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Posts Tagged ‘carriarmati’

Nikos ha vinto: SOLO LA LOTTA PAGA

10 dicembre 2014 5 commenti

Sono emozionata nello scrivere queste righe perchè sinceramente la vedevo nera, lo ammetto, soprattutto dopo le parole della corte suprema di ieri che rigettava l’appello presentato dal suo avvocato:

Il piantonamento di questi giorni davanti alla sua stanza d’ospedale

non mi sembrava una situazione con una semplice possibilità di uscirne vittoriosi, quindi vivi.
Nikos Romanos ha fatto capire la sua enorme determinazione dal primo istante e il governo greco sembrava fottersene totalmente e spudoratamente, senza lasciare a lui altra opzione che un proseguimento dello sciopero della fame e poi della seta ormai ai limiti della sopravvivenza.

Nikos invece ha vinto, ha ottenuto i permessi studio con un emendamento votato in extremis oggi dal parlamento greco: 6 mesi di e-learning e poi braccialetto elettronico per poter seguire i corsi all’università.
Una vittoria per lui, e per tutti i detenuti che vogliono accedere ai permessi studio: grazie Nikos, per la tua determinazione, per averci palesato ancora una volta che solo la lotta paga e paga anche bene!Ci racconta Petros Damianos (l’insegnante di Romanòs presso il carcere minorile di Avlonas)”Sono appena uscito dall’ospedale. La sua prima frase dopo la felicità. Signore Petros, che contattiamo la Facoltà, così non perdo il semestre”

Noi ti vorremmo libero,
fuori dal carcere, come tutti e tutte i compagni di prigionia!

Sapere che il tuo sciopero della fame è finito e che il tuo corpo potrà riprendersi rende il nostro cuore più leggero,
e il mio lo emoziona: hai strappato con ogni grammo del tuo corpo un pezzo della tua libertà e di quella di tutti i prigionieri!
Fino alla vittoria, Nikos…

LEGGI:
Solidarietà a Nikos
La corte suprema condanna a morte Nikos Romanos

P.S.: Vorrei ricordare a chi legge questo post che qui in Italia non sarebbe minimamente possibile ottenere quello che ha ottenuto Nikos. Per reati armati e politici che son quelli per cui lui è arrestato si sta in regimi di alta sorveglianza dove solitamente non sono ammessi più di 2 libri per volta. Figuriamoci recarsi in facoltà con un braccialetto elettronico: cose di altri mondi, comunque

La corte suprema condanna a morte Nikos

9 dicembre 2014 7 commenti

La Suprema Corte ha sentenziato la condanna a morte di un ragazzo di soli 21 anni,
che oggi è entrato nel trentesimo giorno di sciopero della fame e lei cui condizioni sono critiche in modo sempre più allarmante.
Una condanna a morte, perché Nikos Romanos, militante anarchico condannato a 16 anni per una rapina a mano armata, ha fatto capire che non smetterà la sua lotta,
anche dovesse esser l’ultima.

FUORI I COMPAGNI DALLE GALERE. LIBERTA’ PER NIKOS

A Nikos spirò un caro amico tra le braccia: e avevano solo 16 anni.
A Nikos lo stato greco uccise un amico con un proiettile regalato e immotivato e da quel giorno la sua vita cambiò per sempre:
fino a quell’arresto ridicolo, fino alla tortura, ai pestaggi, alla condanna grandissima
e ora a questo sciopero della fame solo per accedere ad un suo diritto:
lo studio.

Il suo avvocato, Frangiskos Ragousis, già parlava di poche speranze di successo con la Corte suprema e in effetti così è stato:
Nikos ha superato gli esami di ammissione all’università di Atene, come detenuto,
ma non potrà accedere allo studio e per ottenerlo sta andando incontro alla morte.

Tutta la solidarietà possibile a questo ragazzo,
la cui vita è stata distrutta dallo stato greco già nel 2008 con l’assassinio di Alexis,
Tutta la solidarietà a questo giovane combattente, perchè possa sentirla a tonnellate,
perché possa resistere. Resistere e ancora resistere.

DOLOFONOI!

AGGIORNAMENTI:
LA VITTORIA DI NIKOS

Alexis Grigoropoulous : 15 anni
Piccolo reportage da Atene
Non sparate sui nostri sogni
Un Natale asfissiante
Il sangue scorre e chiede vendetta
Contro Stato, Chiesa, esercito, polizia e democrazia
Merry crisis and a happy new fear
Atene, un anno dopo
Il suicidio di Savas
A Nikos

 

 

 

A Nikos, al martire che non deve diventare!

8 dicembre 2014 2 commenti

Ne è passato di tempo dall’assassinio di Alexis,
tanto che mi sembra impossibile sia volato così.

Foto di ORESTIS PANAGIOTOU: lo striscione recita ASSASSINI

Foto di ORESTIS PANAGIOTOU: lo striscione recita ASSASSINI

Perchè il mio ricordo ancora brucia in modo strano, sento ancora l’odore acre di lacrimogeni che mai avevo sentito prima,
sento ancora le palpitazioni per delle corse senza meta, in una città che non conoscevo e che mi accoglieva in modo schizofrenico:
facoltà, quartier, spazi e compagni che sembravamo conoscerci da sempre,
opliti, gas, fumi gialli e blu, camionette, manganelli, tanto tanto odio dalla parte opposta.

Quando mi ripenso nelle strade di Atene in battaglia penso a quella signora,
tutta pelliccia e pacchettini natalizi davanti alla carcassa del suo macchinone incendiato:
lei mi spiazzò più della pioggia di molotov che per giorni avevo davanti agli occhi e a cui non ero abituata.
Lei guardava la sua macchina dicendo “d’altronde, hanno ragione, quel ragazzo aveva solo 15anni”.
Già.
Solo 15 anni.

Accanto a lui, quando fu ucciso a freddo in quella simpatica piazzetta di Exarchia, senza alcuna ragione,
c’era Nikos, suo coetaneo, anche lui un giovane anarchico.
Lui ha visto morire Alexis davanti ai suoi occhi, un suo amico, un suo compagno,
uno che da quel giorno ha capito che indietro non si tornava più dopo quell’esperienza.
Probabilmente la sua vita sarebbe stata molto diversa senza quel 6dicembre: quel proiettile poteva centrare in pieno lui e invece prese il suo amico, che spirò immediatamente e tra le sue braccia.
Erano poco più che bambini, ma davanti a quel sangue, chi sopravvisse, non potè che iniziare un percorso rivoluzionario e contro lo Stato.

Il suo arresto, nel febbraio del 2013,  fu incredibile e indimenticabile, ne scrissi a riguardo un post quasi basito e silenzioso,
pubblicando il video di un’operazione di polizia che sembrava rivolta ad una cellula terroristica micidiale e invece portava in prigione un pugno di ragazzi appena maggiorenni.
Uno di loro era proprio Nikos, poi ripetutamente torturato e condannato a 16anni per una rapina in banca.
Il regime carcerario a cui è stato sottoposto dal primo istante è tra i più duri immaginabili

Nikos ora sta portando avanti una battaglia incredibile, dalla sua cella:
Una battaglia per il diritto allo studio, da prigionieri, a lui costantemente negato, malgrado abbia superato con successo i test d’ingresso all’università.

