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Posts Tagged ‘ISM’

Dieci anni da una giornata indelebile: con Rachel e Dax scolpiti nel sangue

16 marzo 2013 3 commenti

Rachel Corrie, attivista dell’ISM,
Gaza, 16 marzo 2003

Dieci anni fa.
Una giornata lunga, che sembra durare ancora.
Dieci anni fa il 16 marzo si accavallarono telefonate, telegiornali, dirette radiofoniche, marciapiedi, corse, fiatone, pianti.

Il 16 marzo di 10 anni fa scadeva l’ultimatum su Baghdad,
la guerra in Iraq riprendeva forma, dopo lo scempio afgano, la guerra su Babilonia che si annunciava rapida e indolore stava aprendo le porte all’ennesima ferita indelebile per quella terra,
culla di storia e di tempeste di sabbia. Non passarono che tre giorni soli, poi fosforo, uranio, fuoco precipitò sull’Iraq e il suo popolo.

Il 16 marzo di 10 anni fa un bulldozer israeliano schiacciava il corpo e il futuro di una ragazza che eravamo tutte noi.
Rachel Corrie, schiacciata da tonnellate di ferro sulla terra di Gaza, spirava tra le braccia dei suoi compagni dell’Ism,
nello sconcerto dell’attivismo internazionale e negli occhi dei palestinesi,
che si sentivano privati di un sorriso, di un’amica, di una ragazza di 23 anni che dai lontani Stati Uniti era partita col cuore in mano per muoversi contro l’Apartheid.
Per ritrovarsi spiaccicata, sotto i suoi cingoli.

la campagna 130.000, che sono gli euro che due compagni son condannati a dare per risarcire i danni delle cariche di polizia e carabinieri all’ospedale San Paolo la notte dell’uccisione di Dax

Con Rachel morimmo tutti quel giorno, io che ero stata l’anno prima in quella terra martoriata e che nei campi avevo festeggiato i miei piccolissimi 20anni guardavo quel corpo dalla forma mutata per sempre senza nemmeno riuscire a proferir parola: con lacrime rabbiose.

Il 16 marzo di 10 anni fa ci ammazzavano Dax, a coltellate, due balordi fascisti.
In tre aggrediti con le lame, e lui che non ce l’ha fatta.
Poi la lunga notte all’ospedale  San Paolo, le cariche, i pestaggi, il comportamento indescrivibile di polizia e carabinieri…
e le condanne, la richiesta folle di risarcimento di 130.000 euro a due compagni, due.

Un gran dispiacere non poter essere su tra voi, oggi, cordonata al ricordo di Dax e di quella notte milanese che abbiamo tutti dentro.

LEGGI LE ULTIME LETTERE DI RACHEL DALLA PALESTINA: QUI

Ultimo saluto dei compagni romani a Vittorio

21 aprile 2011 Lascia un commento

Camera ardente per Vittorio Arrigoni oggi giovedi dalle 16 alle 19 a Piazzale del Verano. Alle 19 assemblea cittadina al csoa Forte Prenestino.

Dopo 6 giorni di presidio permanente al centro della città, l’appello dei e delle solidali:

Hanno ucciso Vittorio ma non possono uccidere la solidarietà internazionale. Invitiamo le compagne e i compagni di Roma a partecipare ad un’assemblea cittadina da tenersi giovedì 21, alle ore 19.00 al Forte Prenestino, per immaginare insieme la costruzione di una carovana internazionale che possa rompere l’assedio di Gaza passando per il valico di Rafah.

Breve report del presidio di questi giorni:
Dal 14 aprile, appena saputa la notizia del rapimento di Vittorio, è nato un presidio spontaneo e arrabbiato davanti il parlamento.

Nonostante le provocazioni continue delle forze dell’ordine e i tentativi di sgombero a qualsiasi ora del giorno e della notte, il presidio si concluderà solo questa sera, con il saluto a Vik della Rete romana di solidarietà con la PalestinaIl presidio permanente vive di momenti di scambio e d’incontro tra solidali, ci unisce la rabbia per la perdita di un compagno e l’amore per la libertà e per Palestina. Abbiamo scelto di stare per strada tutte e tutti insieme mantenendo un continuo flusso di comunicazione con Gaza e la Palestina intera perchè nessuno/a voleva sentirsi solo/a nel dolore e nella voglia di sradicare l’oppressione che rende disumano tutto il mondo.
Nel pieno della notte tra il 14 e il 15, saputa la notizia che non avremmo mai voluto ricevere, è stata convocata una conferenza stampa da parte degli amici e dei compagni di Vittorio.

