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Munizioni DUM DUM, adolescenti e barriere illegali: Arrigoni da Gaza
Ha lottato tutta la notte in un letto d’ospedale in bilico fra la vita e la morte, ma alla fine pare averla scampata Sliman, lo studente palestinese di vent’anni colpito ieri al confine da un cecchino israeliano.
L’ultima vittima civile di un confine a Est della Striscia di Gaza che pressoché quotidianamente s’inghiotte vite umane, tramite le torri di sorveglianza munite di mitragliatrici dal grilletto facile, i carri armati, le jeep, i droni, gli elicotteri Apache, i caccia F16. Saliman Abu Hanza di Abbasan Jadida è stato centrato da un tiratore scelto durante le manifestazioni che ieri mattina hanno visto riversarsi dinnanzi al reticolo di filo spinato centinaia di palestinesi accompagnati da alcuni giornalisti e dagli attivisti dell’International Solidarity Movement, per chiedere a gran voce la fine dell’assedio criminale, lo stop al proliferare delle colonie israeliane illegali in West Bank, e per rivendicare il diritto a calpestare la loro legittima terra dinnanzi al confine.
Le manifestazioni non violente si sono svolte in contemporanea alle 11 in tre diverse aree della Striscia: a Nord-Est a Beith Hanoun, e nel centro-Est ad Al Maghazi, i militari israeliani hanno sparato a in direzione dei dimostranti fortunatamente senza ferirne alcuno, mentre ad Faraheen vicino a Khan Younis i cecchini entravano in azione. Kamal, un amico di Sliman, descrive l’accaduto: “Ero con Sliman e stavamo camminano assieme verso la linea di confine con in mano le nostre bandiere. Quando le jeep sono accorse i soldati israeliani hanno iniziato immediatamente a spararci addosso e io sono fuggito indietro cercando un riparo. All’improvviso ho visto il mio amico cadere colpito allo stomaco. E’ stato un colpo singolo, chiaramente mirato, partito dal fucile di precisione di un cecchino.”
Con altri ragazzi Kamal si è preso in spalle il corpo dell’amico ferito che perdeva copiosamente sangue e per 500 metri lo hanno trascinato fino ad un motocarro, sul quale Sliman è stato trasportato fino all’ospedale Europa di Khan Younis. Entrato in sala operatoria verteva in una situazione critica: “Seri danni interni al suo addome, tre lesioni all’ intestino, alla vena iliaca sinistra e al retto. Ha subito giù una serie di operazioni chirurgiche e molte trasfusioni di sangue, le prossime 24 ore sono cruciali.” A detta del dottore che lo ha preso in cura. Come avvenne perl’omicidio di Ahmed Deeb, il 28 aprile scorso sempre durante una manifestazione non violenta al confine, anche contro Sliman Abu Hanza. Il cecchino israeliano ha utilizzato un particolare tipo di proiettile, comunemente detto “dum dum”, che si frantuma al momento dell’impatto producendo gravissime lesioni interne e causando spesso la morte della vittima. L’uso dei dum dum è stato vietato dalle Convenzioni di Ginevra dopo la prima guerra mondiale, così come il fosforo bianco, le bombe dime e le “flechettes”, armi illegali che l’esercito israeliano non lesina di adoperare contro la popolazione civile di Gaza, come dimostrato ampiamente dalle maggiori organizzazioni per i diritti umani.
Interpellato questa mattina un dottore dell’ospedale Europa mi ha confermato che Sliman è in cura intensiva e le sue condizioni sono stabili.
Sliman è la soltanto l’ultima vittima dell’esercito israeliano dal 2 settembre, data che se da un lato ha visto la ripresa dei colloqui fra Netanyahu e Abu Mazen, qui Gaza è coincisa con una escalation di violenza contro la popolazione civile. Sono sette morti ammazzati dai soldati israeliani dall’inizio di questo mese nella sola Striscia. Venerdì, il giorno dopo il verdetto con cui la Commissione per i Diritti Umani dell’ONU condanna Israele per “omicidio e tortura” in riferimento al massacro della Freedom Flotilla, un giovane pescatore, Mohamed Bakri, è stato assassinato dalla marina di Tel Aviv mentre con la sua minuscola imbarcazione stava pescando poco distante dalla costa.