E’ in sciopero della fame dal 10 novembre: tra due giorni è un mese..
Già ricoverato da un po’ nel repartino detentivo dell’ospedale di Gennimatàs, le sue condizioni stanno velocemente peggiorando e rischiano di diventare irreversibili: lo sciopero della fame ti mangia dentro e nemmeno troppo lentamente.
Si rischia, anche prima del mese, un blocco renale e quindi un successivo blocco cardiocircolatorio: la situazione di Nikos è gravissima, il suo corpo di 21enne prigioniero sta iniziando ad arrancare in questa battaglia.
Però andrà avanti, questo è chiaro a tutti: anche a chi da giorni sta affrontando lo stato greco e i suoi armamenti per portare tra le strade tutta la solidarietà possibile, per fare in modo che arrivi fino al terzo piano di quell’ospedale.
Per fargli capire che non vogliamo martiri,
Che c’è bisogno di lui, che deve resistere, che deve rimaner vivo per poter continuare a lottare con noi,
nel ricordo del suo amico,
Alexis, compagno di tutti noi.

Resisti Nikos, ti vogliamo vivo,
ti vogliamo fuori,
ti vogliamo ancora a masticare asfalto in faccia allo Stato.
Nessun martire, nessun eroe: tutti e tutte, gomito a gomito, passo dopo passo.

Un messaggio da una manciata di mamme per te, Nikos
Caro Nikos, siamo con te. Resisti.
Non regalargli la tua vita. E’ quello che vogliono. Possono cancellarla un attimo dopo.
Non temono la tua morte. Temono che tu resti in vita a testimoniare.
Resisti, Nikos
La madre di Dax, ucciso da fascisti a Milano il 16 marzo 2003
La madre di Renato, ucciso da fascisti a Roma il 27 agosto 2006
La madre di Carlo, ucciso dallo Stato italiano a Genova il 20 luglio 2001
Le figlie di Pino Pinelli, ucciso dallo Stato italiano a Milano il 15 dicembre 1969
La sorella di Iaio, ucciso insieme a Fausto da ignoti (fascisti + servizi deviati) a Milano il 18 marzo 1978.
Cristina, mamma di Mattia, No Tav, incarcerato per terrorismo

Alexis Grigoropoulous : 15 anni
Piccolo reportage da Atene
Non sparate sui nostri sogni
Un Natale asfissiante
Il sangue scorre e chiede vendetta
Contro Stato, Chiesa, esercito, polizia e democrazia
Merry crisis and a happy new fear
Atene, un anno dopo

Ad Alexis Grigoropoulous, che non dimenticheremo mai!

6 dicembre 2012 5 commenti

4 anni fa veniva assassinato a freddo un ragazzo di 15 anni,
colpevole probabilmente di stare in una piazzetta “a frequentazione anarchica”.
Ucciso, dal piombo della polizia greca, ucciso a 15 anni.
La città esplose in una lunga battaglia durata tre settimana, che giorno e notte ha visto università, quartieri popolari e periferie battersi contro lo stato con ogni mezzo possibile.

vi lascio un po’ di link di quello che ho vissuto in quelle giornate,
respirando i gas lacrimogeni dei MAT e vivendo le lunghe notti del politecnico.
Con il cuore ancora tra quelle strade, e sugli occhi dolci di un 15enne ammazzato a freddo.

Alexis Grigoropoulous : 15 anni
Piccolo reportage da Atene
Non sparate sui nostri sogni
Un Natale asfissiante
Il sangue scorre e chiede vendetta
Contro Stato, Chiesa, esercito, polizia e democrazia
Merry crisis and a happy new fear
Atene, un anno dopo

MPATSI GOURUNIA DOLOFONOI!
SE BRUCIANO LE CITTA’ CRESCONO I FIORI!

” We do not Forget, We do not Forgive, We are going on…the ghost of December is always here, Solidarity, Self-Organisation, Direct Democracy, Newspaper Drasi”

 

” The State continues assassinating, destroying everything – We struggle for everything, Authoritarian Movement of Athens (AK)”

 

” A Ghost is looming above the city” Thursday 6/12 March 10:30 on Democracy Avenue, Anarchists by the Schools of Agioi Anargyroi and Kamatero.”

 

” We do nto Forget we do not forgive, Local march in  St Tryfon Square, Terpsithea” (Glyfada: South Athens)

 

 

“We do not forget, We do not forgive, We go forward” March in Agios Dimitris Square,  Antifascists of Arta”

 

“Discussion-Event about December 2008 in Samos”

 

“Did you forget? We do not forget, murderers in uniform killed Alexis” poster from Chios

Siria: la lunga fila dei desaparecidos

10 Maggio 2011 4 commenti

Uno non sa più dove partire per raccontare quel che accade nel mio pezzo di Mesopotamia, il regime si muove con passo sempre più pesante per calpestare ogni barlume di dissidenza in quelle strade. La cosa che più mette paura, più dell’assedio con i tanks di molte città, più del massiccio uso dei cecchini che aprono teste come noci di cocco, la cosa che più spaventa sono i rastrellamenti.L’altra notte un po’ tutto il paese è calato nel terrore:

Quando i fornai sceglievano Bashar come protettore dei sogni _Damasco qualche anno fa, foto di Valentina Perniciaro_

in molte, troppe città, le forze di sicurezza sono passate al kidnapping: centinaia di case rastrellate, decine d’attivisti portati via, presi dal letto, dai reparti d’ospedale, dai bar o dagli internet caffè. Si sparisce con una facilità impressionante: i numeri, sicuramente non corretti, parlano di 800 morti ma soprattutto di 10.000 persone che son semplicemente scomparse, desaparecide.
Probabilmente torturate in qualche scantinato sperduto nel deserto.

Poi c’è l’altro lato della medaglia: quello che vede una continua richiesta di intervento internazionale sul regime siriane, richiesta tritata dagli stessi attivisti, dalle stesse pagine che chiamano alle mobilitazioni continue. Intervento internazionale in Siria? E come? Con sanzioni o bombe?
Niente di peggio…spero sia solo un incubo che mai si presenterà…
Per ora l’Unione Europea è passata all’embargo di alcuni uomini di regime: oggi è partito ufficialmente il congelamento dei beni di chi è “ritenuto responsabile della repressione violenta contro la popolazione civile”. Tredici persone, tra cui spicca Maher, fratello minore del presidente, noto boia, che in questi giorni ha conquistato molti tristi primati con gli ordini che ha impartito.

Però, in piazza si muore e si scompare.
Ogni giorno di più!

Finito, per modo di dire, l’assedio di Daraa e Banias, è iniziato quello di Muaamadia, quartiere periferico di Damasco, di Homs e di alcuni villaggi dell’Hauran…

Rivolta in Siria: Hezbollah si schiera con i carriarmati

28 aprile 2011 6 commenti

Hassan Nasrallah, carismatico e geniale leader del partito armato sciita Hezbollah, ha taciuto per molti giorni mentre piazza Tahrir con la sua determinazione cacciava a calci in culo Hosni Mubarak dopo trentanni di indiscusso potere. C’ha messo tanto, Nasrallah, a prender parola, lui che della parola è esperto maestro: ha impiegato molto tempo ed ha avuto anche diversi problemi nello spiegare il motivo di tutta questa attesa.
Le masse islamiche partecipanti alle piazze rivoluzionarie lo hanno atteso per molto, con infinita aspettativa; volevano la sua legittimazione, volevano che strizzasse l’occhiolino a loro, lui che tante volte era riuscito a far tremare addirittura l’invincibile esercito israeliano. Ha atteso ma alla fine s’è schierato, con un certo imbarazzo ma alla fine ha detto faccia alle telecamere che desiderava anche lui, per le masse di giovani arabi musulmani e non, uno slancio democratico che cacciasse via i vecchi mostri torturatori detentori del potere.
L’ha fatto per la Tunisia, ma solo dopo che i fatti egiziano travolgessero il presente. Ora, con la Siria e i suoi carriarmati schierati; ora che è Bashar al-Assad a sparare sulla gente e tenere le redini del potere, ora che sono i siriani a provare ad alzare la testa e riappropriarsi di un po’ di libertà, il “partito di Dio” corre a stringersi a coorte.
Sostegno totale al partito Baath, sostegno totale alle forze di sicurezza siriane, sostegno a chi spara e assedia le città: la televisione al-Manar oggi è riuscita anche a dichiarare che l’esercito e i cingolati sono arrivati su esplicita richiesta della popolazione nelle mani di frange estremiste che gestiscono la rivolta. Un delirio.

