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Vertice WTO a Ginevra: scontri in agenda!
Ennesimo vertice WTO nella città svizzera con al seguito ennesimo corteo contro-vertice organizzato nella stessa città, per disturbare un po’ i potenti in riunione. Un po’ nauseata da questi contro-vertici, dove i data-base delle polizie d’europa crescono rapidamente. Un po’ nauseata da questi “scontri” su appuntamento, su appuntamento internazionale per di più!!
Il corteo di ieri non ha nemmeno disturbato il vertice, che si aprirà ufficialmente non prima di lunedì ed il copione è stato identico al solito, tanto per poter far parlare i giornali di “black block”, il giorno dopo. Leggere il Corriere stamattina fa capire come forse dieci anni di questa pratica siano stati anche troppi, e sarebbe ora di provare a cambiare metodi e atteggiamenti.
Gli stessi organizzatori della manifestazione si sono tirati indietro davanti al copione; vigliaccamente, alla prima vetrina in frantumi, hanno sciolto il corteo e le iniziative programmate anche per oggi. La quarantina di associazioni firmatarie della convocazione si sono rapidamente tirate indietro al primo bruciore da lacrimogeni, tirati indietro con l’indice puntato sulla “frangia minoritaria di provocatori filo-anarchici”.
Li manderei tutti ad Atene, in qualche banlieues in rivolta, in qualche fabbrica occupata per un po’ di giorni questi responsabili di associazioni pacifiste che ancora convocano i cortei europei contro i “potenti della terra”. Per poi dissociarsi dalla piazza, un secondo dopo l’inizio del corteo.
E il lessico è sempre quello, come lo svolgimento del tema: “i casseurs”, i “black-block”, le “frange anarchiche”, i “provocatori vicini all’autonomia”. Quello del potere, di lessico, ancora più monotono: lacrimogeni, idranti, pallottole di gomma…
I “pacifisti” che si dissociano, adorano quelle vetrine rotte più di chiunque altro, almeno possono dissociarsi, almeno qualcuno li nomina…
Non se ne può più: viviamo tutt@ una vita invivibile. Dovremmo dar fuoco ad intere città solo per sfogare la rabbia e le frustrazioni di una manciata di generazioni allo sbando, dovremmo smetterla di partire per i controvertici e magari invece unirci alle rivolte che, qui e là, iniziano a scoppiare in alcune città, in alcune periferie, in qualche territorio più sfruttato e martoriato degli altri. Basta con le vetrine delle loro banche, basta con gli scontri su appuntamento, basta con le agendine dove segnarsi il giorno in cui si può tirar una molotov contro un celerino.
In ogni città, in ogni posto di lavoro, in ogni ateneo, in ogni piazza: giorno dopo giorno.
Sotto sgombero la “giungla” di Calais
Dalle 7.30 di martedi 22 settembre, l’insediamento irregolare di immigrati vicino a Calais, in Francia, è circondato dai CRS, la polizia anti-sommossa. La scorsa settimana il ministro per l’immigrazione Eric Besson aveva annunciato l’immediato sgombero, che sembra non si stia facendo attendere.
Sono almeno 150 i migranti che vivono in quella baraccopoli, quasi tutti provenienti da Pakistan ed Afghanistan.
“Abbiamo bisogno di riparo e protezione. Vogliamo l’asilo e la pace: questa giungla è la nostra casa”, recitano gli striscioni che circondano la zona.
Hanno aspettato l’intervento della polizia in silenzio, senza muovere un dito, con solo alcuni focolai per scaldarsi durante la notte e condividere un thè con i giornalisti arrivati a vedere.
Quello di Calais è un luogo simbolo per tutti coloro che dal continente tentano di raggiungere le coste inglesi: la famigerata “giungla” è posizionata infatti a pochi metri dall’itinerario utilizzato dai tir per attraversare la Manica. Tir dove spesso si nascondono e dove ancora più spesso trovano la morte.
Centinaia di migranti avevano iniziato a lasciare la “giungla” proprio appena dopo l’annuncio dell’imminente sgombero fatto dal ministero, per sfuggire all’arresto.
Qui uno splendido documentario….
GLI AGGIORNAMENTI DALL’ANSA: L’operazione è iniziata poco dopo le sette del mattino e si è conclusa con il fermo di 278 migranti, 132 dei quali si sono dichiarati minorenni. Bulldozer sono poi entrati in azione per radere al suolo i rifugi di fortuna costruiti sulle dune. Lo smantellamento, anche su pressione di Londra, era in discussione da almeno un mese e molti migranti avevano già abbandonato il campo. I pochi rimasti hanno atteso l’evacuazione in silenzio, mostrando cartelli con scritte come: «abbiamo bisogno di alloggio e protezione», «vogliamo la pace», «la giungla è la nostra casa». Con loro c’erano decine di militanti di associazioni pro-immigrati, che hanno tentato di opporre resistenza all’evacuazione e due dei quali sono stati arrestati. Il ministro dell’immigrazione, Eric Besson, ha giustificato l’intervento affermando all’emittente radio Rtl che il campo era una «base di trafficanti di esseri umani» dove venivano richieste forti somme per un passaggio verso la Gran Bretagna. Ad ogni migrante, ha assicurato, verrà proposta «una soluzione individuale» con la scelta fra il ritorno volontario in patria, la richiesta di asilo politico o la deportazione forzata.
Il video che inchioda Scotland Yard
Questo il video, esclusiva del Guardian, sulla morte di Ian Tomlinson, morto a Londra durante le manifestazioni contro il G-20.
Si vede chiaramente Ian camminare tranquillo, con le mani in tasca. Aggredito a freddo, alle spalle, dalla polizia anti-sommossa, cade a terra sbattendo la testa sul marciapiede. Morirà 15 minuti dopo, accasciandosi a terra per strada.
Secondo Scotland Yard è morto per “cause naturali”.
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