Archivio
Quando Israele volò fino a Londra per sparare ad un vignettista…
E’ il quotidiano israeliano Haaretz a comunicarci che domani in piazza, a Parigi, alla mastodontica manifestazione “per la libertà di espressione e la democrazia” sarà presente anche Benyamin Netanyahu.
Sotto il drappo nero e la scritta “Je suis Charlie” abbiamo visto scorrere, in queste giornate, tra le più terrificanti immagini di questi tempi e sicuramente domani, sull’asfalto parigino, assisteremo alla sagra della mostruosità.
Charlie Hebdo era irriverenza e blasfemia, lotta con qualunque arma all’oscurantismo: i caduti di quel giorno son gente nostra, son compagni, sono anarchici, sono blasfemi cazzari che hanno sempre odiato quel che questa gente è. Una rivista nata sull’antimilitarismo, sull’abbattimento del bigottismo e dell’oscurantismo, sulla presa per il culo di qualunque tipo di religione (che ci piaccia o no): chi riempirà le strade domani sarà proprio il nemico di quelle matite spezzate.
Del Pride,di Israele,di apartheid e di gente senza vergogna
Paro paro riporto quest’articolo dal blog FreePalestine,
perchè ne ero ignata, impegnata nel viaggio contro l’ergastolo al carcere di Santo Stefano (che tra poco cercherò di raccontarvi, ma che ancora non riesco a metabolizzare).
Ignara della polemica, non dei cartelli,
ignara delle parole scritte a riguardo
non ignara dello schifo di paese dove abito.
Siete veramente una vergogna,
e ringrazio la rete che anima il FreePalestine, per queste righe chiare.
BOICOTTA ISRAELE, LIBERA LA PALESTINA.
DISTRUGGI IL SIONISMO, DISTRUGGI IL MURO DI SEPARAZIONE, DISTRUGGI L’APARTHEID!
Portare 2 cartelli al Pride costa un po’ e non parliamo di denaro.
Prima devi fare la scritta e aspettare che la vernice si asciughi, poi devi fare i contorni scegliendo il colore che rende tutto più leggibile.
Il lavoro non è finito, tocca armarsi di cantinelle, sparapunti e cacciavite (se l’avvitatore è scomparso dal magazzino), devi prendere bene le misure e costruire una struttura che possa essere utile per portarli entrambi e agile da trasportare… alla fine bisogna provare ad alzare il tutto: “Oddio regà, è storto, non entra in macchina e con il vento si spacca e vola via!” Si parte verso il concentramento del Pride con quel “coso” che esce dalla macchina, content* comunque di portarcelo dietro.
“Enjoy Stonewall, Smash the Apartheid Wall” – “Boicotta il turismo in Israele” è un cartello fronte/retro che costa più delle scenografie dei mega Tir del Pride e ancora una volta non parliamo di soldi… è un cartello che ci racconta, conferma la nostra scelta di non finanziare l’economia di Israele con il suo progetto coloniale in Palestina e di combattere la propaganda che cercano di costruire anche con il turismo.
Quel cartello è un piccolo strumento di “verità” che sei dispost* a portare lungo tutto il corteo ma che fortunatamente viene “ospitato” dall’unico carro di compagni e compagne presente al Pride già pieno di contenuti: “La nostra identità non è nazionale” e “Genova 2001 non è finita” a sostegno della campagna 10X100.Non useremo in maniera strumentale le dichiarazioni di Anastassia Michaeli, membro del Parlamento israeliano, che due giorni fa ha dichiarato che l’aborto rende le donne lesbiche, in Italia abbiamo centinaia di “Anastassie” di questo tipo.
Non faremo neanche facile ironia sulla gamba di Netanyahu rotta durante una partita organizzata per sponsorizzare il turismo in Israele, mentre lo stesso Stato imprigiona da 3 anni un calciatore della nazionale palestinese senza alcuna accusa, senza alcun processo e senza la possibilità di avere una difesa legale.
Non abbiamo mai detto che Tel Aviv è una città dove gay, lesbiche, trans e queer israeliani vengono perseguitat* o assaltati come nelle strade di Roma, vi abbiamo però raccontato cosa c’è dietro quel “velo pink” che decanta diritti basati sul privilegio, cercando di nascondere le brutalità del progetto coloniale e l’apartheid.
Dal giorno del Pride di Tel Aviv continua a circolare la frase “Fieri di essere gay, anche in uniforme” che accompagna la celebre foto di due militari israeliani che si stringono la mano camminando. Il “fascino della divisa” è sempre stato un orgoglio nazionale e non si tratta di gusti quando in noi suscita il totale disprezzo.