Per quanto riguarda le strade siriane.. i morti non si contano ormai più e le notizie sono sempre più allarmanti da diversi punti del paese, soprattutto in vista di domani, un venerdì che sarà l’ennesimo bagno di sangue. I confini con Giordania e Libano son serrati. A Daraa, la città in stato d’assedio da giorni, il quarto reggimento arrivato in tutta fretta da Damasco ha iniziato uno scontro a fuoco contro il quinto reggimento, in cui molti nei giorni scorsi hanno disobbedito all’ordine di sparare sulla popolazione. 

Siria: carriarmati in città

26 aprile 2011 3 commenti

Foto di Valentina Perniciaro _periferie siriane_

Da ieri il confine tra Siria e Giordania è chiuso.
Una situazione un po’ surreale per la mobilità mediorientale, come giustamente raccontava ieri il corrispondente di Al-Jazeera: non c’è possibiltà di entrare in Libano se si proviene dalla Palestina.
L’unico border disponibile tra Israele e Libano è proprio il confine siro-giordano, chiuso da ieri.
La strada che da Amman porta a Damasco, strada che taglia a metà la regione dell’Hauran, oltre alla chiusura del border, ha posti di blocco militari ogni manciata di kilometri.
La popolazione siriana vive in una sorta di coprifuoco non ufficiale, mentre Daraa sta vivendo ore di guerra vera e propria.
I tanks sono dispiegati alle porte della città e pattugliano il centro della città cannoneggiando contro qualunque cosa si muove:  tagliata la corrente elettrica, le linee telefoniche e la connessione internet in tutta la zona, arrivano notizie di una “mattanza” di cisterne d’acqua, quelle posizionate sopra ogni tetto, come in tutto il medioriente.
I video che circolano in rete ci raccontano una cittadina sotto pesante attacco delle forze speciali e di quelle dell’esercito: i morti nella giornata di ieri sembrano essere 25.
La tv di stato siriana da questa mattina manda immagini dei funerali di soldati e poliziotti: il resto è carne da macello.

Atene e il suo albero di Natale

11 dicembre 2009 Lascia un commento

 

Lo scorso natale ateniese

Questa agenzia è verameeeeeente carina! Sempre dalla Grecia, questa volta sono notizie sull’albero di Natale di piazza Syntagma.
Quello che lo scorso anno è stato dato alle fiamme due volte 😉

Foto di Valentina Perniciaro _Atene 2008: dopo le fiamme l'albero di Syntagma è presidiato dai cordoni di polizia. Due giorni dopo sarà di nuovo in fiamme_

ANSA, 13.14_ ATENE: Il grande albero di Natale alto 15 metri che sorge al centro di Atene, nella piazza Syntagma, davanti al parlamento, è stato posto sotto «stretta sorveglianza» dalla polizia greca, per timore che si ripeta quanto avvenuto lo scorso anno, quando gruppi di anarchici lo dettero alle fiamme sulla scia dei disordini seguiti all’uccisione del giovane Alexander Grigoropoulos. «Vogliamo impedire che questo possa succedere ancora» hanno detto all’Ansa fonti della polizia, sottolineando che non solo l’albero, ma «tutto il Natale è sotto accresciuta protezione» nel centro della capitale. «Abbiamo posto in atto un dispositivo di sicurezza per garantire feste tranquille a commercianti e clienti» hanno spiegato le fonti. Lo scorso dicembre negozi, banche, supermarket e automobili erano stati danneggiati o distrutti dalla furia della protesta. Ieri, in occasione di due delle ricorrenti manifestazioni studentesche, una ventina di agenti della polizia speciale erano stati posti intorno al grande albero, che continuerà ad essere pattugliato durante tutto il periodo delle feste. L’abete è inoltre protetto dalle guardie di un’impresa privata, la ‘Champion Security’. «Siamo stati sempre noi a garantire la sicurezza dell’albero, anche gli scorsi anni, ma dopo quanto successo l’ultima volta, adesso c’è anche la polizia a darci manforte» ha detto all’Ansa uno dei due agenti privati che 24 ore su 24 sorvegliano il grande simbolo del Natale, che quest’anno è inoltre circondato da una barriera metallica protettiva.

Atene, al terzo giorno di insurrezione

8 dicembre 2009 Lascia un commento

Photo di Milos Bicanski

 

Ancora dall’Ellade che insorge.
Intanto vi consiglio di cercarvi video delle manifestazioni, per capire realmente l’imponenza della cosa
Questa mattina c’è stata una manifestazione di studenti medi davanti al carcere di Koridallos, con pesanti cariche e scontri.
Una buona notizia è che i 22 compagni del Resalto sono tutti liberi per decisione della magistratura, visto che il presidente del municipio di Keratsini (dove si trova lo spazio sociale autogestito) ne rivendica la legittimazione e denuncia l’abuso di potere compiute dalle forze dell’ordine durante il raid. 

Ieri in piazza è scesa buona parte della Grecia: cortei a Mitilene, Lefkada, Paros, Larissa, Rodi, Chania, Iraklion, Kalamata, Katerini, Zante, Tripoli, Samos, Volos. A Kozani comune occupato. Salonicco brucia!

Pochi minuti fa invece è stata battuta quest’interessante agenzia: Agenti in borghese e incappucciati dei reparti speciali (Mat) hanno coadiuvato la polizia nella repressione delle manifestazioni di ieri a Chania, Creta. Lo rivela un video diffuso dalla emittente TVXS nel quale si vedono chiaramente uomini con gli stessi cappucci indossati solitamente dagli anarchici affiancare la polizia durante una manifestazione ieri per l’anniversario dell’uccisione del giovane Alexandros Grigoropoulos. Nel video si ode la folla di studenti insultare i poliziotti mascherati definendoli «nazisti incappucciati» e «assassini».
 

Foto di Milos Bicanski

Da Atene, nel secondo giorno di fuoco e lotta, per Alexis

7 dicembre 2009 Lascia un commento

Provo a fare un piccolo resoconto della giornata di oggi, attraverso i racconti di Anubi, che si trova in corteo e le agenzie che vengono battute qua e là.

Il corteo partito due ore fa “contro la nuova Giunta” è stato mastodontico ed è ancora in corso, con l’appoggio di 3 ore di sciopero generale proclamate dalla metà di sindacati. Un corteo composto da decine di migliaia di studenti medi, uniti a quelli universitari e ai docenti: i più piccoli hanno attaccato la polizia con arance e pietre a Propileia. Un commissariato è stato attaccato a Pathison, e poi sono partite cariche pesante dei MAT schierati ovunque, soprattutto nella zona di Syntagma.
Raid e arresti continuano incessantemente.

 Ieri avevamo parlato di un’aggressione subita dal rettore dell’università di Atene, il 64enne Christos Kittas, docente di istologia ed embriologia. Le agenzie stampa parlavano di gravissime condizioni a seguito di alcune sprangate in testa e anche di un arresto cardiaco immediatamente successivo all’aggressione. Dopo poche ore dal primo lancio di agenzia un’altro dichiarava che le sue condizioni sembravano decisamente gravi. In realtà non s’è fatto proprio nulla, come è possibile constatare dalle foto pubblicate su Indymedia Athens in cui si vede chiaramente che esce dall’ateneo camminando con il telefono in mano, sorretto da due persone. Certo non un uomo in fin di vita con la testa aperta, non un “tentativo di assassinio” come tutta la stampa si era mobilitata a dichiarare immediatamente. 

