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“un’ordinanza equilibrata e innovativa”: il Medioevo ci sta mangiando.
Certe notizie non riescono a rosicchiare nessun spazio nemmeno online.
Perchè, d’altronde, è solo la notizia di un arresto di tre anarchici, accusati di aver resistito ad uno sgombero di uno stabile occupato nella periferia bolognese: peccato che dietro questa notizia si celi ben altro,
cela il potere totale sui nostri corpi, cela un codice penale che permette ad un procuratore di scrivere nero su bianco certe cose.
Ricominciamo: c’è uno sgombero, a questo sgombero c’è chi oppone resistenza lanciando oggetti ed escrementi contro i vigili del fuoco (beati i tempi in cui il corpo dei Vigili del Fuoco si rifiutava di compiere sfratti e sgomberi!) intenti ad aiutare le forze dell’ordine nello smantellamento di alcune barricate per impedire l’accesso all’edificio. Le accuse sono: invasione di edificio, danneggiamento aggravato, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.
Il tutto avviene in Via Beverara, a Bologna, all’interno di proprietà dello stesso comune.
Qual’è la conclusione?
Gli arrestati hanno il divieto di dimora a Bologna, dove son stati arrestati e dove probabilmente risiedono… e già qui sembra il confino di altri tempi.
La cosa surreale è che questo divieto viene esteso anche a Chiomonte, a qualche centinaio di kilometri di distanza, sede dei cantieri dell’alta velocità.
Secondo il procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, è “un’ordinanza equilibrata e innovativa”.
A me fate schifo.
E tutti i millantatori difensori della Costituzione ora li vorrei veder sbraitare davanti allo schifo di questa ordinanza,
a tutti i blateratori della legalità, venitemi a raccontare cosa c’è di “legale” in un foglio di via da un comune che magari i tre fermati non hanno mai visto in vita loro. Dove siete, urlatori della democrazia?
Ah no scusate, so’ 3 anarchici, che ve frega.
Un comunicato da Syntagma sul “partito comunista”
Dopo Varkiza [1], il Politecnico [2], la Scuola di Chimica (1979) [3] il dicembre 2008 [4] e una serie di altri casi, la realtà ancora una volta rivela il ruolo del Partito che tradisce sistematicamente le lotte popolari. E se fino ad ora hanno strangolato, con le loro cariche politiche ogni sciopero generalizzato e determinato in tutti questi anni, se hanno insultato tutte le rivolte come una “provocazione”, d’ora in poi la storia dimostra che non sono “semplici errori politici”, ma una posizione consapevole e coordinata per difendere la dittatura parlamentare e dei rapporti capitalistici finanziari e sociali.
Questo è quello che hanno fatto ieri (20/10), troppo, anche se fino a quel punto hanno chiamato il popolo alle manifestazioni per il rovesciamento del governo. Invece di proteggere chi circondava il parlamento ne hanno protetto il regolare funzionamento, hanno agito ancor più barbaramente della polizia, spaccando le teste e consegnando manifestanti alle forze della repressione. La cosa peggiore che hanno fatto è stato di legittimare lo Stato, che ha ucciso uno dei loro compagni, accusando dell’omicidio una certa violenza parastatale.
Da ieri, in modo definitivo e irreversibile, il cosiddetto “Partito Comunista” non è altro che una barriera contro il tentativo di seppellire il cadavere parlamentare. Qualsiasi essere umano libero che lotta per la propria dignità in questi giorni cruciali deve individuarlo politicamente come un bersaglio. Questa frase non deve essere letta come una scissione nel movimento. Potremmo avere problemi comuni e obiettivi comuni con gli elettori del “Partito Comunista”, ma la politica e la pratica della leadership dalle cui labbra pendono segue gli ordini del governo e degli inviati del FMI e UE della BCE. Non abbiamo mai marciato fianco a fianco con loro, non saranno mai con noi. Dobbiamo tutti tenere presente che il “Partito Comunista” agirà come una quinta colonna del regime dittatoriale, sperando ancora una volta di afferrare qualche briciola dal tavolo parlamentare, proprio come ha fatto nel 1990 [5].
La posizione di tutti i gruppi politici, siano essi parlamentari o non, che ha sostenuto gli atti del “Partito Comunista”, sia indirettamente che con il loro silenzio, o direttamente con le loro dichiarazioni, è altrettanto condannabile. Fino a quando questi partiti rimangono all’interno di un parlamento composto di destinatari degli ordini della Troika e continuano a ricevere i loro stipendi grassi, sono interamente corresponsabili di quello che è successo finora e di quello che verrà. Il loro voto negativo al memorandum e le leggi votate insieme rivelano con precisione il loro ruolo nella dittatura: fornendo l’alibi della democrazia e della pluralità delle voci, sostengono completamente il parlamento di rappresentanti, in modo che il popolo impoverito continui a contare i voti in ogni seduta fissa e predeterminata di voto delle leggi che cancellano il suo futuro – e al tempo stesso, sono alimentati con l’illusione che qualcuno parli in loro nome e nel loro interesse. Così, lasciano l’opposizione ai professionisti della politica, e non sentono il bisogno di reagire immediatamente e di persona. Qualsiasi voto, anche per i partiti extraparlamentari di “estrema sinistra” alle elezioni nazionali e locali non è altro che olio negli ingranaggi [della macchina] e una legittimazione della “correttezza” della dittatura parlamentare.
Dal 25 maggio, quando ci siamo radunati in piazza, abbiamo rivelato che la democrazia diretta è la capacità di ciascuno di noi di partecipare, di consultarci l’un l’altro, di modellare le idee insieme in modo autonomo, lontano dalle etichette ideologiche o parlamentari. Resteremo qui, contro il loro parlamentarismo e la loro burocrazia fallimentari.
Stiamo prendendo NOSTRA VITA nelle nostre mani
DEMOCRAZIA DIRETTA ORA
Assemblea popolare di piazza Syntagma, 21/10/2011
1. Riferimento al trattato del 1945 di Varkiza, dove il Partito Comunista ha tradito la lotta armata e migliaia di combattenti della guerra civile in cambio della sua legalità nel nuovo regime
2. Riferimento alla posizione originale del Partito comunista contro la rivolta del Politecnico del 1973, che determinò l’inizio del crollo della giunta fascista. Allora definì gli studenti, molti dei quali furono uccisi, “provocatori della polizia”
3. Riferimento agli incidenti del 1979 presso la Scuola Chimica di Atene, dove i membri del Partito comunista hanno spezzato l’occupazione della scuola, collaborando direttamente con la polizia
4. Un riferimento, ovviamente, alla più recente condanna della rivolta del dicembre 2008
5. Riferimento all’accordo del Partito comunista due principali partiti parlamentari, ND e PASOK, nel 1990
Scontri tra PAME e blocco anarchico: Grecia – Italia, “una faza una raza”
Quel che accade in Grecia dovrebbe starci più a cuore del solito, visto quel che è successo in piazza il 15 ottobre a Roma; non solo per comprendere la rabbia di un’intera generazione, ma soprattutto per guardarlo come laboratorio di quel che sta arrivando anche qui: una specie di regolamento di conti tra pratiche politiche, nel momento peggiore della crisi del paese.
