Siria: la lunga fila dei desaparecidos
Uno non sa più dove partire per raccontare quel che accade nel mio pezzo di Mesopotamia, il regime si muove con passo sempre più pesante per calpestare ogni barlume di dissidenza in quelle strade. La cosa che più mette paura, più dell’assedio con i tanks di molte città, più del massiccio uso dei cecchini che aprono teste come noci di cocco, la cosa che più spaventa sono i rastrellamenti.L’altra notte un po’ tutto il paese è calato nel terrore:

Quando i fornai sceglievano Bashar come protettore dei sogni _Damasco qualche anno fa, foto di Valentina Perniciaro_
in molte, troppe città, le forze di sicurezza sono passate al kidnapping: centinaia di case rastrellate, decine d’attivisti portati via, presi dal letto, dai reparti d’ospedale, dai bar o dagli internet caffè. Si sparisce con una facilità impressionante: i numeri, sicuramente non corretti, parlano di 800 morti ma soprattutto di 10.000 persone che son semplicemente scomparse, desaparecide.
Probabilmente torturate in qualche scantinato sperduto nel deserto.
Poi c’è l’altro lato della medaglia: quello che vede una continua richiesta di intervento internazionale sul regime siriane, richiesta tritata dagli stessi attivisti, dalle stesse pagine che chiamano alle mobilitazioni continue. Intervento internazionale in Siria? E come? Con sanzioni o bombe?
Niente di peggio…spero sia solo un incubo che mai si presenterà…
Per ora l’Unione Europea è passata all’embargo di alcuni uomini di regime: oggi è partito ufficialmente il congelamento dei beni di chi è “ritenuto responsabile della repressione violenta contro la popolazione civile”. Tredici persone, tra cui spicca Maher, fratello minore del presidente, noto boia, che in questi giorni ha conquistato molti tristi primati con gli ordini che ha impartito.
Però, in piazza si muore e si scompare.
Ogni giorno di più!
Finito, per modo di dire, l’assedio di Daraa e Banias, è iniziato quello di Muaamadia, quartiere periferico di Damasco, di Homs e di alcuni villaggi dell’Hauran…
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Io non riesco a capire cosa stia realmente succedendo. MI spiego. Da una parte sento notizie allarmanti di repressione nei confronti dei movimenti che auspicano “progresso” e questo ovviamente non fa piacere, dall’altra penso che la Siria insieme all’Iran sono gli unici 2 paesi dello scacchiere mediorientale in cui non sono presenti basi militari americane e penso alle decine di rivoluzioni colorate che gli Usa hanno messo in campo contro governi non asserviti alle loro imposizioni(non ultimo la libia). Insomma è la popolazione che chiede cambiamenti radicali o si sta buttando un mare di benzina sul fuoco?
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Di benzina sul fuoco se ne butta,altroché … Le tue perplessità riguardanti la geopolitica mediorientale sono più che comprensibili, strategicamente s’è sempre visto il regime di Assad come utile ad equilibrare un po’ i rapporti di forza tra israele o il Libano…pero’ non cadiamo nei tranelli pericolosi di sostenere un potere repressivo e torturatore che poi non ha mai fatto nulla nemmeno per il Golan. Solo demagogia e terrore per il proprio popolo. Una quotidianità di impossibilita’ di parlare o riscattare la propria condiziOne…perché non dovremmo credere nel loro bisogno di dar fuoco a tutto quello che è stata la loro vita?? Dobbiamo seguire queste rivolte, alimentare dinamiche di classe e anticapitalismo, foraggiare la laicità e i rapporti con chi lotta nel mondo! Questo dovrebbe essere il nostro compito con le rivolte arabe: Libia esclusa… Scusa la brevità, avrei voglia di scriverti molto altro ancora… Grazie del commento
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Immagino che i giovani si siano trovati finalmente nella condizione in cui soffiava un vento fresco di ribellione ed abbiano voluto sfruttarlo.
Purtroppo c’è sempre chi approfitta di queste situazioni per imporre delle elite che prenderanno il posto delle vecchie. Spero vivamente che i valori che tu hai citato siano quelli di riferimento della gioventù siriana e non solo! Grazie a te per il lavoro che porti avanti…
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sì…
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