Gli italiani arrestati l’altro ieri sera alla vigilia del grande corteo di ieri, sono stati rilasciati a piede libero in attesa di processo, che inizierà il 16 dicembre.

 La situazione in questo momento è “stabile” nel suo delirio. Le facoltà sono isolate l’una dall’altra: Legge è completamente circondata dai MAT e dal gruppo Delta con le sue moto, che arrestano chiunque provi ad avvicinarsi: il Politecnico è ancora luogo d’asilo per tutti, ma sotto un bombardamento di lacrimogeni che non è praticamente mai cessato da ieri…
Vi metto un altro comunicato proveniente dal Politecnico

COMUNICATO DEL POLITECNICO OCCUPATO, ATENE 07/12/2009

Visto che i governanti non dichiarano nulla, lo faremo noi.
Visto che i media non collegano nulla, lo faremo noi.
Il raid militare contro lo spazio anarchico Resalto a Keratsini.
Uno spazio di intervento e controinformazione che, come tutti gli spazi di lotta, non ha mai nascosto la sua ostilita’ a chi reprime e la sua solidarieta’ ai repressi, apertamente e pubblicamente.
… qualcosa che disturba il governo.
L’arresto, la stessa notte, di tutti quelli che si sono riuniti in appoggio ai compagni in una piazza vicina e dintorni, nella sede del municipio di Nikea, cosi’ come di tutti quelli convenuti sul luogo dell’assassinio di Alexis Grigoropoulos un anno fa.
… qualcosa che disturba il governo.
Atene occupata dalla polizia, i 13mila agenti, le perquisizioni corporali, il blocco del Politecnico, la loro ansia di reprimere la manifestazione del 6 dicembre.
… ma il governo sara’ ancora piu’ irritato.
Il piano di terrore che egli ha messo in pratica e’ destinato a fallire.
I colleghi dell’assassino che razziano Atene oggi non provocano paura, provocano rabbia.
Gli arresti dei compagni e le pesanti accuse a loro carico non provocano disagio, inducono alla solidarieta’.
Gli attacchi a spazi, occupazioni e luoghi di lotta non portano isolamento, ma sempre maggiore tenacia e cospirazione.

– NESSUNO OSTAGGIO NELLE MANI DEGLI ASSASSINI
– LIBERTA’ PER I 22 COMPAGNI DI RESALTO ACCUSATI DI REATI GRAVI E AI 43 COMPAGNI SOLIDALI CHE SONO STTO PROCESSO PROPRIO ORA DAVANTI ALLA CORTE DEL PIREO.
– LIBERTA’ PER I 12 ARRESTI AD EXARCHIA NELLO SHOW FABBRICATO DALLA POLIZIA.
– CONTRASTARE IL LORO PIANO CON UNA RESISTENZA TOTALE.
– RISPOSTA DI MASSA AGLI ASSASSINII, AI PESTAGGI, AGLI ARRESTI, ALLE MENZOGNE DEI MEDIA.
LORO STANNO PERDENDO LA SCOMMESSA DEL CONSENSO SOCIALE.

TUTTI NELLE STRADE.

Le compagne e i compagni del Politecnico Occupato di Atene

AGGIORNAMENTI ORE 20.00: Grazie ad Anubi si continuano ad avere aggiornamenti dalle strade in fiamme di Atene. Dopo ore di scontri tra la facoltà di giurisprudenza e Syntagma, migliaia di manifestanti si sono rifugiati all’interno del Politecnico, con al seguito migliaia di agenti dei MAT che sono entrati praticamente nel cortile.
Per non rimanere in trappola all’interno del Politecnico (lo scorso anno l’assedio del Politecnico negli ultimi giorni della rivolta fu insostenibile, soprattutto per l’aria satura di lacrimogeni, all’interno dell’edificio e tutt’intorno), con una serie di azioni e sortite, i compagni sono riusciti a creare un tunnel con il lancio fitto di pietre e bottiglie incendiarie per far uscire in corteo migliaia di persone, che hanno raggiunto  piazza Omonia per poi disperdersi. Gli scontri sono in tutti gli accessi al quartiere di Exarchia come a Stadios, Akademias e al Pireo. Anche questa serata e questa nottata si prevedono lunghe.

Le agenzie italiane non danno alcuna notizia a riguardo, ma sempre il “nostro inviato speciale” ( 😉 ) ci racconta di un ragazzo, uno studente medio, che durante il fermo è stato pestato a sangue. Sembrerebbe riversare in gravi condizioni anche se le fonti ufficiali dicono non sia in pericolo di vita.

Anche da Salonicco diverse notizie dopo due giorni di scontri e occupazioni: oggi è stato occupato il rettorato dell’università dopo la terza violazione del diritto costituzionale d’asilo all’interno degli atenei e una giornata di piazza estremamente dura, con diversi fermi collettivi. 

😉

Ultimo aggiornamento della giornata da Atene

7 dicembre 2009 Lascia un commento

Piccolo aggiornamento della situazione ateniese, intorno alla mezzanotte del primo anniversario della morte di Alexis

Atene, questo pomeriggio

 

Indymedia Atene ha ricominciato, per ora a funzionare ed ha aggiornato con molte notizie ed immagini della lunga giornata di oggi, dalla capitale, da Salonicco e dalle altre città greche.

I BATSI (maiali) si vedono all’opera con tutte le loro tecniche e i loro armamenti chimici, ai quali si è aggiunto un uso delle motociclette spaventoso, simile a quello che si è visto recentemente nelle piazze iraniane. 
Cortei spontanei si susseguono: un paio d’ore fa un corteo spontaneo è partito dall’angolo dell’uccisione di Alexis e gli scontri sono iniziati pochi minuti dopo, con barricate di cassonetti e pietre e i MAT sparsi per tutto il quartiere: la cappa di lacrimogeni sta, come lo scorso anno, invadendo ogni vicolo, nitida allo sguardo, come una nuvola immobile e densa.  Si parla di circa 550 fermi nell’arco della giornata e la polizia è palesemente a caccia, anche e soprattutto di internazionali. Le vie intorno al Politecnico (comunicato del Politecnico), così come all’ASOEE sono un continuo botta e risposta di molotov e lacrimogeni da ore.
La situazione è sempre più simile a quella dello scorso anno. La nottata è appena iniziata. Dei 22 presi ieri all’interno del Resalto si è venuto a sapere che sono tutti imputati di terrorismo….

PER TUTTI I PRECEDENTI ARTICOLI SULLA RIVOLTA DI ATENE CLICCARE QUI 

Atene: è ricominciata la festa! Scontri e occupazioni in tutta la città!

6 dicembre 2009 1 commento

Primo resoconto dell’inizio delle manifestazioni ad Atene, di Anubi che si trova lì!
Seguiranno aggiornamenti.