Oggi è il secondo giorno di sciopero generale consecutivo in Grecia contro il voto definitivo che approverà le misure di austerità…e questa mattina alle 10 già migliaia di persone iniziavano ad accalcarsi a Syntagma, l’enorme piazzale del parlamento greco ad Atene
Ieri è stata una giornata di fuoco e fiamme, cosa che non è certo definibile una novità per le manifestazione greche, che dall’assassinio di Alexis nel dicembre 2008, non hanno mai visto sfilare cortei senza pesanti scontri con la polizia e l’uso massiccio di bottiglie Molotov.
Anche oggi sembrava quello il panorama, in strade e piazze che puzzavano ancora dei lacrimogeni di ieri, invece s’è presentato diverso già prima di mezzogiorno in piazza Syntagma, dove il servizio d’ordine degli stalinisti del PAME s’è schierato subito in difesa dei cordoni di polizia, per “contenere” qualunque attacco da parte di gruppi, ancor prima che buona parte della polizia e dei reparti speciali fossero visibili in piazza.
Poco prima delle 15, dopo qualche ora di questa ridicola manfrina, una buona fretta del blocco anarchico ha attaccato le linee del servizio d’ordine degli Stalinisti: il primo faccia a faccia è stato davanti al Great Britain Hotel, proprio sulla piazza: a centinaia si sono attaccati, a bottigliate, sassate e bastonate.
A quel punto l’escalation è stata rapida ed anche drammatica: una parte della piazza si scontrava col PAME, l’altra tentava azioni per avvicinarsi comunque al parlamento greco.
Il blocco stalinista è stato attaccato anche a colpi di Molotov, come ci racconta il sempre puntualissimo sito Occupied London.
Dalle 15 in poi la battaglia si fa assurda: la polizia decide di attaccare e in non molto tempo conquista la parte superiore della piazza, mentre il PAME si conquista l’altra: a quel punto la metodologia oltre alle botte del servizio d’ordine passa all’impacchettamento di chiunque faccia parte del blocco antiautoritario ed anarchico e sono in tanti quelli ad esser consegnati alla polizia, dagli stalinisti,
ormai avvelenati di vendetta ed ordine.
Dopo un’oretta, quindi nemmeno mezzora fa, il panorama è un po’ migliorato, perché la battaglia invece di calmarsi sembra allargarsi: componenti dei sindacati di base, e di diversi gruppi della sinistra antagonista, si sono uniti alle cariche contro gli stalinisti/sbirri del PAME.
E’ in questa seconda parte di scontri tra manifestanti che è iniziata a circolare la voce di un morto,
smentita poco fa.
La polizia ha appena permesso al PAME di allontanarsi da Syntagma aprendo Panepistimiou verso Omonia, mentre sta aumentando le forze davanti al parlamento, dove tutto il fronte autonomo e anarchico si è ricompattato e sta ora fronteggiando pesanti cariche e un fitto lancio di lacrimogeni.
16.50: CONFERMATA LA MORTE DI UN UOMO DI 53 ANNI, LAVORATORE EDILE, COLPITO DA UNA PIETRA E POI PROBABILMENTE MORTO PER ARRESTO CARDIACO. LA NOTIZIA E’ STATA CONFERMATA POCO FA DA ALCUNI ORGANI DI STAMPA GRECI.
CONFERMATO IL REFERTO MEDICO: IL COMPAGNO MORTO DURANTE GLI SCONTRI NON AVEVA FERITE ALLA TESTA. E’ MORTO PER UN ARRESTO CARDIACO CAUSATO MOLTO PROBABILMENTE DAI LACRIMOGENI
Due poliziotti invece sono stati trasportati in ospedale per gravi ustioni
Provo a dare aggiornamenti tra poco
Firenze e i 400colpi! LIBERI TUTT@
Come forse già saprete, la mattina del 4 maggio, a Firenze, è scattato un intervento poliziesco coordinato dalla Dccp, ex Ucigos, che ha effettuato perquisizioni e disposto arresti. Imputazione, ancora una volta, è “associazione a delinquere”, come già aBologna il mese scorso, a Torino un anno fa, e a Lecce tra un grado e l’altro di giudizio dell’operazione “Nottetempo”, iniziata nel 2005 con l’etichetta di “associazione sovversiva”. In 22 son sottoposti a misure cautelari, 5 agli arresti domiciliari e i restanti con obbligo di firma; la maggior parte frequenta lo spazio liberato 400 colpi.
Secondo la lingua della Legge, delinquente è chi devia dal suo schema di società. In questa società, delinquente è chi non è capace di comunicare secondo le leggi della Lingua. Ma ciò che emerge da dietro i reati contestati ai giovani compagni fiorentini -manifestazioni non autorizzate, imbrattamenti di sedi di enti istituzionali, blocchi, danneggiamenti di banche, resistenze ed offese a pubblico ufficiale – è una loro potenziale diffusione, alla faccia della Legge. E questo lo dichiara anche il capoccione della Digos fiorentina.
Diffusione di quelle pratiche, che aldilà di ogni specializzazione e settorialità, volevano e riuscivano a dialogare con i focolai di malcontento e rabbia di cui la attuale società è disseminata, alla faccia della Lingua.
macerie @ Maggio 6, 2011
QUI INVECE IL COMUNICATO dello SPAZIOLIBERATO400COLPI
“Associazione a delinquere”, dicono loro. Noi diciamo autonomia, conflitto, azione diretta. La definiscono “smantellata”. Noi ridiamo pensando alla loro illusione.
Che l’operazione sia il frutto dell’ennesima montatura giuridica è cosa ovvia, e non abbiamo nessuna voglia di sprecare parola in merito.
Non ci stupisce il fatto che a subire obblighi di firma e perquisizioni siano stati anche diversi compagni che non partecipano alle assemblee dello Spazio Liberato 400Colpi. Sono i compagni con cui abbiamo condiviso percorsi di lotta, sono le amicizie politiche che, aldilà dei confini geopolitici classici, ci siamo sempre proposti di coltivare. Dei legami che sono stati capaci di produrre conflitto e che ci hanno fatto respirare aria nuova in una Firenze pacificata.