Durante la conferenza stampa una delegazione ha voluto incontrare un membro della presidenza del consiglio, per porre con forza delle questioni irrinunciabili prima che la morte di Vittorio venisse strumentalizzata da governanti e pennivendoli di tutto il mondo.
Riportiamo parte del comunicato della delegazione sui punti principali presentati:
1)    Che il governo italiano si renda garante di qualsiasi richiesta la famiglia di Vittorio Arrigoni avanzerà riguardo al rientro della salma;
2)    Che il governo italiano, attraverso un’interlocuzione diretta con il governo della Striscia di Gaza, chiarisca cos’è successo dal momento del sequestro all’uccisione di Vittorio Arrigoni, spiegando cosa è stato fatto per evitare il peggio;
3)    Che il governo italiano garantisca la possibilità di entrare nella Striscia di Gaza attraverso il confine egiziano a chi nei prossimi giorni si recherà là per omaggiare Vittorio e dare un segno di continuità al lavoro che svolgeva a Gaza;
4)    Che il governo italiano garantisca di partire con la prossima Flotilla internazionale diretta a Gaza.
5)    Che il governo italiano riveda le proprie posizioni di appoggio incondizionato alle politiche di occupazione israeliana, contro le quali Vittorio si batteva da tempo a fianco dei palestinesi e per le quali ha pagato con la vita.
Se chi governa l’europa sceglie di fare accordi economici, militari e politici supportando l’occupazione assassina d’Israele ed ogni forma di dominio, NOI RESTIAMO UMANI, BOICOTTIAMO ISRAELE E RIFIUTIAMO L’APARTHEID.

STOP OCCUPATION, FREE PALESTINE!

per salutare VITTORIO ARRIGONI

20 aprile 2011 1 commento

Il rientro del corpo di Vittorio Arrigoni è confermato per domani, mercoledì 20, alle 19.50 all’aeroporto di Fiumicino, al terminal Cargo City situato in piazza Caduti italiani di Bosnia del 1992. Da lì sarà trasferito all’Ospedale Umberto I presso il reparto di Medicina Legale, in via Cesare de Lollis a S. Lorenzo.
L’appuntamento per chi vorrà essere a Fiumcino è alle ore 19 al terminal del trenino che da Roma porta all’aeroporto. Da lì prenderemo insieme il bus shuttle per Cargo City.
Portiamo kefiah, bandiere e cartelli.
A partire dalle 21, e per tutta la notte di domani, ci sarà una fiaccolata al piazzale del Verano, di fronte all’ospedale Umberto I.

La data dei funerali, che si svolgeranno a Bulgiago in provincia di Lecco, è stata fissata per domenica 24 alle 16.30. Sono stati organizzati due pullman per chi vorrà essere presente. Cerchiamo di essere in tanti perchè si sappia che il suo testimone è nelle mani delle decine di migliaia di attivisti che l’hanno apprezzato e amato in questi anni.

Per info e prenotazioni telefonare ai numeri: 347.6090366 oppure
339.6641600 oppure scrivere a p.cecconi@inwind.it
ceciliadallanegra@gmail.com

Ricordiamo inoltre l’assemblea cittadina di giovedì sera per confermare la solidarietà internazionale al fianco di chi vive sotto assedio a Gaza e in tutta la Palestina. Rompiamo l’assedio, fermiamo l’occupazione:
Hanno ucciso Vittorio ma non possono uccidere la solidarietà internazionale. Invitiamo le compagne e i compagni di Roma a partecipare ad un’assemblea cittadina da tenersi giovedì 21, alle ore 19.00 al Forte Prenestino, per immaginare insieme la costruzione di una carovana internazionale che possa rompere l’assedio di Gaza passando per il valico di Rafah.

[Ci vediamo nel profondo nord, Vik]

CHE NESSUNO PIANGA! Una dedica a Vittorio Arrigoni e a Gaza tutta

16 aprile 2011 5 commenti

La dedico a te, compagno nostro, la dedico a te la ballata per Tell al-Zaater,
perché so che queste parole erano scolpite nel tuo sangue.
Mi manchi già fratello mio,  la terra ti sarà lieve, il mio cuore non lo sarà mai.
Ciao Vittorio