Ci occupiamo da tempo di documentare tutte le violenze disumane dell’esercito sionista, combattiamo la militarizzazione dei nostri territori e il controllo sulle nostre vite, disprezziamo l’ordine gerarchico di qualsiasi bandiera. Come possiamo parlare di una grande conquista di diritti se, come ormai noto, in Israele il servizio militare è obbligatorio per tutt* e chi non è fiero di quella divisa e rifiuta con dignità di fare il servizio militare per uno Stato assassino viene incarcerat*?Non amiamo rispondere ad accuse infamanti che si basano su profonda ignoranza (che vorremmo tanto fosse involontaria) ma, se il cartello portato al Pride ha costretto celebri difensori del colonialismo di Israele a prendere parola, vorremmo almeno dare qualche suggerimento per la prossima volta:
– La campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) non è contro le persone o la popolazione ma contro responsabili e complici del colonialismo sionista e dell’apartheid. Possibile che leggete solo i manuali di propaganda e non vi accorgete che ci sono israeliani che portano avanti la campagna vivendo in Israele?
– La prossima volta che vi troverete a difendere lo Stato di Israele farneticando o sarete costrett* a sponsorizzare il turismo, vi consigliamo un tour molto “friendly” a Gush Etzion (complesso coloniale di Israele) : qui potrete imparare nel vero spirito sionista ad ammazzare la gente in sole 2 ore di corso aperte anche ai più piccini… ovviamente se preferite utilizzare il fosforo bianco e uccidere 1443 persone (di cui 430 bambin*) e ferirne altre 5000 in soli 22 giorni, quando pagherete il corso verrà applicato uno sconto!
![]()
Ai pennivendoli che sono andati appositamente a cercare le dichiarazioni infamanti e false resta solo il ruolo di sciacalli. Avete dimenticato di riportare “Enjoy Stonewall” perchè quando vogliamo tutto, noi non chiediamo niente, lottiamo per prendercelo. Le spiegazioni potevate chiederle a noi, abbiamo una lunga lista di motivi per boicottare Israele e un trafiletto al giorno per 10 anni di seguito non basterebbe.
Content* che i 2 cartelli abbiano retto bene fino in fondo…
La nostra identità non è nazionale!
Boicottiamo Israele e rifiutiamo l’Apartheid!
La “linea” del vostro Pride NON E’ IN NOSTRO NOME! NON USATE I NOSTRI CORPI!
Stop occupation, FREE PALESTINE!
Esercito israeliano: magliette e foto ricordo di un genocidio
The New Abu Ghraib
Aprite questo link, ma apritelo con calma.
Sappiate che vedrete una pagina che fa male, dalla prima all’ultima foto.

il certosino lavoro dei soldati israeliani: puntare agli occhi e alle ginocchia dei bambini...li addestrano così
In questo blog avevamo già parlato delle magliette ordinate e poi orgogliosamente indossate da un paio di reparti dell’Israel Defence Force ( il titolo del post parla da solo: “Una donna incinta? con un colpo DUE morti!“) , magliette che nemmeno le S.S. avrebbero ostentato con tanta soddisfazione.
Nel link che invece vi ho lanciato oggi, che in pochi secondi potrebbe rovinare la vostra domenica, ce ne sono delle altre: nuovi modelli, slogan simili.
Ma anche una collezione di immagini “ricordo” scattate dai soldati israeliani durante le loro incursioni nei Territori Occupati come a Gaza,
sono foto scattate dentro gli appartamenti rastrellati, sopra i cadaveri di persone e bestiame.
Dei massacri dei precedenti secoli non abbiamo immagini, lo Stato di Israele ci “dona” la possibilità di averle comunque davanti agli occhi.
E ogni tanto, per quanto male faccia, bisogna ricordarlo.
per le altre immagini potete andare sul link ad inizio pagina.
A me la rabbia e la nausea non mi permettono di più … però le metto anche come commento a tutti quelli che in rete dicono che l’assalto all’ambasciata israeliana al Cairo è stato un atto INCIVILE. Fatela finita, abbiate il buon gusto di non parlare di civiltà.
Israele e la vendetta del cemento dopo la strage di Itamar
Lo stato di Israele, se volesse bene al suo popolo prenderebbe altre misure, e invece…
ieri nell’insediamento israeliano di Itamar, situato nei territori occupati vicino Nablus, cinque persone sono state uccise, di cui tre bambini, da un uomo (ora si parla di due) che è riuscito ad infiltrarsi nella colonia e poi nella loro abitazione, per dileguarsi dopo aver pugnalato a morte cinque degli otto membri della famiglia Fogel. Un gesto efferato, che ha lanciato nel panico i coloni: i peggiori elementi presenti sul pianeta terra, assassini matricolati, integralisti dell’occupazione militare e del genocidio del diverso, l’arabo palestinese in questo caso.