“Bliz contro gli anarchici”, dicono loro. Noi diciamo operazione anti-insurrezionale contro tutti quelli che hanno deciso di abbandonare il feticismo dell’identità per costruire una prospettiva rivoluzionare reale dell’oggi. Contro chi, al di là di parrocchie e liturgie, ha avuto il coraggio di abitare con determinazione quei piccoli spazi di conflitto che negli ultimi mesi hanno creato crepe all’interno del dispositivo metropolitano senza portarsi dietro bandiere nè dogmi, ma confrontandosi con umiltà con un reale da conoscere e sovvertire. Contro quel movimento reale che dai tempi dell’ “onda” ha iniziato ad emergere dalle sabbie mobili del rivendicazionismo studentista e della “protesta civile”, e fottendosene contemporaneamento di cristallizzare la propria identità all’interno di una delle “aree militanti”.
Giornali e TV potranno dipingerci quanto vogliono come una setta anarcoide isolata. Sappiamo che lì fuori, nelle scuole, nelle università, nei quartieri, ci sono tanti compagni che ci conoscono e riconoscono come compagni. Fratelli con cui abbiamo condiviso materialmente e non tutti gli episodi “delittuosi” di cui ci incolpano: dall’occupazione di scuole e facoltà, dai picchetti antisfratto ai blocchi dei flussi metropolitani passando per i cortei selvaggi. Siamo sicuri che queste amicizie politiche si dimostreranno più forti di ogni operazione sbirresca.
Lo sciopero irreversibile avanza, crea sempre più crepe, preoccupa il Partito dell’Ordine partendo dal ministero dell’interno fino ad arrivare al funzionario Digos locale. Una mobilitazione studentesca più piccante del solita, una Piazza del Popolo in rivolta, una insieme di piccoli gesti scioperanti e di nuovi legami. Il bisogno di espandere ed organizzare questo movimento reale a Firenze come in altre città ha già iniziato a farsi programma. Difficile, ambizioso, pericoloso, certo.
Ma nulla potrà fermare questa nuova primavera.
LIBERTA’ PER TUTTI I COMPAGNI
A TESTA ALTA PER IL CONFLITTO SOCIALE
Spazio Liberato 400Colpi
per l’autonomia diffusa
Arresti di compagni anarchici a Firenze, dopo Bologna

Da notare come questo attacco al movimento anarchico e studentesco fiorentino, oltre ad avere evidenti promotori nell’amministrazione locale, abbia coinvolto gli apparati centrali della repressione italiana come esplicitato in questo estratto:
Direzione centrale della polizia di prevenzione (Ucigos). […] All’indagine hanno contribuito anche i
servizi segreti (Aisi) con il loro supporto informativo.” [Ansa.it]
Sommare reati specifici di scarsa rilevanza penale e riunirli sotto il cappello del reato associativo, sembra essere una strategia da somministrare a livello nazionale, coinvolgendo direttamente i centri nevralgici della repressione, per scardinare le realtà di conflitto, dissenso e controinformazione presenti nelle diverse città.
Attacchi di questo tipo denotano la paura che si instilla nel Potere Democratico, nell’osservare come certe pratiche e certe relazioni, riproducibili e moltiplicabili, possano disturbare i riti e le maschere con i quali cerca di celare una realtà di oppressione e violenza.
informa-azione
Condanne a Lecce per tutti e 12 gli imputati: ASSOCIAZIONE SOVVERSIVA “SEMPLICE”
Preoccupante, veramente molto. Non tocca imparare parole “nuove” per stare in piazza (come DASPO), ma tocca pure andare a rispolverare le “vecchie” parole usate per tagliarci le gambe. 5 anni e 4 mesi la condanna più pesante: NON CI SONO PAROLE
E si ricomincia con l’associazione sovversiva! Dal sito Macerie:
Lecce, e l’istigazione a delinquere
«Il 9 dicembre vi è stata la sentenza d’appello del processo Nottetempo contro numerosi compagni a Lecce. Dopo 12 ore di camera di consiglio la Corte ha condannato tutti e 12 gli imputati per associazione sovversiva “semplice” (art.270), ribaltando in parte la sentenza di primo grado. Le pene più pesanti sono state comminate ai 4 compagni che erano già stati condannati in primo grado per associazione a delinquere e altri reati specifici. Per loro le pene sono state rispettivamente di 5 anni e 4 mesi (per il compagno considerato promotore dell’associazione), 2 anni e 8 mesi, 2 anni e 7 mesi, 1 anno e 11 mesi. Altri due compagni condannati in primo grado per reati specifici hanno visto aumentate le pene fino ad un anno e sette mesi. Tutti gli altri assolti in primo grado, sono stati condannati a pene da un minimo di un anno ad un massimo di un anno e 8 mesi.
Condanna inoltre vi è stata per quasi tutti i reati specifici contestati (in primo grado vi erano state numerose assoluzioni) e per istigazione a delinquere, in occasione di due presidi vicino al ex CPT Regina Pacis in cui gli immigrati si erano rivoltati all’interno e alcuni avevano tentato di fuggire. Tale condanna è stata comminata a tutti gli imputati tranne uno, ed è l’unico reato specifico ad essere stato inflitto alla maggior parte degli imputati. Evidente la volontà di colpire una lotta contro un centro di permanenza temporanea, che insieme ad altri fattori aveva portato alla sua chiusura, sulla base anche delle chiare pressioni che il sottosegretario all’interno Mantovano ha effettuato per tutta la durata del processo.»
Di seguito, il testo di un volantino diffuso in questi giorni a Lecce.
Istigazione a delinquere!
La contestazione di questo reato è il perno su cui è ruotato il teorema accusatorio della Corte d’Assise d’Appello di Lecce, servito a condannare per associazione sovversiva 12 anarchici, con pene comprese tra un anno e cinque anni e cinque mesi. Siamo stati accusati di aver istigato gli immigrati internati nell’ex CPT “Regina Pacis” di San Foca affinché dessero vita a rivolte, evasioni, distruzioni del centro. È convincimento utile allo Stato e ai suoi servitori quello di credere che le rivolte nei CPT (ora chiamati CIE) siano frutto di un lavoro di istigazione svolto da pochi sovversivi, e non già pratica endemica alla stessa condizione di reclusione: quando un essere vivente è rinchiuso, spesso si ribella. La storia dei CIE, dalla loro nascita nel 1998 ad oggi, è la dimostrazione più chiara di questa affermazione.