Una ulteriore riprova di ciò che andava affermando il compianto Edward Said: “I negoziati di pace sono i primi ostacoli alla pace“. Dopo oltre 15 anni di colloqui farsa, che hanno sortito come unico risultato meno terra e meno diritti per i palestinesi e il proliferare delle colonie illegali israeliane, non è più riposta molta fiducia nella comunità internazionale e nei giochi politici.
Semmai i palestinesi guardano con più speranza verso le mobilitazioni della società civile mondiale in loro sostegno, alla campagna di boicottaggio del BDS Movement, alle missioni umanitarie che cercando il modo con cui spezzare l’assedio riportano la tragedia di Gaza in auge sui media occidentali, come il convoglio Viva Palestina attualmente in viaggio, e l‘Irene, l’imbarcazione di pacifisti ebrei in navigazione in queste ore verso Gaza.
Restiamo Umani.
Vittorio Arrigoni da Gaza city
Comunicato del Fronte Popolare (F.P.L.P) sul nuovo governo Netanyahu
Il 1° aprile 2009 il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) ha rilasciato una dichiarazione respingendo il governo Netanyahu come un governo di terrore, guerra e pulizia etnica e ha chiesto alla comunità internazionale di boicottare Israele e il suo governo.
La dichiarazione dell’FPLP ha sottolineato che questo governo, come nel complesso lo stato Sionista di Israele, è basato sull’assoluto rifiuto dei diritti dei Palestinesi all’auto-determinazione, al ritorno e a uno stato Palestinese indipendente. La dichiarazione rimarcava anche che questo governo dovrebbe essere rifiutato da tutti in quanto è incompatibile con i diritti umani e la legge internazionale ed è un governo di cultura del crimine.
La composizione del governo include come Primo Ministro il noto razzista estremista Netanyahu; Barak, il direttore ufficiale dei crimini di guerra nella Striscia di Gaza coinvolto negli assassini dei leader Palestinesi a Beirut e Tunisi e nell’omicidio dell’eroico combattente Delal Mughrabi; e il Ministro degli Esteri Lieberman, il successore di Kahane, sostenitore del colonialismo e degli insediamenti e fautore dei trasferimenti e della pulizia etnica. Ai fini di rispettare gli standard politici, legali, etici ed umanitari, continuava la dichiarazione, gli stati Arabi e la comunità internazionale nella sua totalità devono boicottare questo governo per una vittoria della giustizia e della pace.
Il compagno Jamil Mizher, membro del Comitato Centrale dell’FPLP, ha affermato che il governo estremista di Netanyahu ha pianificato altre aggressioni contro il popolo Palestinese, incluso l’ebraicizzazione di Gerusalemme, la costruzione di insediamenti ed attacchi costanti. Il compagno Mizher ha sottolineato che è più urgente che mai giungere all’unità nazionale Palestinese per affrontare questa aggressione. Egli ha rimarcato che nessun governo Sionista, nonostante tutti i suoi crimini di guerra e attacchi in 61 anni, è riuscito a soggiogare il popolo Palestinese, e che anche quest’altro fallirà.
Traduzione a cura del Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli
coll.autorg.universitario@gmail.com
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INIZIA IL PROGETTO PER AMPLIARE MAALEH ADUMIN: LA CISGIORDANIA SI SPACCA IN DUE
Malgrado la aperta opposizione dell’Anp e anche degli Stati Uniti, il governo di Benyamin Netanyahu progetta di estendere in maniera significativa la città-colonia di Maaleh Adumim e di collegarla di fatto alla zona metropolitana della vicina Gerusalemme. Lo ha affermato oggi la radio militare secondo cui esiste in merito una intesa verbale fra il Likud e il partito di destra radicale Israel Beitenu di Avigdor Lieberman. In una intervista alla emittente il sindaco di Maaleh Adumim Beny Kashriel ha confermato di aver ricevuto da Lieberman l’impegno che nei prossimi anni saranno realizzati importanti progetti edili nel suo insediamento. In particolare, secondo la radio militare, è prevista la costruzione di 3.000 unità abitative nella zona E-1, fra Maaleh Adumim e Gerusalemme. Gli Stati Uniti hanno già chiarito da tempo che la realizzazione di quel progetto rischia di spaccare in due tronconi la Cisgiordania e di rendere impossibile la costituzione di uno stato palestinese dotato di continuità geografica
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