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Torture in Italia: chi sarà questo professor “De Tormentis” ? (Nicola Ciocia, attualmente avvocato del foro di Napoli…è il segreto di Pulcinella)


Ci si mette alla caccia degli assassini dopo più di 30 anni dagli omicidi: lo facciamo senza pensare a quel che potrebbe comportare, senza pensare che magari ci rimetterebbero solo i compagni nell’aprire processi a 30anni di distanza.
Ma lo facciamo con un fervore tale che ci fa dimenticare di andare sottobraccio ai ROS, di aiutarli…
Poi ci dimentichiamo dei NOSTRI torturatori, poi non ci interessa sapere il nome di quest’uomo: che ridicoli che siamo!
Inutili, dannosi, ridicoli!

«De Tormentis» è l’eteronimo sotto il quale si nasconde l’identità dell’ex funzionario Ucigos (oggi denominata Polizia di prevenzione) che era a capo della speciale squadretta addetta alle sevizie, in particolare alla tecnica del waterboarding, utilizzate per estorcere informazioni durante gli interrogatori contro i militanti, o supposti tali, delle Brigate rosse.
In una intervista rilasciata al secolo XIX il 24 giugno 2007, sotto anonimato, “De Tormentis” raccontava di aver prestato servizio in polizia per quasi tre decenni, dove era entrato alla fine degli anni Cinquanta uscendone con il grado di questore per poi esercitare la professione di avvocato (un vero insulto alla categoria) presso il foro di Napoli. Pare, dicono alcune voci, con pessimi risultati; il che non deve certo sorprendere visto il curriculum del personaggio.
Sempre “De Tormentis” aggiungeva di aver lavorato in Sicilia, partecipando alle inchieste che portarono alla cattura di Luciano Liggio e Totò Riina (il primo arresto di quest’ultimo, nel 1963, prima della lunghissima latitanza), poi a Napoli, sia alla squadra mobile sia all’ispettorato antiterrorismo creato da Emilio Santillo per approdare dopo lo scioglimento dei nuclei antiterrorismo di Santillo all’Ucigos (Ufficio centrale per le investigazioni generali e le operazioni speciali), dove ha coordinato i blitz più «riservati».
Nella stessa intervista riferiva di essere raffigurato in una delle foto simbolo scattate in via Caetani, tra gli investigatori vicini alla “Renault 4″ dove si trovava il corpo senza vita di Moro.

Nicola Rao nel suo libro,  Colpo al cuore: dai pentiti ai “metodi speciali”, come lo Stato uccise le Br. La storia mai raccontata, Sperling&Kupfer 2011, racconta così l’incontro con De Tormentis:

[…]
Nella hall di un albergo di Napoli un sabato pomeriggio, il 12 febbraio 2011. Accompagnato dalla sua signora, che ha preferito rimanere in disparte, il «professor de tormentis» (che, dopo essere stato nominato questore, abbandonò la polizia e oggi fa l’avvocato) ha deciso di affrontare la situazione, accettando di rispondere (anche se alla sua maniera) alle mie domande.
Prima di cominciare, gli ho chiesto se avesse nulla in contrario a che il colloquio fosse registrato, e lui ha acconsentito.

Il personaggio ha una sua dignità e un suo mondo. Nel suo esordio c’è tutto: «Io sono stato un combattente, perché quella contro le Brigate Rosse era una guerra. Una vera e propria guerra». E in guerra ogni mezzo è lecito per concluderla e vincerla.
Entro subito nel merito: «Quando è stato deciso di procedere al trattamento? Quando le è stata delegata la gestione di questa pratica? Quando ha cominciato a mettere su la sua squadra? Perché solo dopo il rapimento di un generale americano e non prima?»

Ecco la sua risposta: «Lo avevamo fatto anche prima… con Triaca [esponente delle Br arrestato subito dopo il delitto Moro, N.d.A.]. Comunque il trattamento è anche una cosa molto razionale. Non solo fisica. Nel senso che, se viene davanti a te una persona arrestata che tu, per l’esperienza che hai, ritieni uno che offende la tua intelligenza, perché nega l’evidenza e magari dice evidenti cazzate, non ha senso dirgli: ‘Scusi, è stato lei a commettere quel delitto?’ Così non si ottiene niente. Allora gli chiedi: ‘Ma perché vuoi offendere la mia intelligenza? Non si offende l’intelligenza di un rappresentante dello Stato’. E allora il… ehm… come dire… il contrasto, ecco, sì, il contrasto fra noi e loro entra nella fase… importante».
E ancora: «Se le Br non fossero state affrontate in certi modi, avrebbero continuato ad ammazzare. Più che trattamento, io la chiamerei ‘decisione’».

