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Posts Tagged ‘Angiolino Alfano’

Eccolo eh…”terrorismo ed eversione” in Val Susa

29 luglio 2013 3 commenti

dal sito NOTAV.info
ORA TIRANO FUORI “TERRORISMO E EVERSIONE”!

Decine di perquisizioni sono in corso da questa mattina in Val Susa e a Torino ai danni di divers* compagn* del Comitato di Lotta Popolare. Perquisiti anche i locali dell’Osteria La Credenza di Bussoleno. Un luogo di ritrovo e aggregazione conosciuto e frequentato da centinaia di persone (notav e non solo) viene di fatto additato come luogo di oscure trame… Perché l’articolo indicato nei mandati che accompagnano l’ennesima “operazione” targata Padalino & co. sono il 280 comma 1 n.3 cp e 10 e 121. 497/74, quello che indica “l’attentato con finalità terroristica e di eversione”

CREI reati contestati farebbero riferimento alla sera del 10 luglio, quando, tra molte altre iniziative, si verificò anche un’iniziativa al cantiere di Chiomonte, con taglio di reti.

Nei mandati si legge la volontà di ritrovare nelle case degli indagati [citiamo a braccio] “materiale esplosivo, contundente, atto al taglio di recinzioni e supporti audio-visivi e digitali che permettano il riconoscimento di eventuali complici”. Come al solito sono stati sequestrati compiuter e altri dispositivi tecnologici di comunicazione. Così commenta ironico uno dei compagni perquisiti: “cercavano armi, si son presi computer e I-Phone”…

Ma aldilà delle battute, si profila un salto di qualità nell’operato dei Pm con l’elmetto. Non fanno arresti o misure disciplinari ma, quatti quatti, iniziano a far trapelare la possibilità di nuove maxi-inchieste con imputazioni gravissime che, anche in assenza di prove, possono permettere lunghe detenzioni cautelari. Evidentemnte, non gli basta la figura di merda fatta con gli arresti della scorsa settimana (già tradotti ai domiciliari) e continuano a puntare in alto, verso la madre di tutte le imputazioni che Magistrati di questo calibro sognano proprinare alle lotte sociali e ai movimenti, specie quando questi non abbassano la testa!

Questo ennesimo atto intimidatorio – vera e propria provocazione – non deve lasciarci indifferenti e necessita una risposta determinata e corale del movimento, in difesa di quest* compagn* e di un luogo di aggregazione che è di tutti i Notav…

seguiranno aggiornamenti….
leggi il resto nella categoria NOTAV: QUI

Le lunghe meravigliose notti NoTav, e Carlo nostro

20 luglio 2013 Lascia un commento

Con un po’ di nostalgia vi metto anche qui, tra le pagine ormai moribonde da un mese di questo blog, il post che hanno fatto i compagni di Infoaut per raccontare la lunga notte finita da poche ore.
La resistenza della Valle non si placa, così come la solidarietà di tutto il paese e degli attivisti che anche negli altri stati combattono contro lo scempio inutile dell’Alta Velocità.
Qui potete trovare la pagina originale: LEGGI

Nel frattempo è importantissimo ricordare la campagna che in questi giorni sta partendo per l’amnistia sociale (seguite @amnistiasociale) : una battaglia importante per lottare con progettualità contro la repressione che si abbatte rapida e inesorabile contro tutti i movimenti e le battaglie che cercano di strappare qualcosa al capitale e al padronato.
LEGGI L’APPELLO e FIRMA: QUI

Intanto oggi è 20 luglio: 12 anni da una delle giornate più lunghe e dolorose della mia vita.
Quando il piombo di Stato ha perforato il tuo volto, t’ha lasciato a terra ed ha umiliato il tuo corpo esanime.
Siamo morti tutti quel giorno, abbiamo perso la capacità di sognare che provavamo a ricostruire.
Abbiamo perso te, che eri uno di noi, sangue nostro, e per sempre lo sarai.
Link su Carlo:
A Carlo
Quel passo in più
A Carlo Giuliani, al suo assassino stupratore
Genova, dieci anni dopo
La vergogna di Strasburgo