(AP Photo/Thanassis Stavrakis)

Ad un anno dall’assassinio di Alexis, dentro uno stato d’assedio, un corteo che in Italia sarebbe stato venduto d’1 milione di persone, sicuramente grande almeno come quello del 21 luglio 2001 a Genova, aperto da uno spezzone del Politecnico occupato pari al corteo di via Tolemaide del 20/07/01, alla faccia del governo “democratico” del Pasok che ha dichiarato “opera di 2-300 anarchici venuti dall’estero” gli “eventuali disordini” mentre affama i salariati e i senza reddito e dopo che ieri ha sequestrato il quartiere di Exarhia, razziato un centro occupato, bastonato e rapito 200 persone 75 delle quali ancora trattenute fra cui 4 compagni e 1 compagna italiani… 

Questo corteo infinito, debordante di giovani dai 15 ai 30 anni ma anche di tanti altri, di studenti universitari e medi, d’insegnanti, di ragazzi delle periferie, di donne autodeterminate, di migranti, di proletari, di precari, di “general intellect” metropolitano, senza mai scomporsi nel corso di 3 ore e mezza ha:
– occupato il rettorato a Propileia su cui sventola la bandiera dell’anarchia;
– combattuto la polizia lungo il corso di Akademias a fuoco per mezzo pomeriggio;
– riempito i lunghi viali di Venizelos e Stadios, riempito due volte l’enorme piazza Syntagma;
– assediato governo e parlamento presidiati all’inversosimile;
– resistito ai gas e a 15 cariche laterali e in coda dei Mat;
– colpito a ritmo d’esplosioni i reparti intorno, le banche, le finanziarie e gli shop di lusso…
Ora la folla occupa piazza Omonia, le laterali di Akadimias, il corso Pathision e tutta Exarhia, in attesa della sera. Stay tuned… 

Alexis Zei!
Oloi Stous Dromous, Ghia Ti Eleutheria!
We Wont Forgive, We Wont Forget!
Merry Crisis And A Happy New Fear!
Remember Remember The 6th Of December…

 Diretta con Anubi su Radio Onda Rossa dopo le 17.30

ORE 16.00: qualche piccolo aggiornamento sulla situazione. Diverse cariche intorno a Syntagma, anche con un uso incredibile delle motociclette (da parte dei M.A.T. che lo scorso anno non c’era). I cortei si sono sciolti e ricompattati diverse volte in diversi punti della città, con centinaia di licei e facoltà occupate come punti di riferimento.
Scontri con la polizia non si sono mai fermati sia in pieno centro storico (distrutte decine di vetrine tirate a lucido per lo shopping natalizio e banche) che verso Eksarxia, che continua ad essere completamente circondata da più di 7.000 agenti.
Le poche agenzie italiane che circolano battono come notizia il ferimento del rettore dell’università di Atene, colpito alla testa da un gruppo di studenti mentre occupavano la sede amministrativa dell’università.
NEL FRATTEMPO E’ STATA OSCURATA INDYMEDIA ATENE! andiamo bene!
Dal Politecnico giunge voce che è sotto un fitto bombardamento di lacrimogeni

ORE 17.15: appena battuta un’ANSA che ci dona qualche notizia sui 5 italiani arrestati ieri.
I cinque italiani, quattro uomini e una donna, arrestati ieri durante incidenti ad Atene alla vigilia delle dimostrazioni per l’anniversario dell’uccisione del giovane Alexandros Grigoropoulos, saranno processati domani per direttissima. I cinque, che fanno parte del gruppo di anarchici europei di cui le autorità avevano segnalato la presenza in Grecia, sono comparsi oggi davanti ad un magistrato, con l’assistenza di un avvocato messo a disposizione dell’ambasciata d’Italia e la presenza del console italiano Francesco Latronico. Il magistrato ha convalidato il loro arresto per varie imputazioni fra cui violenza contro pubblico ufficiale e distruzione di beni pubblici. Al momento del fermo sono stati trovati in possesso di cappucci e bastoni.

Aggiornamenti costanti in inglese sono qui.

Comunicato del Politecnico occupato di Atene

6 dicembre 2009 Lascia un commento

COMUNICATO DEL POLITECNICO OCCUPATO DI ATENE di ieri sera, Sabato 5 dicembre 2009

Circa 160 persone sono state catturate nell’intento di spargere il terrore e dissuadere gli altri a partecipare alle manifestazioni che segnaleranno l’anniversario dell’assassinio di un giovane di 15 anni da parte della polizia greca un anno fa.
Un anno dopo l’assassinio di Alexandros Grigoropoulos per mano dello Stato greco, l’esercito di polizia del regime sta cercando di insediarsi in ogni angolo della citta’. Assassini perfettamente organizzati hanno assaltato il centro sociale autogestito “Resalto” a Keratsini, hanno attaccato intanto i giovani, hanno bloccato le entrate e le uscite dei luoghi di lotta politica e sociale, hanno colpito Exarhia e il Politecnico e continuano tuttora ad affettuare un gran numero di arresti e fermi.
Quelle marionette dello Stato che sono i media di comunicazione di massa non mancheranno di ritrasmettere la propaganda ufficiale del potere fabbricando tutta un’atmosfera di terrore e paura.

Ieri, nel luogo dell'uccisione di Atene (AP Photo/Kostas Tsironis)

A un anno dalla rivolta del dicembre 2008 il sistema di sfruttamento e oppressione prova una volta di piu’ a riaffermare la sua autorita’. Il governo sta tentando di rafforzare uno stato permanente di emergenza per gestire cosi’ l’indignazione sociale e imporre il silenzio dei cimiteri all’insieme della societa’.

In risposta all’invasione della citta’ noi ci ritroviamo ad occupare il Politecnico.
Facciamo un appello ad ogni persona che desidere resistere perche’ lo faccia con ogni mezzo necessario.
Proseguiamo a mantenere questo spazio nello nostre mani cosi’ come a dichiarare la nostra solidarieta’ incondizionata con tutte e tutti quelli che debbono affrontare la persecuzione dello Stato.
Esigiamo la liberazione immediata di tutte e tutti gli arrestati e i fermati.

TUTTI IN STRADA, ALLA MANIFESTAZIONE DI DOMANI 6 NOVEMBRE A PROPILEIA ALLE 13.30.
NOI NON DIMENTICHIAMO E NON PERDONIAMO.
TUTTO CONTINUA.

Il Politecnico Occupato

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Alexis Grigoropoulous: UN ANNO DOPO NOI NON DIMENTICHIAMO

5 dicembre 2009 2 commenti

Atene si sta preparando.

Con Salonicco e tutte le città che un anno fa stavano per riempire le strade per tre settimane, giorno e notte.
Domani è l’anniversario della morte, dell’uccisione, di Alexandros Grigoropoulous: ragazzo di soli 15 anni, colpevole di nulla.
Il luogo dell’assassinio è il quartiere ateniese di Eksarxia, luogo di ritrovo da decenni di compagni, anarchici, studenti e migranti.
Luogo anche di decenni di provocazioni, retate, arresti, cariche da parte della polizia, di una polizia greca mai stata tenera con i compagni.
Ma lo scorso anno è cambiato un po’ tutto e questo blog è partito per andare a vedere con i propri occhi quello che accadeva.
Non vi sto quindi a riscrivere la dinamica di quei giorni, scoppiata un minuto dopo l’ultimo dei tre spari che raggiunse il giovanissimo Alexis al petto.
Atene ha vissuto tre settimane di rivolta che non dimenticherà facilmente ed ora è totalmente blindata, dopo mesi di attacchi e provocazioni “di stato”, dopo un cambio di governo che non ha migliorato di certo il clima.
L’anniversario, il primo anniversario della morte di questo ragazzo, divenuto simbolo di una rivolta di massa che ha letteralmente dato fuoco alla città, è temuto non poco dal nuovo governo. Più di mille agenti della polizia e dei reparti speciali sono schierati in attesa dell’inizio delle manifestazioni e degli incidenti.
Sassaiole, lanci di molotov e attacchi incendiari contro banche e sedi di governo o della polizia sono state all’ordine del giorno per tutti questi 12 mesi, così come arresti, perquisizioni, retate e pesanti restrizioni della libertà per molti attivist@
Da venerdì un po’ tutte le facoltà e molti licei della città sono occupati sia ad Atene e Salonicco che in molte altre città greche.