Davanti ad una simile strage, dove la vittima più piccola ha appena tre mesi di vita, anch’essa pugnalata nel sonno in piena notte, si dovrebbe parlare di smantellamento delle colonie illegali, di fine dell’occupazione della Cisgiordania… di tanto dovrebbe parlare il governo israeliano e invece: stamattina alle 7 è partita l’autorizzazione per la costruzione di 500 nuove unità abitative.Un’intera notte in riunione straordinaria per i vertici politici e militari d’Israele della Commissione interministeriale per la politica di iinsediamento: «Il consiglio ministeriale con delega per gli insediamenti ha deciso ieri di autorizzare la costruzione di alcune centinaia di unità abitative a Gush Etzion, Maale Adumin, Ariel e Kyriat Sefer», è stato il verdetto finale. La vendetta è stuprare ancora quel territorio, riempirlo di case spesso sfitte per secoli o abitate da maledetti coloni armati fino ai denti, spesso milizie organizzati delle tante organizzazioni xenofobe che teorizzano l’eliminazione del popolo palestinese.
Israele brucia: ma gli aerei servon solo a bombardar civili!
Tanti mezzi militari da esser l’esercito più intoccabile del pianeta, il più forte, il più moderno e ricco di avanzata tecnologia.
Eppure per un incendio ci son stati 41 morti.
41 morti, perchè gli unici aerei che si comprano in Israele sono i cacciabombardieri, non i canadair.
41 morti…la resistenza palestinese ci mette anni a farli.
scritto per Peacereporter da Vittorio Arrigoni – Gaza City
La festa ebraica delle Luci, la Hanukkah, ha messo in luce il vero nemico d’Israele: Israele stesso.
E’ salito a quarantadue il numero dei mortinel terribile incendio che da ieri sta divorando i boschi del monte Carmelo, nei pressi della città di Haifa. Mentre la stampa critica pesantemente le autorità e gli apparati di soccorso nazionali, il governoammette di essere stato colto di sorpresa e di non riuscire a domare da solo l’inferno che in 24 ore ha ridotto in cenere quasi quattro mila ettari di terra e ha causato l’evacuazione di ventimila persone.
Si attendono in Israele gli arrivi di una ventina di mezzi di soccorso da Europa, Stati Uniti, Egitto, Giordania e perfino dalla Turchia, primo atto di distensione fra i due paesi voluto dal premier Erdoğan dopo la crisi politica conseguente al massacro di civili turchi a bordo della nave Mavi Marmara da parte di commandos israeliani.
Un Paese che spende ogni anno il 12,3 percento del suo Pil per la sicurezza (la maggioranza dei paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico spendono l’1-2 percento del loro Pil per la sicurezza) per la difesa contro i pericoli esterni, per lo più immaginari, certamente esagerati, non può fingere di essere sorpreso. Solo all’inizio di ottobre alla firma del contratto di acquisto di venti cacciabombardieri F-35A Lightning II dagli Stati Uniti, per un importo di 2,75 miliardi di dollari, il premier Netanyahu definì la spesa come “vitale” per la difesa della nazione. Ed eccoci ad oggi, ad una scintilla su un terreno arido nelle periferia di Haifa che in poche ore cause quarantadue morti, molte più vittime di quante ne possa provocare il terrorismo palestinese in dieci anni.
Forse era più intelligente e responsabile acquistare qualche cacciabombardiere in meno e qualche Canadair in più, invece di richiederne disperatamente da Grecia e Cipro.
In un Paese in cui l’opinione pubblica è stata addomesticata ad adottare la paura del nemico esterno, degli arabi, come il pilastro principale della politica e della cultura non risulta paradossale avere a disposizione un arsenale di centinaia di testate nucleari, e contemporaneamente un corpo di vigili del fuoco da realtà terzomondista. Tranne quando avviene una strage come questa a risvegliare dal torpore le coscienze.
Israele è questo, un Paese dove l’establishment della difesa dedica quasi tutte le sue risorse per sviluppare tecnologie sempre più avveniristiche, e insieme, secondo quanto denuncia oggi l’associazione dei pompieri israeliani, mentre gli standard internazionali richiedono un vigile del fuoco ogni mille cittadini, un paese in cui questo rapporto è di solo uno ogni diecimila. Lo scandalo delle incompetenze dinnanzi alla più grande catastrofe naturale della storia d’Israele, sta facendo divampare le fiamme da Haifa sulle fondamenta della Knesset, il Parlamento israeliano.
