Dopo la scarcerazione di Henry Okah, verso un negoziato per la pace nel Delta del Niger?
“Il rilascio di Henry senza dubbio aprirà la strada a dei progressi nei colloqui per la pace”.
Risponde con queste poche ma chiarissime parole Jomo Gbomo, portavoce del Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (Mend), il gruppo armato che nella regione sud-orientale della Nigeria combatte per ottenere una più equa distribuzione dei profitti del greggio, alle nostre domande sulla scarcerazione di Henry Okah, considerato dal governo nigeriano il principale esponente dei ribelli. Scagionato dalle accuse di alto tradimento e traffico internazionale di armi, Okah è stato scarcerato lunedì pomeriggio dalla prigione di Jos, nel nord del paese africano, dov’era detenuto dal febbraio 2008.
Quando la voce della liberazione di Okah è arrivata nelle insenature e nei villaggi del delta in tutti i campi del Mend è iniziata la festa.
Il quotidiano “The Times of Nigeria” ha scritto di grandi fuochi nei villaggi e colpi sparati in aria; “I militanti nel Delta del Niger degli stati di Bayelsa, Delta, Rivers e Ondo hanno sparato in aria tutta la sera, quando la notizia della liberazione di Okah ha raggiunto i loro campi”. Da giorni si attendeva l’annuncio della scarcerazione del presunto leader del gruppo armato, da quando i suoi avvocati avevano riferito alla stampa la volontà di Okah di accettare la proposta di amnistia offerta da Yar’Adua a combattenti della regione del Delta.
La liberazione di Henry Okah, negli ultimi due anni, è sempre stata la precondizione posta dal movimento per l’inizio di “qualsiasi” trattativa per portare la pace nella tormentata regione ricca di petrolio. Così, l’altro ieri con la solita e-mail inviata alle agenzie di stampa internazionali arriva l’atteso annuncio del cessate il fuoco da parte del Mend , mantenendo la promessa per cui “il giorno della liberazione di Henry Okah, sarà il giorno in cui inizierà il dialogo per la pace” e annunciando una tregua unilaterale di 60 giorni a partire dalla mezzanotte di ieri. Tirano un sospiro di sollievo le compagnie petrolifere che operano nella regione, dopo che gli attacchi condotti dal Mend negli ultimi mesi hanno portato a una riduzione del 50% della produzione giornaliera di greggio. Nella nota, il gruppo armato ha affermato che saranno formulate richieste e proposte politiche, “dopo le adeguate consultazioni con tutti gli interessati, tra le popolazioni della regione, con i capi militari e con Henry Okah”. Dopo queste consultazioni sarà formato un gruppo di negoziatori che dovrà trattate con Timi Alaibe, il consigliere speciale del Presidente per gli affari del delta del Niger, nominato dal governo federale nigeriano pochi giorni fa.
Con toni biblici, il Mend ha battezzato uragano “Mosé” l’ultima fase degli attacchi contro le multinazionali e “Gruppo Aronne” il comitato dei negoziatori, sottintendo la minaccia che “una piaga” si abbatterà sul governo federale se le richieste del Mend non saranno affrontate in un’adeguata sede politica.
Nel comunicato il Movimento torna a chiedere il ritiro dell’esercito dalla regione del Delta abitata dalle comunità Gbaramatu, in modo tale da permettere il ritorno delle persone costrette a fuggire dopo l’avvio a maggio di una vasta offensiva militare che avrebbe causato centinaia di vittime civili.
“Un preludio obbligatorio ai colloqui – si legge nella nota firmata da Jomo Gbomo – è il ritiro dei militari della Joint Task Forces dalla comunità di Gbaramatu (la comunità attaccata il 16 maggio dai militari della JTF) e il ritorno di tutti gli sfollati che vogliono tornare nelle loro case”.
A sottolineare le difficoltà del “dialogo” tra ribelli e governo è lo stesso Okah.
In un’intervista all’agenzia di stampa inglese Reuters il presunto comandante dei ribelli ha messo in dubbio il valore dell’amnistia proposta dal governo il 25 giugno, sostenendo che nelle condizioni attuali molti militanti del Mend sceglieranno di continuare la lotta armata.
“Stiamo lottando per la nostra terra – ha detto nella sua prima intervista dopo l’uscita dalla prigione – Dobbiamo arrivare a un accordo con il governo su temi politici ed economici: l’amnistia che è stata proposta sembra più rivolta a dei criminali che non hanno pretese che a dei combattenti in lotta per la libertà e il diritto alla terra”.
Arrestato il 3 settembre 2007 in Angola, Henry Okah un ingegnere navale nigeriano di 45 anni, del popolo Ijaw, il più povero e il più numeroso tra le popolazioni del Delta del Niger trasferitosi dal 2003 in Sudafrica, a Johannesburg, insieme alla moglie e ai quattro figli.
È considerato tra i fondatori del Mend, la temuta organizzazione che riunisce i gruppi di militanti armati del Delta e ha dichiarato guerra alle major petrolifere, accusate di danneggiare l’ambiente e di mettere in crisi pesca ed agricoltura. Un personaggio controverso, Henry Okah, che qualcuno ha descritto come un criminale e un commerciante di armi . Ma che per molti altri è “un uomo con un grande desiderio di liberare e di emancipare il suo popolo” e il cui nome è divenuto sinonimo di militanza e di speranza per i popoli del delta del Niger. Nuovi sviluppi, dunque, ma tante incertezze.
Resta difficile, per ora, valutare le possibili conseguenze della tregua unilaterale, per cui non possiamo che concludere con l’auspicio formulato dallo stesso Jomo: “Speriamo che il periodo di cessate il fuoco possa creare un ambiente favorevole per far procedere il dialogo”.
di Michele Vollaro, Internationalia.it
Commenti recenti