Passeggiata notturna organizzata dal movimento No Tav questa sera per dare corpo ad un’estate di lotta che si preannuncia ancora lunga…Seguite qui la diretta.
Aggiornamenti:
04.28. Poco alla volta tutti i No Tav stanno rientrando dai boschi. Chiara è la determinazione di centinaia di #notav che ancora presidiano il piazzale di Giaglione. L’invito è quello di portare ai resistenti cibo e bevande calde.
Sta per concludersi una notte che ha saputo dimostrare che il movimento No Tav non rinuncia alla lotta e anzi rilancia, oltre i divieti e la violenza della polizia.
02.35 Posto di Blocco con Digos a Mompantero zona santuario del Rocciamelone
02.31 Posto di blocco all’uscita dal centro abitato di Susa verso Bussoleno.
02.22.Il grosso dei notav è al campo sportivo di Giaglione, si attende chi sta tornando dai sentieri dei boschi!
02.11. Segnalato posto di blocco dopo i passeggeri verso susa, sullo slargo dove c’è il monumento della Susa-Moncenisio.
02.04. Giunge notizia di diversi feriti tra i #notav.
01.53. Testimonianze parlano di gruppi di notav nei boschi alle prese con i “cacciatori” dei carabinieri, ma il bosco lo conosciamo meglio noi…Forza No Tav!
01.41. Rainews24 parla di 9 fermati #NoTav.
01.41. Un primo gruppo di No Tav sta rientrando a Giaglione. Altri rimangono ancora nei boschi. Le notizie ora sono di nove fermi tra cui una compagna.
01.20. Il gruppo dei #notav spezzato in due dai cordoni della polizia. Parte degli attivisti si sono rifugiati nei boschi. Lacrimogeni a iosa. 
01.10 Giunge voce di altri quattro notav fermati, ma la notizia è da verificare
1.06. Continuano le cariche sul ponte Clarea contro i No Tav che resistono. Le notizie sui fermi sono ancora poco chiare, a breve daremo conferma.
00.48. continua il fronteggiamento tra no tav e polizia. Giunge la notizia di due fermi.
00.37. La polizia è uscita dallo svincolo autostradale per provare a prendere i no tav rimasti indietro. I No Tav però rimangono compatti e non se ne vanno. Si parte e si torna insieme.

notti NoTav

00.30. Molti i lacrimogeni sparati dalle forze dell’ordine verso il ponte e nei boschi. Il troncone dei notav sul ponte è stato invaso dai lacrimogeni, molti anziani fanno fatica a respirare. Nei boschi continua l’azione dei notav contro le truppe d’occupazione. Il movimento continua a rimanere compatto e determinato Atteggiamento nervoso delle forze dell’ordine che da subito utilizza i lacrimogeni sul lato del ponte.

 
00.14. Scontri in corso lungo l’area del cantiere. Si sentono scoppi e lanci di lacrimogeni. Diversi mezzi della polizia attestati all’altezza dell’uscita dell’autostrada ma i poliziotti non sono per ora usciti dai mezzi che rimangono fermi.
00.09. un gruppo di no tav si sta avvicinando al cantiere
00.05.la polizia ha superato il ponte ma i notav mantengono ancora la posizione a poca distanza
23.54. fuoco e fumo dalla galleria autostradale di Giaglione
23.20. sono oltre 500 i #notav che si stanno dirigendo verso il cantiere divisi in due tronconi.
22.52. Il corteo si è diviso in due tronconi, il primo che procede verso il ponte e il fiume presidiato dalle forze dell’ordine, il secondo che ha preso la via delle montagne.
22.25.I No Tav proseguono il cammino per i sentieri in direzione del cantiere. L’umore è alto, numerosi i cori No Tav!
Ricordiamo che quindici no Tav sono in stato di fermo presso la Questura di Torino. Fermati mentre in auto cercavano di raggiungere la valle, la loro posizione è ancora al vaglio…
22.06. Partiti adesso centinaia di Notav diretti al cantiere mentre le forze di polizia sono già uscite dalle reti e si sono attestati al ponte. Si preannuncia una lunga notte!

21.37 Centinaia di persone, partite dal presidio di Venaus, stanno scendendo il sentiero di Giaglione in direzione del campo sportivo per unirsi a chi ha già raggiunto il concentramento.