@ Anche questa sera ci sono stati diversi arresti:  una pesante retata ad Eksarxia ha portato all’arresto di 90 persone. Poco fa si è venuto a sapere che tra questi sembrano esserci anche 5 italiani (4 uomini e una donna). Confermato, gli italiani presi dalla polizia in Exarhia ad Atene sono 5 di cui 1 donna, in arresto per 24 ore come si usa in Grecia… Gli arresti sono invece 74 , tutti in Exarhia e intorno a Politecnico, Assoe e Nomiki, su un totale di 163 fermati, dei quali 101 nelle strade e 63 in due raid inoccupazioni sociali…

Domani queste pagine saranno costantemente aggiornate.
Con Alexis nel cuore.
Sono in quelle strade, anche se quest’anno solo con il cuore.

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MPATSI GOURUNIA DOLOFONOI!

Foto di Valentina Perniciaro, a prender confidenza con la sbirraglia greca

IL SANGUE SCORRE E GRIDA VENDETTA

 

Foto di Valentina Perniciaro, salutando Alexis

SE BRUCIANO LE CITTA’, NASCONO I FIORI 

Foto di Valentina Perniciaro, le lunghe notti ateniesi

 

Pochi minuti fa Anubi ha mandato in rete un articolo che sarebbe dovuto uscire domani su Liberazione, ma che invece non ci sarà.
Lo pubblico qui, è fresco fresco di scrittura…chissà, forse dal solito internet point, tra una piazzetta satura di lacrimogeni e una facoltà occupata…

E’ vero, ad Atene, la capitale greca che si affaccia oggi sull’anniversario di un anno dall’assassinio per mano della polizia antisommossa del 15enne Alexis Grigoropoulos, ci sono migliaia di individui travisati, con passamontagna e maschere antigas, coi caschi calzati sulle teste, pronti al finimondo. Per la precisione, sono 10mila. Tanti infatti ne ha schierati il governo, il neoinsediato esecutivo del socialista Pasok, per “prevenire” il ripetersi di quella rivolta giovanile che pure ha segnato la parabola del predecessore governo di centrodestra consegnandolo alla crisi politica e alla recente sconfitta elettorale. Sono dappertutto, i poliziotti: quelli “normali” in blu e altrettanti in verde, i Mat, gli antisommossa che detengono un discreto primato nell’essere detestati dalla maggioranza dei giovani – e anche da molti meno giovani – in Grecia. Sono dappertutto nel tesisimmo sabato di vigilia ad Atene, dove le principali arterire del commercio e dell’intrattenimento del centro appaiono straordinariamente disertate dalla gente, quella che ha ancora qualche soldo da spendere nel Paese del vecchio nucleo dell’Unione europea che versa nella condizione peggiore quanto a conti economici e a bilancio sociale della crisi globale.
I 10mila della pretesa di “ordine pubblico”, però, si materializzano, quasi tutti, solo a sera. E si materializzano proprio là dove Alexis fu assassinato un anno meno un giorno (quello odierno) prima: ad Exarhia, il centralissimo quartiere alternativo che s’è guadagnato la fama d’essere il più ribelle d’Europa. E là dove la repressione e il suo volto assassino, quella notte del 6 dicembre 2008, fece trovare ai primi rivoltosi d’Exarhia la sponda naturale e immediata:

Atene, piazza Syntagma (Ap Photo)

 

il Politecnico di Atene. Così, fin dalla vigilia, l’appello lanciato dal neo-premier Ghiorghios Papandreu, un nome illustre e un’eredità politica totalmente trasfigurata lungo le generazioni, ha rivelato tutta la sua vuotezza. Papandreu, per mettere le mani avanti di fronte ad un anniversario la cui qualità è annunciata in modo inequivoco dal semplice dato che praticamente tutte le università e le scuole greche sono state occupate nel corso dell’ultimo mese, ma anche per cercare di districarsi dalla perfetta identificazione col predecessore e destro Karamanlis (altro erede dinastico), aveva in effetti parlato al Paese venerdì per dire che il governo socialista è “contro la violenza”, aggiungendo “sia di Stato sia individuale”, e per invocare quindi un “fronte sociale unito” in grado di “prevenire”, appunto, nonché “isolare” nuove scintille di rivolta. Dev’essere che il solo “fronte” a rispondere è stato quello fra i reparti mobilitati…
Persino il ministro dell’Interno, Mihalis Chryssochoydis, s’era in effetti speso ancora ieri nella stessa direzione. Ricordando l’assassinio di Alexis come “un caso di estrema violenza poliziesca” che ha “segnato la vicenda del Paese” e “colpito la fiducia del popolo nella capacità dello Stato di proteggerlo” (fiducia piuttosto immaginaria, vista l’immediata estensione della rivolta d’un anno fa…); lui che non può fare altrimenti avendo dovuto, dopo aver promesso (e disposto) fuoco e fiamme sulla “normalizzazione” di Exarhia, far dimettere il capo della polizia che il governo Pasok aveva esentato dallo “spin-off” pur essendo lo stesso del dicembre 2008, dopo un “errore” come l’arresto in piazza Exarhion dell’antico speaker della radio pirata del Politecnico occupato contro la giunta fascista nel 1973 e attuale esponente di Syriza. Chryssochoydis aveva poi argomentato che “i giovani avevano diritto di prendersi le strade per esprimere il loro disagio e la loro rabbia”, un anno fa; ma “oggi” fa “la differenza” il fatto che “la leadership che provocò questa situazione non è più presente” e dunque “c’è una nuova speranza”. Praticamente, un’apologia preventiva. Il tutto per sintetizzare che le “sole minacce” a dargli “preoccupazioni” sarebbero provenute da “circa 500 elementi anarchici e estremisti stranieri”, in afflusso verso Atene. E così, mentre lo stesso presidente della Repubblica Karolos Papoulias lanciava a sua volta un appello a “ricordare pacificamente l’assassinio di Alexis Grigoropoulos”, dopo averlo definito “una lezione per tutti noi su dove l’arbitrio può portare” e nell’esprimere “solidarietà” alla “famiglia” (che intanto ha dovuto subire l’ennesimo rinvio del processo al poliziotto omicida, spostato esplicitamente per “ragioni d’ordine pubblico” a gennaio e per di più a 150 km da Atene), la capitale greca e dentro di essa le capitali del dissenso e dei comportamenti sociali “pericolosi”, ossia Exarhia e le Università, venivano messe in stato d’assedio.
Così, ancora, l’unica manifestazione fissata per quella pesantissima vigilia che è stata la giornata di ieri, precisamente sul luogo dell’uccisione di Alexis nella piazza Missoloungi che da un anno ha preso il suo nome sulle targhe autoprodotte e nelle menti di tante e tanti, una manifestazione stanziale convocata dalle associazioni dei residenti del quartiere, non ha trovato alcun gesto che parlasse di “dialogo”, intorno a sè. E anziché trovare un allentamento della pressione intollerabile stabilita da mesi con “cordoni sanitari” e raid quotidiani, come quello che giovedì ha scatenato la reazione dei giovani in piazza Exarhion finendo peraltro col bilancio di due poliziotti in ospedale di cui uno grave per il trauma cranico riportato in seguito alle sassate ricevute, la manifestazione nel cuore di Exarhia è stata soffocata. Da un cordone ancora più stretto e moltiplicato esponenzialmente quanto a numeri di poliziotti schierati (2mila fin da subito, anzi prima), subito tramutato in un ulteriore raid approfittando delle prime scaramucce lungo le strade che collegano il quartiere al corso di Akademias e a quello di Pathision.