Ma che nessuno nessuno dico che nessuno pianga!
Non una lacrima dalle terre segrete del nostro dolore non una lacrima!
Perché in piedi in piedi sono morti Che nessuno pianga!
In piedi accanto al pozzo e alle radici del pane Che nessuno pianga!
In piedi fra le stagioni testarde del loro lavoro Che nessuno pianga!
In piedi con le scarpe indosso e con fucili Che nessuno pianga!
In piedi da barricate parlando alle stelle Che nessuno pianga!
In piedi con gli occhi fissi ai fiumi di Palestina Che nessuno pianga!
In piedi tracciando strade immense verso il ritorno Che nessuno pianga!
In piedi con doni di speranza ai bimbi del futuro Che nessuno pianga!
In piedi Ahmed Fathma Ibrahim in piedi Mervath Abeth Leila in piedi Youssef il nonno e il piccolo Fadh che aveva tre anni
in piedi ognuno dei trentamila di Tall el Zaatar e che nessuno nessuno dico che nessuno pianga!
Non una lacrima! Perché vedete?
Li hanno scacciati dalla loro terra e dal loro sogno li hanno dispersi
li hanno rinchiusi nei campi gli hanno messo un numero chiamandoli profughi
li hanno venduti su tutti i mercati e quando hanno preso il fucile “Banditi!” hanno gridato e
li hanno uccisi torturati massacrati divisi e
gli hanno detto “Tu non avrai patria!”
ed essi in piedi con la loro statura
abitano il mondo
abitano il mondo
abitano il mondo!

Ciao Vik … un ricordo di Jeff Halper

16 aprile 2011 1 commento

Dopo aver perso un altro amico e compagno meno di due settimane fa, Juliano Mer-Khamis, mi tocca piangere e ricordare il mio compagno di viaggio di nave Free Gaza, Vittorio (Vik) Arrigoni, brutalmente assassinato ieri notte da estremisti religiosi a Gaza. In realtà; Vik ricordava fisicamente Juliano, per la personalità esuberante e la sua insistenza nell’”esserci” quando gli oppressi avevano bisogno di lui.
Vik era davvero una persona che non potevi non notare. Era così pieno di energia, un misto di gioia, goliardia e impazienza entro i confini di barche e prigioni come Gaza, che all’improvviso ti avrebbe sollevato in aria, o si sarebbe messo a fare la lotta con te – era un ragazzo grosso, forte, bello, vivace e sorridente anche nelle situazioni più pericolose e oppressive, come a dirti: Yaala! A noi e ai pescatori palestinesi, queste navi israeliane che ci sparano, non possono prevalere sulla solidarietà, indignazione e la giustizia della nostra causa! (Vik fu ferito in uno di questi scontri). Ti arrivava da dietro dicendoti: L’occupazione cadrà esattamente così! (lottando con te fino a gettarti a terra, ridendo e giocando con te mentre lo faceva).
Vik, che come me ha ricevuto la cittadinanza palestinese e un passaporto quando abbiamo rotto l’assedio di Gaza salpando nel porto di Gaza nell’agosto 2008, era un esempio supremo di portatore di pace. Nonostante avesse una famiglia in Italia, si è dedicato ai palestinesi col cuore intero, come era solito fare. Sulla sua pagina facebook ha scritto: “Vive a Gaza”. Era conosciuto soprattutto perché accompagnava i pescatori che cercavano di fare il loro lavoro, nonostante gli spari quasi quotidiane della marina israeliana, che li confina alle acque già pescate fino all’esaurimento e sporche di fogna delle cose di Gaza. Almeno diciotto pescatori sono stati uccisi nell’ultimo decennio e circa 200 feriti, molte barche sono state distrutte e molto equipaggiamento danneggiato. Ma era intimamente coinvolto ovunque ci fosse bisogno di lui a Gaza, fra i contadini come fra i bambini traumatizzati, in tempi difficili – il suo libro, Gaza Stay Human, documenta le due esperienze fra la gente durante l’offensiva israeliana di tre settimane nel 2008-09 – e anche essendo semplicemente a contatto con la gente nelle caffetterie e nelle loro case.
Quando è stato appreso che era stato rapito sono spontaneamente sorti centinaia di appelli non solo dalla comunità pacifista internazionale, ma soprattutto dalla popolazione palestinese affranta di Gaza. Un memoriale sarà tenuto oggi a Gaza City e altre parti dei territori occupati.

