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Posts Tagged ‘agenti di sicurezza’

Istanbul: appuntamento oggi alle 19 per riprendere Taksim

3 giugno 2013 2 commenti

Proseguono gli scontri e prosegue il dilagare di insurrezione nel paese, in particolar modo ad Ankara, dove la repressione si sta muovendo in modo ancora più brutale che ad Istanbul.
I morti accertati sono due ad Istanbul, ma non si riesce ad aver conferma degli altri gravi feriti, soprattutto nelle altre città.
Vi metto qui la traduzione del comunicato da poco diffuso, che invita tutti in piazza alle 19, per riprendersi Taksim.
Lo potete trovare su questo sito, che vi consiglio di seguire: mustereklerimiz.org

L’ondata di resistenza partito dal Gezi Park di Taksim ha raggiunto i più disparati angoli del paese, nelle strade, nelle case, negli ospedali, dento le università.A Taksim, Besiktas, in Ankara, in Adana, ed Izmir, siamo ora in una nuova fase della nostra esperienza: una sollevazione popolare che la polizia sta ancora tentando di reprimere con la violenza. Il terrore dichiarato dallo Stato contro quest’insurrezione è ciò che sta causando tutta questa follia e violenza brutale. Per dimostrare il terrore di Stato, per esporre le richieste della nostra resistenza, per salutare questi sei giorni di battaglia, noi della Taksim Solidarity Platform invitiamo tutta la cittadinanza di Istanbul alle 7 di questo pomeriggio per gioire insieme ancora una volta e riprenderci la nostra piazza.
Taksim Solidarity Platform

Gli altri Link:
I primi morti
La rivolta dilaga nel paese
Il comunicato della piazza
Istanbul: è guerriglia in difesa del verde
Gli aggiornamenti del 31 maggio
Le immagini e gli aggiornamenti del 1 giugno
Le richieste della piazza

Ciao Ethem, morto ammazzato nella rivolta in Turchia

3 giugno 2013 24 commenti

Etham Sarisuluk, ucciso ad Ankara

Aggiornamento ore 15.30: I morti confermati sono due, il secondo Mehmet Ayvalıtaş, 20enne, è stato travolto da un’auto. Era un attivista del Socialist Solidarity Platform.

Che fosse solo questione di attimi si era capito da poco dopo l’inizio degli scontri ad Istanbul.
L’incredibile resistenza popolare trovata in ogni dove dalla polizia turca, ha visto attacchi sempre più violenti e con tutti gli armamenti utilizzabili: ma per il piombo non s’è poi dovuto attendere così molto.
E mentre girano notizie non confermate di altri in pericolo di vita, compare il volto di Ethem completamente sanguinante e in morte celebrale dopo pochi istanti, ucciso ad Ankara
Cadi a terra ammazzato, nel giorno in cui Hikmet (tuo meraviglioso poeta) morì.

Abdullah Comert:  Che la terra ti sia lieve come brezza di mare

Link sulla rivolta di Istanbul:
3 morti e caschi della celere contraffatti
Le ultime parole prima di essere ucciso
La rivolta dilaga nel paese
Il comunicato della piazza
Istanbul: è guerriglia in difesa del verde
Gli aggiornamenti del 31 maggio
Le immagini e gli aggiornamenti del 1 giugno
Le richieste della piazza

Turchia: la protesta dilaga, di Michele Vollaro

3 giugno 2013 18 commenti

Ci vanno leggeri

Un articolo coraggioso, perché fare un sunto di queste ore è veramente complicato: quindi vi consiglio di leggerlo.
Conoscendo bene quei vicoli, Michele Vollaro ci fa un’analisi dei fatti e della compagine presente nelle strade.
(sottobraccio per rivolte qua e la per il Mediterraneo, questa ci tocca guardarla da lontano, Vollo!!)

Vi consiglio di leggere anche questo suo articolo : La rivoluzione del Pkk contro identitarismi etnici e mono-nazionali
e i suoi reportage da Haiti: QUI

Turchia: si estendono in tutto il paese le proteste contro Erdoğan

Per il terzo giorno consecutivo sono proseguite ieri in numerose città della Turchia le manifestazioni che, cominciate a Istanbul per salvare un parco al centro della città dalla costruzione di un ipermercato e di una moschea, hanno rapidamente assunto il carattere di una protesta a livello nazionale contro le politiche portate avanti dal primo ministro Recep Tayyip Erdogan nel suo decennio di governo.