Gli domando: «Il ministro dell’Interno dell’epoca, Virginio Rognoni, ha più volte detto che il governo italiano ebbe pesanti pressioni dall’amministrazione statunitense, anche perché non era mai accaduto prima che un generale americano venisse rapito in Europa. Immagino che a quel punto il governo abbia a sua volta fatto forte pressione sulle forze dell’ordine per cercare di risolvere la questione…»

Il professore: «Tu (inizialmente aveva esordito chiedendomi se potessimo darci del tu) sei una persona intelligente. Non hai bisogno che te lo dica io. Ma oltre quello che ti ho detto non posso andare, perché non sono segreti che riguardano la mia persona, sono segreti che riguardano qualcosa di ben più grande e di molto più importante: sono segreti che riguardano lo Stato. Devi andare oltre. Sono segreti dello Stato. Quelle richieste ci sono state, ma sono cose che non si possono raccontare… Molto importante è l’ultimo gradino dello Stato, quello che sta in trincea. In casi del genere è l’ultimo gradino, chi fa le investigazioni, che avverte se alle sue spalle c’è qualcuno a coprirlo o non c’è nessuno. E quando si agisce per lo Stato e hai le spalle coperte, la ‘decisione’ aumenta…»
Insisto: «Ma l’acqua e sale, il panno sul viso…»

Mi interrompe subito: «Nooo. Senti, Nicola, non sono cose mie, ma sono cose che riguardano lo Stato, non posso dire nulla di più di quello che ho detto. Me le porterò nella tomba. E poi non è quello che aggiunge qualcosa. E tutto il complesso che deve creare il funzionario responsabile di un’operazione…»
Faccio un ultimo tentativo: «E vero che due funzionari della Cia hanno assistito ad alcuni trattamenti e sono rimasti addirittura meravigliati dalla vostra tecnica?»
«Gli italiani sono i migliori del mondo», mi risponde. «Tu avrai avuto a che fare con tuoi colleghi giornalisti stranieri, immagino. Erano alla tua altezza? Secondo me no. Siamo i migliori, a cominciare da come mangiamo, da come ci vestiamo. Non sono stati gli americani a insegnarci certe cose. Siamo i migliori. Se quindi eravamo autodidatti? Io sono cresciuto in mezzo alla strada, sono abituato a certi discorsi, a certi ragionamenti. Lì, nell’attività di polizia ci vuole stomaco. E gli altri Paesi lo stomaco non ce l’hanno come ce l’abbiamo noi italiani. Siamo i migliori. I migliori! A un certo momento i nostri lacciuoli, che ci comprimono e ci condizionano, sono delle scuse per quelle persone che non hanno stomaco. Questa è la verità.»

Dopo due ore e mezzo di duello dialettico, il «professor de tormentis» mi saluta in compagnia della moglie. Pur non dicendomi niente di esplicito, mi ha detto molto. Mi ha confermato l’esistenza del trattamento da lui gestito. Mi ha confermato che qualche apparato superiore glielo ordinò e che si sentiva coperto dai suoi superiori. Mi ha ribadito che certe cose sono accadute perché era l’unico modo per porre fine, al più presto, alla follia omicida delle Br. Un po’ come gli Stati Uniti, che decisero di ricorrere alla bomba atomica per anticipare la fine della guerra ed evitare altre migliaia di morti nelle proprie file.
Terminato il libro, le domande senza risposta si sono moltiplicate. Chi decise di ricorrere a mezzi non convenzionali per distruggere definitivamente le Br? A quale livello? In quale sede? Chi sapeva e chi non sapeva? E perché fu deciso soltanto quando le Br rapirono un generale americano? Come mai le denunce di decine di brigatisti «trattati» sono cadute nel dimenticatoio, mentre le uniche che hanno avuto una conseguenza processuale sono quelle relative a una brutta imitazione del trattamento vero e proprio? Quanto avrebbero ancora ucciso le Br se non si fosse deciso di ricorrere in alcuni casi al waterboarding? Quanto sangue avrebbero ancora versato? E ancora: Dozier sarebbe stato liberato comunque? E gli americani che ruolo ebbero in questa vicenda? Molti di tali quesiti, probabilmente, sono destinati a rimanere senza risposta per sempre. Ma può anche darsi che qualcun altro, dopo di me, avrà l’interesse, la curiosità, la voglia, la pazienza, gli strumenti per approfondire questa vicenda, e magari anche la fortuna di poterla ricostruire fino in fondo.
[…]
Dal blog INSORGENZE, che ha molto materiale a riguardo! [Chi è De Tormentis?]
Qui invece un po’ di altro materiale sulle opere della cricca del signor De Tormentis: LEGGI

