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Non hai nulla da fare?
Stalking è un termine inglese (letteralmente: perseguitare) che indica una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo che affligge un’altra persona, spesso di sesso opposto, perseguitandola ed ingenerando stati di ansia e paura, che possono arrivare a comprometterne il normale svolgimento della quotidianità.
La persecuzione avviene solitamente mediante reiterati tentativi di comunicazione verbale e scritta, appostamenti ed intrusioni nella vita privata.
Lo stalker può essere un estraneo, ma il più delle volte è un conoscente, un collega, o un ex-partner, che agisce spinto dal desiderio di recuperare il precedente rapporto o per vendicarsi di qualche torto subito.
In altri casi ci si trova davanti a persone con problemi di interazione sociale, che agiscono in questo modo con l’intento di stabilire una relazione sentimentale, imponendo la propria presenza ed insistendo anche nei casi in cui si sia ricevuta una chiara risposta negativa.
E’ UN REATO PUNITO PENALMENTE!
chiedono pure i danni!
SPOLETO – Quattro operai morti sul lavoro ed un’azienda che, a distanza di oltre due anni dal drammatico incidente, chiede ai parenti delle vittime, e all’unico superstite, trentacinque milioni di euro, come risarcimento danni. Tanto pretende la Umbria Olii dai familiari di Tullio Mocchini, Giuseppe Coletti, Wladimir Toder e Maurizio Manili. Trentacinque milioni richiesti a fratelli, figli e genitori.
L’atto legale porta la firma dell’amministratore delegato della società, Giorgio Del Papa, indagato dal giorno seguente la tragedia. Le accuse per il manager sono di disastro colposo con l’aggravante “della colpa con previsione dell’evento”, violazione delle norme sulla sicurezza (tra cui l’omissione dolosa dei mezzi di prevenzione) e omicidio colposo plurimo. Secondo la procura di Spoleto, Del Papa sapeva che c’era gas esplosivo (del tipo esano, molto pericoloso) nei silos saltati in aria. E proprio quel gas, per la procura, è la causa di tutto. Per Del Papa, invece, la colpa dell’incidente è da attribuire agli operai.
I quattro, lavoravano per conto di una piccola ditta, che aveva l’appalto per lavori di manutenzione di questo colosso europeo della raffinazione dei prodotti vegetali. Secondo l’azienda, gli operai che quel giorno stavano lavorando all’installazione di una passerella per collegare due silos, avrebbero dovuto sapere che le fiamme ossidriche non potevano essere utilizzate in quell’intervento. E proprio l’uso di un saldatore sarebbe stata la causa, per la difesa, dello scoppio del silos. I quattro saltarono in aria. Dilaniati e carbonizzati. Una tragedia che nel novembre del 2006 scosse l’opinione pubblica, è poi divenuta un vicenda giudiziaria a colpi di perizie.
Da un lato le 250 pagine dei periti della procura (alcuni dei quali gli stessi intervenuti per la vicenda della Thyssen), dove si sostiene la responsabilità della Umbria Olii e la causa scatenante del gas esano. Dall’altra una perizia richiesta dall’azienda al tribunale civile, e affidata ad un consulente locale che riscontra come causa dell’incidente l’uso del saldatore. In quest’ultima perizia si sostiene che pur in presenza del gas esplosivo, se non ci fosse stato l’innesco della fiamma, lo scoppio non si sarebbe mai prodotto. Un errore, scrive il perito, commesso dagli operai “per fretta e stanchezza”.
“Se la giustizia consente questo, cos’altro può succedere?” commenta sconsolato, Klaudio Demiri, unico superstite, che al momento dello scoppio era fortunatamente a bordo di una gru. Lui, ancora oggi, vive nell’incubo di quelle tremende sequenze di inferno e fuoco.
Intanto, l’11 luglio il giudice penale deciderà se disporre o meno il processo per Del Papa. A gennaio è fissata l’udienza civile per discutere del risarcimento. Il professor Giovanni Cerquetti, docente di diritto penale generale alla facoltà di giurisprudenza di Perugia, e legale di uno dei familiari delle vittime, parla di “azione irrituale e comunque infondata. Un caso singolarissimo, con azioni civili che espongono chi le ha promosse a quella che il codice di procedura civile definisce come “responsabilità aggravata per lite temeraria”.
MERDE SCHIFOSE!
OLTRE AD UCCIDERCI I PADRONI CHIEDONO I DANNI!

Fionde contro il potere. Genova, Piazzale Kennedy 20 Luglio 2001, Foto di Valentina Perniciaro
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