Una protesta che è emersa all’inizio della settimana scorsa, quando una cinquantina di abitanti del quartiere di Taksim hanno cominciato a riunirsi sotto i 600 alberi del parco di Gezi per impedire alle ruspe di abbatterli e ha visto prima l’appoggio del deputato curdo del Partito della pace e la democrazia (BDP), Sırrı Süreyya Önder, eletto in quel distretto, e poi anche di altri parlamentari membri del kemalista Partito popolare repubblicano (CHP).

La partecipazione, soprattutto di giovani e abitanti del quartiere, ai presidi nel parco al centro di Istanbul è andata aumentando fino a venerdì, quando è iniziata una serie di tentativi di sgombero violento da parte delle forze dell’ordine. La violenza utilizzata per cacciare i manifestanti da Gezi e il silenzio in merito da parte della maggior parte dei principali media nazionali, assordante mentre su internet e sulle reti sociali le cariche della polizia diventavano il principale argomento di discussione e venivano condivise le prime immagini e i video dalla piazza, hanno spinto ancora più persone ad aggregarsi ad Istanbul ed altre hanno cominciato a scendere in strada anche nelle altre città, nella capitale , a Smirne, Antalya, Adana, Trebisonda, Diyarbakır.

Ieri nel primo pomeriggio il ministro dell’Interno, Muammer Güler, ha riferito che da venerdì fino a quel momento erano state più di 1700 le persone arrestate nel corso delle manifestazioni svoltesi in 90 diverse città del paese, mentre i feriti sarebbero 53 tra i protestanti e 26 tra le forze dell’ordine. Anche se la maggior parte degli arrestati dovrebbe essere stata liberata dopo un primo interrogatorio, il bilancio dei feriti comunicato ad alcune agenzie di stampa indipendenti turche da fonti mediche aveva raggiunto domenica mattina circa un migliaio di persone portate negli ospedali ad Istanbul e di almeno altre 500 ad Ankara. Decine sarebbero quelli in gravi condizioni.

Dopo gli scontri che hanno caratterizzato la giornata di sabato a Istanbul, soprattutto nei quartieri di Taksim e di occupygeziBeşiktaş, quando decine di migliaia di persone hanno affrontato i gas lacrimogeni ed i cannoni ad acqua della polizia opponendosi alle cariche fino ad ora tarda, i manifestanti sono scesi di nuovo per le strade domenica per pulirle dai rifiuti della notte precedente e partecipare festosamente alle iniziative previste nel parco di Gezi, riconquistato temporaneamente alle ruspe. Alcune cariche e tafferugli si sono registrati nei pressi dell’ufficio del primo ministro a Beşiktaş, ma gli scontri più gravi e violenti si sono registrati ieri soprattutto ad Ankara e Smirne, dove i manifestanti si sono scontrati per diverse ore con la polizia, che secondo alcune ricostruzioni avrebbe sparato oltre ai gas lacrimogeni ed ai proiettili di gomma anche pallottole vere.

Nonostante le dichiarazioni del presidente della Repubblica, Abdullah Gül, e del sindaco di Istanbul, Kadir Topbaş, entrambi colleghi di partito di Erdoğan, per alleggerire la tensione sostenendo che “abbiamo imparato la lezione”, il primo ministro ha reiterato ieri la propria volontà di voler andare avanti con il programma di ridisegno urbanistico della città respingendo le critiche di chi durante le proteste lo ha definito un “dittatore” per l’uso eccessivo della forza contro le manifestazioni.

Intervento della polizia turca contro un manifestante ad Izmir

Il suo controllo assoluto sul partito, che grazie ad una serie di riforme costituzionali si è lentamente esteso all’intero apparato statuale, la decapitazione attraverso il carcere con l’accusa di cospirazione o il prepensionamento dello stato maggiore dell’esercito che nel primo momento della sua avventura governativa si era opposto all’AKP, le forti pressione sui media che progressivamente si sono sempre più allineati alle posizioni del primo ministro, le recenti decisioni in politica estera in particolare rispetto agli eventi in corso in Siria ed infine tutta una lunga serie di misure volte a imporre un maggiore controllo dello Stato sulla vita dei cittadini, culminate con l’approvazione della legge per il divieto di vendita d’alcol durante la notte o il tentativo di vietare l’aborto e la pillola del giorno dopo, sono i motivi principali che hanno portato quella che sembrava essere destinata a rimanere una marginale protesta ambientalista ed anti-capitalista a forse la più importante sfida cui l’AKP si sia mai trovato a dover essere confrontato.