21.23 Moltissime le persone al concentramento di Giaglione nonostante i numerosi posti blocco. Giovani e meno giovani, tutti con bandiere e simboli No Tav!

ore 20.29 Manca ancora mezzora al concentramento a Giaglione, ma sono già centinaia le persone che hanno raggiunto il presidio di Venaus. Sarà una serata di lotta per il Movimento No Tav!

Nonostante numerosi posti di blocco da Torino a Giaglione sono moltissime le macchine che, prendendo le strade dei paesi, stanno raggiungendo il luogo del concentramento. Segui qui la diretta e usa twitter per dare aggiornamenti con #notav

Il 3 luglio 2011 e i suoi 4357 lacrimogeni sparati: “A sarà düra”

3 luglio 2013 1 commento

Due anni fa a quest’ora il cielo azzurro sopra quelle montagne non aveva nulla di minaccioso,
anzi ci aveva accolti a migliaia da tutta Italia, così come i paeselli inerpicati, i tetti di lavagna, l’odore del pane fresco e poi quello dei boschi, sempre più fitto.
Due anni fa eravamo in tanti a resistere alla violenza di Stato, ad una militarizzazione di un territorio inaccettabile e stupratrice, a migliaia e migliaia di lacrimogeni lanciati a colpirci in faccia o comunque sul corpo.
Quel giorno non cercavano il morto, cercavano i nostri occhi, cercavano di mutilarci e soffocarci,
Di farci capire che quelle montagne ormai son proprietà del filo spinato e degli anfibi, degli alberi tirati giù, dei cantieri fantasma, dei loro appalti milionari, del saccheggio della terra:
volevano farci capire che dobbiamo sparire, ridurci a pulviscolo nell’aria, permettere ai loro cingoli e alle trivelle di mangiare la nostra terra e il futuro dei nostri figli:
4357 lacrimogeni lanciati.
Se penso a metterli tutti in fila, visto che bel candelotto hanno questi Cs, si costruirebbe un lungo percorso tossico, di rappresaglia collettiva.
Non ce li dimentichiamo quei quattromila lacrimogeni ad appestare quei boschi, a limitare la respirazione, a farci sputare a terra l’odio per voi e la gioia infinita di essere tutti insieme:
tutti insieme contro la devastazione e il saccheggio che cercate di portare avanti impunemente nei territori, nelle nostre vite, nei posti di lavoro, nelle scuole.

Una sola cosa avete capito chiara, e da prima di quel giorno: “A sarà düra”

Il mio racconto di quel giorno e altri link:
Ma quali black block
Una campagna per l’amnistia sociale
La vita e la morte di un compressore
– Tutti gli scritti NOTAV: QUI

NOTAV: quando si attenta alla vita di un compressore

17 Maggio 2013 2 commenti

IL COMUNICATO STAMPA del MOVIMENTO NOTAV

Tre giorni continui di attacchi mediatici e politici alla Valle di Susa e al movimento no tav.
Proviamo per punti a raccontare la cruda realtà:

– L’azione di lunedì notte non è stata rivendicata, le uniche notizie che rimbalzano sui giornali arrivano direttamente dalla questura e dall’interno del cantiere.

Quasi ucciso poverino!

– La realtà è che non ci sono stati feriti e l’attacco è avvenuto alle cose e non alle persone. Un compressore annerito è l’unico “ferito”. Un po’ poco per giustificare un “tentato omicidio” a meno che anche il compressore sia considerato un operaio del cantiere.

– Quando il ministro degli interni  Alfano, seguito dal solito coro bipartisan, parla “di atto terroristico e “ricerca del morto” o non sa di cosa parla o lo sa benissimo  e falsifica deliberatamente i fatti reali, usando lui sì, toni terroristici.

-Noi temiamo che qualche povero cristo ci lascerà davvero le penne immolato sull’altare della “ragion di stato” e non per mano dei NO TAV, ma per cancellare i NO TAV dalla Storia e tutto questo ricorda maledettamente la “strategia della tensione” degli anni ’70 e 80.

– Ribadiamo che il tagliare le reti e il colpire macchinari sono azioni non violente.