Il governo vacilla sotto il peso delle critiche e la prima testa destinata a cadere sembra essere quella del ministro degli Interni Eli Yishai. Leader del partito della destra religiosa Shas, noto razzista, Yishai è il responsabile dei progetti edilizi per i coloni israeliani in Cisgiordania, ed è anche il principale teorico dell’esistenza di una sorta di gene ebraico acquisibile per conversione (a detta sua: “Un convertito, se si converte attraverso l’ortodossia, ha un gene ebraico”): in pratica la teoria nazista della razza superiore in chiave mistica israeliana.
Ieri notte un prefisso israeliano è apparso sul display del mio telefonino: un caro e vecchio amico mi avvisava di una voce inquietante che gira per Israele. “Il governo farà di tutto per restare in sella, e piuttosto che pagare il prezzo della sua imperizia, potrebbe costruire ad arte la matrice di questo inferno come un attentato. Magari su mandato di Gaza.” Allora l’incendio che si sta inghiottendo i boschi di Haifa sarebbe uno scherzo rispetto alla coperta di lava magmatica che ricoprirebbe la Striscia.
Restiamo Umani.
Passa la legge in Israele: si giura fedeltà ai VALORI EBRAICI.
Al governo c’è Bibi Netanyahu e si vede! Il gabinetto israeliano l’ha già approvata con 22 voti favorevoli ed 8 contrari..ora bisognerà vedere cosa accadrà nella Knesset, ma è facile intuirlo. Stiamo parlando di una legge altamente preoccupante, che lascia andare alla deriva forse definitivamente qualunque possibilità di dialogo con Israele. Un giuramento di lealtà ai “valori ebraici” dello Stato d’Israele per poter ottenere la cittadinanza. Un bombardamento a tappeto sui concetti di democrazia e cittadinanza, già perennemente calpestati all’interno e all’esterno dei confini di quello stato. “GIURO DI ESSER FEDELE ALLO STATO D’ISRAELE IN QUANTO STATO EBRAICO E DEMOCRATICO E DI RISPETTARNE LE LEGGI”.
Vi rendete conto? Per diventare cittadino siriano, libanese, iraqeno, giordano, yemenita, egiziano, sudanese, palestinese (continuo?) nessuno ti chiede di giurare sul Corano…proprio nessuno. Invece il democratico stato israeliano, come anche la sinistra del nostro paese ama definirlo, pretende che i suoi cittadini credano in valori ebraici… OH MAMMA! E Saviano, Raiz e tutti i 5000 partecipanti alla vergognosa manifestazione romana di qualche giorno fa cosa rispondono? Come commentano? E’ stato proposto anche di TOGLIERE, REVOCARE, la cittadinanza a chiunque “appoggi organizzazioni terroristiche come Hamas” … tra i nomi proposti già c’è anche una deputata araba del governo israeliano che ha tentato di rompere il blocco navale di Gaza a bordo della Freedom Flottiglia, attaccata dalla marina israeliana in acque internazionali manu armata.
Il Corriere della Sera, che almeno ha il buon gusto di riportare la notizia, commenta indignato sulla “deriva fascista” delineata da questa legge, e compie un processo ancora peggiore, quello di rimozione storica e occultamento della verità (verità di cui tanto parlano). E’ riportata la Dichiarazione d’Indipendenza del 1948, come baluardo di democrazia ed uguaglianza. MA COME SI FA? Nel 1948 si assisteva già da 7 mesi al compimento del Piano D (Piano Dalet) deciso (spesso in riunioni a casa sua e meticolosamente riportato nel suo diario personale) direttamente da Ben GUrion e dai suoi collaboratori. Un piano di pulizia etnica ben dettagliato, con operazioni chiamate “Ramazza” “Eliminazione del PUS”, TIHUR (trad. PULIZIA/PURIFICAZIONE) che hanno portato all’eliminazione a freddo di centinaia di persone e la distruzione di centinaia di villaggi.
Centinaia di villaggi dati alle fiamme o minati: Ayn al_zaytun viene distrutta il 2 maggio insieme ad altri villaggi in una delle giornate dell’operazione Ramazza, 13 giorni prima della dichiarazione d’esistenza dello Stato d’Israele (quella tanto elogiata oggi dal corriere): “il villaggio era stato completamente distrutto e tra le rovine c’erano molti cadaveri. IN particolare trovammo molti corpi di donne, bambini e neonati vicino alla moschea. Io convinsi l’esercito a bruciare i cadaveri” (Hans Lebrecht nei suoi diari). Per mesi e mesi la pulizia etnica è andata avanti, con l’ordine dato dalla stesso Ben Gurion di DEARABIZZARE tutto il territorio! Solo a Tantura, il 22 maggio, furono tra i 110 e 130 (la cifra non è certa) le persone giustiziate, con le mani legate, a sangue freddo, sulla spiaggia.
