Archivio
200 anni di carcere ai NoTav: siam tutti colpevoli quindi ora TUTTI LIBERI
«La vera occupazione della valle è stata compiuta dalla Libera Repubblica della Maddalena, sottraendo una porzione di territorio allo Stato», il PM Manuela Pedrotta è stato in grado di pronunciare anche queste parole, prima di comminare circa 200 anni di carcere a 53 imputati al maxiprocesso NoTav.
Perché uno le parole nemmeno riesce a trovarle davanti a cotante condanne, poi leggi quel che riescono a pronunciare queste persone,

Foto di Valentina Perniciaro
e allora la rabbia prende tutto. «Spesso in quest’aula ho sentito parlare di “gesto simbolico”, ma di solito i gesti simbolici sono rivolti verso se stessi, non verso gli altri: Jan Palach si diede fuoco in piazza San Venceslao per protesta, mica diede fuoco alle truppe russe schierate”: la PM Nicoletta Quaglino a quanto pare è affascinata dai kamikaze, ma il problema è tutto suo.
La Libera Repubblica della Maddalena non è stata sottratta proprio a nessuno, come dice la PM, perché era la casa di tutti noi;
la Libera Repubblica della Maddalena non è dello Stato ma dei suoi abitanti, dei suoi alberi, delle sue grandi rocce: gli usurpatori, gli occupanti, quelli che sono arrivati con gli anfibi lucidati e i cingoli sono gli altri, siete voi, è lo Stato,
che oggi ha dimostrato la sua paura.
Perché il movimento NoTav non è facilmente affossabile,
non lo è stato in tanti anni. Non ha avuto paura delle cariche, dei lacrimogeni, dei pestaggi, delle irruzioni notturne nelle tende e nei presidi, delle perquisizioni, degli arresti, delle accuse ridicole e ancora di una violenza capillare, bellica, spropositata e -non mi stanco di ripeterlo- occupante.
Occupante in quanto non voluta, occupante in quanto devastatrice, occupante in quanto speculatrice,
occupante in quanto enorme macchina di repressione: un vero e proprio laboratorio.
200 anni di condanne per due giornate dove c’eravamo tutti:
ci son 53 imputati condannati dai 6 mesi ai 6 anni (!) per un qualcosa a cui abbiamo partecipato in migliaia,
in migliaia abbiam difeso quella terra, in migliaia abbiamo circondato il cantiere e cercato di ostacolare il vostro lavoro in ogni modo.
C’eravamo tutti il 27 giugno, c’eravamo tutti il 3 luglio: c0ntinueremo ad esserci, non è la vostra galera a far paura, non le accuse ridicole di terrorismo, non il terrore che cercate di incutere con le vostre belve vestite da playmobil.
Siete senza vergogna.
Tutti Colpevoli, Tutti liberi!
Leggi: Ma quali BlackBloc
“un’ordinanza equilibrata e innovativa”: il Medioevo ci sta mangiando.
Certe notizie non riescono a rosicchiare nessun spazio nemmeno online.
Perchè, d’altronde, è solo la notizia di un arresto di tre anarchici, accusati di aver resistito ad uno sgombero di uno stabile occupato nella periferia bolognese: peccato che dietro questa notizia si celi ben altro,
cela il potere totale sui nostri corpi, cela un codice penale che permette ad un procuratore di scrivere nero su bianco certe cose.
Ricominciamo: c’è uno sgombero, a questo sgombero c’è chi oppone resistenza lanciando oggetti ed escrementi contro i vigili del fuoco (beati i tempi in cui il corpo dei Vigili del Fuoco si rifiutava di compiere sfratti e sgomberi!) intenti ad aiutare le forze dell’ordine nello smantellamento di alcune barricate per impedire l’accesso all’edificio. Le accuse sono: invasione di edificio, danneggiamento aggravato, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.
Il tutto avviene in Via Beverara, a Bologna, all’interno di proprietà dello stesso comune.
Qual’è la conclusione?
Gli arrestati hanno il divieto di dimora a Bologna, dove son stati arrestati e dove probabilmente risiedono… e già qui sembra il confino di altri tempi.
La cosa surreale è che questo divieto viene esteso anche a Chiomonte, a qualche centinaio di kilometri di distanza, sede dei cantieri dell’alta velocità.
Secondo il procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, è “un’ordinanza equilibrata e innovativa”.
A me fate schifo.
E tutti i millantatori difensori della Costituzione ora li vorrei veder sbraitare davanti allo schifo di questa ordinanza,
a tutti i blateratori della legalità, venitemi a raccontare cosa c’è di “legale” in un foglio di via da un comune che magari i tre fermati non hanno mai visto in vita loro. Dove siete, urlatori della democrazia?
Ah no scusate, so’ 3 anarchici, che ve frega.
Solidarietà ai NoTav: Roma scende in piazza il 14 dicembre
9 dicembre 2013, una nuova operazione repressiva a firma dei PM Padalino e Rinaudo, con varie perquisizioni e l’arresto a Torino di Chiara, Claudio, Niccolò (che era già detenuto alle Vallette) e a Milano di Mattia.
Le accuse, condite con l’aggravante di terrorismo (art. 280) riguardano un’azione contro il cantiere TAV in Clarea svoltasi nella notte tra il 13 e il 14 maggio.
Un attacco e un sabotaggio che avevano fatto infuriare il Partito del Tav e della Polizia, una possibilità concreta di inceppare la macchina del Terrorismo ad Alta Velocità che vogliono imporre in Val di Susa ed ovunque.
I No Tav hanno saputo rispondere bene, rifiutando ogni distinzione tra buoni e cattivi, assumendo la pratica del sabotaggio come storico strumento di lotta nella tradizione degli oppressi.
Le dichiarazioni del Ministro dell’interno sono esplicative: “Lo Stato c’è, ascolta e poi decide, lo Stato non si fa fermare”.
Sentiamo l’esigenza di dare una risposta forte e far vivere la solidarietà della Roma No Tav che ci ha fatto scendere in strada con determinazione e rabbia, intonando “si parte e si torna insieme”.