Il “Regina Pacis” è stato un campo di internamento per stranieri poveri come tutti gli altri campi. Al suo interno veniva praticata ogni sorta di nefandezza: somministrazione massiva di psicofarmaci nei pasti per sedare gli internati, pugno di ferro nei loro confronti, pestaggi contro chi si ribellava o provava ad evadere. Non erano anomalie, né pratiche svolte da poche “mele marce”, bensì prassi normale svolte da tutti: dal direttore, don Cesare Lodeserto, ai carabinieri che erano di guardia, agli operatori, passando per i medici che coprivano i massacri sistematici con falsi referti medici. Tutto ciò è anche venuto fuori pubblicamente, suscitando un po’ di scandalo e tanto imbarazzo nella curia leccese che gestiva il centro e nel mondo della politica che lo sorreggeva ideologicamente e lo difendeva pubblicamente. Affinché calasse il silenzio su queste nefandezze e questo imbarazzo, è stato necessario mandare don Cesare a fare il missionario per conto di Dio. Ora è in Moldavia, dove continua a fare le sue porcate e a ingrassare i suoi conti e quelli della curia.
Davanti ad uno scenario del genere, è l’esistenza stessa di questi centri a rappresentare una “istigazione a delinquere”, perché non si possono chiudere gli occhi davanti alla vita reclusa in quanto priva del giusto documento in tasca, di fronte alle torture inflitte per mano democratica e statale. Non si può tacere quando centinaia di disgraziati periscono nel deserto, in migliaia annegano nei mari o muoiono sugli scogli appena sbarcati, mentre altri ingrassano su tutto ciò in nome dell’accoglienza. Chiunque dovrebbe sentirsi istigato davanti ad una situazione del genere, per fermare questo abominio. Chi non lo fa e resta nel silenzio si rende complice, come la maggioranza silenziosa dei tedeschi era complice di Auschwitz. Noi abbiamo raccolto questa istigazione e abbiamo reagito, e la discriminante non è stata il codice penale, bensì l’etica individuale.
Essere sovversivi, di fronte a tutto ciò, è davvero solamente il minimo…
Sovversivi senza Associazione
Non abbiamo un avvenire da vendere, solo un presente in cui giocare
Lotta ai lager, vendetta statale, strategie repressive e urgenza della rivolta.
Scarica, stampa e diffondi il volantino
macerie @ Dicembre 20, 2010
Grecia: domani è l’anniversario della rivolta del ’73. Un comunicato da Salonicco
Questa mattina Atene e Salonicco si sono svegliate con diverse esplosioni di piccoli ordigni di fattura artigianale. Sedi di partiti, veicoli comunali ed alcuni edifici sono stati colpiti e nel quartiere di Exarchia risultano date alle fiamme alcune macchine.A Salonicco è il partito di centrodestra ND NuovaDemocrazia ad aver subito un attacco alla sua sede, che ha causato solamente la rottura delle finiestre. Domani sarà l’anniversario della rivolta degli studenti del Politecnico, che nel 1973 porterà all’inizio della caduta dei Colonnelli. Atene è ovviamente blindata: più di 7000 uomini (quasi un migliaio più dello scorso anno) dei reparti speciali sono stati fatti arrivare per una manifestazione che è stata già marchiata col bollino rosso: il primo anniversario della rivolta in piena austerity, con un paese piegato ed esausto.
Staremo a vedere, fianco fianco coi compagni greci!
TO DROMOS!
Nel frattempo posto la traduzione di un comunicato che gira dalla scorsa settimana in rete, a firma della radio anarchica Radio Revolt, data alle fiamme dai fascisti il 9 di questo mese!
Comunicato di Radio Revolt, Salonicco, Grecia
Martedì 9 novembre intorno alle 11 di sera e mentre nel vagone di radio Revolt c’erano 5 compagni, una squadra di 20-25 fascisti, ha compiuto un
attacco. Armati di manganelli , martelli, legni e coltelli, hanno buttato tre molotov all’interno del vagone e hanno provato a chiudere la porta.
La reazione dei compagni è stata immediata, hanno preso i travetti, si sono liberati e sono usciti fuori rispondendo all’attacco. Si sono sentiti i
loro soliti, affatto fantasiosi slogan, sono state lanciate pietre, ma nonostante ciò, i compagni sono riusciti a reprimerli rincorrendoli fino
alle moto.
Intanto il fuoco era già fuori controllo e anche se l’intervento di tutti quelli che sono accorsi, ha limitato i danni nel vagone, è stato distrutto il suo interno. Nella più ampia zona delle università sono arrivati 6 camion dei pompieri, che sono stati bloccati dalla polizia, che ha preteso di accompagnare i camion dentro l’università, cosa che non accettiamo affatto. Allo stesso tempo, e mentre la corrente restava collegata, minacciando con un ulteriore pericolo la gente che spegneva il fuoco, il rifornimento d’acqua è stato tagliato (2 volte) dal servizio idrico. Ovviamente non aspettavamo che si immischiasse il sistema statale per salvarci perché l’azione è stata realizzata proprio grazie a questo sistema statale.
In particolare dalle 3 di pomeriggio, tutto intorno alle università pulsava di poliziotti: almeno tre squadre nella (chiusa) ΔΕΘ (Fiera internazionale di Salonicco), moto a gruppi di quattro che si muovevano nella piazza fino a via A. Dimitriou, e sicura presenza (di caschi) davanti al palazzo dello sport, poco dopo l’attacco.
Come è già stato dimostrato i fascisti non sono in grado di realizzare una simile azione senza aiuto: i loro motorini hanno rotto indisturbati il
cerchio dei motori dei poliziotti intorno alle università. (Capiamo facilmente che abbiamo un’altra azione sotto l’attacco generale a parti radicali della società. Un attacco che si può aspettare sotto il socio-economico accordo che governa l’Ellade.)
Passiamo un periodo in cui il governo cerca con le unghie e con i denti di far stare a galla il paese, condanna alla disperazione la maggior parte della popolazione, col risultato che vengono fuori nuovi, e si aggiornano i poli già esistenti di azione radicale. In questo periodo, il sistema di terrore, sceglie di intensificare la repressione usando ogni mezzo a sua disposizione. Il suo scopo è prevenire che ogni singola persona, la collettività, i gruppi, vadano contro le nuove misure, lo stato, il sistema. Cerca di difendersi in questa generale effervescenza che prevale nell’Ellade.
Tutto questo rende complesso l’intero quadro di martedì. Fascisti si sono mossi (criminalmente) in una radio anarchica autorganizzata, avendo alle
spalle la polizia, la quale con un doppio ruolo nasconde la loro fuga e intralcia l’intervento dei pompieri. I princìpi universitari “alzano le
mani in alto”, mentre i mass media di regime parlano di episodi ad AΠΘ (Aristotelica università di Salonicco), di incidenti di bande, nascondendo
e deformando l’evento.
