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sei la mia patria
Mi sento felice.
Non ci sto capendo nulla del mio presente.
Se non che son felice, si, proprio felice.
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
Sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d’estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro
—Nazim Hikmet, Poesie dal carcere—
mutammo in caserme le vecchie cascine
Dalle belle citta` date al nemico
fuggimmo un di’ su per l’aride montagne
cercando liberta` fra rupe e rupe
contro la schiavitu’ del suol tradito.
Siamo i ribelli della montagna
viviam di stenti e di patimenti
ma quella fede che ci accompagna
sara` la legge dell’avvenir.
Lasciammo case, scuole ed officine
mutammo in caserme le vecchie cascine
armammo le mani di bombe e mitraglia
temprammo il cuore e i muscoli in battaglia.
Siamo i ribelli della montagna …
E` giustizia la nostra disciplina
liberta` e` l’ideal che ci avvicina
rosso sangue il color della bandiera
d’Italia siam l’armata forte e fiera.
Siamo i ribelli della montagna …
Sulle strade dal nemico assediate
lasciammo talvolta le carni straziate
provammo l’amor per la patria nostra
sentimmo in cuor l’ardor della riscossa.
A te, quel fiore rosso sbocciato!
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