Centinaia e centinaia gli esempi che potrei fare, riportati con gioia sul diario di uno dei padri fondatori dello stato EBRAICO d’Israele (scrivo maiuscolo almeno son contenti).
LA PULIZIA DELLA PALESTINA RIMANE L’OBIETTIVO PRINCIPALE. Con l’utilizzo del termine BI’UR, traducibile con sradicare, eliminare. [BEN GURION, 11 maggio 1948]
Iniziamo a fare un po’ di storia: è necessario. LINK
Nakba e sangue: 15enne ucciso da un colono vicino Ramallah
Il “bollettino di guerra” più costante della storia dell’uomo è ormai quello proveniente dalla terra di Palestina, terra stuprata da un’occupazione militare di cui domani si “festeggia” l’anniversario.
La NAKBA, catastrofe del popolo arabo di palestina, catastrofe mai terminata dal 1948.
Quella di oggi è stata l’ennesima giornata insostenibile per quel popolo e quella terra: sono 60 anni di nomi di morti, di martiri bambini, di fanciulli falciati su una strada assolata.
Nemmeno 15 anni aveva Ayssar Yasser al-Zaben, residente nel villaggio di Mazra Ash-Sharquieh, a pochi kilometri da Ramallah, sulla maledetta statale numero 60.
Ucciso non dall’esercito e nemmeno dalla polizia israeliana: ucciso da un solo colpo che l’ha centrato al cuore, colpo partito dall’arma di un colono israeiano.
La sparatoria (se così si può chiamare l’uccisione con un colpo al cuore di un fanciullo di 15 anni, classe 1994) sembrerebbe partita dopo un lancio di sassi in direzione di una macchina con dentro due coloni israeliani. L’assassino, occupante integralista di quella porzione martoriata e ridicola che ormai è la West Bank, si è fermato sul ciglio della strada ed ha aperto il fuoco con la sua arma personale.
Normale amministrazione.
Normale amministrazione soprattutto da quando il governo israeliano è guidato da Bibi Netanyahu e dal ministro Avigdor Liebermann: la loro politica sugli insediamenti israeliani a Gerusalemme e in Cisgiordania è palese ed ha legittimato una pericolosa escalation di attentati contro proprietà arabe, moschee e campi coltivati.
Gerusalemme e la “collera”
Ieri non ho avuto modo di aggiornare il blog, quindi non ci sono mie righe di commento ai fatti di Gerusalemme e, nemmeno, alla decisione del premier israeliano di accordare la costruzione di nuovi insediamenti, in barba non solo a decine e decine di risoluzioni ONU, ma anche alle direttive statunitensi.
Momento di tensione eccellente quindi, come poche voltre in precedenza: i rapporti diplomatici e politici tra Israele e Stati Uniti hanno preso una bella sprangata sui denti dopo questa decisione unilaterale di Nethanyahu.
Così ieri la popolazione è scesa in piazza, soprattutto a Gerusalemme, in quella che è stata denominata la “giornata della collera”.
Ieri ci sono stati scontri e pestaggi, barricate e sassaiole per la città che non sto qui a raccontare visto anche lo spazio che hanno trovato nei media mainstream.
Scrivo in ritardo di un giorno quindi, solo per ribadire la mia totale vicinanza a quel popolo in lotta, in una lotta che anno dopo anno è sempre più massacrante, estenuante e contro un nemico che fa rimpiangere i “mulini a vento”.
Ieri, oltre alla giornata della collera e dell’ira era anche l’anniversario della morte, dell’assassinio di Rachel Corrie, schiacciata da un bulldozer dell’esercito israeliano mentre manifestava pacificamente contro le demolizioni di case palestinesi nella Striscia di Gaza.
Ciao Rachel, sorella di Palestina.
In questa pagina il ricordo che ho fatto lo scorso anno, con stralci delle sue lettere e un po’ di immagini!
Israele e gli “organi” palestinesi …
IL GOVERNO EGIZIANO CONTINUA A BLOCCARE I PARTECIPANTI ALLA GAZA FREEDOM MARCH.
Nel frattempo, da Infopal, un po’ di notizie di qualche giorno fa, da non lasciare nel dimenticatoio
Nazareth – Infopal. Il deputato palestinese nel parlamento israeliano Ahmad at-Tibi, capogruppo del Blocco Arabo Unito, ha rivelato che negli anni Novanta l’Istituto medico forense israeliano “Abu Kabir” ha “prelevato frammenti di tessuto cutaneo, cornee, ossa, e talvolta valvole mitraliche, dai cadaveri dei palestinesi uccisi dagli israeliani, per trapiantarli ai soldati israeliani”.