Vik lavorava nella West Bank come a Gaza, ed è stato imprigionato tre volte prima di essere stato espulso da Israele. Ma il suo lavoro di pace non era solo sotto forma di attivismo. Vik era un maestro della comunicazione – fisica, verbale, scritta (il suo blog, Guerrilla Radio, era uno dei più seguiti in Italia), mischiando con naturalezza esperienze personali, reportage e analisi.
Vik era quello che chiamiamo un “testimone”, qualcuno che fisicamente si mette dalla parte degli oppressi e condivide con loro trionfi, tragedie, sofferenze e speranze. Eppure era uno che attraverso l’azione sperava di influenzare dei veri cambiamenti. Lui, come  Juliano, Rachel e molti altri che si sono sacrificati per la pace e la giustizia in Palestina e in tutto il mondo, lasciano un grande vuoto nei nostri cuori, le nostre vite e nella lotta.
Mi mancherai, ragazzo mio. Ma ogni volta che mi sento stanco o scoraggiato, ti sentirò sollevarmi su in alto e sopra la tua testa e, col tuo enorme sorriso e la tua risata, minacciare di gettarmi fuori bordo se solo esito a coinvolgermi in una lotta. Tu eri e sei la forza terrena della lotta contro l’ingiustizia. Ci solleverai sempre su e ci ispirerai. Come i pescatori palestinesi che amavi tanto, noi e tutti gli altri che lottano per le fondamenta della vita in tutto il mondo ci impegneremo per realizzare la tua visione.

Ciao, amico.
Jeff Halper

Ferito alla testa attivista americano: ISRAELE STATO ASSASSINO

14 marzo 2009 Lascia un commento

murosionista_1Ieri, a Nil’in, l’esercito israeliano ha aperto il fuoco contro 400 attivisti palestinesi, israeliani e internazionali che manifestavano pacificamente contro il Muro. Un cittadino statunitense è rimasto gravemente ferito alla testa da un lacrimogeno lanciato dai soldati israeliani. Testimoni locali hanno riferito che il candelotto gli ha provocato uno squarcio nella fronte rendendo visibile la materia cerebrale. L’attivista dell’ISM – International Solidarity Movement – è stato ricoverato in condizioni molto gravi in un ospedale di Tel Aviv. L’uomo si chiama Tristan Anderson, ha 37 anni ed è originario di Oakland, in California. Un attivista che era con lui, Jonathan Polack, ha denunciato all’edizione online di ‘Yediot Ahronot’ come ”non giustificato” l’operato delle forze di sicurezza israelialne, accusate di aver colpito Anderson quando si erano interrotti gli scontri degli attivisti contro i militari occupanti e per di più mentre Anderson era seduto a terra. Altre 4 persone sono state colpite da proiettili di metallo rivestiti di gomma e decine di altre sono state intossicate dai lacrimogeni. La manifestazione nonviolenta di Nil’in è un appuntamento settimanale, avviato da tempo, e, come l’analogo di Bil’in, è molto popolare. Pacifisti internazionali e israeliani si uniscono al corteo di palestinesi che parte ogni venerdì dalla cittadina e si dirigono verso il Muro costruito da Israele per sottrarre nuove terre ai palestinesi.

LISTA DI PACIFISTI DA AMMAZZARE!

12 gennaio 2009 26 commenti

Incredibile quello che si trova su questo sito: http://stoptheism.com/
Un sito con una lista di persone da uccidere, di europei, americani e australiani che dedicano la loro vita alla popolazione di Gaza, persone che fanno parte dell’International Solidarity Movement, le sole che in questo periodo ci stanno dando quotidiane informazioni su quello che accade nella Striscia di Gaza. C’è il volto di Vittorio Arrigoni e di chi è con lui.
Su questo sito potete leggere i loro nomi, vedere i loro volti su diverse fotografie affiancate ad un vero e proprio incitamento all’assassinio.
E’ chiaramente scritto che queste persone devono diventare “A TARGET OF IDF FORCES ”

 

Un articolo a riguardo preso da Megachip,  a firma di Pino Cabras:

L’incitazione è esplicita: uccidere un gruppo di persone, con nome e cognome, abitudini e idee, appartenenze politiche e immagini facilmente identificabili. Chiedono la collaborazione di delatori per completare le liste con gli indirizzi. La schedatura è esplicitamente rivolta ai militari, quelli israeliani, se non ci pensano altri killer, per facilitarli nell’eliminazione fisica di “pericolosi” bersagli: i nemici da colpire sono gli attivisti occidentali – infermieri e altri volontari – che lavorano e sono testimoni di quanto succede nei Territori occupati.

palpeaceflag Tutto questo lo potete leggere in un sito web, gestito da un gruppo di estremisti, una sorta di Ku Klux Klan ebraico americano: Stop the ISM. Può essere di interesse far notare che fra i bersagli c’è anche un cittadino italiano, Vittorio Arrigoni, di cui abbiamo letto i toccanti reportage da Gaza.

