justice, défendre
Que le bonheur humain par le sang acheté,
Tous nos vils oppresseurs seront réduits en cendre
Et que ce monde, enfin, aura l’Egalité.
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