“La lotta per il parco di Gezi ha fatto scattare la rivolta giovanile di almeno due generazioni cresciute sotto i governi autoritari di Recep Tayyip Erdoğan e le imposizioni dell’AKP – si legge in un comunicato preparato dal Network per i beni comuni ‘Müştereklerimiz’, facente parte della piattaforma per la resistenza di Taksim – Sono i figli delle famiglie sfrattate da Tarlabaşı in nome della speculazione edilizia, sono gli operai licenziati in nome della privatizzazione, i precari schiacciati ogni giorno sotto la ruota del profitto”.

mustereklerimiz“Dal parco la resistenza ha travolto piazza Taksim, e da piazza Taksim via verso il resto del paese, finché Gezi è diventato per tutti noi lo spazio in cui tirar fuori tutta la rabbia contro chiunque voglia imporci come vivere nella nostra città – prosegue il comunicato – Le lotte a venire faranno tesoro di questa rabbia. Ma c’è molto di più. La resistenza per il parco di Gezi ha cambiato la stessa definizione di quel che chiamiamo spazio pubblico, perché la battaglia per il diritto a restare in piazza Taksim ha stracciato l’egemonia del vantaggio economico come regola morale”.

occupygezi2L’aspetto fondamentale di questa protesta è che per la prima volta nella storia recente della Turchia il primo ministro eletto per tre volte alla guida del governo, viene contestato e messo in difficoltà da un piazza composta da una pluralità di soggetti diversi: giovani della classe media, studenti, militanti dei più diversi partiti d’opposizione, venditori ambulanti, intellettuali, artisti, gruppi di tifosi, uniti dall’opposizione a quella che viene vissuta da una larga parte della popolazione turca come una sua deriva autoritaria. Alle manifestazioni partecipano persone che hanno votato l’AKP alle precedenti elezioni, affidandosi alle promesse di sviluppo economico e all’immagine islamica moderata di Erdoğan, ma anche militanti delle numerose organizzazioni della sinistra radicale così come simpatizzanti del nazionalismo kemalista laico e sostenitori del CHP. Ed è proprio la presenza in strada, discreta e senza bandiere di partito, di questi ultimi, che insieme all’esercito hanno dominato la politica turca dalla fondazione della repubblica, a suscitare gli interrogativi più interessanti su come potranno proseguire le mobilitazioni. Come ha scritto infatti lo storico turco Zihni Özdil, che insegna all’Università Erasmus di Rotterdam, nei Paesi Bassi, “se in precedenza i regimi laici al governo in Turchia prendevano di mira soprattutto il dissenso religioso, il governo dell’AKP ha utilizzato le stesse forme di repressione contro le critiche laiche”, ricordando poco più avanti che un suo amico impiegato presso l’Associazione per i diritti umani IHD, focalizzata sulla questione curda, ripetesse sempre “l’AKP è il CHP con il turbante”.

Istanbul: un’altra notte di guerriglia, che contagia le altre città

3 giugno 2013 Lascia un commento

Istanbul: barricate in ogni dove

La rivolta in Turchia, che ormai va avanti da giorni e che dal quartiere di Taksim (istanbul) si sta espandendo rapida e determinata in tutto il paese, è definita dal presidente Erdogan nei modi più meravigliosi, che nemmeno Caselli aveva mai delirato tanto.
Passiamo da “è colpa di Twitter” a “non vi unite ai punks che distruggono la città” : non si capisce se sta cercando di vincere una battaglia in ridicolaggine competendo con il ministro dell’informazione siriana che parla dei vicini turchi come di cattivoni che sospendono la democrazia davanti a chi protesta. Da volergli quasi bene.

Nel frattempo la notte non ha certo portato tranquillità,
le barricate ormai sono in ogni quartiere (potremmo dire di ogni città, guardando Ankara, Izmir e tanti altri luoghi), il lancio di gas lacrimogeni e urticanti avvolge non solo le piazza ma entra nelle case con violenza (come si vede in migliaia di video) portando chi vi abita a resistere e mostrare ogni tipo di solidarietà attiva verso chi è in piazza a cercare di bloccare la violenza di stato.
Praticamente anche tutti i gruppi ultras della città si sono uniti compatti alla rivolta di strada.
Con i numeri ci si capisce poco in questi giorni: si parla di quasi duemila arresti, cinquecento feriti e forse 5 morti. Chi dice 2, chi 5, ma non riesco a trovare conferma da nessuna parte.