– Il giorno dopo l’azione il piccolo presido no tav a ridosso delle reti è stato completamente devastato (da chi? visto che lì o ci sono i no tav o le forze dell’ordine?)… ma nessuno chiaramente ne parla…

– Ci chiediamo dove siano stati i ministri in questione che oggi sputano dure sentenze, quando le forze dell’ordine picchiavano e lanciavano lacrimogeni contro manifestanti inermi.

– Ci chiediamo dove fosse lo Stato quando la polizia  compì un tentato omicidio durante lo sgombero della baita Clarea nel febbraio 2012, senza neanche fermare i lavori.

– Denunciamo come pretestuosa e intimidatoria la richiesta del senatore Stefano Espositodi procedere contro il giornalista Fabrizio Salmoni per “Istigazione a delinquere e minacce”, per il suo articolo “C’è lavoratore e lavoratore: per esempio ci sono i crumiri”, ampiamente ripresa dai giornali e TV, mistificando il reale contenuto dell’articolo.

– Il ministro degli interni dovrebbe preoccuparsi delle ditte che lavorano all’interno del cantiere: l’altro ieri è arrivata la Pato Perforazioni di Rovigo: ditta a cui il 13 marzo è stata tolta la certificazione antimafia e guarda caso adesso lavora al cantiere della Maddalena aggiungendosi alle già molte altre ditte che hanno subito condanne in via definitiva per bancarotta fraudolenta, tangenti..ecc ecc.

-Così facendo svendono la nostra terra ai soliti mafiosi impuniti, sono complici della distruzione irreversibile della Val Clarea e in altre porzioni della valle, infischiandosene della vita e del futuro di chi la abita.

– Se pensano di intimorirci con le loro dichiarazioni roboanti si sbagliano. Noi a Chiomonte continueremo ad andarci e inizieremo da venerdì con l’ inizio della tre giorni di campeggio, che è un anticipo della lunga estate di lotta che il movimento no tav sta organizzando

16 maggio 2013
Movimento NOTAV

“Dal letame nascono i fior”?? …sul carcere di Bollate

5 marzo 2010 Lascia un commento

1969 _ Carceri in rivolta_

Pubblico con molto piacere una lettera di Carmelo Musumeci, a cui spesso do spazio in questo blog; ergastolano rinchiuso nel carcere di Spoleto.
Carmelo giustamente, nel leggere il Corriere della sera di martedì rimane un po’ sconcertato dello spazio dato alla notizia (ottima) di una gravidanza tra le sbarre. Come è potuto accadere? Due detenuti che hanno rapporti sessuali dentro il carcere! Il miracolo? Finalmente il diritto all’affettività per i detenuti anche nel nostro paese di merda?
No. Assolutamente !!
I due hanno avuto rapporti clandestini (pensa che palle, tutto estremamente di corsa e con qualche tonnellata di ansia)nell’aula scolastica :
i giornalisti, palesemente invidiosi del fatto che anche i detenuti hanno più orgasmi di loro, sono corsi ad urlare allo scandalo.
In prigione si sta meglio che in vacanza: si mangia, si riposa e si tromba pure!!!
In realtà il carcere di Bollate è un esperimento, unico nel nostro paese.
Quando parliamo di carcere sperimentale parliamo anche di un certo tipo di detenuti, di percorso rieducativo etc. etc. ,
insomma col cavolo che un detenuto “normale” finisce a Bollate!
Noi comuni mortali, noi che non ci venderemmo mai nessuno, noi che non ce piace chiacchierà … noi si finisce in 9 in cella a far l’amore con la claustrofobia e i blindati chiusi.