Il vagone è bruciato, ma radio Revolt continua. 20 minuti dopo l’interruzione della trasmissione, la stazione è tornata, in FM e su internet e naturalmente il flusso continua normalmente e aggressivamente.Il vagone tornerà a funzionare per portare avanti il progetto della stazione. Ogni autore dell’attacco di martedì ci troverà davanti, pronti a rispondere ad ogni tentativo di chiudere la bocca all’anti informazione, di sostenere azioni sovversive e di far avanzare idee sovversive. In più, ogni attacco del genere, oltre ad aggregare altri intorno a noi, come ci è stato dimostrato dalla pratica solidarietà che abbiamo immediatamente ricevuto, non solo non ci fa paura, ma ci provoca rabbia.
Polizia, tv, neonazi, tutti i mostri lavorano insieme.
Ci troverete davanti a voi.
Le bombe greche
Ieri a Korydallos è esploso un ordigno ad alto potenziale: una bomba ad orologeria è esplosa nei pressi del carcere di massima sicurezza che porta il nome della città. E’ il carcere più grande del paese e al suo interno sono detenuti diversi componenti nell’organizzazione armata Lotta Rivoluzionaria.
Pochi minuti fa, tanto che non si ha nessun dettaglio, un altro forte ordigno è esploso davanti al tribunale di Salonicco.
Ci sono delle cose in comune con le due esplosioni, oltre alla vicinanza temporale delle azioni dinamitarde: i media scelti per preavvertire della detonazione sono stati gli stessi in entrambi i casi. Nessuna rivendicazione ma una telefonata, in entrambi i casi, al quotidiano Eleftherotypia e alla rete televisiva Alter.
Mentre ieri la polizia non aveva fatto in tempo ad evacuare la zona adiacente al carcere, oggi erano riusciti a farlo in tempo: l’edificio del tribunale, in pieno centro della città, era stato evacuato prima dell’esplosione avvenuta nella hall.
L’esplosione di ieri ha causato danni nel raggio di qualche isolato e il ferimento di due persone rimaste colpito non gravemente dalle schegge di alcuni vetri infranti.
Si parla, o almeno è un funzionario di polizia ad usare queste parole, di uno dei più grossi ordigni esplosi negli ultimi anni.
Che non sono stati pochi.
La polizia sta cercando di addossare la responsabilità di entrambi gli attentati all’organizzazione armata Lotta Rivoluzionaria o al gruppo Cospirazione dei Nuclei di Fuoco
in ricordo di Franco Serantini
Nasce il 16 luglio 1951 a Cagliari da genitori ignoti. Abbandonato al brefotrofio, vi resta fino all’età di due anni, quando viene adottato da una coppia di origini siciliane. Poco tempo dopo la famiglia fa ritorno in Sicilia dove, nel 1955, muore la madre adottiva ed S. è dato in affidamento ai “nonni materni”, con i quali vive a Campobello di Licata, fino all’età di nove anni quando, per ragioni di decessi ed emigrazioni, la famiglia si sfalda e lui viene nuovamente trasferito in un istituto d’assistenza a Cagliari. Nel 1968 è inviato all’Istituto per l’osservazione dei minori a Firenze e da questi – pur senza la minima ragione di ordine penale – destinato al riformatorio a Pisa Pietro Thouar in regime di “semilibertà”.
A Pisa dopo aver conseguito la licenza media alla scuola statale Fibonacci frequenta una scuola di contabilità aziendale. Le conoscenze che acquisisce e i nuovi rapporti che allaccia lo portano a guardare il mondo con occhi diversi e ad avvicinarsi all’ambiente politico: frequenta le sedi della fgci della fgsi e dell’estrema sinistra fino ad approdare, nella seconda metà del 1970, al Gruppo anarchico “Giuseppe Pinelli” che ha la sede presso la Federazione anarchica pisana (aderente ai gia) al numero civico 48 di via S. Martino, dove conosce anziani militanti come Cafiero Ciuti, il professor Renzo Vanni e vari giovani libertari. Come molti studenti è particolarmente impegnato nelle manifestazioni antifasciste, nella campagna di controinformazione sulla Strage di stato, nell’esperienza del “Mercato rosso” nel quartiere popolare del cep e infine nell’accesa questione della candidatura di protesta di Pietro Valpreda.
Il 5 maggio 1972 partecipa alla manifestazione indetta da Lotta continua per protestare contro il comizio dell’on. Giuseppe Niccolai del Movimento sociale, che viene violentemente repressa dalle forze dell’ordine. S., mentre si trova sul lungarno Gambacorti, viene circondato e brutalmente picchiato da numerosi agenti di polizia del 2° e 3° Plotone della 3a Compagnia del 1° Raggruppamento celere di Roma. Successivamente viene condotto nella caserma di polizia e quindi al carcere Don Bosco, dove, il giorno dopo, viene sottoposto a un interrogatorio, durante il quale manifesta uno stato di malessere generale che il giudice, le guardie carcerarie e il medico non giudicano “serio”. Dopo una notte di agonia, la domenica mattina viene trasportato al pronto soccorso del carcere, ma è tardi perché vi muore alle 9,45 del 7 maggio. Il pomeriggio dello stesso giorno le autorità del carcere cercano di ottenere tempestivamente dal comune l’autorizzazione al trasporto e al seppellimento del cadavere, ma l’incaricato si rifiuta di concedere il benestare alla tumulazione mentre la notizia della morte rimbalza in tutta la città. Luciano Della Mea, antifascista e noto militante della sinistra, con il professore Guido Demetrio Bozzoni prendono l’iniziativa di costituirsi parte civile, sostenuti dagli avvocati Arnaldo Massei e Giovanni Sorbi, e danno il via a un’ampia campagna di controinformazione.