Si inizia a parlare di sciopero generale: mentre le università di Istanbul ed Ankara hanno già annunciato 3 giorni di chiusura.

Una ruspa “presa” dai manifestanti, rincorre i blindati della celere nel quartiere di Besiktas

Nella serata e nottata di ieri gli scontri più violenti si sono spostati da Taksim al vicino quartiere popolare di Besiktas…
vi lascio solo una foto per farvi capire come si resiste da quelle parti.
La ruspa che vedete rincorrere le camionette della celere è stata presa dai manifestanti: è nelle mani di chi protesta, e deve essere aggeggio divertente non poco.

Vi rilancio l’invito a diffondere il comunicato scritto ieri dalla piazza (potete leggerlo QUI). Chi me l’ha mandato, tra i fumi di Istanbul, mi raccontava quante volte è stata nominata la lotta NoTav da chi lo scriveva.

CONTINUATE COSI’, SIAMO TUTTI CON VOI!
ISTANBUL RESISTE!

Leggi i post a riguardo:
Ciao Ethem, ucciso nella rivolta
Il comunicato della piazza
la rivolta dilaga nel paese
Istanbul: è guerriglia in difesa del verde
Gli aggiornamenti del 31 maggio
Le immagini e gli aggiornamenti del 1 giugno
Le richieste della piazza

Istanbul: la parola alla piazza. Diffondete!

2 giugno 2013 15 commenti

Un comunicato dalla piazza, serrata contro la violenza della polizia.
Chi sta vivendo su quelle strade quei momenti ed ha contribuito alla traduzione e condivisione di queste righe, mi racconta che è stato scritto con la lotta NoTav nel cuore,
e quindi con la speranza che quel movimento lo legga e lo faccia proprio.

Ieri, a Taksim

Seguite http://mustereklerimiz.org/

Se ne diranno di cose, su questi quattro giorni. Si scrivera’, si parlera’, si tracceranno grandiosi scenari politici.

Ma che cose e’ successo veramente?

La resistenza per il parco di Gezi ha infiammato la capacita’ di gente come noi di autorganizzarsi ed agire – e per accenderla e’ bastata una scintilla. Abbiamo visto il corpo della resistenza stendersi verso di noi lungo il pontre del Bosforo, abbiamo visto il suo coraggio mentre combatteva per respingere gli idranti su Istiklal; Abbiamo visto le sue braccia in tutti quelli che, piegati da un’orgia di lacrimogeni, lottavano per mettere i compagni in salvo; abbiamo visto il corpo della resistenza in ogni negoziante che ci ha offerto il cibo, in ogni dottore sceso in strada per soccorrerci, in tutti quelli che hanno aperto la casa ai feriti, nelle nonne rimaste sveglie alla finestra a sbattere pentole tutta la notte contro la repressione.
La polizia ci aveva dichiarato guerra – ma non e’ riuscita a spezzare quel corpo. Ha finito le scorte di lacrimogeni contro di noi, ci ha gassati nei tunnel della metro, e’ venuta di notte a darci fuoco nelle tende, ha usato i proiettili di gomma.

L’uso folle dei gas lacrimogeni, 1 giugno 2013, piazza Taksim, Istanbul

Ma era bastata una scintilla per accendere il corpo della resistenza, e ormai poteva solo continuare. E quel che rimane di tutte queste esperienze, di tutte le nostre storie quel che resta di tutte le nostre, sara’ la linfa per questo corpo, sara’ memoria collettiva. Ci seguira’ in altre resistenze ed altre battaglie, ripetendocelo ancora e ancora: possiamo scegliercelo noi, il nostro destino, agendo collettivamente. Possiamo sceglierci quale vita vivere – e in quale citta’ vogliamo viverla.

Gezi e’ stato un viaggio fatto di tenacia, creativita’, determinazione, e coscienza. Dal parco la resistenza ha travolto piazza Taksim, e da Piazza Taksim via verso il resto del paese, finche’ Gezi e’ diventato per tutti noi lo spazio in cui tirar fuori tutta la rabbia contro chiunque voglia imporci come vivere nella nostra citta’. Adesso che questa rabbia l’abbiamo vista, che questa solidarieta’ l’abbiamo assaggiata, niente sara’ piu’ come prima. Nessuno di noi sara’ piu’ lo stesso. Perche’ abbiamo scoperto qualcosa del nostro essere insieme che mai prima avevamo visto. E non l’abbiamo solo visto: l’abbiamo creato insieme. Ci siamo visti far partire una scintilla, accendere il corpo della resistenza e farlo camminare.