Perché nelle carceri italiane ci si può togliere la vita ma non si può fare l’amore?
di Carmelo Musumeci dal Carcere di Spoleto, marzo 2010

Nel Corriere della Sera di martedì 2 marzo 2010 ho letto che nel carcere di Bollate una detenuta è rimasta incinta da un detenuto.
Radio carcere sostiene che erano fidanzati e che si potessero vedere solo nell’aula scolastica dell’istituto.
La cosa mi ha fatto sorridere, perché fa tenerezza che in un luogo di sofferenza e dolore nasca l’amore e la vita.
Ho continuato a leggere l’articolo, ad un tratto ho smesso di sorridere.
-Il segretario del sindacato di polizia penitenziaria SAPPE, che ha denunciato l’accaduto, chiede che il ministro Alfano predisponga approfondimenti.
Incredibile!
Il carcere di Bollate, l’unico che in Italia funzioni e che applichi il principio rieducativo previsto dall’articolo 27 della Costituzione, fa scandalo perché i detenuti invece di ammazzarsi fanno l’amore.
Pazzesco!
Il segretario del sindacato di polizia penitenziaria invece di chiedere approfondimenti nei carceri dove si muore come mosche, (da gennaio dodici suicidi dietro le sbarre, al 26/02/2010) chiede approfondimenti nell’unico carcere dove non si è suicidato nessuno, ma è stata concepita una vita.
Tutti parlano e scrivono dei morti in zone di guerra in Afghanistan o in Iraq, ma nessuno ormai parla e scrive più dei morti in carcere in Italia.
Che strano paese è l’Italia: fa notizia che due detenuti invece di ammazzarsi fanno l’amore, ma nessuno scrive e parla del fatto che le persone che si sono tolte la vita nel nostro paese in carcere sono superiori ai soldati americani morti in Afghanistan o in Iraq.
Ricordo ai politici di questo nostro strano Paese che il desiderio d’amore è naturale e istintivo; che l’affettività è da sempre considerata un diritto fondamentale;
che la pena dovrebbe privare le persone soltanto della loro libertà;
che sono ormai tantissimi i Paesi nei quali sono permessi i colloqui intimi, persino paesi come l’Albania, considerato fanalino di coda dell’Europa;
che è disumano il divieto di dare e ricevere una carezza o un bacio dalla persona che ami;
che la mancanza di contatti intimi reca danni alla psiche e alla sfera emozionale;
che un individuo in carcere non perde il diritto di avere diritto;
che un carcerato resta un membro della famiglia umana: anche i detenuti, piangono, sorridono, si nutrono, respirano e pensano, eppure molti di noi non hanno rapporti intimi con le loro compagne da decenni.
Non è naturale questo modo di vivere: in carcere i detenuti non dovrebbero perdere il diritto di amare e di essere amati.

Perché nelle carceri italiane ci si può togliere la vita ma non si può fare l’amore?

Leggi anche
Il sesso tra le sbarre nell’era del Bungabunga

Ti spiegherò la pena di morte, nel tuo paese

16 gennaio 2010 2 commenti

Dovrò spiegargli che è nato in un paese dove esiste la pena di morte.
Che dolore solo pensarci, non sarò sicuramente in grado di trovare le parole senza sentire un groppo in gola, un senso di nausea.
D’altronde non si può negare la verità ai propri figli, non si può pensare di nascondergli la realtà per far sembrare il tutto meno pesante, non potrò certo proprio io evitare di fargli capire che razza di mondo e paese siamo ormai…
Ed è quindi ormai un dato di fatto, devo cominciare sin da ora a cercare le parole adatte per spiegargli che qui, nel paese dove è nato, piccolo piccolo che non si può credere quanto si può esser piccoli, esiste la pena di morte, anche se ce lo nascondono.

Ma siamo al 16 gennaio e questi sono i dati, i numeri, i nomi e cognome: [fonte: Ristretti Orizzonti]
 
Con la morte di Mohamed El Aboubj, ritrovato esanime nel bagno della sua cella nel carcere di San Vittore salgono a 6 i detenuti suicidi dall’inizio dell’anno: una frequenza mai registrata prima.
Mohamed El Aboubj era stato condannato in primo grado a 6 mesi di carcere per aver partecipato alla “rivolta” avvenuta 5 mesi fa nel Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE) di Via Corelli.Tra un mese sarebbe stato scarcerato, probabilmente senza che arrivasse la sentenza definitiva, quindi dopo aver “scontato” in custodia cautelare una vera e propria “anticipazione della pena”.
L’avvocato Mauro Straini – legale di El Aboubj – ha commentato ad Apcom la morte del suo assistito spiegando che “nel 2009 in Italia si è registrato un record di suicidi tra i reclusi, 72 casi, e in questo primo scorcio dell’anno si sono già verificati alcuni casi. Invece di discutere solo in merito alla costruzione di nuovi penitenziari – ha aggiunto il legale – bisognerebbe ripensare seriamente al senso della pena e della custodia cautelare che andrebbe applicata soltanto in casi estremi ridimensionando la facilità con la quale viene disposta oggi“.

