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Mario Libero, Tutti/e Liber@: Presidio a piazzale Clodio
Il 23 dicembre 2010 si è tenuta la prima udienza del processo a Mario e gli altri e le altre compagne arrestati\e durante la rivolta precaria e studentesca di Piazza del Popolo dello scorso 14 dicembre 2010. Il processo è stato rinviato al 24 gennaio per dare la possibilità alla difesa di acquisire ulteriori prove testimoniali , videoregistrazioni e fotografie; al contempo i giudici hanno respinto la libertà provvisoria a Mario, motivando capziosamente la permanenza in Italia – indicando in particolare la giornata di lotta a Palermo e Milano – di un “ clima di tensione sociale”, onde per cui Mario rimane agli arresti intanto fino al 24 gennaio.
I giudici per fortuna hanno però deciso di respingere l’assurda richiesta avanzata da ALEMAGNO per la costituzione di parte civile del Comune di Roma , in quanto a Mario non è addossata nessuna “lesione dell’arredo urbano”.
Ai numerosi compagni/e presenti – studenti, lavoratori, amici degli imputati – l’atteggiamento dei giudici non è apparso né sereno, né
imparziale , costoro sono sembrati partecipi e schierati con il clima fazioso e colpevolista voluto dal governo da subito e all’indomani del 14
dicembre. All’oggi – dopo una settimana di prove documentali e testimoniali ripetutamente apparse in TV , sui quotidiani e periodici – è ormai noto alla cittadinanza che gli arrestati sono stati rastrellati a caso, con il titolo abusivo e generico del reato di “ resistenza in concorso”.
Per il resto , è fallito anche il tentativo di dividere i manifestanti in “ buoni e cattivi” sia per la compattezza del movimento , sia per la
consapevolezza di larga parte della società di riconoscere alla protesta e alla condizione diffusa della precarietà motivazioni valide e concrete, che vanno ascoltate e avviate a soluzione, piuttosto che ignorate e/o represse.
L’accanimento giudiziario non ha ragion d’essere, men che mai l’assunzione sussidiata della politica: il trasformarsi in arbitri del conflitto non compete alla magistratura , tantomeno far pendere l’ago della bilancia dalla parte dei forcaioli, trasformando in capri espiatori gli arrestati del movimento solo per soddisfare i propositi di vendetta di una classe politica inadempiente e corrotte.
Tenere ulteriormente agli arresti domiciliari Mario è un abuso, una iniqua punizione, una pena affligente ancor prima della sentenza: è l’ennesima l’amara constazione di quanto dispotismo alberghi ancora nelle istituzioni, soprattutto tra coloro che dimentichi del dettato
costituzionale e della dichiarazione dei diritti dell’uomo, abusano del codice penale per perseguitare il conflitto e i suoi protagonisti.
Vogliamo Mario libero ! Vogliamo che il Movimento tutto si schieri a sua difesa e non solo le poche decine di compagne e compagni presenti ai precedenti presidi svolti a piazzale Clodio.
Mario è uno di noi, lo rivendichiamo come un nostro compagno e non può e non deve pagare per tutte e tutti: a Piazza del Popolo eravamo in decine di migliaia a difenderci dalla violenza delle Forze del Disordine !
PER L’AUTORGANIZZAZIONE SOCIALE
PER L’AUTOGESTIONE DELLE LOTTE
LUNEDI 24 GENNAIO ORE 9.30
PRESIDIO A PIAZZALE CLODIO
CSOA “MACCHIA ROSSA” MAGLIANA
A questo LINK una corrispondenza di questa mattina dai microfoni di Radio Onda Rossa
Vertice WTO a Ginevra: scontri in agenda!
Ennesimo vertice WTO nella città svizzera con al seguito ennesimo corteo contro-vertice organizzato nella stessa città, per disturbare un po’ i potenti in riunione. Un po’ nauseata da questi contro-vertici, dove i data-base delle polizie d’europa crescono rapidamente. Un po’ nauseata da questi “scontri” su appuntamento, su appuntamento internazionale per di più!!
Il corteo di ieri non ha nemmeno disturbato il vertice, che si aprirà ufficialmente non prima di lunedì ed il copione è stato identico al solito, tanto per poter far parlare i giornali di “black block”, il giorno dopo. Leggere il Corriere stamattina fa capire come forse dieci anni di questa pratica siano stati anche troppi, e sarebbe ora di provare a cambiare metodi e atteggiamenti.
Gli stessi organizzatori della manifestazione si sono tirati indietro davanti al copione; vigliaccamente, alla prima vetrina in frantumi, hanno sciolto il corteo e le iniziative programmate anche per oggi. La quarantina di associazioni firmatarie della convocazione si sono rapidamente tirate indietro al primo bruciore da lacrimogeni, tirati indietro con l’indice puntato sulla “frangia minoritaria di provocatori filo-anarchici”.
Li manderei tutti ad Atene, in qualche banlieues in rivolta, in qualche fabbrica occupata per un po’ di giorni questi responsabili di associazioni pacifiste che ancora convocano i cortei europei contro i “potenti della terra”. Per poi dissociarsi dalla piazza, un secondo dopo l’inizio del corteo.
E il lessico è sempre quello, come lo svolgimento del tema: “i casseurs”, i “black-block”, le “frange anarchiche”, i “provocatori vicini all’autonomia”. Quello del potere, di lessico, ancora più monotono: lacrimogeni, idranti, pallottole di gomma…
I “pacifisti” che si dissociano, adorano quelle vetrine rotte più di chiunque altro, almeno possono dissociarsi, almeno qualcuno li nomina…
Non se ne può più: viviamo tutt@ una vita invivibile. Dovremmo dar fuoco ad intere città solo per sfogare la rabbia e le frustrazioni di una manciata di generazioni allo sbando, dovremmo smetterla di partire per i controvertici e magari invece unirci alle rivolte che, qui e là, iniziano a scoppiare in alcune città, in alcune periferie, in qualche territorio più sfruttato e martoriato degli altri. Basta con le vetrine delle loro banche, basta con gli scontri su appuntamento, basta con le agendine dove segnarsi il giorno in cui si può tirar una molotov contro un celerino.
In ogni città, in ogni posto di lavoro, in ogni ateneo, in ogni piazza: giorno dopo giorno.
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