Il tenutario del sito è Lee Kaplan. È uno dei tanti agitatori fascisteggianti della pancia reazionaria americana, un coagulo che ultimamente ha preso piede sia nell’ambito dei movimenti cristianisti, sia nelle frange del fondamentalismo ebraico, ora uniti in un inedito oltranzismo anti-islamico. In USA la saldatura fra questi ambienti si è rafforzata, tanto che Kaplan talora ascende anche al salotto buono, si fa per dire, dei talk show con la bava alla bocca, su Fox News. Ma si rafforza soprattutto in Terrasanta. I fondamentalisti ebrei controllano gli insediamenti coloniali più estremisti dei territori (come già si leggeva in un libro di Israel Shahak e Norton Mezvinsky, Jewish fundamentalism in Israel, London, Pluto Press, 1999). I fondamentalisti cristiani li appoggiano per accelerare l’avvento dell’Armageddon, la lotta finale fra il Bene e il Male, che proprio da quelle parti dovrà svolgersi.
Forse per portarsi un po’ di lavoro avanti, il signor Kaplan lascia briglia sciolta al sito per sollecitare l’eliminazione di Arrigoni e altri. Non senza profetizzare che il governo italiano non si preoccuperà più di tanto se qualcuno provvederà all’auspicata «rimozione permanente» del nostro connazionale.
Lo ripetiamo: questi auspici criminali non appaiono in un forum semiclandestino, ma in un sito accessibile gestito da un noto personaggio pubblico.
Ora, dal momento che anche le forze armate israeliane non vogliono testimoni nello scempio di Gaza, e il nostro mainstream si è subito docilmente accodato rispettando il divieto, siccome l’unica voce ci giunge da Arrigoni, in tal caso facciamo due più due e fiutiamo un grosso pericolo. Abbiamo visto che lì non si va per il sottile, se già vengono bombardati ospedali, ambulanze, scuole, e se si prende di mira qualunque soccorso.
Mentre la conta dei morti ammazzati a Gaza si avvicina a quota mille, accade una cosa singolare. Il cumulo di cadaveri non si può più nascondere sotto un editoriale di Bernard-Henry Lévy, l’uso di armi orrende – che un domani vedrete proibire – nemmeno. I giornali nostrani cominciano timidamente a parlarne. Ma non in prima pagina e in apertura, come abbiamo fatto già diversi giorni fa su questi schermi, ma a pagina dieci e in taglio basso.

Nascondere non si può. Ma diluire, questo sì. E questo i nostri grandi organi di informazione lo fanno benissimo. In attesa di chissà cosa, un successo politico militare, una chimera, la fine di Hamas. A che prezzo? È in atto la censura più sottile, ma questa sottigliezza non la salva dall’essere accostata alla censura più violenta e più minacciosa, quella che vuole colpire chi vuole salvare il popolo palestinese dalla sua distruzione. 
Tanti intellettuali italiani indicano inorriditi il dito insanguinato del Movimento di Resistenza Islamico (Hamas), ma non vedono la luna desolata degli altri fondamentalismi che egemonizzano sempre di più la classe dirigente israeliana. L’idea che le forze armate israeliane difendano i Lumi contro la barbarie è un ideologismo foriero di tragedie, dal quale è bene liberarsi con un’operazione onesta di ricognizione storica e politica della memoria mediorientale. Il racconto di quel che accade ora è un passo fondamentale, con tutti i testimoni da rispettare.

Da Vittorio, articolo pubblicato sul Manifesto

10 gennaio 2009 1 commento

 