At-Tibi ha affermato che “nella serata del 18 dicembre 2009, il secondo canale della televisione israeliana ha trasmesso un dossier contenente registrazioni audio del direttore dell’Istituto Abu Kabir mentre raccontava alcune realtà che non sono state rese pubbliche in passato e che confermano che negli anni Novanta dai cadaveri arrivati presso l’Istituto sono stati estratti frammenti di tessuto cutaneo (dalle schiene, in particolare, per trapiantarli a soldati feriti o ustionati), senza il consenso delle famiglie dei defunti”.
Egli ha anche detto che il rapporto ha evidenziato che il responsabile di questo progetto era l’ufficiale dell’Esercito Aryeh Eldad, attualmente deputato del Parlamento israeliano.
Nello speciale della tv israeliana è stato confermato che dai cadaveri sono state prelevate le cornee. Nancy Scheper-Hughes, docente all’Università di Berkeley, ha incontrato dieci anni fa il direttore dell’Istituto e ha registrato i suoi discorsi su questi fatti. Ha detto alla televisione israeliana: “È vero che le cornee ed i tessuti cutanei venivano presi dai palestinesi e dagli israeliani, ma il fatto grave è che la pelle veniva presa dai palestinesi e poi applicata ai soldati israeliani loro nemici”.
At-Tibi ha dichiarato: “Possono prelevare da israeliani per altri israeliani, ma con il consenso della famiglia, ma come si fa a prelevare gli organi di palestinesi per i soldati che li hanno uccisi?!”. “Tuttavia gli israeliani non uccidono un palestinese per prendergli gli organi, ma perché lotta o manifesta contro di loro, poi ne approfittano per prelevare dal suo cadavere gli organi e trapiantarli ai soldati israeliani, come hanno rivelato sia il secondo canale israeliano che gli stessi funzionari dell’Istituto”.
Ha poi aggiunto: “Tutto ciò si ricollega all’inchiesta del giornalista svedese pubblicata alcuni mesi fa su fatti simili e che ha fatto infuriare il governo israeliano, il suo ministro degli Esteri Lieberman e tutti i media israeliani”.
At-Tibi ha affermato che, a seguito di fatti simili, qualche anno fa aveva presentato un’interrogazione all’allora Ministro della Sanità israeliano Nissim Dahan: quest’ultimo non confermò né smentì il contenuto dell’interrogazione, ovvero se istituti israeliani prelevavano organi dai martiri palestinesi senza il consenso delle loro famiglie. Vi si riferiva che i tessuti cutanei pelle venivano depositati in un’apposita “banca”, dalla quale venivano poi prelevati per essere trapiantati a soldati israeliani ustionati o feriti durante le operazioni militari contro i palestinesi.
At-Tibi ha chiesto agli israeliani, e in particolare al Ministero degli Affari Esteri, di scusarsi con il giornalista del quotidiano svedese “Aftonbladet” per tutti gli attacchi lanciatigli contro due mesi fa, quando aveva rivelato il turpe fenomeno dello sfruttamento degli organi di palestinesi uccisi da parte degli israeliani.
Israele e i progetti di “deportazione”
Eppure ad intuito uno avrebbe pensato che lo Stato ebraico d’Israele provasse repulsione per la parola DEPORTAZIONE!
E invece:
“I loro genitori li stanno usando per guadagnarsi uno status legale in Israele Israele – ha dichiarato il ministro degli Interni Eli Yishai – Se non li deportiamo i lavoratori immigrati continueranno a sfruttare la gentilezza dello stato di Israele”. Molti immigrati sono costretti a firmare contratti di lavoro in cui si impegnano a non avere figli in Israele e impongono alle donne incinta di lasciare il Paese. Nonostante questo, si calcola che almeno duemila bambini siano nati negli ultimi dieci anni in Israele. Di questi, seicento erano riusciti a rientrare in un sanatoria offerta dal governo nel 2006.
In giugno OZ, la nuova unità anti-immigrazione, aveva lanciato una campagna volta ad espellere trecento mila immigrati irregolari. Critiche da parte della società civile e di numerose organizzazioni non governative avevano spinto il primo ministro, Benjamin Netanyahu, a sospendere l’operazione per tre mesi. Il 21 ottobre le autorità hanno iniziato a rimpatriare settecento lavoratori adulti, mentre una commissione parlamentare ha stabilito di incominciare ad espellere i bambini a partire dalla metà del 2010, quando si chiuderà l’anno scolastico.
Netanyahu a Roma…nel silenzio di tutt@
OGGI ALLE 14 SILVIO BERLUSCONI INCONTRERA’ IL PRIMO MINISTRO ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU, A PALAZZO CHIGI.