La lotta per il parco di Gezi ha fatto scattare la rivolta giovanile di almeno due generazioni cresciute sotto i governi autoritari di Recep Tayyip Erdoğan e le imposizioni dell’AKP.

The day after, stamattina

Sono i figli delle famiglie sfrattate da Tarlabaşı in nome della speculazione edilizia, sono gli operai licenziati in nome della privatizzazione, i precari schiacciati ogni giorno sotto la ruota del profitto. Le lotte a venire faranno tesoro di questa rabbia. Ma c’e’ molto di piu’. La resistenza per il parco di Gezi ha cambiato lo la stessa definizione di quel che chiamiamo spazio pubblico, perche’ la battaglia per il diritto a restare in piazza Taksim ha stracciato l’egemonia del vantaggio economico come regola morale. Ha respinto il piano di riqualificazione col quale l’AKP avrebbe voluto sconvolgere il ruolo sociale dei nostri spazi urbani, cambiare le regole di come viviamo la nostra citta’, e a quale prezzo, e con quale estetica. Recep Tayyip Erdoğan ha provato a imporci la sua idea di piazza, ma oggi quello che e’ piazza Taksim lo abbiamo deciso noi cittadini: Taksim e Gezi park sono i nostri spazi pubblici.

Questa invece è Ankara, sempre ieri

Abbiamo visto che basta una scintilla per accendere il corpo della resistenza. Adesso sappiamo che ci portiamo dietro altre scintille per altre nuove battaglie. Adesso sappiamo di cosa siamo capaci quando lottiamo collettivamente contro l’esproprio dei nostri beni perche’ abbiamo scoperto cosa si prova a resistere. Da qui non retrocediamo. Sappiamo che basta un momento perche una scintilla prenda fuoco – e di scintille ne abbiamo ancora tante.
Questo e’ soltanto l’inizio – la lotta continua!

Müştereklerimiz

Leggi anche:
Ciao Ethem, ucciso in piazza
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Gli aggiornamenti del 31 maggio
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Le richieste della piazza

Istanbul e la rivolta per il Gezi Park : le richieste della piazza

1 giugno 2013 18 commenti

Today’s requests from the Taksim Dayanisma, the Taksim Solidarity platform which called the protests for.Gezi Park since monday:
1)The immediate resignation of the Governor of Greater Istanbul and the Chief police officer of Greater Istanbul
2) The immediate halt to police violence against people
3) The immediate removal of security barriers, retreat of the police siege, and the opening of Gezi Park to public use
Please spread immediately.
Taksim Dayanisma is resuming efforts to march in Taksim square at 3 today

Nel frattempo la piazza continua a resistere sotto il continuo uso di gas lacrimogeni, urticanti, al peperoncino, idranti, e così via, con tutto l’armamento possibile. Tutti i quartieri adiacenti a Taksim ormai stanno entrando nella rivolta, con barricate un po’ ovunque per difendersi dai reparti di polizia, e portoni che offrono rifugio e respiro a chi fugge.
Ormai l’aria è satura e dalle finestre, oltre alle urla di rabbia di chi non può più respirare nemmeno in casa, arriva acqua e ristoro per chi manifesta e resiste contro la polizia e la sua violenza.
ISTANBUL RESISTE!

Post a riguardo (con un po’ di link dentro):
Istanbul: è guerriglia in difesa del verde (aggiornamenti di ieri)
Un po’ di immagini

Questa foto invece viene da Izmir, dove molte persone sono scese in piazza dopo i fatti di Taksim

Istanbul: poche parole e alcune immagini per comprender la portata della rivolta

1 giugno 2013 20 commenti

Tarlabash Boulevard (foto di Lena) Qui il tunnel che Erdogan sta cercando di costruire per fare in modo che si arrivi con facilità alla moschea e soprattutto al centro dello shopping cittadino. Ma non mi sembra tiri aria di compromessi con la popolazione di Istanbul

Ancora immagini di quel tratto di strada (foto di Nizar Ghanem), difeso da chi non vuole l’ennesimo scempio nella sua città, ma la vuole a misura umana, verde, vivibile, autodeterminata.