“Prendi dei gattini, dei teneri micetti e mettili dentro una scatola” mi dice Jamal, chirurgo dell’ospedale Al Shifa, il principale di Gaza, mentre un infermiere pone per terra dinnanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti di chiazze di sangue. “Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra sino a quando senti scricchiolare gli ossicini, e l’ultimo miagolio soffocato.” Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua “Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere, la reazione giustamente sdegnata dell’opinione pubblica mondiale, le denunce delle organizzazioni animaliste…” il dottore continua il suo racconto e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate dinnanzi ai miei piedi. “Israele ha rinchiuso centinaia di civili in una scuola come in una scatola, decine di bambini, e poi la schiacciata con tutto il peso delle sue bombe. E quale sono state le reazioni nel mondo? Quasi nulla. Tanto valeva nascere animali, piuttosto che palestinesi, saremmo stati più tutelati.” vittime1qb0
A questo punto il dottore si china verso una scatola, e me la scoperchia dinnanzi. Dentro ci sono contenuti gli arti mutilati, braccia e gambe, dal ginocchio in giù o interi femori, amputati ai feriti provenienti dalla scuola delle Nazioni Unite Al Fakhura di Jabalia,  più di cinquanta finora le vittime. Fingo una telefonata urgente, mi congedo da Jamal, in realtà mi dirigo verso i servizi igienici, mi piego in due e vomito. Poco prima mi ero intrattenuto in una discussione con il dottor Abdel, oftalmologo, circa i rumors, le voci incontrollate che da giorni circolano lungo tutta la Striscia secondo le quali l’esercito israeliano ci starebbe tirando addosso una pioggia di armi non convenzionali, vietate dalla Convenzione di Ginevra. Cluster bombs e bombe al fosforo bianco. Esattamente le stesse che l’esercito di Tsahal utilizzò nell’ultima guerra in Libano, e l’aviazione USA a Falluja, in violazione delle le norme internazionali. Dinnanzi all’ospedale Al Auda siamo stati testimoni e abbiamo filmato dell’utilizzo di bombe al fosforo bianco, a circa cinquecento metri da dove ci trovavamo, troppo lontano per essere certi che sotto gli Apache israeliani ci fossero dei civili, ma troppo tremendamente vicino a noi. Il Trattato di Ginevra del 1980 prevede che il fosforo bianco non debba essere usato direttamente come arma di guerra nelle aree civili, ma solo come fumogeno o per l’illuminazione. Non c’è dubbio che utilizzare quest’arma sopra Gaza, una striscia di terra dove si concentra la più alta densità abitativa del mondo, è già un crimine a priori. Il dottor Abdel mi ha riferito che all’ospedale Al Shifa non hanno la competenza militare e medica, per comprendere se alcune ferite di cadaveri che hanno esaminato siano state prodotte effettivamente da proiettili al fosforo bianco. A detta sua però, in venti anni di mestiere, non ha mai visto casi di decessi how20many20more20raids20ben20heinecome quelli portati all’ospedale nelle ultime ore. Mi ha spiegato di traumi al cranio, con fratture a  vomere, mandibola, osso zigomatico, osso lacrimale, osso nasale e osso palatino che indicherebbero l’impatto di una forza immensa con il volto della vittima. Quello che ha detta sua è totalmente inspiegabile, è la totale assenza di globi oculari, che anche in presenza di traumi di tale entità dovrebbe rimanere al loro posto, almeno in tracce, all’interno del cranio. Invece stanno arrivando negli ospedali palestinesi cadaveri senza più occhi, come se qualcuno li avesse rimossi chirurgicamente prima di consegnarli al coroner. Israele ci ha fatto sapere che da oggi ci è generosamente concessa una tregua ai suoi bombardamenti di 3 ore quotidiane, dalle 13 alle 16. Queste dichiarazioni dei vertici militari israeliani vengono apprese dalla popolazione di Gaza, con la stessa attendibilità dei leaders di Hamas quando dichiarano di aver fatto strage di soldati nemici. vittime74fd9Sia chiaro, il peggior nemico dei soldati di Tel Aviv sono gli stessi combattenti sotto la stella di Davide. Ieri una nave da guerra al largo del porto di Gaza, ha individuato un nutrito gruppo di guerriglieri della resistenza palestinese muoversi compatto intorno a Jabalia e ha cannoneggiato. Erano invece dei loro commilitoni, risultato: 3 soldati israeliani uccisi, una ventina i feriti. Alle tregue sventolate da Israele qui non ci crede ormai nessuno, e infatti alle 14 di oggi Rafah era sotto l’attacco degli elicotteri israeliani, e a Jabalia l’ennesima strage di bambini: tre sorelline di 2, 4, e 6 della famiglia Abed Rabbu. Una mezz’ora prima sempre a Jabilia ancora una volta le ambulanze della mezzaluna rossa sotto attacco.Eva e Alberto, miei compagni dell’ISM, erano sull’ambulanza, e hanno videodocumentato l’accaduto, passando poi i video e le foto ai maggiori media. Hanno gambizzato Hassan, fresco di lutto per la morte del suo amico Araf, paramedico ucciso due giorni fa mentre soccorreva dei feriti  a Gaza city. Si erano fermati a raccogliere il corpo di un moribondo agonizzante in mezza alla strada, sono stati bersagliati da una decina di colpi sparati da un cecchino israeliano. Un proiettile ha colpito alla gamba Hassan, e ridotto un colabrodo l’ambulanza. Siamo arrivati a quota 688 vittime, 3070 i feriti, 158 i bambini uccisi, decine e decine i dispersi. Solo nella giornata di ieri si sono contati 83 morti, 80 dei quali civili. Il computo delle vittime civile israeliane, fortunatamente, è fermo a quota 4. Recandomi verso l’ospedale di Al Quds dove sarò di servizio sulle ambulanze tutta la notte, correndo su uno dei pochi taxi temerari che zigzagando ancora sfidano il tiro a segno delle bombe, ho visto fermi ad una angola di una strada un gruppo di ragazzini sporchi, coi vestiti rattoppati, tali e quali i nostri sciuscià del dopoguerra italiano, che con delle fionde lanciavano pietre verso il cielo, in direzione di un nemico lontanissimo e inavvicinabile che si fa gioco delle loro vite. La metafora impazzita che fotografa l’assurdità di questa di tempi e di questi luoghi.
Restiamo umani.
Vik
Vittorio Arrigoni blog: http://guerrillaradio.iobloggo.com/ 

