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Roma: l’autorganizzazione fa capolino nelle Metropolitane
Bello questo comunicato dell’Atac, bello perché quando una società arriva a scrivere pubblicamente simili righe vuol dire che c’è ancora qualche speranza, parola che uso poco e che non amo.
La speranza di pratiche di autorganizzazione nei posti di lavoro, che sappiano far alzare la testa ai lavoratori che da anni subiscono lo sfruttamento e le provocazioni di aziende come Atac Spa: sono un po’ di giorni che le metropolitane di Roma funzionano a singhiozzo.
Sul sito di Atac si parla di “servizio perturbato/ritardi” e il comunicato spuntato da poche ore è inequivocabile.
I lavoratori delle metropolitane di Roma stanno “sabotando” il normale funzionamento del servizio: l’azienda li attacca dicendo che in questo modo, uscendo dalle normali pratiche sindacali, si fa pagare ai cittadini il prezzo più alto.
Tranquilli, siamo abituati a pagarlo, felici di farlo spalla a spalla con chi si ribella, con chi passa all’autorganizzazione.
Questa mattina era chiusa la fermata metro di Termini, mentre la B va lenta lenta che sembra una tartaruga incazzata!
Vi metto il comunicato dell’Atac, che è stupendo:
Atac su agitazioni non autorizzate
Si stanno verificando agitazioni non autorizzate dei macchinisti della metropolitana e degli operai di manutenzione delle officine che, determinando ilrallentamento delle operazioni manutentive sul materiale rotabile e ilrifiuto di condurre alcuni convogli con motivazioni pretestuose, stanno portando alla mancata immissione in esercizio dei treni sulle linee A e B.
A fronte di ciò si stanno creando notevoli disservizi agli utenti del trasporto pubblico, costretti a subire fortissimi disagi e a vedere violato il loro diritto a una mobilità efficiente e sostenibile.
Questa mattina, a causa dell´affollamento determinatosi nella metropolitana per i motivi di cui sopra, le autorità di pubblica sicurezza sono state costrette a chiudere e a sfollare la stazione di Termini.
Tutto questo mentre l´Azienda e le organizzazioni sindacali si apprestano oggi ad incontrarsi per la ripresa delle trattative sul piano industriale, per cercare di individuare insieme le soluzioni compatibili con la delicatissima situazione economico – finanziaria di Atac e del trasporto pubblico locale. Ci auguriamo pertanto che prevalga il senso di responsabilità di tutti.
Nel ribadire che Atac manterrà un atteggiamento di assoluta intransigenza nei confronti di chi supera i confini di una normale dialettica sindacale con atteggiamenti che non colpiscono l´Azienda ma tutti i cittadini, e sperando che dalla trattativa odierna emergano proposte concrete di soluzione alle problematiche, si riserva di valutare l´opportunità di presentare un esposto alla magistratura per tutte le fattispecie penali e civili che eventualmente emergessero.
Alcune notizie in più a riguardo: non si tratterebbe di veri e propri scioperi selvaggi. Diciamo che i lavoratori hanno deciso di applicare alla lettera il regolamento a cui sono sottoposti, rifiutandosi di far uscire vetture difettose.
Piccoli importantissimi passi, che alzano le teste, che creano collettivizzazione, che costruiscono conflitto.
” pe’ carità, chiudi le porte”
O lima sorda, m’hai limato er core
a poco a poco consumato l’hai.
Vedi? ‘Sta faccia nun cià più colore
queste so’ tutte pene che me dai.
Pietro, pe’ carità chiudi le porte
e in cielo nun fa entrà chi fa la spia
chi fa la spia è condannato a morte.
Pietro! Pe’ carità chiudi le porte.
Palomba, che per l’aria vai a volare
ferma che vojo ditte du’ parole:
vojo cavà ‘na penna alle tue ale,
vojo scrive ‘na lettra a lo mio amore.
Tutta de sangue la voglio stampare,
pe’ sigillo ce metto lo mio core
e finita de scrive e sigillare,
palomba, portacella allo mio amore
E se la troverai a riposare,
o palomba, riposate tu pure.
Oggi ho bisogno di stornelli, di canzoni di malavita, di voci che cantano delitti e infamia, carcere e solitudine,che cantano la mia Roma.
E’ una giornata strana. Di quelle in cui senti che è cambiato tutto,
Di quelle in cui si gira pagina, si alzano muri, si cambia strada.
Ancora una volta, ancora una volta….”io ricomincio da capo”.
Meno male che c’è Obama a consolarci…eheheh. Meno male che vivo nel più caldo degli abbracci.
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