6 detenuti suicidi in soli 15 giorni (1 morto ogni 60 ore, in media): una frequenza mai registrata prima, a fronte della quale non c’è alcun “piano carceri” che tenga, anche perché gli interventi recentemente annunciati dal ministro Alfano non prevedono alcun rafforzamento dell’attività “trattamentale” verso i detenuti, quindi l’assunzione di psicologi, educatori, assistenti sociali. Si edificheranno nuove celle (“se” e “quando” si edificheranno), si assumeranno nuovi agenti di polizia penitenziaria (“se” e “quando” si assumeranno), in modo da poter “contenere” e “sorvegliare” fino a 80.000 detenuti. Che possano arrivare vivi al termine della pena – possibilmente conservando anche un po’ di salute fisica e mentale – non sembra essere tra le preoccupazioni di chi governa (il Paese e le carceri).

Cognome Nome Età Data morte Causa Istituto
Mohamed El Aboubj 25 anni 15-gen-10 Suicidio Milano San Vittore
Abellativ Eddine 27 anni 13-gen-10 Suicidio Massa Carrara
Attolini Giacomo 49 anni 07-gen-10 Suicidio Verona
Tammaro Antonio 28 anni 07-gen-10 Suicidio Sulmona (AQ)
Frau Celeste 62 anni 05-gen-10 Suicidio Cagliari
Ciullo Pierpaolo 39 anni 02-gen-10 Suicidio Altamura (BA)


Il guardasigilli sospende il secondino “picchiatore”

8 novembre 2009 Lascia un commento

Dal blog Insorgenze

Il ministro della Giustizia Alfano ha sospeso dal servizio il responsabile degli agenti del carcere di Castrogno, Giovanni Luzi

Il comandante della polizia penitenziaria della casa circondariale di Teramo, Giovanni Luzi, in un concitato colloquio rimproverava un assistente di polizia penitenziaria per aver pestato un detenuto in sezione, davanti agli altri reclusi, invece di averlo portato “sotto”, cioè nel reparto di isolamento, dove abitualmente al riparo da sguardi indiscreti avvengono i pestaggi, le “punizioni”.

Preso in castagna20091103_carcere
Secondo il comandante, l’agente aveva solo sbagliato il luogo dove massacrare il recluso. Registrato con un telefonino, l’audio riversato su un cd, è perveuto in forma anonima al quotidiano locale La Città. La voce riconosciuta è quella del comandante delle guardie che ha ammesso la circostanza e le frasi dette: 
Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto. Un detenuto non si massacra in sezione, si massacra sotto…” (ascolta in integrale L’audio: “il detenuto si massacra di sotto, non davanti a tutti”)

Giovanni Luzi è stato sospeso dal servizio.  Una inchiesta della magistratura teramana è in corso per chiarire le circostanze del pestaggio del detenuto.
Facce di bronzo
“Continuo a pensare che siamo di fronte a un episodio di mero eccesso verbale, per quanto ingiustificato e ingiustificabile perché anche con le parole si può esercitare violenza”, ha sostenuto il segretario generale della Uil Penitenziaria, Eugenio Sarno. Il segretario del sindacato autonomo di polizia penitenziaria Donato Capece, invece, punta il dito contro “i corvi”, che fanno più male che bene al corpo di polizia penitenziaria: “Penso che esistessero altri modi per denunciare la situazione”.
Quali?

Nelle carceri è rivolta: “Amnistia”!