I LINK SULLA TORTURA
breve cronologia ragionata e testimonianza di Ennio di Rocco, B.R.
Testimonianze di Emanuela Frascella e Paola Maturi, B.R.
Testimonianza Di Sisinnio Bitti, P.A.C.
Arresto del giornalista Buffa
Testimonianza di Adriano Roccazzella, P.L.
Le donne dei prigionieri, una storia rimossa
Il pene della Repubblica
Ma chi è il professor “De Tormentis”?
Atto I: le torture del 1978 al tipografo delle BR
De Tormentis: il suo nome è ormai il segreto di Pulcinella
Enrico Triaca, il tipografo, scrive al suo torturatore
Le torture su Alberto Buonoconto
La sentenza esistente
Le torture su Sandro Padula
Intervista a Pier Vittorio Buffa
Enrico Triaca: così mi ha torturato De Tormentis

  1. D. Q.
    2 dicembre 2011 alle 02:08

    Il sequesto e omicidio Moro mi sconvolge. Leggere sulle torture ai brigatisti mi sconvolge.
    Il dolore di ogni essere umano mi appartiene.
    Moro non sarebbe dovuto diventare un capro espiatorio delle Br nè avrebbe dovuto essere abbandonato dallo Stato, dai suoi stessi colleghi di partito che, così facendo, è come se ne avessero autorizzato l’uccisione da parte dei brigatisti. I brigatisti non avrebbero dovuto essere torturati perchè la tortura è la crudeltà peggiore che va a togliere la dignità propria di ogni essere umano sulla terra.
    Eh, sì, sarebbe interessante saper chi è questo professor “De Tormentis”…

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  2. gavino
    2 dicembre 2011 alle 08:01

    abbandonati e ignorati da partiti, sindacati, goverrno, in italia muoiono ogni giorno almeno tre lavoratori. Il dolore di ogni essere umano mi appartiene e lo trasformo in lotta

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  3. davide steccanella
    2 dicembre 2011 alle 17:40

    Qui secondo me si scoperchia (anche se in modo molto eclatante visto che si parla di alti dirigenti UCIGOS) la gigantesca ipocrisia di quella solita facile obiezione “io sono contro la violenza” che puntualmente si sente fare non tanto da destra ma soprattutto da…manca e che in quegli anni era luogo comune in gran parte della sinistra nostrana. Nel senso che si confonde la “non violenza” rispettabile filosofia di vita che tuttavia può essere rivendicata da molti pochi (forse in Italia giusto i radicali e i francescani missionari…quindi bene che vada il 2 % scarso degli italiani) e la NON VIOLENZA ALTRUI che invece riguarda più o meno tutti. Le leggi scite dagli uomini (e quindi non da creature astratte e virginali) sono strutturate per imporsi con violenza di vario genere (da quella psicologica a quella più propriamente repressiva) su tuti coloro che a tali leggi vorrebbero ribellarsi e quindi chiamare i carabinieri per arrestare con la forza un ladro o un militante è un atto di violenza e non di “non violenza”. La tuela della legalità significa fare si che la stessa venga rispettata co le buone e co le cattive e quindi sentire dire sempre nei vari consessi i vari soloni nostrani che loro reprimono la violenza perchè sono contrari alla violenza suona come un paradosso irridente. Negli anni settanta molti ribelli alle leggi vigenti di uno stato che volevano sovvertire fecereo azioni violente e vennero respinti e quindi tutti incarcerati con azioni di altrettanta violenza quindi sentire il vincitore di una guerra vantarsi di essere un pacifista fa semplicemente ridere i polli. La realtà è che lo Stato non è contro la violenza è contro la violenza di chi è contro lo Stato il che come anche un bambino dovrebe capire è cosa ben diversa. Solo che non lo capiscono neppure i grandini e ancora oggi le anime candide ti risponderanno che “i lottarmatisti avevano una idea magari anche giusta ma che comunque non è possibile ammettere la loro violenza”. I De Tromentis altro non sono che la finale e tutto sommato meno ipocrita esplicitazione di questo basilare, ma sfuggente ai più, concetto….Ovvio che diranno che furono mele marce deviate, ovvio che non era così, ovvio che nè Repubblica nè Santoro nè altri andranno a cercare il nome di questo De Tromentis, ovvio infine, e questo mi fa incazzare di brutto, che Cesare Dilenardo sia ancora dopo 30 anni in carcere e che nessuno o quasi se lo… peschi.