I No Tav ci sono, ascoltano e poi decidono, I No Tav non si fanno fermare.
Appuntamento Sabato 14 Dicembre ore 16 piazzale Tiburtino (San Lorenzo)
APPUNTAMENTO
FACCIAMO SENTIRE LA NOSTRA RABBIA
CHIARA CLAUDIO NICCOLO’ MATTIA LIBERI!
Roma NoTav
Per scrivere alla compagna e ai compagni in carcere:
Chiara Zenobi
Niccolò Blasi
Claudio Alberto
Mattia Zanotti
c/o Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”
Via Maria Adelaide Aglietta n. 35
10149 Torino
Guagliardo sull’amnistia sociale…e una lunga notte NoTav
Una lunga notte NoTav, come siamo abituate a vederne e viverne molte: notti resistenti, tra i propri boschi,
dove nel buio ci si muove come animaletti tranquilli,
contro quei plotoni di anfibi e armamenti, trivelle e macchinari che vorrebbero portare lo scempio e la militarizzazione in ogni punto di quel sottobosco così importante da difendere.
Un’altra lunga notte e sarà una settimana di allarme, dove centinaia di “avvistatori” sono pronti a lanciar l’allarme qualora qualche mostro meccanico dovesse provare ad arrivare al cantiere.
Una lotta che va avanti da 20anni, che si è rinventata mille volte e con mille metodologie diverse,
finché Caselli non ha deciso di far piovere avvisi di garanzia dove si parla di finalità terroristiche, di articoli del codice penale che vengono puniti co il 41 bis, l’isolamento, il carcere speciale e condanne a più di una cifra.
La lotta NOTAV viene militarizzata più del suo sottobosco,
i militanti valsusini trattati come briganti aspiranti regicidi…
Questa notte, l’ennesima, è stata bloccata l’autostrada Torino Bardonecchia, all’altezza di Chianocco e della frazione Vernetto: il convoglio che ci si aspettava di bloccare non è mai passato, ma l’emergenza resta alta,
Come potete leggere anche su quest’appello pubblicato da Infoaut: QUI
E allora, visto che la militarizzazione avanza con la criminalizzazione, con il giustizialismo che tutto avvolge,
con una società basata ogni istante di più sul paradigma penale,
la battaglia sull’amnistia è ogni istante più importante e necessaria.Pubblico quindi con molto piacere l’articolo di Vincenzo Guagliardo, uscito oggi sulle pagine de Il Manifesto,
come contributo alla campagna per l’amnistia sociale, alla quale hanno già preso parte la maggior parte dei movimenti del paese (come ad esempio NoTav e NoMuos): leggetelo e diffondete l’appello che trovate QUI
Diritto di manifestare, fine dell’ergastolo e no alla tortura saranno necessariamente la nuova cornice, accanto alle lotte sul lavoro e per il reddito. Sarà l’inizio di un lungo, nuovo e difficile processo storico e non il sereno suggello di un passato. Sarà il mezzo con cui costruire una grande unità oggi ancora lontana
di Vincenzo Guagliardo
il manifesto 6 agosto 2013“la talpa” in cantiere
Decenni fa il movimento operaio lottava per pane, lavoro e minor fatica. Alla lotta poteva seguire o meno la repressione secondo i rapporti di forza esistenti. Oggi invece ogni lotta trova a priori un ostacolo di possibile rilievo penale (e di tipo inquisitoriale). Deve fare i conti con una nuova realtà sapientemente (o ciecamente?) costruita negli ultimi tre decenni passo dopo passo, di emergenza in emergenza, da quella contro il “terrorista” a quella contro il lavavetri dichiarata da qualche sindaco-sceriffo.
Le democrazie occidentali rivelano una tendenza “totalitaria” che non può più essere ignorata: da un lato c’è gente in galera da oltre trent’anni e dall’altro c’è gente che è “illegale” per il fatto stesso di esistere grazie a leggi che la privano del permesso di soggiorno. In mezzo a questi due poli, e fra mille gradazioni diverse, può ormai ritrovarsi ognuno.
E ora vediamo in quale cornice stanno questi due poli estremi: nella sua specificità, il caso italiano suscita attenzione persino a livello europeo. Segnali simbolicamente forti sono arrivati dal Vaticano che ha abolito l’ergastolo e riconosciuto la tortura come reato, e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che ha dichiarato incostituzionale l’ergastolo.
E’ importante sottolineare di nuovo che l’ondata repressiva al livello sociale non avviene come repressione “a valle” di episodi signicativi di lotta violenta, ma “a monte”, quale modello di controrivoluzione preventiva offerto come politica principale – per non dire unica – nei confronti del variegato e frammentatissimo proletariato attuale. (Il “resto” è espropriazione di reddito dei poveri a favore dei ricchissimi). Perciò se prima eravamo nell’epoca del “pane e lavoro”, ora siamo in quella di “pane, lavoro e libertà”, da subito, e non “dopo”.
Diritto di manifestare, fine dell’ergastolo e no alla tortura saranno necessariamente la nuova cornice, accanto alle lotte sul lavoro e per il reddito, entro cui dovrà resistere il proletariato attuale contro la propria frammentazione e le drammatiche corporativizzazioni che possono derivarne. Sarà l’inizio di un lungo, nuovo e difficile processo storico e non il sereno suggello di un passato. Sarà il mezzo con cui costruire una grande unità oggi ancora lontana.
E non potrà essere solo una piattaforma rivendicativa: richiede ovviamente un impegno personale che vada al di là del manifestare per chiedere il diritto di manifestare.
La tendenza “totalitaria” infatti è tale perché cancella la differenza tra diritto privato e diritto pubblico. Vuole attentare alla stessa volontà dell’individuo, la vuole sostituire con la norma dell’autorità in ogni piega. Il premio ha sostituito il diritto. L’individuo non è più un “cittadino” ma un suddito o, meglio, un malato da curare da se stesso. E’ così che le aule di giustizia sono diventate un mercato (delle coscienze) attraverso nuovi riti come il “patteggiamento” e il “rito abbreviato” dove alcuni avvocati si prestano ormai a rinunciare al loro ruolo classico di difensori dell’imputato per ridursi a portaborse del pm Difficilmente la resistenza qui indicata andrà avanti se non saprà sottrarsi a questi riti e difendere invece le proprie ragioni dalla logica di mercato applicata alle idee.