20 agosto 2009 1 commento

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Sollicciano

Dopo la prigione di Lucca, fuochi e tumulti al Bassone di Como e Solliciano
Paolo Persichetti, Liberazione 19 agosto 2009

Al calar della sera si sono accesi i primi bagliori di rivolta. È successo lunedì scorso, nemmeno 24 ore dopo la più grande visita parlamentare mai avvenuta nelle carceri italiane dal dopoguerra. Prima nella casa circondariale Bassone di Como, poi in quella di Sollicciano a Firenze. Ieri è stato il turno di Capanne, il penitenziario di Perugia. È allarme generale ma non una sorpresa: «Da giorni, settimane, mesi ripetiamo che la situazione penitenziaria del Paese, a causa del costante sovraffollamento, è ogni giorno sempre più critica», ha ribadito in un comunicato il segretario del Sappe, una delle maggiori sigle sindacali della polizia penitenziaria. L’incendio scoppiato all’interno di una cella del carcere di Capanne ha richiesto l’intervento di alcune squadre dei vigili del fuoco. Secondo le prime informazioni ad appiccare le fiamme sarebbero stati alcuni detenuti. A quanto pare l’episodio sarebbe circoscritto, a differenza di quanto è invece accaduto a Sollicciano tra le 23 e l’una di notte di lunedì. La battitura delle inferiate, programmata dai detenuti per dare voce alla protesta contro il sovraffollamento e rivendicare l’amnistia, si è rapidamente trasformata in una mezza sommossa.
Per far sentire oltre le mura il respiro affannato di chi è rinchiuso, l’impasto di sudore e afa, le brande infuocate, l’aria densa e immobile che affoga gli spazzi stracolmi delle celle, i detenuti hanno deciso la protesta del rumore, una delle più classiche e antiche manifestazioni che danno voce al mondo dei rinchiusi. Una battitura ritmica delle inferiate realizzata con pentole, coperchi, bombolette del gas vuote, sgabelli e quant’altro si può percuotere contro le sbarre delle finestre o i blindati. Il tutto accompagnato da urla, fischi, slogan in favore dell’amnistia e dell’indulto. Presi dall’adrenalina altri hanno, invece, cominciato a dare fuoco a tutto quello che si poteva incendiare: giornali, lenzuola, stracci da mostrare alla città. No, non c’era nessun piano, nessun complotto in una situazione dove spesso manca la stessa grammatica per organizzare una protesta. Solo disperazione, tanta rabbia che esplode e accende gli animi. Provate voi a stare accatastati in quel modo, in pochi metri quadrati anche solo per qualche giorno. 950 persone rinchiuse in una struttura che ha una capienza massima di 400. In quelle stanze non circola aria ma grisù. Basta un nulla che prende fuoco. Lo sanno gli agenti di custodia, e lo dicono ormai da diverso tempo. Lo sanno i direttori degli Istituti, lo sanno i dirigenti del Dap.

