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Dalle Pussy riot alla Siria… passando per un coglione
Io stamattina mi son svegliata con una notizia divenuta in pochi istanti un lamento sordo, un pianto singhiozzante, un tremore irrefrenabile a tutto il corpo.
Il conflitto in Siria, sporchissimo e ormai senza remora alcuna, è approdato nel cortile di casa, è approdato con due belle bombe nel salotto di casa, quello dove ci si entrava tutti, intorno ai grandi vassoi lavorati a mano.
Vi ho parlato tante volte di Bosra, mia eterna oasi di pace, ed oggi ne parlo con un dolore al cuore che sventra, quanto le bombe.
Questo conflitto, le parole che intorno gli girano nei nostri confini, ha spento in parte questo blog, perché ho un senso di rifiuto che non mi lascia libertà di scrittura, perché le mani arrancano, il cuore batte lento e poi velocissimo, lento e poi velocissimo, nulla permette concentrazione, nè tantomeno lucidità.
Quindi son settimane, ve ne sarete accorti, che da queste parti si parla poco.
Pochissimo.
Oggi apro il computer, dopo i pianti su Bosra e il cortile di casa, e compare un commento che ho deciso di condividere con voi, così da rimarcare quel solco che pretendo mi divida da certa ideologia, da ‘sto cancro che veramente non sopporto più e che, mi dispiace, ma non attacca sulla mia pellaccia, non lui.
Piero Deola nemmeno mi scrive sulla pagina giusta, usa quella dedicata al saluto a Dario -compagno strappato alla vita di un presto che non ci son parole- invece che quella dedicata all’argomento da lui scelto per scrivere queste 4 righe.
Quattro righe importantissime, perché completano il ritratto che io non ho mai trovato le parole giuste per disegnare:
il ritratto ben delineato di quella cultura mostruosa che corrode il cranio di molti che si definiscono compagni,
anche con un’arroganza disarmante, se non ridicola.
Perché questa aggressione a me, sulle Pussy Riot, la capacità immediata che si ha nello scrivere cose come “chi ti paga” (che se ti avessi davanti Piero …) nel difendere il potere.
Si, nel difendere il potere più schifoso possibile: povero stalinista da quattro soldi che ti permetti di rivolgerti così, non a me, ma a quelle tre compagne che sono rinchiuse dal tuo rivoluzionarissimo, antimperialistisssssimo Putin. ( MA VE RENDETE CONTO????).
Brava,aiutiamo gli americani a sovvertire l’ordine in Russia. E dimmi deliziosa partigiana:cosa sarebbe successo negli USA bacchettoni di frote a una tale dimostrazione blasfema in una chiesa?
Chi ti paga per essere così democratica?
Mica ne trovo di parole eh?!
Perché questo commento poteva averlo scritto in un articolo su Bosra, come su Putin: qui con la scusa ormai anche politicamente ridicola (se preferite, tanto ve nutrite solo di quello, “geopoliticamente” ridicola) che TUTTO ciò che si muove è mosso da mano yankee siamo arrivati anche a dire che il punk femminista russo antiautoritario ha quella provenienza.
Stiamo alla frutta, allo stalinismo analfabeta: tenetevi Assad, tenetevi Putin, tenetevi Ahmadinejad, tenetevi ‘sta comitiva di assassini,
ma almeno levatevi ste velleità rivoluzionarie, cambiate lessico,
tra le calamite del vostro frigorifero toglietela ‘sta bandiera rossa,
fate aria, andate affanculo.
E poi, solo per chiarire, caro maschio Piero Deola: “deliziosa partigiana” non lo scrivere più.
Evita di infilare quel tono, evita di infilare anche l’odio di genere in quello che penso di te e delle tue righe perché scateni in me una rabbia proprio viscerale a quel punto.
Ci basta il tuo cervello in cortocircuito, il pisello almeno lascialo a casa, fa ‘r favore eh!
Questo blog ripudia lo Stato, ripudia il potere, ripudia chi pensa che il mondo si possa spartire e dividere con il righello o con le vostre bandierine antimperialiste,
alla larga, sciòòòòòò
o come se dice a Damasco… ruhhhh!
FREE PUSSY RIOT!
FREE ALL POLITICAL PRISONERS
NO PUTIN ! NO ASSAD!
NO POWER!
Leggi anche: Punk, capitale, complotti e nausea
Interessante quest’articolo di Mazzetta sulla Russia delle PussyRiot: LEGGETELO
Questo invece il video solidale girato ad Ostia, GRANDISSIME!