MIDEAST-PALESTINIAN-ISRAEL-GAZA-CONFLICT

OPERAZIONE “PIOMBO FUSO”…la guernica mediorientale

29 dicembre 2008 Lascia un commento

Un’altra notte di sangue per le strade di Gaza. Questa mattina è iniziata la terza giornata dell’operazione “Piombo Fuso” condotta, per ora, dall’aviazione israeliana sulla Striscia di Gaza, la sua città e i suoi campi profughi. Quaranta obiettivi sono stati colpiti durante la notte e molte persone sono rimaste uccise.  buco
I raid aerei sono ricominciati dopo la mezzanotte soprattutto sopra Gaza e Rafah. E’ stata completamente distrutta l’università islamica (distruggere le università: non ci sono parole.) e la sede del ministero dell’Interno, entrambe sbriciolatesi sotto i missili degli F-16. Per colpire l’abitazione del primo ministro di Hamas, Ismail Haniyeh,  che ovviamente è nascosto altrove dall’inizio degli attacchi, è stata colpita una casa dove sono rimaste uccise diverse persone. Nella città di Gaza sono 7 i bambini che hanno perso la vita solamente questa notte.
Anche Rafah è stata violentemente colpita: un raid “mirato” contro un comandante della formazione armata islamica Hamas ha provocato la morte di un bimbo molto piccolo e dei suoi due fratelli adolescenti.
Mark Regev, portavoce del primo ministro israeliano ha dichiarato che l’attacco proseguirà fino a quando la popolazione del sud d’Israele «non vivrà più nel terrore e la paura di costanti lanci di missili» da parte di militanti palestinesi della Striscia di Gaza.

Israele ha un solo morto: questa notte un missile di tipo Grad, sparato dalla Striscia, ha colpito una palazzina in costruzione ad Ashkelon uccidendo, purtroppo, un manovale beduino originario del Neghev.

Nel frattempo, da Indymedia, vi riporto le parole di due esponenti della comunità ebraica romana, che anche questa volta si distingue nell’appoggiare completamente l’azione contro la popolazione palestinese :

RICCARDO PACIFICI
Al pari di tutti gli italiani guardiamo con grande ansia a quello che avviene a Sderot e a Gaza, con la differenza che molti di noi hanno parenti e amici intimi che vivono nella zona di guerra. Per ora non possiamo che aspettare gli sviluppi della situazione». MIDEAST-PALESTINIAN-ISRAEL-GAZA-CONFLICTCosì Riccardo Pacifici presidente della Comunità romana commenta i fatti in Medio Oriente. «Va detto che questa è una guerra non iniziata oggi ma otto anni fa con il lancio dei missili in territorio israeliano prima del ritiro e dopo il ritiro da Gaza. Va detto anche – ha spiegato Pacifici – che non esiste alcun contenzioso territoriale tra Israele e quel territorio». «Ci sentiamo ben rappresentati – ha aggiunto – da ciò che hanno espresso oggi autorevoli membri del governo nonchè quelli dell’opposizione all’interno del Parlamento».

AMOS LUZZATTO
«La reazione di Israele può essere giudicata soltanto sulla base delle minacce e dall’assedio che dura almeno dal 1948. A generare questa reazioni è la minaccia permanente e duratura di stringere Israele e la sua popolazione in una morsa mortale». Questo è il giudizio dell’ex presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) Amos Luzzatto che parla di «angoscia per l’avvenire». A giudizio di Luzzatto «più che un dialogo serve il riconoscimento di questa realtà che si chiama Israele. Bisogna mettere in atto le condizioni per un programma di convivenza tra le due componenti di questa parte del mondo e trovare la forma per far giungere il mondo musulmano ad accettare la realtà di Israele. Una realtà – ha aggiunto – che non ha nessuna intenzione di scomparire». «Nè bisogna dimenticare – ha concluso – che nella zona gravano interessi di grandi potenze che non guardano in faccia nessuno. Queste interferenze esterne contano ancora di più dei fanatismi».