Il risultato è il frutto dell’intenzione. La cui evidenza non ha fatto che confermare le ragioni della rabbia determinata e della volontà di dare continuità alla rivolta, che animano da sempre il movimento studentesco e non ad Atene e in Grecia. Dunque la capitale ellenica ieri sera, di nuovo, è tornata ad essere il proscenio di quella rabbia e di quella rivolta. Con la novità della prontezza e dell’ulteriore pesantezza dell’intervento poliziesco, che ha letteralmente spazzato il quartiere e chiuso su sé stessi gli Atenei occupati del Politecnico, delle facoltà giuridiche e dell’Assoe, la scuola economica che pure il rettore aveva tentato di tenere sbarrata venerdì e che ha dovuto cedere ai collettivi dopo durissimi scontri con la polizia chiamata a presidiarla. Migliaia di poliziotti e centinaia di pompieri, costretti a seguirli per spegnere subito gli incendi. Solo che ieri doveva ancora venire la notte. E, soprattutto, in attesa delle grandi manifestazioni convocate consecutivamente per oggi alle 13 e 30 e per domani alla mezza ai Propileia, poche centinaia di metri distante dal Parlamento e dal governo, ieri era solo la vigilia: nel Paese sul quale da 2 settimane i vertici economici dell’Ue discutono di come evitare il declassamento dei titoli di stato, per un debito pubblico pari e per un deficit di non molto superiore a quelli dell’Italia.
Anubi D’avossa Lussurgiu, Atene 5 dicembre 2009 

 

 

Approfondimenti sulla Grecia

25 novembre 2009 Lascia un commento

Foto di Valentina Perniciaro _Atene, la piazza dove è stato ucciso Alexis, pochi giorni dopo_

Questa mattina è andato in onda su Radio Onda Rossa un primo spazio redazionale sulla situazione greca dopo la rivolta dello scorso dicembre e il cambio di governo di pochi mesi fa. Tra la scadenza del 17 Novembre, anniversario della rivolta studentesca del 1973 scoppiata dal Politecnico d’Atene e “spenta” con carri armati e diverso piombo dai colonnelli, e il primo anniversario della morte di Alexis Gregoropoulous che sarà il 6 dicembre, per 3 mercoledì apriremo i microfoni con una serie di approfondimenti sulle mutazioni del movimento studentesco e anarchico avvenute in questo anno, sulle lotte sociali, sulla situazione dei migranti e dei detenuti (che come lo scorso anno hanno ripreso la mobilitazione contro le loro condizioni di detenzione) e sulle notizie che in queste “calde” settimane arriveranno da Atene e dalle altre città greche. 
Questo il LINK per ascoltare il primo spazio andato in onda questa mattina.

 Intanto un’Ansa di questa mattina, a proposito di Pasok: “Un ordigno esplosivo è scoppiato, ad Atene, davanti all’ufficio del deputato del Pasok e attore Yiannis Vouros, che si trova al quarto piano di un palazzo del centro della capitale greca. L’esplosione e l’incendio che ne è seguito hanno provocato lievi danni.”

Nell’anniversario della rivolta studentesca sedata dai carri armati dei Colonnelli greci

17 novembre 2009 Lascia un commento

Atene è un grande carcere a cielo aperto oggi.

La rivolta del Politecnico, novembre 1973

Totalmente blindata, con il meglio dei suoi reparti speciali schierati nelle strade della capitale: il nuovo governo socialista ne ha mobilitati 6500 solo dei normali agenti, poi ci sono tutti i reparti antiterrorismo. E’ il modo con cui l’amministrazione del paese (dei boia del Pasok) ha deciso di festeggiare l’anniversario della rivolta studentesca (degli studenti del Politecnico) “sedata” con i carri armati dei Colonnelli proprio il 17 novembre del 1973.
Tutto ciò che minaccerà l’ordine pubblico, sarà trattato con “tolleranza zero”, questo ha tenuto a dichiarare Michalis Chrisochoidis, ministro per la Protezione del Cittadino (ministro degli Interni): lui porterà una corona di fiori davanti al monumento dedicato alle vittime del Politecnico.
Perchè anche lì i carri armati camminarono sugli studenti: buttarono giù il cancello barricato del politecnico, travolgendo gli studenti che vi erano sopra ed intorno. Fortunatamente, malgrado molti feriti, tra cui ragazz@ che rimasero invalidi a vita, non ci furono morti… ma negli scontri che ne seguirono ci furono 24 morti. Ventiquattro civili caduti sotto i colpi delle divise greche..alcuni giustiziati a freddo.
Così, mentre la città si prepara ad una giornata di memoria e di lotta, ad una giornata che riporti la rabbia di allora a quella di oggi: che commemora i morti di allora e inizia un percorso di iniziative per ricordare Alexandros Grigouropoulous, ucciso a 15 anni da un agente dei M.A.T. (reparti speciali), lo scorso 6 dicembre. I compagni, gli studenti, i lavoratori in sciopero scenderanno in piazza come allora… come allora troveranno davanti a loro l’esercito e le loro nuove tecnologie. Meno cingoli, stessi metodi.

Se bruciano le città nascono i fiori, Atene dicembre 2008

Gli studenti e gli organizzatori delle manifestazioni hanno detto di aver fatto proprie le rivendicazioni dei detenuti in lotta nelle 20 prigioni del paese che hanno aderito allo sciopero della fame di massa contro le condizioni di internamento. Lo sciopero è momentaneamente parziale ( c’è il rifiuto della casanza, il cibo che passa l’amministrazione penitenziaria ) ma i reclusi hanno minacciato di renderlo totale se le richieste non verranno accolte. Lo scorso anno, per un’analoga protesta, morì un detenuto.

Per Alexis, per la libertà dei prigionieri e di tutt@ ma anche per la giovane Antigone oggi si riempiranno le strade di Atene.
Antigone ha 22 anni ed è stata arrestata 4 giorni fa, durante gli scontri nel quartiere di Exarksia: la stanno accusando di far parte del gruppo clandestino d’azione Cospirazione dei nuclei di fuoco, malgrado la smentita ufficiale recapitata ieri dalla stessa organizzazione. Lei per ora rimane in carcere: le piazze urleranno anche il suo nome!

Con un occhio puntato sull’Ellade, proverò ad aggiornare costantemente.

Tienanmen 1989, socialismo di mercato contro comunismo

8 giugno 2009 Lascia un commento

Un uomo solo, camicia bianca su calzoni neri, ripreso di spalle. Dritto, fragile e possente, armato di niente, niente di concreto ma molto di più, come transumano si erige contro una colonna di carrarmati. Non sappiamo chi sia, come la pensi e cosa voglia.