Leggi anche:
L’abolizionismo: sempre di Guagliardo
Forlì, la città dei fogli di via
e tutti i link contro il FINEPENAMAI: QUI
NoTav: solidarietà dalla Francia contro il “teorema terrorismo”
La campagna mediatica di criminalizzazione del movimento No Tav ha preso una nuova piega lunedì mattina con l’uso da parte della magistratura dell’articolo 280. Una decina di compagn* del Comitato di Lotta Popolare di Bussoleno e del csoa Askatasuna sono indagati per “attentato con finalità terroristica e di eversione”. Vecchi fantasmi che tornano a galla dagli anni settanta.
In un paese dove le scelte politiche di austerità hanno portato scuole, ospedali e servizi pubblici allo sfacelo, resistere contro lo spreco di denaro pubblico a vantaggi di interessi privati, contro la distruzione del territorio e per l’autodeterminazione dei popoli è reato di terrorismo.
Questo atto intimidatorio è il nuovo passo dei Sitav e della procura di Torino che con i suoi impressionanti mezzi militari, mediatici e giudiziari non è mai riuscito a fermare la lotta. Conosciamo tutt* bene la ragione di questo accanimento. Se vince il movimento No Tav, i Sitav e chi condivide gli stessi interessi si troveranno sotto attacco e vedranno un fiorire di movimenti di resistenza in tutto il paese. La risposta al “teorema terrorismo” contro i nostri compagn* deve essere collettiva, non solo solidarietà da parte del movimento No Tav ma da tutte le altre lotte.
Siamo tutt* terrorist*, siamo tutt* partigian*!
Comité No Tav Paris
30 luglio 2013
Dal sito Comité No Tav Paris: Link
Visita anche il sito NoTavFrance: QUI
Aderisci alla campagna per l’amnistia sociale: QUI il manifesto
Luca Abbà, un anno dopo quel traliccio
Ad un anno di distanza dallo sgombero della Baita Clarea e dall’incidente che mi ha visto coinvolto con la caduta dal traliccio, mi rivolgo a tutti coloro che mi hanno seguito e sostenuto in questo anno, dicendo che il mio stato di salute è in lento ma continuo miglioramento, anche se, di fatto, questo episodio ha segnato per sempre il corso della mia vita. 
Di ciò posso “ringraziare” le forze dell’ordine presenti quella mattina in Val Clarea, i veri responsabili della mia attuale invalidità che spero sia solo una condizione temporanea.
Ripercorrendo quei momenti grazie ai ricordi e alle diverse testimonianze che mi sono giunte in seguito, ho potuto ricostruire i fatti ed accertare alcune verità che è importante consegnare alla storia perché restino nella memoria collettiva.
Il video girato dalla questura è stato palesemente tagliato e non mostra il momento della folgorazione, con il poliziotto ormai arrivato a pochi metri da me.
Questo agente di Polizia, che grazie agli attivisti di Anonymous ha un nome (Zampieri Andrea, II reparto mobile di Padova), ha avuto la brillante idea di inseguirmi su quel traliccio dove stazionavo tranquillamente a pochi metri d’altezza, costringendomi a salire sempre più in alto per evitare un contatto corpo a corpo.
Dai documenti resi pubblici dagli hacker si scopre che il verbale compilato dal comandante delle truppe quel giorno, Vincenzo Di Gaetano, è pieno di bugie e falsità.
I lavori NON sono stati interrotti neppure di fronte a un momento tragico come quello, in cui nessuno sapeva se io sarei sopravvissuto.
Nonostante un esposto presentato dal mio avvocato, la procura torinese nella persona del PM Ferrando non ha mai indagato per chiarire l’operato della Polizia di Stato in quell’occasione.
Di tutto ciò non mi stupisco, perché è sempre più evidente, a chi lo vuole capire, qual’è la vera natura del potere politico ed economico, che qui a Chiomonte vuole imporre quest’opera e che dovunque devasta i territori e sfrutta le popolazioni.
Sta a noi continuare a resistere, lottando per il nostro presente e per il futuro delle prossime generazioni, auspicando una vita in armonia con la terra nel segno della libertà.
Un esempio di come si possa fare si è visto nei giorni seguiti a quel terribile 27 febbraio, dove tanta passione e ardore hanno unito migliaia di persone sulle barricate in un’unica forza.
Con quella forza e determinazione sono certo vinceremo anche questa battaglia.
Val Clarea, Chiomonte 27 febbraio 2013
Luca Abbà
Tornano a casa Emanuele e Cristian: GUAI A CHI CI TOCCA
Da quelle valli e quei picchi spesso innevati c’è sempre molto da imparare.
Si impara per i vicoletti dei villaggi arroccati con i tetti in lavagna,
si impara dal loro dialetto chiuso ma stranamente accogliente:
si impara cos’è la lotta, quella senza orari nè imposizioni metodologiche,
ma si impara soprattutto cos’è la collettività, la solidarietà,
il calore dell’abbraccio di chi ti aspetta fuori,
fuori dalla cella.
Ieri notte son finalmente tornati a casa Emanuele e Cristian: LIBERI, senza alcun tipo di restrizione (cosa che palesa senza necessità di giri di parole l’ennesima pantomima costruita dalla Questura e dalla Procura, l’ennesimo ridicolo “a lupo a lupo” frutto solo di una repressione ormai dai tratti bellici.
Alle 23.15 sono arrivati a casa, nella stazione di Bussoleno,
dove in tanti, tantissimi, erano ad aspettarli, sventolando bandiere e voglia di libertà!
BENTORNATI A CASA!
A SARA’ DURA!
