Su Antonio, ucciso 6 anni fa…e sul carcere, dove è venuto al mondo
Proprio oggi, nel sesto anniversario della morte di Antonio, morto sul lavoro,
mi è arrivata una breve lettera che condividerò con voi, perché m’ha aperto il cuore.
Una lettera che parla di carcere, come di carcere ha parlato la breve vita di Antonio, visto che in una cella era nato e vi era rimasto per qualche anno,
tra le braccia di Franca, la sua bella mamma.
Non scrivo una riga su loro, che di materiale a riguardo in questo blog ce n’è tanto,
quindi vi linko direttamente quello…
LINK:
Una vecchia intervista con Franca Salerno
La copertina con la stella
Ciao Anto’
L’evasione di Franca Salerno e Maria Pia Vianale
Ciao Franca, cuore nostro
I funerali di Franca Salerno
QUI LA LETTERA DI CUI VI PARLAVO:
Grazie, cara compagna Valentina, ché mi hai cambiato il modo di vedere il carcere.
Quando passo davanti a Rebibbia, penso che lì dentro ci sono persone come me, e sì che io faccio politica da parecchio, ma in ognuno di noi c’è un carceriere, e smantellarlo è un lavoro che va fatto tutti i giorni. Ti ringrazio perché è grazie alle testimonianze che raccogli che ho capito quanto queste persone mi siano simili, quante cose abbiamo in comune.
Grazie
XXX
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Ho un’unica sua foto, è in braccio alla nonna Maria Antonietta, bellissimi occhi azzurri,..Dolore? Tristezza? Rabbia? Quanta rabbia! Camminavamo per Pozzuoli, con calma, piano, aveva solo 3 anni, ignorava gli spazi, ignorava tutto ciò che ci circondava, camminava da fermo…, guardava dappertutto, specialmente in alto, e chiedeva, chiedeva. Odiava gli spazi chiusi, le porte nel momento in cui si chiudevano, ho un ricordo di questo, che ancora mi fa male. Insieme ad un colloquio, lui con il suo papà, io con un compagno, conversava, quando sentì schiavacciare si girò di scatto, e quando si richiuse, di corsa andò alla porta, dicendo no, no e battendo i pugnetti contro. Quanto avrà sofferto in quei 3 anni di prigionia. Mangiava enormi piatti di pastasciutta, diceva, ancora, nn riusciva a saziarsi. Quanta fame avrà patito? Non aveva il cibo in cella, lo portavano oltre l’orari, che tortura. E quale sofferenza per Franca. Voglio ricordarlo invece, felice, sorridente, a Taureana di Palmi, al campeggio dove mi trovavo, e dove voleva venire, alla “mia casina” Ti voglio bene.
A pugno chiuso!
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Grazie Rosy di queste lacrime che scendono…
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Ancora sento il calore di Franca, in una situazione in cui non potevamo abbracciarci, solo le mani nelle mani in una stretta spasmodica. Veramente lo avverto, possibile dopo tutti questi anni? Quel bisogno di contatto fisico. Ufff, come sto male
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Ricordo con le lacrime agli occhi quando Franca mi raccontava come e’ nato Antonio, aveva la placenta attaccata al corpicino e le braccine intorno alla testa a difesa…si perche’ Antonio imparo’ a difendersi da quando era nel ventre di sua madre. Pochi giorni ancora ed e’ un anno che lei lo ha raggiunto, l’unica cosa che mi consola e’ avere la speranza di saperli insieme, perche’ lei se ne e’ andata sapendo che lo avrebbe rivisto, almeno cosi’ mi ha detto fino all’ultimo.
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Storie commoventi, di grande umanità, che tolgono il fiato…
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