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Posts Tagged ‘governo israeliano’

Netanyahu a Roma…nel silenzio di tutt@

23 giugno 2009 1 commento

OGGI ALLE 14 SILVIO BERLUSCONI INCONTRERA’ IL PRIMO MINISTRO ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU, A PALAZZO CHIGI.
DOV’E’ L’ONDA? E TUTTI QUELLI CHE MANIFESTAVANO CONTRO GHEDDAFI DOVE SONO?
NESSUNO SENTE L’ESIGENZA DI MANIFESTARE CONTRO LE POLITICHE D’OCCUPAZIONE DELLO STATO D’ISRAELE, NESSUNO SEMBRA SENTIRE L’ESIGENZA DI MANIFESTARE CONTRO IL MURO DELL’APARTHEID, A NESSUNO BRUCIA PIU’ IL SANGUE PER QUELLO CHE SOLI 6 MESI FA E’ STATO FATTO ALLA POPOLAZIONE DELLA STRISCIA DI GAZA, NESSUNO SEMBRA INDIGNARSI PER I NUOVI PERSONAGGI SALITI ALLA KNESSET DOPO LE ULTIME ELEZIONI DI CUI NETANYAHU E’ IL LEADER…

POVERI NOI
sassimano

Comunicato del Fronte Popolare (F.P.L.P) sul nuovo governo Netanyahu

10 aprile 2009 Lascia un commento

 

Il 1° aprile 2009 il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) ha rilasciato una dichiarazione respingendo il governo Netanyahu come un governo di terrore, guerra e pulizia etnica e ha chiesto alla comunità internazionale di boicottare Israele e il suo governo.
La dichiarazione dell’FPLP ha sottolineato che questo governo, come nel complesso lo stato Sionista di Israele, è basato sull’assoluto rifiuto dei diritti dei Palestinesi all’auto-determinazione, al ritorno e a uno stato Palestinese indipendente. La dichiarazione rimarcava anche che questo governo dovrebbe essere rifiutato da tutti in quanto è incompatibile con i diritti umani e la legge internazionale ed è un governo di cultura del crimine.
pal_sassoLa composizione del governo include come Primo Ministro il noto razzista estremista Netanyahu; Barak, il direttore ufficiale dei crimini di guerra nella Striscia di Gaza coinvolto negli assassini dei leader Palestinesi a Beirut e Tunisi e nell’omicidio dell’eroico combattente Delal Mughrabi; e il Ministro degli Esteri Lieberman, il successore di Kahane, sostenitore del colonialismo e degli insediamenti e fautore dei trasferimenti e della pulizia etnica. Ai fini di rispettare gli standard politici, legali, etici ed umanitari, continuava la dichiarazione, gli stati Arabi e la comunità internazionale nella sua totalità devono boicottare questo governo per una vittoria della giustizia e della pace.
Il compagno Jamil Mizher, membro del Comitato Centrale dell’FPLP, ha affermato che il governo estremista di Netanyahu ha pianificato altre aggressioni contro il popolo Palestinese, incluso l’ebraicizzazione di Gerusalemme, la costruzione di insediamenti ed attacchi costanti. Il compagno Mizher ha sottolineato che è più urgente che mai giungere all’unità nazionale Palestinese per affrontare questa aggressione. Egli ha rimarcato che nessun governo Sionista, nonostante tutti i suoi crimini di guerra e attacchi in 61 anni, è riuscito a soggiogare il popolo Palestinese, e che anche quest’altro fallirà.