LEGGI : Santa Barbara made in Clarea
Le notti valsusine: terza puntata ;-)
Mi chiedo come si possano ostinare a credere che quel treno passerà.
Mi chiedo come possano illudersi di riuscire a bucarla, quella montagna.
Perché vuol dire non aver cognizione di causa, viver fuori dalla realtà in una cecità permanente,
vuol dire persistere in una follia comunque devastante
per quella montagna e la sua bella gente.
Ma insistono,
insistono rendendo una trincea quella valle e le zone circostanti,
insistono rendendo un’intera popolazione detenuta, controllata, braccata, circondata.
Ma sono vent’anni fanciulli,
vent’anni che vi ripetiamo che da lì non passerete, vent’anni interi …
eppure cresce e diventa ogni giorno più bella la rabbia che passo dopo passo vi caccerà via…
come questa notte…leggete qui…
Dal sito NOTAV
Ieri notte, 30 agosto, verso le 4.00, un centinaio di No Tav ha sorpreso nel sonno polizia ed esercito al cantiere di Chiomonte.
Arrivati da un sentiero diverso dai precedenti e approfittando del buio fitto dovuto in parte al cielo coperto, che ha reso flebile anche il chiarore lunare, i compagni hanno alzato il grido “giù le mani dalla Val Susa” e hanno iniziato una battitura contro le barriere in New Jersey, tagliando anche, con delle tronchesine, diversi metri di filo spinato. Un’analoga azione ha avuto luogo, 30 minuti dopo, presso il sito militare dell’Area Archeologica, sempre in Val Clarea.
I poliziotti, evidentemente nervosi per non aver saputo prevedere e impedire, ancora una volta, l’avvicinamento notturno dei No Tav alle reti, hanno risposto con un fitto lancio di pietre, oltre che con un getto di idrante sui compagni. Il lancio di pietre da parte dagli agenti non è stata una risposta ad analoghi lanci da parte dei manifestanti. L’azione non aveva come obiettivo i poliziotti e i soldati, ma le barriere e il filo spinato. La violenza delle forze dell’ordine, anche in questo caso, mostra come tali individui non abbiano bisogno di essere attaccati per attaccare, ben contenti di svolgere il loro ruolo infame nella nostra valle.
Si tratta della terza azione notturna a sorpresa del mese di agosto, anche in questo terzo caso coronata da totale successo. Queste azioni, accanto a quelle contro le ditte coinvolte nel progetto dell’Alta Velocità (la Geovalsusa a Torino), contro Equitalia (occupata a Susa) e contro la Sitaf (apertura gratuita per gli automobilisti dei caselli ad Avigliana), hanno mostrato durante la seconda parte dell’Estate No Tav come la militarizzazione del territorio non sia in grado di fermare il movimento. Dopo che, in seguito agli scontri del 21 luglio, la questura ha disposto una rete asfissiante di posti di blocco, ed impedito con la forza ben tre iniziative pubbliche del movimento a Chiomonte, i valligiani, coadiuvati da compagni italiani e stranieri, hanno praticato la forma dell’azione diretta in modi imprevedibili per il nemico, vincendo su questo piano a 360 gradi.
Gli stessi posti di blocco sulle statali, sempre meno tollerati dai valligiani, sono ormai oggetto di continue proteste, al punto da aver dovuto battere in ritirata precipitosamente ben sei volte nelle ultime due settimane, incalzate da folle di residenti e No Tav estenuati. E anche strada dell’Avana (una via proibita al dissenso e permanentemente presidiata dalle FFOO) lo scorso sabato è stata percorsa da una manifestazione non autorizzata, che si è ripresa un pezzo di valle aggirando i presidi di polizia, giungendo dal bosco. Tutto questo mentre i sindacati di polizia invocano il ritiro dei propri reparti, chiedendo che vengano sostituiti dall’esercito.
Non è bastata la polizia, non basterà l’esercito. Continueremo a tornare, fino a che non ve ne andrete via… A partire dall’iniziativa in Clarea che il movimento universitario ha messo in programma, assieme al Movimento No Tav, per domani sera, 31 agosto, h 21.30.
Domani la Valle marcia ancora…
Dopo la richiesta di sgombero del Campeggio No Tav di Chiomonte da parte di Saitta, presidente della provincia, sono aumentati i controlli personali in val susa riportando una graduale militarizzazione dell’intera valle con frequenti blocchi stradali e perquisizioni di tutte le automobili “sospette”. Ieri sera all’altezza del Belvedere di Susa sono state bloccate, per 3 ore e mezza, le autovetture provenienti da Chiomonte e dirette verso Susa. Tutti i componenti delle auto venivano identificati.
Il blocco stradale ha causato disagio a chi percorreva la statale 24, creando code fra gli automobilisti dovute all’uso dei mezzi della polizia messi di traverso bloccando un’intera corsia della statale. Reparti in tenuta antisommossa, 10 mezzi tra blindati e automobili di Carabinieri e Polizia, hanno illuminato Susa dall’alto fino alle 22:30.
Inizia il processo ai NOTAV: hanno inserito il turbo
Caselli atto primo:
a due giorni dalla riconferma a capo del palagiustizia di Torino nonostante lo sformanento di età ecco la prima sorpresa (poi neanche troppo sorpresa) del programmino punitivo del noto magistrato.
46 rinvii a giudizio su 46,
questa la allarmante verità che emerge dagli atti presentati questa mattina ai legali del movimento no tav.
Le accuse sono tutte confermate e così i no tav indagati si dovranno presentare, dalle loro dimore di restrizione e per quattro ancora dal carcere in aula ad inizio luglio per l’udienza preliminare. Ma le sorprese non finiscono qui ed ecco allora spuntare il calendario delle udienze vere e proprie, palagiustizia blindato e prenotato per tutte le settimane centrali del mese di luglio escluse le domeniche e i sabati.
Si chiama procedura d’urgenza ed è stata adottata in pochi casi di estrema importanza, ultimo quello del processo minotauro per le infiltrazioni mafiose nel nord Italia (ovviamente dopo aver messo al sicuro e fuori inchiesta i politici istituzionali piemontesi che spuntavano nei primi incartamenti). Ma di quale urgenza stiamo parlando in questo caso?