Nei giorni seguenti, in molte città italiane si tengono manifestazioni di protesta e di denuncia delle responsabilità delle forze dell’ordine. I funerali si svolgono il 9 maggio e sono caratterizzati da una grande partecipazione popolare. Negli anni successivi il fatto sarà quasi sempre ricordato con manifestazioni di vario tipo. Nel 1979 i compagni anarchici di Pisa gli dedicheranno una biblioteca e nel 1982 verrà inaugurato un monumento in suo ricordo in piazza S. Silvestro di fronte all’istituto Touhar che lo aveva ospitato negli ultimi anni di vita. Le indagini per scoprire i “responsabili” della morte di S. affogano nella burocrazia giudiziaria italiana e nei “non ricordo” degli ufficiali di ps presenti al fatto. Nel 1975 Corrado Stajano, giornalista democratico, raccoglie in un appassionato volume la vita di S. contribuendo a mantenerne in vita il ricordo. (F. Bertolucci)
Biografia tratta dal “Dizonario biografico degli anarchici italiani”, BFS Edizioni Fonti bfs,
Carte Giovanni Sorbi; ivi, Carte Luciano Della Mea; ivi; Carte Federazione Anarchica Pisana; ivi, raccolta di testimonianze orali su F. Serantini. Bibliografia
Comitato “Giustizia per F. Serantini”, Franco Serantini, “un assassinio firmato”, Pisa, [1973?];
Giustizia per Franco Serantini, Pisa 1974;
C. Stajano, Il sovversivo. Vita e morte dell’anarchico Serantini, Torino 1975 (nuova ed., Pisa 2002);
Vent’anni 7 maggio 1972-1992 Franco Serantini anarchico assassinato dalla polizia mentre si opponeva ad un comizio fascista, Pisa 1992;
A. Massei, Giustizia per Franco Serantini, in Ora e sempre Resistenza, Pisa 1995;
Franco Serantini. Storia di un sovversivo (e di un assassinio di Stato), «A», mag. 2002;
“S’era tutti sovversivi” dedicato a Franco Serantini, video-documentario di G. Verde, Pisa 2002.
“Smettetela”…da un dipendente della banca incendiata ad Atene dove sono morte 3 persone
Sento l’obbligo, riguardo i miei colleghi che sono morti ingiustamente oggi, di parlare chiaro e di dire delle verità oggettive. Sto inviando questo messaggio a tutti i media. Qualcuno che mostri ancora un po di coscienza potrebbe pubblicarlo. I restanti possono continuare a tenere gioco al governo.
I pompieri non hanno mai rilasciato alcuna licenza operativa per l’edificio in questione. L’accordo per operare era sottobanco, come praticamente succede per ogni azienda e compagnia in Grecia.
L’edificio in questione non ha nessun meccanismo di sicurezza anti-incendio, nè pianificati nè istallati, non ha spruzzatori a soffitto, uscite d’emergenza o idranti. Ci sono solo degli estintori che, naturalmente, non possono essere d’aiuto quando hai a che fare con incendi estesi in un edificio che è stato costruito con standard di sicurezza ormai obsoleti.
Nessuna filiale della banca Marfin ha membri dello staff addestrati per casi di incendio, e nemmeno all’uso dei pochi estintori presenti. La dirigenza usa addirittura come un pretesto l’alto costo di un simile addestramento e non prende le misure basilari per proteggere il suo staff.
Non c’è mai stata una singola esercitazione di evacuazione in nessun edificio da parte dei lavoratori, nè c’è stata alcuna sessione di addestramento da parte dei pompieri per dare istruzioni su come comportarsi in situazioni come queste. Le uniche sessioni di addestramento che hanno avuto luogo alla Marfin Bank riguardano scenari di azioni terroristiche e specificatamente la pianificazione della fuga dei dirigenti della banca dai loro uffici in situazioni del genere.
L’edificio in questione non ha speciali stanze per ripararsi nei casi di incendio, nonostante la sua struttura sia veramente vulnerabile in simili circostanze e nonostante fosse riempita di materiali dal pavimento al soffitto. Materiali che sono molto infiammabili, come carta, plastica, cavi, mobili. L’edifcio è oggettivamente non idoneo ad ospitare una banca proprio a causa della sua costruzione.
Nessun membro della sicurezza ha alcuna conoscenza di primo soccorso o di spegnimento di incendi, nonostante siano praticamente sempre incaricati della sicurezza dell’edifcio. Gli impiegati della banca devono trasformarsi in pompieri o security in base ai capricci del signor Vgenopoulos [padrone della banca].
La dirigenza della banca ha diffidato gli impiegati dall’andarsene oggi, nonostante lo abbiano persistentemente chiesto autonomamente fin da questa mattina presto – mentre hanno anche costretto i dipendenti a bloccare le porte e hanno più volte confermato al telefono che l’edificio sarebbe rimasto chiuso tutto il giorno. Hanno anche bloccato l’accesso a internet per evitare che gli impiegati comunicassero con il mondo esterno.
Da diversi giorni c’è stato un completo terrorizzare gli impiegati riguardo alle mobilitazioni di questi giorni con la “proposta” a voce: o lavori o sei licenziato!
I due poliziotti in borghese che sono in servizio nella filiale in questione per prevenire eventuali rapine non si sono fatti vedere oggi, nonostante la dirigenza della banca abbia verbalmente assicurato agli impiegati che sarebbero stati presenti.
E per concludere, signori, fate dell’autocritica e smettetela di delirare fingendo di essere scioccati. Voi siete responsabili di quello che è successo oggi e in ogni stato legittimo (come quelli che vi piace citare di tanto in tanto come esempio da seguire nei vostri show televisivi) sareste stati già arrestati per le questioni di cui sopra. I miei colleghi oggi hanno perso le loro vite per cattiveria: la cattiveria della Marfin Bank a del signor Vgenopoulos che ha affermato esplicitamente che chiunque non sarebbe venuto al lavoro oggi [giorno di sciopero generale] avrebbe fatto meglio a non presentarsi al lavoro domani.
Un dipendente della Marfin Bank
12 anni fa, ma non dimentichiamo
Edoardo Massari (detto Baleno) nasce il 4 aprile 1963, da una famiglia operaia originaria del Canavese (Piemonte).
Sin da adolescente inizia la frequentazione dei centri sociali: inizialmente è un attivista di El Paso (dove verrà coniato il suo soprannome:Baleno), il primo centro sociale anarcho-punk torinese; partecipa a diverse iniziative degli squatters, anche fuori Piemonte: ad Aosta con il collettivo Piloto Io, a Roma con gli occupanti in Piazza dei Siculi, ad Alessandria al Forte Guercio, a Cuneo al Kerosene Occupato e alla Scintilla di Modena.
Nel 1991, ad Arè, vicino Caluso (To), è tra gli occupanti della piscina comunale. Per contestare questo sgombero decidere di “prendere in possesso”, insieme ad altri compagni, il palazzo del municipio di Caluso. Vengono tutti denunciati. Baleno, che come forma di protesta estrema ed iconoclasta, “cagherà” pubblicamente sulla bandiera italiana, subirà per tutti questi fatti una prima condanna a 7 mesi e 15 giorni per “interruzione di pubblico servizio e oltraggio a pubblico ufficiale”.
La sera del 19 giugno 1993, mentre Edoardo sta lavorando alla saldatura di alcuni pezzi di motorini e biciclette, esplode la bomboletta del gas che gli serviva per gonfiare le ruote (probabilmente l’eccessivo calore è il responsabile dell’esplosione). Edoardo Massari si ferisce leggermente ad un braccio, si reca al pronto soccorso ma quando torna a casa trova la polizia ad attenderlo.