Traduzione a cura del Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli
coll.autorg.universitario@gmail.com
http://cau.noblogs.org

Il nuovo governo israeliano

9 aprile 2009 3 commenti

Il nuovo governo israeliano di Benjamin Netanyahu è pronto. La cerimonia di insediamento del suo esecutivo avverrà martedì pomeriggio, alle 17 ora locale (le 16 in Italia). La compagine è composta dal partito della destra radicale laica Israel Beitenu di Avigdor Lieberman, dal partito religioso ultraortodosso dello Shas e dai coloni duri e puri del Focolare nazionale ebraico. Ma anche i laburisti, seppur divisi, del ministro della Difesa uscente Ehud Barak che manterrà la poltrona. Per accontentare questa pletora difforme di forze politiche Netanyahu ha dovuto effettuare una sorta di moltiplicazione di posti, 30 ministri, una scelta obbligata ma che non rappresenta certo una garanzia di stabilità.
I ministeri
Netanyahu terrà probabilmente per sé il dicastero delle Finanze e nominerà come suo vice Yuval Steinitz. Altri esponenti del Likud che entreranno nel governo come ministri sono: Yaakov Neeman (Giustizia), Gideon Saar(Istruzione), Yisrael Katz (Trasporti), Moshe Yaalon (Affari Strategici), Gilad Erdan (Protezione ambientale), Limor Livnat (Sport e Cultura) e Yuli Edelstein (probabile futuro ministro dei Media e delle Telecomunicazioni). Il leader del partito nazionalista Yisrael Beiteinu, Avigdor Lieberman, sarà invece il nuovo ministro degli Esteri.

Lieberman e il suo migliore amico

Lieberman e il suo migliore amico

Yisrael Beiteinu, terza forza alla Knesset con 15 seggi, avrà altri quattro ministri: Yitzhak Aharonovitch (Pubblica sicurezza), Uzi Landau (Infrastrutture), Stav Miznikov (Turismo) e Sofa Landover (Immigrazione). Cinque ministri anche per il Partito laburista. Il leader Ehud Barak, ministro della Difesa uscente, manterrà l’incarico; Benjamin Ben-Eliezer sarà ministro del Commercio, Lavoro e Industria; Isaac Herzog avrà il ministero del Welfare; Shalom Simhon il ministero per l’Agricoltura, mentre Avishay Braverman sarà ministro senza portafoglio con la responsabilità per le minoranze. All’opposizione resta il partito centrista Kadima di Tzipi Livni, che ha vinto le elezioni del 10 febbraio scorso di stretta misura, ottenendo un seggio in più del Likud. La Livni ha respinto i ripetuti inviti di Netanyahu per entrare in un ampio governo di unità nazionale, nonostante una parte di Kadima fosse disponibile.

 

I numeri in Parlamento
Ma passiamo ai numeri: Con il sostegno del Labour, Netanyahu arriverà ad avere una maggioranza di 66 seggi sui 120 della Knesset. Ma 7 degli 11 deputati del Partito Laburista hanno espresso la loro ostilità all’ingresso nella coalizione di destra. Se questi votassero contro, la coalizione non andrebbe oltre i 59 voti, e dunque sarebbe in minoranza. Ma non lo faranno, assicurano tutti i commentatori. Non lo faranno nel momento dell’insediamento del governo, ma dopo? Sarà questa una spada di Damocle su ogni decisione del governo. Un’instabilità caratteristica della attuale situazione in Israele, finché non si chiariranno le indicazioni provenienti da oltre oceano sul medio oriente.
Il governo è fatto ma alcune domande restano.

La "democrazia israeliana"

La "democrazia israeliana"