Insomma quel che ieri abbiamo appena accennato a raccontare dal Gezi Park e da tutto il quartiere di Taksim non ha avuto la minima tregua durante la notte.
la quantità di lacrimogeni tirati è impressionante e non si ferma, il tiro è ovviamente sempre più rivolto verso il basso, dritto dritto sulle teste di chi sta manifestando e sta tentando di bloccare ruspe e buldozer in tutti i modi.
Non un albero verrà tagliato senza rivolta,
non un grammo di cemento armato calerà ancora senza che lo pagherete caro.
ISTANBUL RESISTE!

Dicono che questo scatto (pare anche vero eh) sia di una maratona e non di ieri. Questo è il ponte che unisce l’Asia all’Europa, chi l’ha visto sa quanto può essere immenso, enorme, quasi mostruoso. non so se le teste che vedete qui sono d’archivio o di ieri: so che c’erano milioni di dirette ieri visibili in rete, e che l’impatto visivo era questo. Identico: un fiume incredibile di persone, dirette a Taksim !

Le richieste della piazza: LEGGI
I precedenti post sulla rivolta del Gezi Park: 12

Foto di @eekmekci questa non è certo un Fake 🙂

Istanbul: aggiornamenti dagli scontri al Gezi Park

31 Maggio 2013 20 commenti

Turkish riot police continues to attack the protestors who resist against the demolition of Gezi Park. According to Istanbul Chamber of Doctors explanation there are approximately 100 injured people.© Eren Aytuğ / NarPhotos

Sono giornate di lacrimogeni senza tregua: il governo Erdogan sta dimostrandosi ferocissimo verso tutti coloro che si sono recati al Gezi Park per difendere il diritto al verde, quegli alberi, per bloccare l’ennesima speculazione portatrice di cemento armato.
Intanto vi do una carrellata di link per seguire gli eventi a Taksim, come questo, che ha un costante aggiornamento video sulla situazione di Istiklal street, che sta degenerando e vede gli agenti di sicurezza turchi portare le mani alle armi con sempre più frequenza,
ad aggiungersi ad idranti e lacrimogeni che ormai senza tregua massacrano i manifestanti da quzsi ventiquattro ore.
Il precedente post: QUI
qui invece un po’ di FOTO
Le richieste della piazza : LEGGI

sul sito http://mustereklerimiz.org potete trovare gli altri aggiornamenti tra cui questo comunicato, che vi posto in inglese.

And now the curtains open on Taksim Gezi Park.

It is by now clear who is the enemy confronting us; this time it is trees of Gezi in Taksim square that the factory of lies of our Government is swallowing, for the sake of making more space for yet more shopping malls and business areas. And those who oppose it are tortured at sunrise, burnt in their tents by the police who surrounded our park last night.Such is the arrogance of sovereign power.They call this development; they call it growth. But for whom?What is Erdogan promising us by taking away our main public square and its park? another luxury space we will never be able to afford? Another pedestrian area where public gathering will be forbidden?They want us to believe that their powers are coming from the past and taking us into the future. But they are searching for this future in neat squares which are void of any people, in shopping centers stealing our souls, in the boredom of four domestic walls.

Turkish riot police continues to attack the protestors who resist against the demolition of Gezi Park. According to Istanbul Chamber of Doctors explanation there are approximately 100 injured people.© Tolga Sezgin / NarPhotos

But we are also here. We are in the depths of Gezi Park, under the trees, on top of the branches. We are here to refuse land grabs turning citizen spaces into private profit; we are here to oppose the looting of our rivers in the most distant parts of the country, we are here to protect our lives from being sucked into a world without soul.We are here because we reject oppression, we are here because we stand against capitalist dispossession. We are here because we shall not let them grab our commons, and crumble our lives in between business and catastrophic futures.The discourse of our rulers is no more working. The wheel is chirring, we can hear that. Each and every minute there is one person more turning against this sack.

We claim our lives and our present. We discovered that we are much more than we thought – that we are mightier than we thought. We are on the branches of Taksim Gezi Park, we are in the waters of Çamlıhemşin’in and Dersim, we are in the seas of Dikili and on the stones of Amed in Diyarbakir .

And if you listen carefully, you will hear each other.
Gezi is Ours! Istanbul is ours!

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