Immediatamente viene arrestato e denunciato per fabbricazione di ordigni esplosivi. Dopo 6 mesi di detenzione preventiva, scioperi della fame e manifestazioni varie, Edoardo Massari viene condannato a 2 anni e 8 mesi. Successivamente gli infliggono una pena di 4 mesi per oltraggio nei confronti di una guardia carceraria, compiuto durante la detenzione preventiva.
Esce dal carcere nel dicembre 1996 e va ad abitare all’Asilo Occupato di via Alessandria, a Torino. Ai primi di settembre del 1997, Baleno, insieme tra gli altri ai compagni ed amici Silvano Pelissero e Maria Soledad Rosas, si trasferisce alla Casa di Collegno, che si trova all’interno del parco del manicomio di Collegno (occupato dal 1996).
Durante una vacanza alle Isole Canarie, tra Sole e Baleno nasce l’amore. La felicità dura poco: il 5 marzo 1998 Silvano Pelissero, Edoardo Massari e l’argentina Maria Soledad Rosas, vengono tutti arrestati. L’accusa, abilmente orchestrata grazie anche al contributo decisivo dei media nazionali, è quella di appartenere ad una fantomatica organizzazione eco-terrorista, i “Lupi Grigi”, responsabile di una serie di attentati in Val Susa contro la linea ad alta velocità Torino-Lione.
All’alba di sabato 28 marzo, secondo la versione ufficiale, Edoardo Massari viene trovato agonizzante, impiccato con le lenzuola alla sua branda del carcere torinese delle Vallette (n.d.r le testimonianze degli abitanti delle case popolari antistanti il carcere rivelano che sin da verso la mezzanotte si sentivano arrivare ambulanze e volanti a sirene spiegate). L’11 luglio si suiciderà anche la sua amata Maria Soledad Rosas.
TRATTO DA ANARCHOPEDIA
Lambros Foundas: altro compagno ucciso dalla polizia greca
LA POLIZIA GRECA HA UCCISO ANCORA.
ANCORA UNA VOLTA IL PIOMBO GRECO HA COLPITO E L’HA FATTO TRA I COMPAGNI…UCCIDENDO UN ANARCHICO DI 35 ANNI DI NOME LAMBROS FOUNDAS.
IL FATTO E’ ACCADUTO NEL SOBBORGO DI DAFNI, NELLA ZONA MERIDIONALE DELLA CAPITALE GRECA: LA POLIZIA HA IMMEDIATAMENTE FATTO SAPERE CHE LAMBROS ERA UN “TERRORISTA”, COLPITO MENTRE TENTAVA DI RUBARE UNA MACCHINA; SECONDO LA VERSIONE DELLA POLIZIA ERA ARMATO ED E’ STATO UCCISO DURANTE UN CONFLITTO A FUOCO
ERA UNO DEI 500 ANARCHICI TRATTI IN ARRESTO AL POLYTECNICO NEL 1995.
SONO ANCORA MISTERIOSAMENTE POCHISSIME LE NOTIZIE A RIGUARDO.
NEL FRATTEMPO, COME HANNO SCRITTO/DETTO ANCHE TUTTI I
MAINSTREAM, LO SCIOPERO GENERALE DI IERI -TERZO IN UN MESE- E’ PERFETTAMENTE RIUSCITO BLOCCANDO INTERAMENTE IL PAESE.
ENORMI SONO STATE LE MANIFESTAZIONI SOPRATTUTTO QUELLA CHE HA RAGGIUNTO IL CENTRO DI ATENE, COMPOSTA DA PIU’ DI 50.000 PARTECIPANTI.
DIVERSI MOMENTI DI TENSIONI CON SCONTRI TRA ANARCHICI E FORZE DELL’ORDINE, CON LA DISTRUZIONE DI MOLTE VETRINE E L’USO DI BOTTIGLIE MOLOTOV. SCONTRI SONO PROSEGUITI ANCHE DOPO LE MANIFESTAZIONI NELLA ZONA DELL’UNIVERSITA’ E NEL QUARTIERE DI EXARCHIA.
Vertice WTO a Ginevra: scontri in agenda!
Ennesimo vertice WTO nella città svizzera con al seguito ennesimo corteo contro-vertice organizzato nella stessa città, per disturbare un po’ i potenti in riunione. Un po’ nauseata da questi contro-vertici, dove i data-base delle polizie d’europa crescono rapidamente. Un po’ nauseata da questi “scontri” su appuntamento, su appuntamento internazionale per di più!!
Il corteo di ieri non ha nemmeno disturbato il vertice, che si aprirà ufficialmente non prima di lunedì ed il copione è stato identico al solito, tanto per poter far parlare i giornali di “black block”, il giorno dopo. Leggere il Corriere stamattina fa capire come forse dieci anni di questa pratica siano stati anche troppi, e sarebbe ora di provare a cambiare metodi e atteggiamenti.
Gli stessi organizzatori della manifestazione si sono tirati indietro davanti al copione; vigliaccamente, alla prima vetrina in frantumi, hanno sciolto il corteo e le iniziative programmate anche per oggi. La quarantina di associazioni firmatarie della convocazione si sono rapidamente tirate indietro al primo bruciore da lacrimogeni, tirati indietro con l’indice puntato sulla “frangia minoritaria di provocatori filo-anarchici”.
Li manderei tutti ad Atene, in qualche banlieues in rivolta, in qualche fabbrica occupata per un po’ di giorni questi responsabili di associazioni pacifiste che ancora convocano i cortei europei contro i “potenti della terra”. Per poi dissociarsi dalla piazza, un secondo dopo l’inizio del corteo.
E il lessico è sempre quello, come lo svolgimento del tema: “i casseurs”, i “black-block”, le “frange anarchiche”, i “provocatori vicini all’autonomia”. Quello del potere, di lessico, ancora più monotono: lacrimogeni, idranti, pallottole di gomma…
I “pacifisti” che si dissociano, adorano quelle vetrine rotte più di chiunque altro, almeno possono dissociarsi, almeno qualcuno li nomina…
Non se ne può più: viviamo tutt@ una vita invivibile. Dovremmo dar fuoco ad intere città solo per sfogare la rabbia e le frustrazioni di una manciata di generazioni allo sbando, dovremmo smetterla di partire per i controvertici e magari invece unirci alle rivolte che, qui e là, iniziano a scoppiare in alcune città, in alcune periferie, in qualche territorio più sfruttato e martoriato degli altri. Basta con le vetrine delle loro banche, basta con gli scontri su appuntamento, basta con le agendine dove segnarsi il giorno in cui si può tirar una molotov contro un celerino.