Urgenza movimento no tav, sì perchè il 26 luglio scadono i termini per la custodia cautelare, passati i sei mesi finalmente gli imputati in attesa di giudizio sarebbero tornati liberi. E invece no, pur di mantenere vivo un procedimento che cadeva da solo facendo acqua da tutte le parti nelle motivazioni di carcerazione e nelle prove si procede con urgenza. I commenti in questo caso li lasciamo tutti per i lettori, per il movimento questo processo diventa inevitabilmente come nel caso di nina e marianna e nel caso degli altri processi no tav un momento di lotta contro una giustizia di parte, pericolosa e inaffidabile.
Notav: inizia lo sciopero della fame, dopo il rigetto della richiesta dei permessi lavorativi.
Quello che segue qui sotto è il comunicato scritto da Antonio Ginetti, notav di Pistoia, arrestato il 26 gennaio e agli arresti domiciliari dal 17 febbraio.
Antonio non ha avuto diritto alla presunzione di innocenza come del resto tutti gli altri inquisiti Notav, ed oltretutto si vede respinta la sua richiesta di poter lavorare.
E’ questo il motivo per cui ha scelto di entrare da oggi in sciopero della fame, per lottare contro quest’abuso che non permette, ad una persona non ancora condannata per alcun reato, di sostentare se stesso e la sua famiglia,
andando a lavorare sotto controllo della polizia di zona.
No.
Mi viene in mente quel modo di dire “il dottore ha detto che hai da morì” .
Se finisci nelle mani dello Stato come sovversivo o presunto tale, conoscerai il lato peggiore dello Stato, quello che si accanisce anche contro il tuo respirare, quello che sadico ride della tua impossibilità di continuare a vivere con dignità.
Questo è lo Stato che dobbiamo abbattere,
queste, qualunque forma abbiano, le galere che dovremmo distruggere.
TUTTI LIBERI!
Il 16 aprile il G.I.P. di Torino respingeva l’ istanza dei miei avvocati tesa ad ottenere un alleggerimento degli Arresti Domiciliari.
La motivazione stava nella mia: “mancata presa di coscienza e di critica di quanto commesso”
In tal modo il GIP torinese non solo mi riconfermava gli Arresti domiciliari, ma mi toglieva il diritto a rivendicare la mia estraneità ai fatti contestatimi, mi toglieva la “PRESUNZIONE D’INNOCENZA.
Il 26 aprile presentavo una richiesta di permesso ad uscire per recarmi al lavoro.
a) questo non influiva nella realtà dei Domiciliari, in quanto chiedevo solamente di uscire per il tempo del lavoro. Dunque non il sabato e la domenica. E comunque i Domiciliari rimanevano.
b) Nella richiesta scrivevo: “mi rendo disponibile, previo accordo…a presentarmi quotidianamente alla polizia Giudiziaria per controlli”
c) il sottoscritto vive solamente del proprio onesto lavoro. Dal 1986 sono iscritto alla Camera di Commercio quale Ditta individuale.
La risposta del G.I.P. anche su questo è stato il rigetto.
Con la motivazione che: “la dichiarazione di non aver nè orari nè sede rende l’attività incompatibile con la misura domiciliare;
Dopo avermi tolta la “PRESUNZIONE D’INNOCENZA”, ha voluto pure togliermi il diritto al proprio mantenimento.
Non potendo contare ancora sui miei risparmi, considerato l’allontanamento dal lavoro che si protrae dal 26 gennaio, mi trovo in grosse difficoltà economiche.
Pertanto non mi rimane che utilizzare l’unico strumento in mio possesso per oppormi a questo che considero unicamente un accanimento repressivo.
Da giovedì 10 maggio sarò in sciopero della fame.
11 aprile: APPELLO NOTAV
Appello dal movimento No Tav
Questo appello è rivolto a tutti gli uomini e donne che, in questi lunghi mesi di occupazione militare, in questi mesi di lotta e resistenza NoTav, si sono schierati al nostro fianco in ogni dove d’Italia.
Grazie a voi è stato chiaro a chi ha cuore e intelligenza che la lotta dei No Tav di quest’angolo di Piemonte è la lotta di tutti coloro che si battono contro lo sperpero di denaro pubblico a fini privatissimi, contro la devastazione del territorio, contro la definitiva trasformazione in merce delle nostre vite e delle nostre relazioni sociali.
Difendere la propria terra e la propria vita è difendere il futuro nostro e di tutti. Il futuro dei giovani condannati alla precarietà a vita, degli anziani cui è negata una vecchiaia dignitosa, di tutti quelli che pensano che il bene comune non è il profitto di pochi ma una migliore qualità della vita per ciascun uomo, donna, bambino e bambina. Qui e ovunque. In ogni ospedale che chiude, in ogni scuola che va a pezzi, in ogni piccola stazione abbandonata, in ogni famiglia che perde la casa, in ogni fabbrica dove Monti regala ai padroni la libertà di licenziare chi lotta, ci sono le nostre ragioni.
Dopo la terribile giornata del 27 febbraio, quando uno di noi ha rischiato di morire per aver tentato di intralciare l’allargamento del fortino della Maddalena, il moltiplicarsi dei cortei, dei blocchi di strade, autostrade, porti e ferrovie, in decine e decine di grandi e piccole città italiane ci ha dato forza nella nostra resistenza sull’autostrada.
In quell’occasione abbiamo capito che, nonostante le migliaia di uomini in armi, il governo e tutti i partiti Si Tav erano in difficoltà. Si sono aperte delle falle nella propaganda di criminalizzazione, si sono aperte possibilità di lotta accessibili a tutti ovunque.
Il 27 febbraio non si sono limitati a mettere a repentaglio la vita di uno dei noi, hanno occupato un altro pezzo di terra, l’hanno cintata con reti, jersey, filo spinato.
Il prossimo mercoledì 11 aprile vogliono che l’occupazione diventi legale.