La prima: come mai Ehud Barak ha spinto il suo partito, il Labur Party, ad entrare nella coalizione guidata da Benyamin Netanyahu anche a costo di spaccarlo? E in realtà lo ha spaccato seppur non formalmente. Barak “sotterra una volta per sempre il laburismo israeliano”. “Nel nuovo governo a dare il tono saranno Bibi (Netanyahu), Avigdor Lieberman e gli ortodossi di Shas”, ha esclamato indignata l’esponente della sinistra laburista Shelly Yehimovic. Una possibile risposta si trova nelle parole del segretario della centrale sindacale Histadrut Ofer Eini che nell’assemblea laburista ha prospettato l’altro volto della medaglia con un discorso che ha commosso la platea. “Nei prossimi mesi – ha esordito – 100 mila lavoratori rischiano di perdere il loro posto di lavoro. Già 20 mila saranno licenziati a fine aprile, appena conclusa la Pasqua ebraica”. Eini ha dunque sollecitato i delegati ad essere pratici, ad impegnarsi con il governo, con il sindacato e con gli industriali, per sventare una crisi sociale senza precedenti nella storia di Israele. “I lavoratori hanno bisogno di noi adesso, non in un lontano futuro” ha esclamato. Difatti l’accordo di governo, a sentire Eini, prevede una serie di provvedimenti economici concordati proprio con l’ Histadrut che dovrebbero, nelle speranze dei firmatari, mettere al riparo la classe lavoratrice israeliana dalle ripercussioni della crisi economica mondiale. Ma molti dirigenti laburisti – tra cui il segretario organizzativo Eitan Cabel – affermano che l’ingresso del partito in forma gregaria in un governo con altri sei partiti confessionali e nazionalisti rappresenta “la sua sepoltura definitiva”. Una crisi economica, come quella attuale, con le sue ricadute sul mondo del lavoro può giustificare tante scelte, ma perché Barak ha voluto per sé il ministero della Difesa? Che c’entra questo dicastero con l’attuazione di provvedimenti a favore dei lavoratori? Altra risposta è quella che Barak abbia pensato di dare al nuovo governo, che presenta un ministro degli Esteri che porta il nome di Avigdor Lieberman e che inquieta parte della diplomazia internazionale, una verniciata accettabile, attento allo stile del nuovo inquilino della Casa Bianca. C’è infine un’altra interpretazione, ed è quella che utilizza delle fonti, ovviamente anonime, dei servizi segreti israeliani. Alcuni siti israeliani, ben informati, riferiscono che tra gli alti comandi militari si parla con insistenza di una prossima guerra. Preparazioni in tal senso sembra siano visibili ai più attenti osservatori. La guerra sarebbe quella contro l’Iran o direttamente o per interposto contro Hezbollah. Sempre che vi sia il consenso di Washington. Questo spiegherebbe la pervicacia di Barak di mantenere il ministero della Difesa, decisivo in quel prevedibile e terribile evento.

 

La ‘strana coppia’
Quale che sia la motivazione politica che ha spinto Barak a fare il grande balzo a costo di spaccare il Partito Laburista condannandolo a un probabile permanente ruolo secondario nella politica di Israele, ve ne è una, diciamo così, che parte da lontano. Andiamo a leggere dai diari del “come eravamo” per capire alcune particolarità della politica israeliana, che forse spiega più di tante altre valutazioni questi cambi di direzione politica. I due leader politici israeliani Benyamin Netanyahu e Ehud Barak si conoscono da anni, sono avversari politici ma “fratelli in armi”. Entrambi hanno militato nella più famosa delle unità speciali dell’esercito israeliano ‘Sayeret Matkal’. boycott-israel-free-palestineAllora però i ruoli di comando erano ribaltati: Barak era il comandante del corpo d’èlite e Netanyahu era un suo sottoposto, mentre ora Netanyahu sarà premier e Barak ministro della Difesa. Quell’unità d’assalto con i due attuali uomini politici, fu impiegata nel luglio del 1976, ad Entebbe, in Uganda, durante un dirottamento di un aereo dell’Air France compiuto dalla resistenza palestinese. La famosa ‘Operation Thunderbolt’ che ebbe luogo nella notte tra il 3 luglio ed il 4 luglio 1976, nell’aeroporto di Entebbe. L’operazione costò numerosi morti tra cui il fratello di Netanyahu, il colonello Yonatan. Sarà per questa “compagneria d’armi” che nel corso della campagna elettorale, il politico di destra Netanyahu, non ha risparmiato le lodi nei confronti del politico di sinistra Barak, definendolo suo ministro della Difesa ideale. Ogni paese è il prodotto dalla sua storia, in Israele pare che conti molto di più dell’identità religiosa o etnica quella maturata nei gruppi combattenti israeliani quando il tritolo e il mitra avevano il posto dell’attuale scranno ministeriale.
di Spartaco Salvo   😉

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