Rispetto all’essenziale, questo è relativamente un dettaglio – la scena lo trascende. Un esemplare di specie umana, specie di esseri parlanti e perciostesso “pericolosa”. Nel fondo del fondo comune, di specie, potremmo dire proletari. Un uomo, astratto-eguale e al contempo singolare, unico, è il segno forte di chissà quante migliaia. Uno, centomila, nessuno. Lui può essere tutto, e tutt’altro. Questo, nella nostra percezione indelebile, viene dopo, specificazione ulteriore. oreste_scalzone
Un carrarmato è cosa complicatissima. Si può adattare ad esso la definizione marxiana della merce, plesso di relazioni invisibili eppur materialmente costituenti il suo ontos. Carrarmato ha un fondo eguale ad altro, ogni altro carrarmato, come merce con ogni altra, in ultima analisi. Implica, traduce, incarna reca in sé – condizione d’esistenza, essere, qualità, natura e funzione – una complessità enorme di relazioni, traduce rapporto sociale, un’intera sistemica. Abbiamo visto che innanzitutto è una merce. Come un flacone di penicillina che può salvare. Cambia il valore d’uso, ma sul piano del Valore, ovverossia valore-di-scambio, questa è la primordiale qualità. In quanto merce, sottende, implica denaro, accumulazione, lavoro, mercato del lavoro (della forza-lavoro), estrazione di plusvalore, profitto.
Eppoi, un carrarmato ha altri caratteri essenziali sul piano di altre economie politiche. È mezzo di distruzione, di riproduzione allargata di essa. È dispositivo e funzione dello Stato. Un padrone, uno statista, un colonialista, un monarca, un tiranno, un gerarca, un rappresentante, un “democratòcrate”, sono tutti compatibili con la forma-carrarmato.
Un comunista, nel senso etimologico del termine, coniato e/o ripescato all’altezza dei tempi del diluvio rivoluzionario – come diceva Marx – dilagato in Europa attorno al 1848, un comunista, nel senso che questa parola aveva nell’Associazione internazionale dei lavoratori, quella che i suoi becchini avevano poi etichettato come Prima internazionale; un comunista, nel senso che il termine aveva all’epoca della Comune di Parigi, «la forma finalmente scoperta che mostra come il proletariato non possa che liberarsi da sé» cioè un comunardo, un comun’autonomo (autonomia e comunanza essendo consustanziali (…)
La forma-carrarmato è intrinsecamente statale. E comunismo statale è perfetta contraddizione in termini, come comunismo capitalistico, padronale, nazionale, ideologico, governante, governativo, politico, identitario – cioè proprietario -, razzistico, moralista, penale. Comunismo critico è agli antipodi di comunismo cratico.
A meno del verificarsi di una situazione per cui un’insurrezione si trovasse ad aver requisito carrarmati per rivolgerli contro le forze armate dell’oppressione, come i cannoni presi dalla Guardia repubblicana all’Armée nei giorni della Comune, i carrarmati, come gli aerei o le portaerei… non possono essere – come non può mai esserlo un Libertador, soggetto individuale o corporazione, casta, gerarchia che pretende autonomizzarti in tuo nome e per tuo conto – un mezzo, una forma, un’arma liberatrice.
Se la semantica non fosse stata violentata, se i fatti e le cose, la loro interpretazione, la loro costruzione, non fossero stati distorti da malinteso e concatenamenti di vere e proprie alienazioni, contraffatti, resi mutanti mutageni mostruosi, questo non potrebbe che essere il nòcciolo primordiale, semplice e chiaro.
Si discute tanto di mezzi e fini, di violenza, di terrorismo. Non avremo mai abbastanza disprezzo – stavolta sì – per tutti quegli ipocriti o, peggio, sfrontati che mostrano di considerare mostruosa una sassaiola, impensabile ogni rivolta e qualsivoglia spunto di violenza se non come, addirittura, provocazione, frutto di manipolazione, mossa da marionettisti e pupari, ma ritengono più che compatibile comunismo e violenza statale.
Un tank è un tank. Non può esserci un carrarmato “Compagno”. Se questo accade, se una colonna di carrarmati – contro uno solo o contro una folla di operai scioperanti in tumulto, come a Berlino ’53, come a Budapest ’56, come a Tienanmen nell’’89 – si avanza inalberando la bandiera rossa, lo stesso colore di quella de la Sociale che, accanto a quelle nere degli anarchici – nere come i grembiuli dei tessitori Canuts delle rivolte degli anni ’30 dell’Ottocento alla Croix rousse di Lione – è stata un vessillo degli insorti comunardi, vuol dire che è avvenuta una sorta di catastrofica e mostruosa mutazione di ogni parametro e termine della questione. Che il termine comunismo è stato sottoposto ad una serie di stupri semantici a catena.CHP_KarlMarx
Se una vertigine identitaria, cioè la peggior forma della patrimonialità, della proprietarietà, fa pensare a tanti rivoltosi, a tanti antagonisti, che il colore e i simboli facciano la differenza e contino più della natura, della natura dei rapporti sociali, inter-umani che fatti e cose rivelano, questo è segno che c’è qualcosa di profondamente insensato e malato sotto tutto questo, che dura da più di un secolo, e che rischia di esser mortale.
Ha scritto su queste colonne Piero Sansonetti che «noi sessantottini avevamo fatto della Cina un’icona, e avevamo visto nel maoismo non un’orrenda variante dello stalinismo e del comunismo di Stato oppressivo, ma al contrario una forma di rinnovamento del cupo socialismo sovietico, un modo per restituire potere al popolo il potere espropriato dalla nomenclatura di partito […] Avevamo visto nel maoismo, e nella Cina, una forma libertaria di comunismo. I carrarmati di Deng hanno sotterrato definitivamente questa speranza».
Vorrei segnalare a Piero alcune obiezioni cominciando col dire che il Sessantotto non è certo stato tutto dominato dall’ideologia maoista o da altre varianti consimili di un’idea comunque statalista, post-giacobina e lassalliana più che, certo non solo anarchica, ma anche marxiana. Dovrei ricordare tutta una cartografia dei comunismi “altri”, che non sono piccole élites, ma – per esempio negli anni ‘20 – hanno condotto una durissima guerra su due fronti della controrivoluzione, quello statal-padronale diretto, classico, e quello del socialismo reale staliniano, conseguenza estrema di quello che qualcuno ha chiamato il “kautsko-bolscevismo”.
Si può dire piuttosto che i Viet-cong, sì, sono stati un mito sessantottesco largamente condiviso. Ma, chi avrebbe potuto aver una pre-scienza, allora, per capire come sarebbe andata a finire? Non conoscevamo le pagine straordinarie dell’operaio rivoluzionario Ngo Van, Vietnam 1920-45, rivoluzione e contro-rivoluzione sotto la dominazione coloniale.
Mi limito dunque a dire che, per tanti come me, il comunismo non ha una data e luogo di nascita per questo non può avere un certificato di morte. Comunismo non è un’invenzione, o un regime da instaurare. Come istanza, come figura della potenza nel senso spinoziano, cioè dell’etica, esso è sempre vissuto nelle pieghe del reale, venendo a tratti allo scoperto. Vale quello che vale per la facoltà della parola, l’amore, la rivolta. Forse che possono avere una territorializzazione, una forma di Stato, un luogo e certificazione di nascita e dunque di morte? Quello che è morto (e voglio dire: sempre troppo tardi!) è una radicale contraffazione – derivante da malinteso, da omologia – del comunismo come movimento, movimento della critica radicale, teorico/pratica. Nel mio piccolo, vorrei ricordare il poster che nell’89 – dopo la caduta del Muro e prima di Tienanmen – chiedemmo a Mario Schifano di illustrare (e lo fece, con una bellissima faccia di Marx che era confusa con la cartografia di un globo terracqueo). Lo slogan stampigliato sopra era: «Marx 1989, finalmente libero!». Certo che la previsione era sognante e quella riapertura che ci sembrava di intravedere e speravamo non si è prodotta. Ma come arrivare a dire che la partita sia chiusa? Non è forse idea da «fine della Storia» alla Fukujama? Il comunismo non l’ha inventato nessuno, è una virtualità, che c’è, come la potenza di vita. Non è un articolo di fede, una giaculatoria. Ma forse il comunismo potrà riemergere solo quando, e se il suo “doppio” mostruosamente contraffatto avrà finito di esser dimenticato per sempre.

di Oreste Scalzone