Appuntamento in solidarietà con le Pussy Riot: LIBERTA’ IMMEDIATA!
Un processo politico, surreale ed anche rapido.
Il tribunale di Mosca ha fatto sapere che la sentenza per le 3 componenti della band punk femminile russa sarà il 17 agosto.
Manca poco, e loro non riassaggeranno neanche un millesimo di libertà prima che il verdetto venga letto:
rischiano 3 anni, dei 7 che per loro erano stati richiesti.
Tre anni per una provocazione, tre anni per una performanche contro Putin sul sagrato di una Cattedrale: tre anni di tre giovani donne, tre anni di due mamme, tre anni surreali che se verranno dati da quel tribunale avranno un’eco mondiale.
La solidarietà cresce, cresce a vista d’occhio intorno a Maria Alyokhina, Nadezhda Tolokonnikova e Yekaterina Samutsevich in carcere da più di 5 mesi.
Così anche qui, vicino Roma, domani ci sarà un appuntamento:
dalle ore 18, a Capocotta, Settimo Cielo, un appuntamento per girare un video che verrà poi inviato a Peaches, artista impegnata nel montaggio di video di solidarietà provenienti da ogni dove a sostegno delle Pussy Riot.
Quindi domani in spiaggia: costume, sorriso e passamontagna colorato (usate calze o qualunque tessuto, non di lana magari che poi morite)
LA SOLIDARIETA’ E’ UNA POTENTE ARMA!
FREE PUSSY RIOT
FREE ALL POLITICAL PRISONERS
FREE ALL
Leggi:
– Liberiamo le Pussy Riot
– Roma solidale con le Pussy Riot
– Inizia il processo alle Pussy Riot
Avanza pesante il processo alle PussyRiot, oggi sospeso per un allarme bomba
Il processo alle PussyRiot s’è aperto lunedì scorso,
pesante, politico, surreale.
Si parla di una richiesta di 7 anni di carcere, per teppismo aggravato da odio religioso: tre donne, due giovani madri,
una performance sul sagrato di una cattedrale e il carcere già da 5 mesi.
Ieri in aula sono arrivate in ambulanza,
ridotte non molto bene. Hanno da subito denunciato le condizioni che vivono da quando è iniziato il processo.
Si esce alle 5 di mattina dalla cella della prigione, verso le celle del tribunale…il ritorno non è mai prima delle 23: ma non c’è accesso a cibo nè ad acqua. Hanno dichiarato di non riuscire a sostenere fisicamente il processo in questi termini, ma la risposta -immediata- è stata una puntura di zuccheri e la dichiarazione che ‘ va tutto bene, stanno bene, si può andare avanti’.
Oggi è stato sospeso per un allarme bomba, che poi non è mai stata trovata.
Sarà un lungo processo, al quale le imputate non potranno partecipare a piede libero: il carcere preventivo andrà avanti almeno altri 6 mesi.
Manteniamo alta l’attenzione su questo processo,
processo politico nei confronti di una mobilitazione anti-Putin.
FREE PUSSY RIOT!
FREE ALL POLITICAL PRISONERS!
FREE ALL!
Leggi: Free PussyRiot
Inizia il processo
Inizia il processo alle Pussy Riot
Maria Alyokhina, 24anni, Nadezhda Tolokonnikova, 22 e Yekaterina Samutsevich, 29 anni
si trovano private della libertà da marzo, in caracere, malgrado due siano anche mamme di due bimbe molto piccole.
Dopo mesi di carcere preventivo, da oggi si trovano alla sbarra con l’accusa di teppismo mosso da odio religioso, la cui pena prevista è di 7 anni di carcere.
Sette anni, per le componenti della band punk Pussy Riot, che a marzo di quest’anno hanno fatto un blitz performance sul sagrato della Cattedrale di Cristo Salvatore,
una specie di “preghiera punk” alla Vergine Maria che iniziava così “Vergine Maria, madre di dio, liberaci di Putin”.
Troppo blasfemo, troppo dissacrante: è lo stesso patriarca della chiesa ortodossa russa Kirill (il cui potere è esponenzialmente cresciuto nell’era Putin) a chiedere che l’accusa parli di “teppismo” e “odio religioso”, reati da far pagare a peso d’oro in Russia.