Sollicciano tra le "fiamme" d'agosto

Sollicciano tra le "fiamme" d'agosto

Lo sa il ministro Alfano. Lo sanno tutti. E sanno anche qual’è l’unica soluzione. Ma fino ad oggi hanno deciso di fare finta di nulla accampando un piano carceri che, anche se solo riuscisse a decollare in parte dopo i tanti rinvii, non risolverebbe nulla se non gonfiare i portafogli di quegli imprenditori che avranno gli appalti. A Sollicciano lunedì sera la tensione è salita alle stelle. Le cronache raccontano l’attivazione di un immediato piano sicurezza. La casa circondariale è stata subito circondata da gazzelle del nucleo radiomobile dei carabinieri e da agenti delle volanti. Altri rinforzi sono arrivati dal reparto mobile della polizia. Attorno al carcere è stato costituito un fitto cordone di sicurezza, neanche avessero dovuto fare fronte a una guerra civile. Ma forse è un po’ a questa idea che i governanti vogliono prepararci. Già ad ogni crocicchio e semaforo di strada si vedono mimetiche dell’esercito armate di tutto punto. Nell’immediato dopoguerra alcune rivolte esplose in diverse carceri sovraffollate come oggi vennero sedate a colpi di cannone. Ci fu un massacro.
Stiamo attenti, dunque. Per fortuna l’altra sera la situazione si è placata nel giro di alcune ore, la polizia penitenziaria è entrata sezione dopo sezione per spegnere i focolai d’incendio. La protesta è di nuovo ripresa alle 10 e 30 del mattino successivo con una nuova battitura. Il garante per i detenuti Franco Corleone dopo un sopralluogo ha spiegato che le proteste nascono da una somma di carenze, diffuse un po’ ovunque nei penitenziari della penisola, aggravate dall’affollamento: la riduzione dei colloqui con familiari e delle ore di passeggio causa ferie del personale di custodia, la mancanza di docce, l’impossibilità di avere visite mediche rapide, sommata alla mancanza di spazi, l’impossibilità di lavorare o svolgere attività, la sordità delle magistrature di sorveglianza che negano i benefici penitenziari. Non stupisce allora se anche a Como, una delle strutture penitenziarie più degradate d’Italia, la protesta è durata tre giorni. Dalla battitura iniziale e lo sciopero della fame intrapreso da alcuni, si è passati nei giorni successivi all’esplosione delle bombolette di gas in dotazione per i fornellini da cucina fino alla rottura dei neon delle celle col tentativo di provocare cortocircuiti, almeno secondo quanto riferito da un esponente della Uil penitenziaria.
Angelo Urso, in una nota ha ricordato come nel carcere di Como «in questi anni non sono mai stati realizzati interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Pertanto la fatiscenza e l’insalubrità dei locali non può che aggravare la condizioni detentive». Qualcosa di simile era già accaduto nella prigione di Lucca nei primi giorni di agosto. Anche lì, una protesta dimostrativa si era trasformata in un piccolo tumulto con il lancio di bombolette e focolai d’incendio nelle sezioni. Insomma si assiste ad una fisiologica tendenza all’inasprimento delle forme di lotta conseguenza dell’esasperazione suscitata dalle condizioni d’invivibilità. Nonostante questi ripetuti segnali e i continui appelli lanciati da tutti gli operatori del settore, dal cielo della politica non vengono risposte. Il governo è in vacanza, come i vertici del Dap e del ministero. Intervistato dal Gr della Rai, Ionta ha ribadito le virtù del suo piano straordinario d’edilizia carceraria, senza però indicare date precise sulla sua presentazione. Un’incertezza dietro la quale si nasconde l’assenza di copertura finanziaria e una sostanziale mancanza di credibilità. L’opposizione dovrebbe mobilitarsi con una grande iniziativa politica per impedire che nelle carceri avvengano tragedie. È ora di riaprire la vertenza sull’amnistia

 
Per ascoltare la battitura dei detenuti del carcere di Sollicciano

Rivolta nel carcere di Trapani

19 aprile 2009 Lascia un commento

Disordini sono avvenuti ieri sera nel carcere di Trapani dove un gruppo di detenuti tunisini, nella sezione Mediterranea dove si trovano molti extracomunitari, avrebbe aggredito le guardie penitenziarie. Cinque agenti sono rimasti feriti: uno di loro ha riportato la frattura scomposta dell’avambraccio destro mentre gli altri hanno prognosi che vanno dai 5 ai 10 giorni.n1606848852_130494_5838 Lo dice Eugenio Sarno, segretario generale della Uil Pa penitenziari. «La situazione – aggiunge – è tornata sotto controllo , ma quanto accaduto deve far riflettere sull’opportunità di interventi immediati atti a deflazionare il grave sovrappopolamento delle carceri italiane o episodi come quello registrato ieri sera saranno cronaca quotidiana.
I detenuti hanno cominciato a battere sulle porte blindate pentole e altre stoviglie e hanno dato vita ad una rumorosissima protesta. I cinque detenuti accusati delle aggressioni sono stati arrestati e isolati. Nella sezione Mediterranea, con gli ultimi venti arrivi, vi sono 316 detenuti a fronte di una capienza di 180 posti. Nell’istituto vi sono 502 persone su una capienza di 282 detenuti. La Uil penitenziari da tempo ha lanciato l’allarme sulla ingestibilità degli istituti di pena. «Dopo quanto accaduto a Trapani – dice Sarno – il ministro Alfano, il Governo e tutto il Parlamento hanno il dovere di aprire immediatamente un confronto parlamentare sulle possibili soluzioni per evitare una catastrofe annunciata. L’emergenza penitenziaria va risolta con interventi immediati e mirati».

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