DOV’E’ L’ONDA? E TUTTI QUELLI CHE MANIFESTAVANO CONTRO GHEDDAFI DOVE SONO?
NESSUNO SENTE L’ESIGENZA DI MANIFESTARE CONTRO LE POLITICHE D’OCCUPAZIONE DELLO STATO D’ISRAELE, NESSUNO SEMBRA SENTIRE L’ESIGENZA DI MANIFESTARE CONTRO IL MURO DELL’APARTHEID, A NESSUNO BRUCIA PIU’ IL SANGUE PER QUELLO CHE SOLI 6 MESI FA E’ STATO FATTO ALLA POPOLAZIONE DELLA STRISCIA DI GAZA, NESSUNO SEMBRA INDIGNARSI PER I NUOVI PERSONAGGI SALITI ALLA KNESSET DOPO LE ULTIME ELEZIONI DI CUI NETANYAHU E’ IL LEADER…
OSPITE NON GRADITO: Lieberman tra qualche giorno è a Roma
OSPITE NON GRADITO
Il 4 maggio sarà a Roma il Ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman del nuovo governo guidato da Benjamin Netanyahu, leader del partito xenofobo di estrema destra Israel Beitenu.
C’è chi vuole un’altra guerra per la striscia di Gaza
Ieri sera, centinaia di coloni e di estremisti ebrei hanno manifestato a Sderot per chiedere all’esercito di occupazione israeliano di attaccare nuovamente la Striscia di Gaza. Il deputato del partito “Mifdal”, Jacopo Kets, parlando ai manifestanti, ha chiesto al governo di eseguire l’operazione “Piombo fuso 2” e di rioccupare un’altra volta Gaza riportandovi i coloni. Fonti israeliane hanno aggiunto che la polizia ha chiuso le strade che portano alla Striscia di Gaza per impedirne l’accesso ai manifestanti. I coloni hanno tentato di ritornare alle rovine delle ex colonie di “Gosh Qtef”. La polizia israeliana ha arrestato decine di coloni a seguito dei disordini scoppiati durante la protesta.
Calcolando i personaggi che compongono il nuovo governo israeliano, non ci sarà da stupirsi il giorno che la Striscia di Gaza verranno nuovamente massacrate dalla violenza di Israele, sempre più caratterizzata dall’uso meticoloso di armi assolutamente vietate dalle convenzioni internazionale, e dalla messa in atto di un genocidio costante. Sono passati pochi mesi dalla fine dell’Operazione Piombo Fuso …
con Netanyahu, Lieberman e personaggi simili, aspettiamoci il ritorno dell’inferno molto presto.
Anche due giorni fa un raid israeliano ha colpito un edificio, radendolo completamente al suolo, vicino al valico di Kissifum
Marce xenofobe in Israele contro la popolazione arabo-israeliana: che si incazza e si difende la città
Parlavamo, appena due giorni fa, di come s’era spostata verso l’estrema destra xenofoba e confessionale l’asse della politica israeliana. Politica non solo di palazzo, dopo le elezioni di febbraio e gli accodi per il governo di coalizione che da ieri procedono a passo di carica; anche politica di strada, con una manifestazione organizzata dall’estrema destra israeliana, ad Umm al-Fahm (città israeliana, importante centro arabo, situata nel distretto di Haifa, con una popolazione di 45.000 persone, la maggiorparte arabo-israeliani).
Una manifestazione che era stata più volte rinviata per i rischi sulla sicurezza, ma poi autorizzata dalla Corte Suprema, che aveva come obiettivo quello di ribadire la sovranità israeliana della città. Dalle stampa internazionale leggiamo la dichiarazione di Michael Ben-Ari, esponente del partito di estrema destra Unione Nazionale (appena eletto alla Knesset): “Se non isseremo la nostra bandiera a Umm al-Fahm, un giorno avremo uno Stato palestinese che arriverà fino a Tel-Aviv”.
Una marcia vera e propria per provocare la popolazione araba residente all’interno dei confini dello stato ebraico: manifestazione composta da militante provenienti soprattutte dalle colonie israeliane di Hebron (la zona caratterizzata da sempre dagli scontri più feroci tra coloni e popolazione palestinese) e del resto della Cisgiordania. Umm al-Fahm oltre ad essere roccaforte araba lo è anche del partito comunista, tanto che alla contro manifestazione annunciata e violentemente voluta da tutta la popolazione della città, si sono uniti attivisti israeliani appartenenti alla sinistra e al partito comunista. Immediatamente, per poter permettere a tutta la popolazione di partecipare alla contro-protesta, per evitare che la marcia potesse entrare in città, è stato dichiarato uno sciopero generale che ha avuto una partecipazione totale.
