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Posts Tagged ‘Euskal Herria’

Solidarietà a Lander Fernandez Arrinda : concessi i domiciliari

15 giugno 2012 1 commento

AGGIORNAMENTO ORE 11.45: CONCESSI i DOMICILIARI A LANDER!
EVVIVA!
annullato il presidio di Sabato pomeriggio a regina coeli!
BENE!!!

Questa mattina alle  ore 9.30 presso la quarta sezione della corte d’appello, città giudiziaria di piazzale clodio ci sarà l’udienza per la convalida dell’arresto di Lander.

Intanto, per rompere il muro dell’isolamento, il solo mezzo è inviare telegrammi:
Lander Fernandez Arrinda
Via della Lungara 29
00165 Roma

LANDER ASKATU!

Segui: Un Caso Basco a Roma

Euskal Herria: “non abbiamo altra opzione”

31 luglio 2009 1 commento

Un annuncio pubblico per dichiarare il proprio ingresso in una organizzazione armata. È successo nei Paesi baschi. Quattro persone a volto scoperto hanno spiegato la decisione di un gruppo di dieci: dal momento che nel corso degli ultimi mesi sono state accusate e inseguite con l’accusa di far parte dell’organizzazione armata basca Eta, pur non essendone militanti, alla fine hanno deciso che vale la pena entrare nell’organizzazione, piuttosto che vivere da braccati e senza la possibilità di partecipare a una normale vita in casa propria e nella propria comunità. La notizia è stata diramata dai quotidiani baschi Gara e Berria. 
3665I dieci si presentano come militanti della sinistra indipendentista che in diverse maniere hanno preso parte alla lotta a favore di Euskal Herria. Affermano: “Abbiamo lavorato in diverse organizzazioni del movimento di liberazione nazionale basco fino a quando poliziotti armati fino ai denti sono venuti a torturarci, a incarcerarci e ci siamo visti obbligati a fuggire”. “Di fronte all’impossibilità di continuare a lavorare nei nostri paesi, nelle nostre organizzazioni, noi qui firmanti non abbiamo nessuna intenzione di arrestare o di presentarci all’Audiencia Nacional. Se il nemico ci voleva neutralizzare, si è sbagliato di grosso”. Per questo scrivono: “Non abbiamo altra opzione possibile . Ci rimane solo il far fronte alla ragione spagnola delle armi, come le armi a nostra volta in pugno e lo faremo con determinazione”. 
Pare un paradosso, e sicuramente lo è. Ma il paradosso, leggendo le dichiarazioni degli aspiranti etarras pone più di un dubbio su dove si sia verificato il corto circuito. Se nella loro percezione della realtà, che li porta a un passo anacronistico, a quel ‘impugneremo le armi’ che non avevano mai preso in considerazione prima. Oppure se il vizio stia nella criminalizzazione che da anni la magistratura amica e governata dal governo spagnolo sta portando avanti con esplicite lesioni dei diritti personali e di associazione in nome della ‘lotta al terrorismo’.

I nomi dei dieci nuovi militanti non sono stati resi pubblici. Ma il modo prescelto per comunicare questa decisione è un segnale preoccupante. Perché dieci persone scelgono un’opzione armata. E perché non lo fanno deliberatamente. Nelle loro parole c’è la disperazione di una condizione di vita che in centinaia provano e hanno provato negli ultimi decenni nelle provincie basche. Spesso, al momento di una retata, si svuotano le case degli amici degli arrestati. E molto spesso questi giovani non hanno nulla a che vedere con le armi, o con manifestazioni di guerriglia. 3664Semplicemente scappano, perché la pratica della tortura nei commissariati spagnoli e le denunce dettagliate, come quella che racconteremo qui sotto, hanno un effetto ‘terroristico’ sui più giovani, anche i più coraggiosi. La curiosità, come tale una notizia del genere può passare sui mezzi di veloce lettura, è in realtà un microcosmo di nodi e piani intersecati che si sovrappongono, ma che difficilmente si potranno sciogliere senza un ritorno ai pilastri dello stato di diritto, che prevedono la sacralità della vita, leggi per impedire la violenza armata, ma anche l’inviolabilità dell’accusato o del sospettato. I racconti che si susseguono, dopo i cinque giorni di isolamento, hanno sedimentato ormai una vasta letteratura. Sono racconti ripetitivi, tanto quanto i metodi utilizzati dai torturatori. Amnesty international denuncia da anni, il Governo di Madrid si ostina a negare, la politica della sicurezza ha una soluzione anche per questi monologhi di sofferenza: “sono una strategia di Eta”. 

