La Sindrome di Quirra e le malformazioni! La Sardegna inizia a raccontare i suoi drammi…
[NOVITA’ del 24 marzo 2011: le analisi sui corpi dei pastori riesumati QUI PER LEGGERE]
In questo blog molte volte abbiamo parlato della Sardegna, più specificatamente dei drammi inenarrabili che avvengono sul suolo sardo, causati dall’industria bellica, dai poligoni, dagli addestramenti, da decenni di colonizzazione militare sia italiana che internazionale di quel territorio.
Abbiamo parlato degli addestramenti congiunti tra Italia e Israele, di come la NATO si appropria di quei territori inquinandoli con la peggior mondezza solitamente utilizzata durante i bombardamenti di paesi e territori che spesso consideriamo lontanissimi.
Ma abbiamo parlato molto di Quirra.
Una parola che non ha più solo un significato toponomastico, una cittadina che rimbalza da mesi sulle lingue di chi ha a cuore la propria salute, un nome che è diventato quello di una sindrome: la SINDROME DI QUIRRA!
Una sindrome particolare, che ha colpito le greggi e poi i pastori, malgrado il tutto sia stato ripetutamente tentato di affossare, di passar sotto silenzio. Anche su questo blog ho ricevuto tanti messaggi a riguardo: in molti, anche con tono ricco di astio, mi hanno chiesto di togliere i filmati che avevo messo (provengono dai Rainews24, oltretutto) dicendo che le “attuali ricerche” avevano smentito qualunque connessione tra quello che accadeva su ovini e persone (nel frattempo è stato deciso di riesumare le salme di 15 pastori, per prelevare le tibie: osso capace di mantenere per più tempo sostanze nocive come uranioe torio) e l’immenso poligono interforze del Salto di Quirra, dove l’uranio impoverito è usato più dell’acqua ma non solo.
E’ un poligono di sperimentazione di armi nuove, è un poligono in continua espansione anche territoriale dove non c’è dato sapere cosa e in che modo viene utilizzato.
Ora i dati che stanno emergendo ci parlano più approfonditamente di ciò che sta avvenendo lì intorno, sul patrimonio genetico di chi vive ma soprattutto di chi nasce a Villaputzu o a Pedasdefogu o in qualunque paese di quella zona. «Sentivamo uno scoppio, poi una nube di fumo che arrivava vicino alle nostre case. Dopo qualche tempo sono venute fuori le malformazioni».
C’è voluto tanto perché si trovasse il coraggio di parlare: non è facile raccontare le malattie dei propri figli, soprattutto se son malformazioni, soprattutto se son brutte, ispiegabile, abbandonate dalla società civile… è difficile, è doloroso.
Le malformazioni rendono ancora più diffidenti, è una rabbia silenziosa: di un dolore immenso e alimentata da un amore indicibile: difficile parlarne col primo sconosciuto, difficile pensare di iniziare una battaglia che non ti riporterà sano tuo figlio e che è contro….”una nube di fumo che si avvicina”.
Noi non abbiamo mai smesso di osservare il poligono del Salto di Quirra e gli altri con estrema attenzione:
cercherò di pubblicare qualunque aggiornamento su questa maledetta storia.
QUI l’articolo de La Nuova Sardegna, di oggi!
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Perdas de Fogu e le nanoparticelle. C’è un libro -documento di Massimo Carlotto (che in Sardegna vive) e di un Gruppo di controinformazione con questo nome :quando la realta supera la fantascienza.
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Mi unisco a quanto segnala Marco Pacifici e le testimonianze di Carlotto, però vorrei aggiungere che i compagni sardi dovrebbero mobilitarsi contro queste vigliaccate, contro la mancanza di lavoro, contro le ville da nababbi di Berlusconi, dei vari “briatore” con azioni eclatanti, altrimenti…restano tutte chiacchere tra di noi. Prima venivano “loro” a cercarci con comizi in piazza, ora dobbiamo andare a cercarli noi e sputtanarli. Gianni
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Maledetti! Loro giocano al tirassegno e intanto spargono veleni a più non posso, condannando altri a malattie che loro hanno creato…
Non si può tacere quest’orrore…
Grazie per le informazioni…
Cercherò se si trova in giro quel testo.
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Si fa sempre più necessaria la diffusione di una nuova cultura di opposizione antimilitarista che superi l’ipocrita demenza dei pacifisti nostrani.
L’indignazione non basta. Qui torniamo ai fondamenti dell’esistenza stessa nostra. Viviamo e lavoriamo per ammazzarci, le spese militari di Stato in eterno aumento, le commesse militari per le aziende private pure, nel mentre che ci licenziano e noi per tutta risposta portiamo i bimbi a veder volare le frecce tricolore per ‘festeggiar’ El Alamein…!
I tempi sono maturi per la realizzazione dell’incubo orwelliano. Non è necessario scomodare Gunther Anders per rendersi conto della prospettiva agghiacciante di un mondo senza uomo (“Vivremo ancora?”)…ma è utile rievocarlo per ricostruire quella cultura di opposizione, superando le insostenibili limitatezze cattopacifiste, ed aggiornarla al tempo nostro.
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Oltre a leggere il libro date una occhiata ai risultati delle indagini…
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Ho visionato di nuovo i video sulla “sindrome di Quirra” e riflettevo sulla utilità di esporre su internet questa come altre problematiche.
“Andare al popolo” dicevano i compagni agli inizi del novecento ed anche noi, oggi sessantenni ed oltre, anadavamo a cercare le persone nei quartieri, nei bar, davanti alle fabbriche, alle scuole, nelle piazze, con volantinaggi, affissione di manifesti, megafonaggio, mostre fotografiche con cartelloni, fermando la gente, parlando loro, provocandole ad un confronto ecc. E’ inutile dire che la stampa è in mano a chi detiene il potere dei midia e non fare niente per fronteggiare questa disinformazione, questo sottile plagio. Impariamo dai testimoni di Geova, dai buddisti,…riprendiamo ad essere “settari” (da setta), “seminiamo” e poi tiriamo su le “reti” e contiamoci per vedere se stiamo sbagliando, per confrontarsi, per guardarci in faccia, negli occhi, per capire chi ce ne sta sul serio!!Internet informa, ma divide, isola, rischiando di diventare un inutile esibizionismo. E’ chiaro che questo tipo di lavoro politico richiede molto sacrificio,,dopo cena, domeniche, feste, ferie.. ma cosiì facendo si scremano tanti chiaccheroni, infiltrati, dissociati, pentiti, radical chick che mi stanno tanto sui coglioni!!!!!Gianni
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Ho visto anch’io il video, ma preferisco seguire i risultati delle indagini della procura.
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