Quel giorno hanno convocato i proprietari per la procedura di occupazione “temporanea” dei terreni. Potranno entrare nel fortino fortificato come guerra solo uno alla volta: se qualcuno non si presenta procederanno comunque. L’importante è dare una patina di legalità all’imposizione violenta di una grande opera inutile. Da quel giorno le ditte potranno cominciare davvero i lavori.
I No Tav anche questa volta ci saranno. Saremo lì e saremo ovunque sia possibile inceppare la macchina dell’occupazione militare.
Facciamo appello perché quel giorno e per tutta la settimana, che promoviamo come settimana di lotta popolare No Tav, ci diate appoggio.
Abbiamo bisogno che la rete di solidarietà spontanea che ci ha sostenuto in febbraio, diventi ancora più fitta e più forte.
Non vi chiediamo di venire qui, anche se tutti sono come sempre benvenuti,
vi chiediamo di lottare nelle vostre città e paesi.
Vi chiediamo di diffondere la resistenza.
Movimento No Tav
Del movimento notav e del PD: senza parole per commentare
Mai mi son sentita offesa per dichiarazioni o comportamenti di persone facenti parte del PD o partiti simili, raramente ho badato alle loro parole, MAI li ho sentiti parte di me, di quel che io penso sia esser compagni e così via…non serve nemmeno sprecare parole a riguardo.
Mi pare scontato.
Però questa volta mi pare che si stia cercando di esagerare, mi pare (questo il mio umile e nervoso parere) che questi quattro ceffi dalla vita garantita dal primo vagito stiano provocando in modo becero, eccessivo, infame.
Perché nessuno gli chiede di solidarizzare con la lotta notav e la popolazione della Valle, ma almeno la chiudessero quella loro bocca, se la cucissero, se la riempissero delle loro belle ricche pietanze e basta.

L'ultimo bollettino medico di Luca è buono: è stato svegliato e ha mosso le parti del corpo che i medici hanno chiesto di muovere, le fratture vertebrali sono dunque recuperabili. Oggi pomeriggio la risonanza magnetica accerterà quanto la folgorazione sia riuscita ad intaccare i tessuti: FORZA LUCA!!
Stefano Esposito è un consigliere regionale del PD, di cui ormai mi incuriosisce anche il curriculum.
Le sue parole ve le riporto per intero perché bisogna leggerle ed anche ricordarle bene.
La sola risposta che meritano lui, come la Finocchiaro, Zanda e LaTorre dello stesso partito, che hanno chiesto al comando generale dell’arma dei carabinieri di “poter stringere la mano in segno di solidarietà e di ringraziamento al carabinieri che ieri in Val Susa è stato vigliaccamente insultato da un dimostrante privo d’onore.”
Parlano di onore, loro, che schifo…intanto leggetevi Stefnao Esposito, lui e lo spauracchio del “salto strategico” sbandierato peggio di come farebbero Libero o Il Giornale…eccolo qui:
“Di fronte alla scelta del movimento No Tav di alzare la tensione, bloccando l’autostrada, e alle preoccupanti minacce che stanno circolando sui siti antagonisti (alcuni dei quali pubblicano minacce di morte nei confronti dei poliziotti, come nel caso di Indymedia) o attraverso le dichiarazioni deliranti dei vari Perino e soci, occorre una risposta corale e netta da parte della politica. Tutti, il Governo, le istituzioni locali e i partiti devono dire, in modo forte e chiaro, che la legalità deve essere rispettata e che nessuna azione violenta e illegittima potrà essere minimamente tollerata.
Anche in occasione della conferenza stampa dei comitati No Tav abbiamo avuto un’ulteriore dimostrazione della natura di questi soggetti che, dietro l’ipocrita paravento gandhiano, adoperano un linguaggio allusivo e pericoloso e annunciano una risposta militare per rispondere alla legittima azione dello Stato. Purtroppo quasi tutti i media hanno scelto di ‘mitizzare’ il povero Luca Abbà descritto come un contadino attaccato alla terra, un luddista postmoderno con scarsa dimestichezza con l’elettricità e le altre conquiste della tecnologia. Quasi tutti si sono dimenticati di dire che il coltivatore diretto di Exilles ha un curriculum giudiziario alquanto lungo e interessante, che è un pregiudicato e un pluridenunciato per fatti violenti. Né il circo mediatico – tranne rare eccezioni – si prende il disturbo di ricordare ai vari Plano e Perino, che ogni giorno parlano di illegalità del cantiere, che il cosiddetto legal team dei No Tav in questi anni ha presentato più di 50 ricorsi a tutti i livelli giudiziari, ricorsi sempre e costantemente respinti.
Deve essere a tutti chiaro che in Valle di Susa si stanno ponendo le basi per uno scontro molto duro e pericoloso. Che tutta la galassia anarco-insurrezionalista e i vari gruppi sovversivi che fanno capo al centro sociale Askatasuna hanno trasformato la vicenda della Tav nella loro ‘battaglia di tutte le battaglie’ e stanno utilizzando la vicenda di Luca Abbà come pretesto per aggredire violentemente le forze dell’ordine e le istituzioni. Descrivere l’Italia bloccata dai No Tav senza vedere che stiamo parlando di alcune centinaia di persone che appartengono al network antagonista, significa accreditare qualcosa che non esiste. Le iniziative che sono state annunciate per il fine settimana potrebbero rappresentare l’occasione per tali gruppi di tentare un ‘salto strategico’ dagli imprevedibili esiti. In questa vicenda né la pietà umana verso le sorti di Luca Abbà né i comportamenti di pochi amministratori che hanno abdicato alle loro responsabilità istituzionali possono in alcun modo condizionare chi rappresenta lo Stato e la democrazia italiana.