E’ INVECE INTERESSANTE LA TESTIMONIANZA DI VITTORIO ARRIGONI, DA GAZA:
Racconta Vittorio Arrigoni, da Gaza : “Mi riferiscono che i media occidentali hanno digerito e ripetono a memoria i comunicati diramati dai militari israeliani secondo i quali gli attacchi avrebbero colpito chirurgicamente solo le basi terroristiche di Hamas.In realtà visitando l’ospedale di Al Shifa, il principale della città, abbiamo visto nel caos d’inferno di corpi stesi sul cortile, alcuni in attesa di cure, la maggior parte di degna sepoltura, decine di civili. Avete presente Gaza?
Ogni casa è arroccata sull’altra, ogni edificio è posato sull’altro, Gaza è il posto al mondo a più alta densità abitativa, per cui se bombardi a diecimila metri di altezza è inevitabile che compi una strage di civili. Ne sei coscente, e colpevole, non si tratta di errore, di danni collaterali. Bombardato la centrale di polizia di Al Abbas, nel centro,è rimasta seriamente coinvolta nelle esplosioni la scuola elementare lì a fianco. Era la fine delle lezioni, i bambini erano già in strada, decine di grembiulini azzurri svolazzanti si sono macchiati di sangue. Bombardando la scuola di polizia Dair Al Balah, si sono registrati morti e feriti nel mercato li vicino, il mercato centrale di Gaza. Abbiamo visto corpi di animali e di uomini mescolare  il loro sangue in rivoli che scorrevano lungo l’asfalto. Una Guernica trasfigurata nella realtà.
afp146819942712134504_bigHo visto molti cadaveri in divisa nei vari ospedali che ho visitato, molti di quei ragazzi li conoscevo. Li salutavo tutti i giorni quando li incontravo sulla strada recandomi al porto, o la sera per camminando verso i caffè del centro.
Diversi li conoscevo per nome. Un nome, una storia, una famiglia mutilata. La maggior parte erano giovani, sui diciotto vent’anni, per lo più  non  politicamente schierati ne con Fatah ne Hamas, ma che semplicemente si erano arruolati nella polizia finita l’università per aver assicurato un posto lavoro in una Gaza che sotto il criminale assedio israeliano vede più del 60% popolazione disoccupata. Mi disinteresso della propaganda, lascio parlare i miei occhi, le mie orecchie tese dallo stridulo delle sirene e dai boati del tritolo. Non ho visto terroristi fra le vittime di quest’oggi, ma solo civili, e poliziotti.
Esattamente come i nostri poliziotti di quartiere,  i poliziotti palestinesi massacrati dai bombardamenti israeliani se ne stavano tutti i giorni dell’anno a presidiare la stessa piazza, lo stesso incrocio, la stessa strada.
Solo ieri notte li prendevo in giro per come erano imbacuccati per ripararsi dal freddo, dinnanzi a casa mia.
Vorrei che almeno la verità donasse giustizia a queste morti. Non hanno mai sparato un colpo verso Israele, ne mai lo avrebbero fatto, non è nella loro mansione. Si occupavano di dirigere il traffico, e della sicurezza interna,  tanto più che al porto siamo ben distanti dai confini israeliani. Ho una videocamera con me ma ho scoperto oggi di essere un pessimo cameraman,non riesco a riprendere i corpi maciullati e i volti in lacrime.
Non ce la faccio. Non riesco perché piango anche io. All’ospedale AL Shifa con gli altri internazionali dell’ISM ci siamo recati a donare il sangue. E lì abbiamo ricevuto la telefonata, che Sara, una nostra cara amica è rimasta uccisa da un frammento di esplosivo mentre si trovava vicino alla sua abitazione nel campo profughi di Jabalia. Una persona dolce, un’anima solare, era uscita per comprare il pane per la sua famiglia. Lascia 13 figli. Poco fa mi invece mi  ha chiamato da Cipro Tofiq.
Tofiq è uno dei fortunati studenti palestinesi che grazie alle nostre barche del Free Gaza Movement è riuscito a lasciare l’immensa prigionia di Gaza e ricominciare altrove una vita nuova. Mi ha chiesto se ero andato a trovare suo zio e se l’avevo salutato da parte sua, come gli avevo promesso.Titubante mi sono scusato perchè non avevo ancora trovato il tempo. Troppo tardi, è rimasto sotto alle macerie del porto insieme a tanti altri. Da Israele giunge la terribile minaccia che questo è solo il primo giorno di una campagna di bombardamenti che potrebbe protrarsi per due settimane.
Faranno il deserto, e lo chiameranno pace. Il silenzio del “mondo civile” è molto più assordante delle esplosioni che ricoprono la città come un sudario di terrore e morte”.

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