Il direttore di un quotidiano basco, chiuso dalla magistratura non si sa bene ormai perché, fu arrestato e sottoposto a torture. I guardia civil che lo trasportavano a Madrid gli dissero subito, colpendolo: “Dimenticati la Costituzione del cazzo! Questa è la Guardia civil”. Un mondo a parte, evidentemente.

Gli arresti si susseguono, gli interrogatori non cambiano di violenza, stando ai racconti, Nel caso del presunto ‘numero uno’, come nel caso del giovane sospettato e basta. L’ultimo esempio. È il sedici dicembre. Le agenzie spagnole battono l’arresto di due uomini e due donne, accusati di essere un commando incaricato da Eta, l’organizzazione armata basca, di raccogliere informazioni sui bersagli. Il nome dei quattro: Arkaitz Landaberea Torremocha, June Villarrubia Mitxelena, Julen Etxaniz García e Saioa Urbistazu Arrieta. Cinque giorni dopo, il quotidiano basco Gara pubblica ‘i giorni da ingerno’ vissuti dagli accusati negi cinque giorni di incomuinicacion, cinque giorni di torture e vessazioni psicologiche e fisiche. 

I due giovani, ora in prigione per appartenenza a banda armata, e le due giovani hanno denunciato l’applicazione della bolsa, una specie di guaina che aderisce a bocca e narici e che causa il soffocamento. Cazzotti, schiaffi, flessioni fino a dover ricorrere a medicazioni, vessazioni sessuali, minacce di applicare gli elettrodi.
di Angelo Miotto, Peacereporter 

Arresti tra Francia e Spagna: obiettivo ETA

19 aprile 2009 Lascia un commento

Ennesima “brillante operazione” franco-spagnola ai danni dell’organizzazione armata sepatista basca ETA coordinata dal giudice-boia Baltasar Garzon.. Rubacalda, ministro degli Interni del governo Zapatero, ha annunciato l’arresto di 9 persone (tre in Francia e sei in Euskal Herria): tra loro Jurdan Martitegi Lazaso (29 anni),

Jurdan Martitegi

Jurdan Martitegi

presunto capo dell’apparato militare dell’organizzazione che avrebbe da poco preso il posto di Aitzol Iriondo, arrestato lo scorso 8 dicembre. Il presunto capo è stato arrestato dall’anti-terrorismo francese e dalla controparte spagnola mentre si recava ad un appuntamento con altri due presunti militanti dell’Eta, Alexander Uriarte Cuadraro, già presunto capo di un commando e  Mikel Oroz. E’ stata un’operazione congiunta (con simili operazioni sono stati catturati 22 sospettati in un anno) in cui hanno lavorato in stretta connessione la polizia francese e l’antiterrorismo spagnolo: oltre agli arresti sono state rinvenute tre pistole, due macchine (una è risultata rubata), documentazione dell’organizzazione armata, esplosivi in piccole quantità e un ‘container’ dove a detta degli inquirenti si addestravano per la preparazione di ordigni esplosivi. In ministro degli Interni spagnolo, in una entusiasta conferenza stampa ha detto che le operazioni per piegare l’organizzazione separatista procederanno senza sosta e continueranno a portare gli ottimi risultati di questi ultimi sei mesi. “L’ETA non sta certo attraversando uno dei momenti più floridi, e anche se in questo momento starà posizionando un altro militante al posto del capo militare appena preso sappiano che lo stiamo già cercando.” Anche Zapatero non ha aspettato per sciogliersi in congratulazioni alle forze di polizia e ai suoi reparti speciali che lottano per fermare “questo storico flagello”, ed ha ringraziato la buona cooperazione della Francia.

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