La provocazione è scoppiata immediatamente in scontri con i 3000 poliziotti anti-sommossa schierati a difendere le fila fasciste della manifestazione. Poco, molto poco è durata la marcia, all’incirca una mezzora, sufficiente a far scoppiare poi ore ed ore di duri scontri iniziati con un fitto lancio di oggetti dalle strade e dai tetti della città, contro la marcia sionista che avanzava sventolando decine di bandiere con la Stella di Davide. Lancio che come risposta ha ricevuto idranti, granate assordanti ed urticanti che hanno causato 16 feriti tra i manifestanti,15 tra i poliziotti schierati e l’arresto di tre manifestanti (arabi, ovviamente). David Cohen, rappresentante della Polizia israeliana ha dichiarato di aver reagito in difesa della democrazia. Gli scontri sono terminati dopo che diversi agenti hanno riportato ferite a causa del lancio di oggetti e dopo l’uso di vari mezzi per disperdere la manifestazione”.
L’estrema destra che ha marciato è la stessa che sta formando il governo di coalizione che tra una decina di giorni prenderà le redini del potere politico e militare nello stato israeliano: il probabile ministro degli esteri Avigdor Lieberman (un vero e proprio nazista dichiarato, fondatore del partito Yisrael Beitanu) ha già proposto l’obbligatorietà di un giuramento di “lealtà” allo Stato ebraico per tutti gli abitanti di etnia araba. Anfibi sempre più neri marciano sulla terra degli ulivi, sulla terra di Palestina
SI VIENE A SAPERE DA POCO DEL FERMO DI 22 ARABI-ISRAELIANI CHE AVEVANO PARTECIPATO AGLI SCONTRI DI IERI CONTRO LA MARCIA XENOFOBA ORGANIZZATA ALLE PORTE DELLA CITTA’ UMM AL-FAHM. ACCUSATI DI AVER FOMENTATO GLI SCONTRI
PROSEGUE RAPIDA LA COSTRUZIONE DI INSEDIAMENTI ISRAELIANI IN TERRITORIO PALESTINESE
La colonizzazione della West Bank continua a passo rapido. Gli insediamenti israeliani nei Territori Occupati crescono a vista d’occhio con una percentuale molto più alta dello scorso anno, cosa che alimenta l’impossibilità di vivere per i palestinesi, cosa che continua ad annullare qualunque idea di una continuità geografica del territorio palestinese ridotto a Bantustan circondati da un muro alto otto metri.
Un’agenzia stampa di pochi minuti fa dice: Nel 2008 il numero di nuove abitazioni negli insediamenti ebraici in Cisgiordania è cresciuto del 69 per cento rispetto all’anno precedente: lo rivela un rapporto dell’organizzazione ‘Peace Now’. In particolare sarebbero 1.518 le abitazioni realizzate lo scorso anno contro le 898 del 2007. Tale sviluppo si riflette sulla popolazione ebraica nella West Bank salita dalle 270 mila unità del 2007 alle 285 mila dello scorso anno, con un tasso di crescita superiore a quello di Israele. Sulla questione degli insediamenti, inoltre, pesa la promessa elettorale del leader del Likud Benyamin Nethanyahu che – in caso di vittoria nelle elezioni di febbraio – si è impegnato a permetterne lo sviluppo, considerato da molte parti come uno dei principali ostacoli alla definizione di un accordo di pace con i palestinesi.
POI CI PARLANO DEL PROCESSO DI PACE, DI HAMAS CHE CON I RAZZI BLOCCA QUALUNQUE POSSIBILITA’ DI TREGUA.
MA L’UNICA TREGUA DI ISRAELE E’ QUELLA DELL’OCCUPAZIONE MILITARE, DELLA CRESCITA DEGLI INSEDIAMENTI, DEL FURTO DI RISORSE IDRICHE E DI TERRA FERTILE. UNO STATO OCCUPANTE NON E’ DIFENDIBILE: QUELLA CHE LORO CHIAMANO PACE NON E’ ALTRO CHE APARTHEID, INACCETTABILE APARTHEID.
NESSUNA PACE SOTTO OCCUPAZIONE, NESSUNA PACE CON CHI RUBA LA TERRA ALTRUI, CON CHI STUPRA LA TERRA E UN INTERO POPOLO DA 61 ANNI!
CONTRO L’OCCUPAZIONE MILITARE DELLA CISGIORDANIA E DELLA STRISCIA DI GAZA
PER IL DIRITTO ALLA VITA DEL POPOLO PALESTINESE, PER L’ABBATTIMENTO DEGLI INSEDIAMENTI ISRAELIANI!
Commenti recenti