In ogni città, in ogni posto di lavoro, in ogni ateneo, in ogni piazza: giorno dopo giorno.
Grecia: nuovi nomi, stessi boia!
Che ho il pallino della Grecia tanto l’avete capito. Ma oggi sono pigra nelle mie ricerche di novità da quel bel paese in rivolta.
Così, tutte queste belle notizie sul cambio vertici all’interno del Ministero dell’Interno, della Polizia e dei Servizi dopo la vittoria del Pasok, ve lo riporto così come viene scritto dall’agenzia stampa.
Nuovi nomi per le solite divise; nuovi culi per i soliti posti da occupare: le poltrone dei boia, dei maiali (Gourunia), degli assassini (Dolofonoi).
Terremoto nella direzione antiterrorismo della polizia greca, con la totale epurazione dei quadri dirigenti sostituiti in gran parte da coloro che lavorarono con l’attuale ministro per la Protezione del Cittadino (ordine pubblico) Michail Chrisochoidis. La completa ristrutturazione dell’antiterrorismo, criticata dal partito di opposizione Nuova Democrazia, avviene mentre è in corso un’ondata di attentati che i servizi dell’ordine non appaiono in grado di contrastare. E fa seguito alla nomina del nuovo capo della polizia, Eleftheros Economou. Economou fu portavoce della polizia sotto Chrisochoidis cui si attribuisce il merito di avere smantellato lo storico gruppo armato marxista 17 Novembre. In precedenza era stato nominato un nuovo capo dei servizi segreti (Kyp) nella persona del diplomatico Costantino Bikas; cambiato anche il suo vice. Il nuovo capo dell’antiterrorismo è Alcibiades Tzoitis, che aveva già guidato un dipartimento dell’antiterrorismo presso i servizi segreti (Kyp).
Egli sostituisce il generale Dimitris Horianopoulos che ufficialmente se ne va in pensione, e parallelamente sono stati rimossi il suo vice Dimitris Atsas e Yannis Fraikistos, che era capo del dipartimento A dell’antiterrorismo interno dal 1989. E con loro lasciano anche i principali responsabili degli altri dipartimenti, rimpiazzati con ufficiali che servirono nel precedente governo del Pasok. Il terremoto, che avviene dieci giorni dopo il ferimento di sei poliziotti da parte di un commando armato ad Atene, è stato accompagnato anche da numerose altre nomine e trasferimenti nella struttura generale della polizia, in particolare con il cambio della guardia alla direzione del corpo della capitale, della regione dell’Attica e di Salonicco. Tre donne sono state promosse al rango di brigadiere generale assumendo importanti funzioni
Dalla Grecia… con molto “furore”
Aria sempre più che calda nell’Ellade.
La Grecia, e non solo la capitale Atene, continuano a disseminare il territorio di attacchi alla polizia, attentati dinamitardi ed incendiari, manifestazioni, scioperi e occupazioni di scuole e facoltà universitarie.
L’ala più dura dell’anno rivoltoso, il massiccio movimento anarchico non sembra lasciarsi fermare dalle pesanti intimidazioni del nuovo governo e oggi rivendica l’attentato di ieri mattina contro gli uffici del partito di estrema sinistra Syriza. La rivendicazione riporta una firma tutta nuova “Incendiari dell’isteria e del terrore”, che dichiarano nel comunicato di aver voluto colpire quel partito per denunciarne l’evidente condotta antirivoluzionaria e che l’azione era stata compiuta con ordigni a gas proprio “per non mettere in pericolo la vita delle persone” ma solo per far arrivare chiaro il messaggio.
Ieri invece di cose ne son successe diverse ad Atene, Salonicco e anche ad Heraklion, principale città dell’isola di Creta (dove sono state incendiate diverse auto della regione) . A Salonicco 5 uomini armati hanno sparato all’alba contro agenti della polizia : una pattuglia li aveva sorpresi armati di fucile su due auto, non si capisce se hanno intercettato una rapina o se fosse un’azione di uno dei gruppi armati attivi ormai nel paese. Solamente pochi giorni fa un commissariato di Atene era stato assaltato da un gruppo armato e 6 agenti erano rimasti feriti.
E siamo sempre più vicini al 17 novembre, anniversario della rivolta studentesca contro i colonnelli del 1973 e al 6 dicembre, primo anniversario dell’uccisione di Aleksis
Qui tutti gli aggiornamenti fatti su Atene nell’arco di quest’anno
MPATSI GOURUNIA DOLOFONOI
Continui attacchi contro le occupazioni di Atene
Solidarietà ai compagni anarchici greci!
Da tre giorni ormai, oltre ai continui attacchi della polizia che da un anno tartassino i militanti che portarono avanti la rivolta dello scorso dicembre, si sono aggiunti anche continui attacchi incendiari contro le occupazioni anarchiche. Questa notte il secondo episodio in tre giorni, contro una delle occupazioni storiche della capitale Atene, Villa Amalias occupata dal 1990. E’ un’occupazione abituata a resistere, visto che molte volte in questi quasi vent’anni è stata sgomberata e poi successivamente rioccupata. Anche questa notte l’attacco incendiario è avvenuto con il lancio di due molotov da parte di due sconosciuti: fortunatamente il principio di incendio è stato velocemente spento senza recare danni o conseguenze.
L’altro ieri era stato colpito lo squat di Lelas Karagiannis, anche questo storico insediamento visto che è occupato dal 1988: in questo caso, come nell’ultimo, l’attacco doveva essere portato a termine con il lancio di una serie di molotov, ma il tempestivo intervento degli occupanti ha messo rapidamente in fuga gli aggressori, che hanno lasciato una sacca con due molotov pronte per essere lanciate.
Nel frattempo il passaggio dei poteri dalla destra di Karamanlis alla fantomatica sinistra di Papandreou continua a far passi da gigante: la repressione è aumentata vertiginosamente. Continue sono le retate nei quartieri solitamente frequentati da studenti, anarchici e da operai; continue le perquisizioni e i tentativi di bloccare qualunque iniziativa, anche le presentazioni dei libri. Ora si aggiunge anche la richiesta della procura di Salonicco di aprire inchieste e deferire quindi alla magistratura tutti gli studenti coinvolti nelle occupazioni di scuole superiori e facoltà universitarie. L’ordinanza vorrebbe punire i “responsabili” con pene che arrivano ai 5 anni di carcere: tutte le associazioni di insegnanti e genitori si sono immediatamente mostrate contrarie a simili provvedimenti. Provvedimenti che potrebbero rapidamente estendersi anche nella capitale, che è in pieno autunno caldo, con decine di scuole ed atenei in mobilitazione.
Dicembre si avvicina…in Grecia fa sempre più caldo
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