Non è la Tav ad essere illegale, ma l’illegalità è di chi ha scelto la via della violenza e del teppismo per opporsi non a un’invasione nemica, ma alla costruzione di una ferrovia. Sento da più parti appelli al dialogo, ma qualcuno si è chiesto come si può dialogare con chi pretende l’annullamento del progetto Torino-Lione, oppure con chi cerca di accusare le forze dell’ordine dell’incidente avvenuto al militante No Tav? Nonostante le immagini siano chiare ed inequivocabili, nonostante la registrazione della telefonata dimostri il contrario, anche la tv pubblica tende a far passare una tesi inesistente.
Quello che sta succedendo e che succederà da qui a sabato segnerà uno spartiacque tra chi difende la legalità e lo Stato e chi li ritiene invece principi à la carte, buoni a seconda della giornata e del luogo.”
(si nota il color MERDA?)
Sabato 3 marzo, ore 15:00, corteo NO TAV, partenza da Piazzale Tiburtino, ROMA
GIOVEDI 1 MARZO : LA SEDE NAZIONALE DEL PD, DI ROMA, E’ STATA OCCUPATA DA UN GRUPPO DI SOLIDALI AI NOTAV.
DAJE! UN PO’ DI VITA IN QUELLA SEDE DALL’ODOR DI CIMITERO.
LA VAL SUSA E’ OVUNQUE! SIAMO TUTTI NOTAV!
TUTT@ LIBER@
NOTAV: hanno trasferito Tobia a Cuneo dopo le proteste alle Vallette
Ieri in tarda notte leggevo questa lettera scritta da Giorgio e Tobia, compagni NoTav detenuti nel carcere di Torino.
La leggevo e pensavo a quant’è bello vedere che i compagni, appena entrati in carcere, iniziano a portare avanti forme di lotta necessari per sostenere la detenzione e conquistare agibilità.
La repressione ovviamente non si è fatta attendere: TOBIA E’ STATO TRASFERITO ALL’ALBA DI OGGI A CUNEO!
A tutti i compagni/e
Vogliamo farvi sapere che ieri, mentre si svolgeva il concerto davanti al carcere, noi abbiamo dato corso a una protesta contro le pesanti condizioni di agibilità interna.
Al detenuto spettano, per disposizione ministeriale, 4 ore d’aria. In più sono concesse 2 ore di socialità, in cui i detenuti dovrebbero, appunto, socializzare tra loro.
Fino a poco tempo fa in queste ore venivano aperte le celle e si poteva passeggiare nel corridoio o, volendo, entrare in un’altra cella. Ultimamente ci fanno uscire e, dopo un quarto d’ora, ci fanno entrare nelle celle in cui vogliamo stare.
In questi giorni d’emergenza freddo è impossibile uscire all’aria anche perchè i cortili sono invasi dalla neve e non si sono attrezzati con scarpe adatte. Se non vai all’aria ti obbligano a stare chiuso in cella.
Ieri sera, nella nostra sezione le condizioni sono state inasprite. Invece di aprire tutte le celle contemporaneamente venivano aperte una alla volta, ti portavano alla cella che volevi e ti richiudevano nuovamente.
Quando ci hanno aperto noi (Tobia e Giorgio) siamo rimasti in corridoio rifiutando di farci nuovamente rinchiudere. Allora han provato a metterci contro gli altri, dicendo che fino a quando noi eravamo in corridoio non avrebbero più aperto a nessuno. Dopo esserci consultati con gli altri detenuti, abbiamo deciso di non desistere.
Dopo un po’ di minacce, hanno chiamato la squadretta, composta da mezza dozzina di agenti nerboruti, con il chiaro intento di intimidirci. Al nostro netto rifiuto di rientrare in cella, ci hanno presi di peso e sbattuti dentro, senza però usare violenza.
Dopo una decina di minuti siamo stati convocati dal Direttore che, con modi gentili e molto paternalismo si lamentava che era la terza protesta di questo tipo che avevano messo in atto.
Noi, dopo aver precisato che non volevamo favori ne privilegi personali, abbiamo presentato a nome di tutti i detenuti della sezione una serie di richieste di agibilità minima.
Il direttore ha risposto che ci avrebbe riflettuto sopra e ci avrebbe fatto sapere.
Adesso stiamo valutando il da farsi.
Come i banchieri cercano di far pagare la crisi ai lavoratori, in carcere si cerca di far pagare il sovraffollamento ai detenuti. Vengono progressivamente ridotte le dotazioni (detersivi, carta igienica, ecc.) e, con la scusa di maggiori difficoltà di gestione, gli spazi di agibilità.
La lotta non si fermerà.
i Detenuti del 26 Gennaio 2012
Giorgio e Tobia
Carcere Lorusso e Cutugno
Via Pianezza 300
10151 Torino
Anonymous contro TAV: atto secondo
HO PUBBLICATO NEMMENO 4 ORE FA LA NOTIZIA CHE ANONYMOUS ERA ENTRATO IN BATTAGLIA A FIANCO DEL MOVIMENTO NOTAV :
IL PRIMO OBIETTIVO E’ STATO COLPITO IERI E NON PENSAVO CHE LA PROMESSA DI CONTINUARE FOSSE COSI’ RAPIDA.
LEGGETE LEGGETE E GRAZIE A INFOFREEFLOW 😉
Questa volta è toccata ad Agostino Ghiglia.
Il deputato e consigliere comunale torinese in quota PDL è finito nel mirino del network di Anonymous, impegnato in Italia sul versante dei Green Rights a fianco della popolazione della Val Susa. A farne le spese il suo sito web personale, violato nella notte, le cui credenziali di accesso sono state rese pubbliche sullo stesso blog dove ieri erano apparsi i dump dei database dei siti di LTF e torino-lione.it
Il blitz dei cyber-attivisti arriva in risposta alle dichiarazioni rilasciate ieri a mezzo stampa dall’ex di AN. Figura nota in città per il suo protagonismo contro centri sociali, movimento No TAV e radio libere – dopo l’assedio alla Maddalena del 27 giugno, presentò un’ interpellanza parlamentare richiedendo la chiusura immediata di Radio BlackOut – Ghiglia ha definito come “anti-sviluppo” l’operazione Green Rights, schieratasi contro la costruzione di un’opera dall’impatto ambientale insostenibile. Il parlamentare ha stigmatizzato il modus operandi di Anonymous perché atto a «colpire, fisicamente o virtualmente, danneggiare e logorare imprese e istituzioni impegnate nella realizzazione della Torino Lione».