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  4. Sotiris Babaloukas SamanthaKhayat
    6 dicembre 2011 alle 07:17

    Il Sig.re Cesare Dilenardo Libero giustizia.it Urge-petizione

    Il nostro mondo di Umani Ringrazia in…

    Fos-ke-Agapi

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  5. Wesker
    9 febbraio 2012 alle 10:48

    Ma davvero qualcuno era convinto che per debellare un’organizzazione terroristica come le brigate rosse che hanno ucciso poliziotti, carabinieri, magistrati, pentiti, fratelli di pentiti, giornalisti,funzionari,dirigenti,sindacalisti, politici, etcetera non si sia fatto ricorso a metodi brutali e repressivi come avrebbe fatto qualunque altro stato al mondo, Cina, Cuba e Urss comprese.?Uno stato quando e’ messo alle corde reagisce come reagisce qualunque essere vivente: l’istinto di sopravvivenza prende il sopravvento, mors tua vita mea oppure vis vim repellit dicevano i saggi latini che infatti edificarono un impero millenario.

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  6. 9 febbraio 2012 alle 10:49

    certo! va bene!
    allora non dite che è stata la vittoria dello stato democratico !

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  7. Wesker
    9 febbraio 2012 alle 19:03

    L’ Italia purtroppo dalla fine della seconda guerra mondiale e’ uno stato a sovranita’ limitata, cioe’ non del tutto autonomo in campo monetario, politico e nemmeno giurisdizionale visto che una recente sentenza della vergognosa corte dell’Aia ha di fatto annullato una sentenza della corte di cassazione che condannava lo stato tedesco a risarcire i parenti delle vittime della strage di sant’anna, una delle tante perpretate dalla wehrmacht dopo l’8 settembre.
    Sono stati gli yankees a reclutare tutti gli ex fascisti e loschi figuri di destra da mettere al vertice dei nostri servizi segreti nel dopoguerra per paura del “pericolo rosso” da loro certamente piu’ temuto del fascismo.Dovremmo uscire dalla Nato e dall’Europa per recuperare sovranita’ e democrazia e credo che a molti, me compreso, tale ipotesi non spiacerebbe.La guerra e’ finita da ormai settant’anni e le alleanza si possono ormai rivedere.

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  1. 5 dicembre 2011 alle 10:37
  2. 6 dicembre 2011 alle 11:06
  3. 10 dicembre 2011 alle 21:55
  4. 22 dicembre 2011 alle 22:14
  5. 17 gennaio 2012 alle 18:57
  6. 17 gennaio 2012 alle 22:02
  7. 18 gennaio 2012 alle 19:53
  8. 9 febbraio 2012 alle 11:53
  9. 10 febbraio 2012 alle 21:55
  10. 15 febbraio 2012 alle 11:27
  11. 6 aprile 2012 alle 10:06
  12. 10 Maggio 2012 alle 08:00
  13. 31 luglio 2012 alle 08:28
  14. 12 settembre 2012 alle 23:51
  15. 12 dicembre 2012 alle 18:09
  16. 1 gennaio 2013 alle 22:42
  17. 2 gennaio 2013 alle 14:37
  18. 22 febbraio 2013 alle 15:00
  19. 17 giugno 2013 alle 11:50
  20. 18 giugno 2013 alle 22:01
  21. 19 giugno 2013 alle 07:59
  22. 19 Maggio 2020 alle 09:59

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