Sette anni di carcere, per una brevissima apparizione contro il presidente appena uscito dall’ennesimo successo elettorale ( siamo al terzo mandato): la rielezione sicuramente più contestata dalla popolazione del paese. Centinaia di migliaia di persone infatti si son mobilitate per settimane alla comunicazione dei risultati, con numeri che non si vedevano da decenni nel territorio russo.
Oltretutto il processo ha tutti i presupposti per far immaginare un iter lungo,
che potrebbe vederle ancora totalmente private della libertà e chiuse in cella, visto che è stato deciso da una corte che la loro detenzione preventiva deve durare altri sei mesi.
Sarà difficile spiegarlo alle loro figlie: tutta questa prigionia per un’azione simbolica, che non ha portato al ferimento di alcuno, all’occupazione di nulla, al danneggiamento di qualcosa.
Sette anni di carcere, un anno di carcere preventivo…
così, come se niente fosse…
Difficile ormai stupirsi delle richieste dei giudici.
Se venissero condannate a 7 anni, come richiesto anche a causa delle forti pressioni dello stesso patriarca Kirill, leader della potente chiesa ortodossa russa,
noi italiani forse dovremmo essere i soli,
sul territorio europeo, a non rimanere sconvolti.
Ci son ragazzi che hanno preso condanne simili, dai 3 anni ai 5 e passa, per aver partecipato alla manifestazione del 15 ottobre romana:
condanne date sulla base di fotografie che li vedevano ritratti con delle buste contenenti limoni,
che dimostrerebbero la partecipazione agli scontri.
Ragazzi incensurati oltretutto, che ora andranno a discutere in appello condanne pesanti, surreali, mai viste precedentemente.
I paradigmi penali mutano,
malgrado la nostra capacità di muoverci contro i sempre più pesanti attacchi del capitale sia bassa,
in perenne regressione.
Ce la vogliono far pagar cara, malgrado la nostra poca incisività in tante cose.
PAGHERANNO LORO UN GIORNO.
TUTTO.
FREE PUSSY RIOT
FREE ALL POLITICAL PRISONERS
FREE ALL PRISONERS
DESTROY ALL KIND OF PRISONS!
Leggi:
– Liberiamo le Pussy Riot
– Roma solidale con le Pussy Riot
Roma: azione in solidarietà con le Pussy Riot
Giro con infinito piacere questo comunicato, da poco in rete.
Un’azione anche a Roma in solidarietà alle componenti del banda punk femminista Pussy Riot, detenute in Russia con l’accusa di cospirazione contro lo Stato (poi dici che uno non odia il sabato lavorativo 😉 ), di cui già avevamo parlato in questo blog
Oggi, alle 11.30 di questa mattina , delle attiviste manifestavano sotto l’ambasciata russa per richiedere l’immediato rilascio delle 3 donne arrestate dal governo Russo, Maria, Nadezhda e Irina accusate di cospirazione contro lo stato e di far parte della band punk femminista Russa Pussy Riot.
La band, i cui testi sono vere e proprie denunce sulla corruzione del governo Putin e della strettta relazione tra stato e chiesa ortodossa, si è esibita più volte nella città di Mosca in solidarietà ai detenuti/e russe, ai popoli arabi in rivolta, e ai movimenti lgbt,
In tutto il mondo si stanno dando azioni di solidarietà con le tre donne, che all’oggi sono ancora in prigione e rischiano 7 anni di carcere.
A Roma mente le attiviste inscenavano un concerto punk in stile pussy riot, maschere e vestiti colorati, sono intervenute le forze dell’ordine. Un’attivista è stata identificata e lo striscione con la scritta “free pussy riot – libere tutte” è stato sequestrato.
Denunciamo il clima di repressione che si vive in tutto il mondo nei confronti di chi oggi rivendica libertà e autodeterminazione, e lanciamo un grido di libertà femminista con cui chiese e governi dovranno fare i conti.
Se il potere è maschile noi saremo Pussyriot.
Solidarietà a Maria, Nadezhda e Irina.
PussyInternationalmovement
RUSSIA: Liberiamo le PUSSY RIOT!
LEGGI: Inizia il processo (agosto2012)
Io le ho amate all’istante, appena ho realizzato con i miei occhi quello che stavo guardando.
Questo video ha un paio di mesi ed è stato girato a Mosca, dal gruppo femminile punk Pussy Riot, che ha pensato bene di manifestare il proprio dissenso verso Putin e la sua rielezione con una performance sul sagrato della Cattedrale di Cristo Salvatore, proprio nella capitale russa.