Per una volta le parole dell’esponente piemontese del PDL sembrano aver colto nel segno. L’operazione Green Rights infatti ricalca un insieme di tattiche consolidate, aventi l’obbiettivo di mettere sotto pressione, anche in rete, i responsabili delle costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lione.
«Vi stiamo sorvegliando. Fermatevi o non vi daremo tregua!» è il monito lanciato attraverso questa ulteriore puntata italiana dell’#OpGreenRights: una campagna di informazione non convenzionale con cui Anonymous vuole disegnare una geografia degli interessi che ruotano attorno alla costruzione della TAV, producendo allo stesso tempo una sensazione di accerchiamento nei confronti dei soggetti attenzionati.
E se gli attacchi di ieri hanno scuscitato una certa eco all’interno del circuito mainstream (ne hanno dato notizia le edizioni on-line di Repubblica, Corriere e La Stampa), anche nei canali di discussione del movimento l’impresa dei senza volto è stata accolta con grande simpatia per l’intelligenza e la puntualità.
Un altro pezzo della lotta No TAV insomma cominciare a palesarsi all’orizzonte. Un altro modo di intendere l’assedio viene immaginato. Una pratica da agire collettivamente, non più “solo” (le virgolette sono d’obbligo) nei boschi che fanno da cornice ai non-cantieri protetti dai plotoni della celere, ma anche sui server dei siti delle lobby Si TAV, individuati come simbolo della connivenza tra malaffare e politica.
InfoFreeFlow (@infofreeflow) per Infoaut
Anonymous è NOTAV: più chiaro di così ;-) ! Target 1: colpito … attendiamo la seconda puntata!
L’avevano promesso. L’hanno fatto.
Ieri con poche telegrafiche righe dal blog Operation Green Rights Anonymous annunciava una sua discesa in campo a fianco del movimento No Tav. Detto fatto, ed in poche ore gli hacktivisti hanno mantenuto la parola. Questa notte il sito torino-lione.it (una delle tante appendici propagandistiche di Rete Ferroviaria Italiana) ed il database della LTF (Lyon Turin Ferroviaire) sono stati violati.
Schema consolidato ma sempre efficace: le informazioni di accesso al portale francese sono state rese pubbliche mentre la pagina del sito italiano, su cui prima campeggiavano i sondaggi geognostici, riporta un comunicato che riprende molte delle parole d’ordine del movimento valsusino. In un passaggio Anonymous denuncia come il mantra dello “sviluppo economico”, ripetuto fino alla nausea dalle lobby SiTav, nasconda in realtà la volontà di realizzare un’opera tanto dannosa per la salute e l’ambiente della Val Susa quanto proficua per le tasche di banche e ditte appaltatrici. Portafogli gonfi per pochi sulla pelle di molti.
Dunque un’ incursione che, a poche ora dai cortei che si svolgeranno in valle l’8 dicembre, esprime solidarietà con le proteste che continuano a dilagare in Valle a dispetto delle demonizzazione mediatica cui abbiamo assistito negli ultimi mesi. Ma tratteggia anche una sintonia di vedute con la popolazione della Val Susa in lotta che ha ben identificato nella realizzazione della Torino-Lione la tendenza distruttiva del capitalismo finanziario. Quella che vede tra i suoi protagonisti i Passera, le Marcegaglia o Intesa San Paolo. Quella che incapace di immaginare un’exit strategy dalla crisi gioca la carta della devastazione dei territori buttando sul piatto la vita delle popolazioni locali.
“Target 1” dicono gli attivisti di Operation Green Rights. Altri bersagli non mancano e sono a portata di mouse. Non resta allora che aspettare l’atto secondo con il fiato sospeso: magari in un corto circuito virtuoso con la mobilitazione permanente e tenace che i Notav insceneranno nei prossimi giorni.
«Torino-Lione.it: un canale dove ottenere informazioni oggettive sul progetto Torino-Lione (TAV), capirne e condividerne obbiettivi e valori» recita la bio dell’account twitter @Torino-Lione. E certo dopo le scorribande notturne di Anonymous sembra quasi essere vero.
More info
- Il blog Operation Green Rights
- Operation Green Rights on Twitter
- Il comunicato di rivendicazione di Anonymous
- La pagina defacciata del sito torino-lione.it
- LTF database owned!
Infofreeflow (@infofreeflow) per Infoaut
Nina e Marianna un po’ più libere, i NOTAV festeggiano la revoca dei domiciliari!
Fratello, felice nel mio paese, ho dormito sulla terra;
L’ho abbracciata, stretta, tanto mi era mancata, vedi…
Goccia a goccia, il mio sangue di fuoco innaffia le vette.
Così avanza il nostro popolo;
Così sorge l’alba che vedranno i nostri figli.
(Anonimo palestinese)
Oggi, mentre veniamo a sapere di altri arresti inerenti agli scontri del 15 ottobre in Piazza San Giovanni , a Roma,
è anche lo stesso giorno in cui finalmente arriva la notizia di un pezzetto di libertà in più per le compagne notav arrestate quest’estate.
Nina e Marianna hanno ottenuto la revoca dei domiciliari e l’obbligo di dimora: malgrado fossero incensurate hanno passato due settimane in carcere e un mese in misure detentive domiciliari.
Non una vera e propria libertà, visto che rimangono indagate e non possono avvicinare i comuni di Giaglione e Chiomonte, ma sono almeno tornate ad un minimo di normalità e socialità.
E allora buona libertà Nina e Marianna, o almeno buon cammino …
QUI UN COMUNICATO IN SOLIDARIETA’ CON GLI ARRESTATI DEL 15 OTTOBRE
PLOGOFF: Pietre contro i fucili. UNA “GUERRA” VINTA, LA PROSSIMA SARA’ LA VAL DI SUSA!!


Commenti recenti