Lo scandalo potete immaginarlo, nelle settimane in cui le piazze russe si stavano nuovamente riempiendo di manifestanti contro l’eterno potere di Putin, prossimo in quelle giornata alla sua rielezione, di cui abbiamo parlato in questo blog anche per l’arresto dell’amico e compagno Marco Clementi, proprio a San Pietroburgo, fortunatamente risoltosi in una manciata d’ore.
Nadezhda Tolokonnikova e Mariya Alekhina , due componenti del gruppo punk Pussy Riot, arrestate il 21 febbraio, rischiano invece fino a 7 anni di carcere e da quel giorno non hanno più avuto modo di assaporare la loro libertà, forse troppo scandalosa per il governo russo.
La loro esibizione “blasfema” che ne ha causato l’arresto iniziava proprio con “Vergine Maria, madre di dio, liberaci di Putin”.
Immediatamente è stata chiamata la polizia e nella fuga generale Nadezhda e Mariya sono state acchiappate.
Il gruppo si esibisce da sempre a volto coperto da coloratissimi passamontagna e non si conosce nemmeno il numero dei suoi componenti, che spesso oscillano dai 5 ai 10 ma sembrerebbero essere almeno una trentina, tutte donne, molto giovani.
L’idea che rischino fino a 7 anni di carcere, con l’accusa di teppismo ed incitamento alla violenza è sconcertante, tanto che son diverse le mobilitazioni che in queste settimane si stanno susseguendo fuori dal tribunale, dove ci sono stati anche dei fermi, e altrove.
Il patriarca Kirill, putroppo non colpito da un coccolone durante l’esibizione, le definisce “figlie del demonio” augurandosi una pena esemplare per fare in modo che un simile evento non venga preso sottogamba.
Intanto loro sono in carcere da un mese e mezzo, sono entrambe mamme di due bimbe piccole e sarebbe proprio il caso che tornino a casa il più presto,
caro fottutissimo Putin.
Nel video qui sotto potete vedere l’esibizione con i vostri occhi, poi chiudeteli e pensate a quanto sono lunghi, violenti, devastanti ed inutili 7 anni di carcere.
FREE PUSSY RIOT
FREE ALL POLITICAL PRISONERS
FREE ALL PRISONERS
DESTROY ALL KIND OF PRISONS!
Una chiacchierata con San Pietroburgo
Volevo mettervi il link di una corrispondenza radiofonica che abbiamo fatto mercoledì mattina, dai microfoni di Radio Onda Rossa, insieme allo storico Marco Clementi, da San Pietroburgo.
Proprio dalle pagine di questo blog avevamo dato l’allarme del suo arresto, raccontato dai suoi sms inviati da dentro al furgone dove attendeva, insieme a qualche decina di manifestanti, la traduzione in commissariato.
Era il day after della nuova rielezione di Vladimir Putin, giornata in cui migliaia di persone si sono riversate per le strade per manifestare contro quello che sembra essere un ennesimo impero, da abbattere.
Rilasciato, insieme agli altri, senza troppi problemi, ci ha aiutato a capir meglio la situazione attuale nel paese,
la composizione delle piazze, il livello repressivo e le aspettative prossime:
un’interessante chiacchierata che vi consiglio di ascoltare.
ASCOLTA LA TRASMISSIONE: QUI!
Arrestato Marco Clementi a SanPietroburgo, nelle mobilitazioni contro la rielezione di Putin
Mi arriva ora via sms la notizia dell’arresto dell’amico e compagno Marco Clementi, storico molte volte citato in questo blog,
in quel di SanPietroburgo, città dove ha studiato per anni ed è vissuto, ad una manifestazione contro la rielezione di Vladimir Putin, dove stava scattando alcune foto.
Era appena rientrato a SanPietroburgo Dopo mesi di ricerca ad Atene, dove ha più volte raccontato sul suo blog e altrove le rivolte contro la crisi.
Nulla più purtroppo, perché le agenzie stampa italiane lanciano notizie solo di prossime manifestazioni a Mosca, ma non citano disordini nel resto del paese: aggiornerò il blog non appena avrò notizie. [la sua pagina twitter]
Un abbraccio fortissimo amico mio!
17.45: FINALMENTE ARRIVA NOTIZIA DEL SUO RILASCIO. Aspettiamo che sia lui a raccontarci com’è andata!

Una foto di Marco fatta a Syntagma, di Mikis Theodorakis appena colpito dalle cariche della polizia
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